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La frequenza indica il numero di volte che un evento si presenta (es. nr di volte che
sono stato pessimista o ottimista).
L’intensità utilizza la frequenza come indicatore di intensità (% di ottimismo in una
situazione).
La durata indica il tempo in cui un singolo comportamento viene mantenuto
(ampiezza dell’onda cerebrale).
Lezione 5
Descriva il concetto di campionamento
Il campionamento permette di misurare i costrutti psicologici attraverso la raccolta
dei dati, che avviene attraverso l’estrazione di un campione (sottoinsieme di
elementi estratto dalla popolazione) rappresentativo della popolazione (tutti gli
elementi a cui si rivolge il ricercatore nella sua indagine) di riferimento.
Descriva i principali metodi di campionamento
I metodi di campionamento sono principalmente tre: casuale, casuale stratificato e
campioni ad hoc. Il campionamento casuale vede la stessa probabilità per ogni
elemento di essere estratto. Si suddivide in campionamento casuale con
reinserimento (in cui il soggetto estratto viene reinserito prima della successiva
estrazione), e senza reinserimento (in cui il soggetto estratto non viene reinserito,
rischiando di alterare la popolazione originaria e modificarne la distribuzione di
probabilità).
Il campionamento casuale stratificato vede la divisione della popolazione in sub-
campioni, per poi effettuare una estrazione casuale; tale popolazione viene
suddivisa arbitrariamente secondo un criterio importante.
Infine i campioni ad hoc sono tutti quei campioni facilmente reperibili (chi
partecipa volontariamente), di cui ci si accontenta.
Descriva i concetti di popolazione e di campione.
Quando si lavora ad un progetto di ricerca si parte con la definizione di chi è
coinvolto, sottolineando l’importanza di due concetti di base:
La popolazione, che è l’intero insieme di elementi (persone/oggetti/comportamenti)
a cui si rivolge il ricercatore nella sua indagine.
Il campione, che è un sottoinsieme di elementi estratto da una certa popolazione,
tendenzialmente di dimensioni ridotte, ma avente le stesse caratteristiche e
soprattutto bilanciato al suo interno allo stesso modo.
Lezione 6
Descriva il concetto di variabile
La variabile è la proprietà misurata rispetto ad un evento reale, ovvero una
caratteristica, attributo o condizione relativa a un oggetto o a una persona o a un
evento che varia a seconda di situazioni o individui. Può assumere più valori, ed
essere definita su basi teoriche e calcolata su basi matematico-statistiche.
Descriva il processo che permette di passare da un costrutto ad una valore
numerico.
Il costrutto è un'astrazione teorica alla quale, per essere analizzata e valutata in
maniera
adeguata, bisogna innanzitutto attribuire un significato tramite la definizione
basata su teorie e dalle conoscenze scientifiche presenti in letteratura; dopodiché
il significato viene operazionalizzato creando una variabile, ovvero un’entità
misurabile da individuo a individuo; infine dalla variabile, attraverso la misurazione
(assegnazione di valori numerici ad eventi o oggetti) si ottengono dei veri e propri
valori numerici.
Lezione 7
Descriva le caratteristiche della scala nominale.
La scala nominale rappresenta il livello più basso di misurazione delle variabili
qualitative; consente di classificarle attraverso etichette o categorie, senza
attribuir loro informazioni quantitative e criteri di ordine.
Queste variabili non possono pertanto essere impiegate per operazioni
matematiche, ma possono solamente essere confrontate per stabilirne
l'uguaglianza o la disuguaglianza. La scala nominale più semplice è quella
dicotomica, ovvero quella che prevede due sole possibilità (es. M/F; Bianco/Nero).
Descriva le caratteristiche della scala ordinale.
La scala ordinale rappresenta una misurazione che contiene una quantità di
informazione immediatamente superiore a quella nominale. Oltre
all'uguaglianza/disuguaglianza, consente di esprimere le variabili qualitative in
ordine di grandezza e di confrontarne le posizioni, ovvero è possibile ordinare le
unità di analisi dalla maggiore alla minore (o viceversa) rispetto alla quantità
posseduta come attributo.
In una scala ordinale non è possibile quantificare le differenze di intensità tra le
osservazioni, non è prevista una uguale distanza tra le modalità.
Esempi: gara di sci, classifica podio)
Descriva la differenza tra variabili qualitative e quantitative.
Le variabili possono essere diverse a seconda delle caratteristiche che andremo
ad analizzare, e sono definite qualitative quando esprimono una qualità, in cui le
modalità sono dei valori non numerici (ad esempio: il genere o il credo religioso)
che ci permettono di analizzare principalmente le caratteristiche del nostro
costrutto.
Un carattere qualitativo è ordinale se le modalità posseggono naturalmente un
ordine, e possono essere disposte lungo una scala (ad esempio gli attributi
pessimo, cattivo, mediocre, buono e ottimo, oppure i giorni della settimana).
Un carattere qualitativo è nominale se le modalità non posseggono alcun ordine
naturale (ad esempio: le malattie o il colore degli occhi).
Mentre le variabili quantitative esprimono una quantità, in cui le modalità sono dei
valori numerici (ad esempio: l'altezza o il numero di figli) che ci permettono di
avere delle informazioni più precise.
Lezione 8
Descriva le caratteristiche della scala a intervalli.
La scala a intervalli permette di stabilire se le variabili sono uguali o diverse come
per la scala
nominale e di metterle in una relazione d'ordine tra loro come per la scala ordinale;
inoltre aggiunge la proprietà di misurare le distanze o differenze: è quindi possibile
sommare e sottrarre i valori che la variabile assume.
La scala a intervalli non ha uno zero assoluto e non permette di stabilire i rapporti
diretti tra le misure ottenute, ovvero se i valori siano in relazione di multiplo o di
rapporto.
Esempi: Scala punteggi a un test d'ansia, Scala Celsius, Fahrenheit
Descriva le caratteristiche della scala a rapporti equivalenti.
La scala a rapporti equivalenti ha le stesse caratteristiche della scala a intervalli
equivalenti, infatti permette di stabilire se le variabili sono uguali o diverse come
per la scala nominale e di metterle in una relazione d'ordine tra loro come per la
scala ordinale e ha la proprietà di misurare le distanze o differenze.
Le due scale presentano però due differenze: la scala a rapporti equivalenti a uno
zero assoluto che indica l'assenza dell'attributo misurato ed è inoltre possibile
stabilire i rapporti diretti tra le misure ottenute, ovvero è possibile moltiplicare e
dividere i valori che la variabile assume.
Esempi: numero di abitanti, numero di ore di lavoro
Lezione 9
Cosa intendiamo quando parliamo di statistica descrittiva?
La statistica descrittiva è la branca della statistica che studia i criteri di
rilevazione, classificazione, sintesi e rappresentazione dei dati appresi dallo studio
di una popolazione o di una parte di essa (almeno 2 individui), detta campione. Ha
lo scopo di descrivere e trovare gli indici di sintesi del campione che stiamo
analizzando; e a partire dalla sintesi effettuata, generalizzare le informazioni del
campione a tutta la popolazione, e prevedere come si comporteranno gli individui
appartenenti al campione. Nello specifico si pone l’obiettivo di capire i dati raccolti
così come sono e di sintetizzarli attraverso dati numerici o rappresentazioni di
grafici o tabelle.
Lezione 10
Parli del concetto di frequenza.
Si intende per frequenza il numero di unità statistiche su cui una modalità (valori
numerici o attributi che un carattere può assumere) si presenta. Attraverso le
distribuzioni di frequenza, ovvero il numero di volte in cui un dato evento/modalità
di risposta si presenta, vengono rappresentati sinteticamente i dati ricavati.
Lezione 11
Descriva le differenze tra frequenze assolute e relative.
Per frequenze assolute (fi) intendiamo il numero di volte in cui si presenta un
determinato evento o una determinata modalità di risposta. Per calcolarla
dovremmo conteggiare le possibili modalità di risposta che la variabile X può
assumere e ottenere così il numero di soggetti che forniscono una specifica
risposta. Il totale della somma delle frequenze assolute sarà pari alla numerosità
del campione (N).
Le frequenze relative (fi%) invece possono essere calcolate a partire da quelle
assolute (fi), ricavando la percentuale per ogni modalità di frequenza assoluta. Per
calcolarle basterà dunque dividere il valore di frequenza assoluta per la
numerosità del campione e moltiplicare il risultato per 100 [fi%=(fi/N)*100 (per
i=1,2,...,k)].
Frequenze assolute e relative non sono altro che due diversi modi di rappresentare
le diverse modalità di risposta e ognuna di esse, presa singolarmente, non
aggiunge o toglie informazioni rispetto all’altra. E’ evidente comunque che la
rappresentazione di una tabella mediante frequenze relative renda più intuitiva e
comprensibile l’interpretazione dei dati.
Lezione 12
Descriva le frequenze cumulate.
Le frequenze cumulate sono una particolare tipologia di frequenze che si
ottengono a partire dalle frequenze assolute e relative, semplicemente sommando
le frequenze della specifica tipologia che stiamo considerando con le precedenti.
Avremo così frequenze assolute cumulate e frequenze relative cumulate. Vengono
utilizzate sia per i dati raggruppati in classi, utile per ridurre il tempo dei calcoli
quando c’è un campione grande di dati, sia per dati non legati, in cui vengono
solamente contati i dati. Le classi per calcolare le frequenza devono essere
disgiunte, esaustive e chiuse a destra.
Lezione 13
Descriva le caratteristiche principali dei grafici.
I grafici sono rappresentazioni utili a riprodurre dati ottenuti da una particolare
ricerca. Essi presentano l’innegabile vantaggio di descrivere in maniera più
espressiva e intuitiva di una tabella un dato fenomeno in forma visiva, permettendo
così a chiunque di leggerne l’andamento in modo globale, effettuando confronti tra
caratteristiche appartenenti al fenomeno e alle loro variazioni. I grafici sono usati
non solo a scopo descrittivo ma anche scientifico (se si ricerca il modello
matematico del fenomeno) e devono essere strutturati in maniera efficace in base
al fenomeno da studiare, al tipo di dati in nostro possesso, scegliendo con
attenzione le unità di misura in base ai valori minimi e massimi da rappresentare.
Possono essere rappresentati anche dati di due o più gr