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IV.
L'Asse V inquadra il funzionamento globale, ovvero il funzionamento psicologico, sociale e lavorativo con un
punteggio che va da 0 a 100
Con punteggio da 100 a 91, si riscontra funzionamento superiore in una vasta gamma di attività, i problemi della
vitanon sembrano mai scappare di mano, il soggetto viene cercato dagli altri grazie alle sue molte qualità positive.
Un Punteggio da 81 a 90 è sinonimo di sintomi assenti o minimi, per esempio lieve ansia prima di una prestazione,
il funzionamento è buono in tutte le aree, il soggetto è interessato e coinvolto in una vasta gamma di attività e
funzionanel campo sociale; è generalmente soddisfatto della vita;
Se il Punteggio va da 80 a 71 e ci sono sintomi, essi sono transitori o rappresentano reazioni prevedibili ai fattori di
stress psicosociali. Il soggetto presenta qualche piccola menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o
scolastico (
Un Punteggio da 70 a 61, è sinonimo della presenza di qualche sintomo lieve, come umore depresso o insonnia,
oppure qualche difficoltà nel funzionamento sociale, lavorativo o scolastico. Il soggetto comunque funziona
generalmente abbastanza bene; mantiene qualche relazione interpersonale significativa.
Se il Punteggio va da 60 a 51, i sintomi moderati: si riscontra, per esempio affettività appiattita e attacchi di panico
occasionali, oppure difficoltà moderate nel funzionamento sociale, lavorativo o scolastico
Il Punteggi da 50 a 41 indica sintomi gravi, quali ideazione suicida, rituali ossessivi gravi, furti frequenti, oppure
qualsiasi tipo di grave menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o scolastico, come non avere amici o
essere in grado di mantenere un lavoro).
Punteggi da 40 a 31, indicano qualche grado di menomazione nel considerare la realtà o nella comunicazione:
l’eloquio è talora illogico, oscuro o irrilevante. Oppure menomazione grave in numerose aree, come il lavoro, la
scuola, le relazioni familiari, le capacità di giudizio, il pensiero o l’umore
Un Punteggio da 30 a 21, indica un comportamento che risulta influenzato da deliri o allucinazioni, oppure grave
menomazione nella comunicazione o nella capacità di giudizio, o incapacità a funzionare in quasi tutte le aree
Il Punteggi da 20 a 11 indica che c’è pericolo che il soggetto procuri delle lesioni a se stesso o agli altri, oppure
occasionalmente non riesce a mantenere l’igiene personale minimale, oppure grave menomazione nella
comunicazione
Infine, un con Punteggi da 10 a 1, vi è un pericolo persistente di procurare lesioni a se stesso o agli altri, oppure
incapacità persistente di mantenere l’igiene personale minimale, oppure gesti suicidi gravi con una chiara
aspettativadi morte.
Perché l'utilizzo delle classificazioni diagnostiche è molto controverso?
13.
L’idea di classificare le patologie è sempre stata presente nella scienza: il primo a classificare i disturbi psichici fu
Ippocrate, il quale distinse mania, melanconia e paranoia sulla base della presenza di squilibrio di quattro umori
fondamentali, quali bile nera, bile gialla, sangue, flegma.
Le classificazioni sono utili per raggruppare e organizzare i fenomeni sulla base di decisioni e metodologie umane:
negli anni '50 si comincia a costruire un sistema diagnostico condiviso a livello internazionale, basato su
osservazioni ed esperienza clinica, sistema in cui si raggruppano segni e sintomi in base alla frequente co-
occorrenza, che può far supporre una patogenesi sottostante, un decorso, un quadro familiare e una scelta del
trattamento comuni
Le classificazioni, pur essendo usate dai clinici di tutto il mondo dato il loro carattere di internazionalità e di rigore
metodologico, a livello clinico risultano limitanti, dato che descrivono solo la parte più esterna e visibile del
comportamento, e non di aspetti più difficili da classificare come la personalità, le dinamiche individuali e
famigliari.
Questo fa si che l'utilizzo delle classificazioni diagnostiche sia molto controverso
Marcelli, inoltre, sottolinea come, oltre nell’ambito della psicopatologia infantile sorgano ulteriori problemi, in
quanto segni e sintomi non sono sempre percepiti dal bambino, tanto che sono i genitori o gli insegnanti che
evidenziano il problema; il bambino ha una forte dipendenza dal contesto famigliare; segni e sintomi cambiano
espressione e significato nel corso dello sviluppo, in funzione della crescita.
Quindi, per per effettuare una diagnosi accurata, è si deve far riferimento sia alla valutazione nosografica-
descrittiva che a quella più interpretativo esplicativa.
Quali sono i 5 assi che compongono la classificazione dei disturbi dell'infanzia e dell'adolescenza
14.
secondo il DSM-IV?
Asse 1: inquadra la sindrome clinica.
Asse 2: inquadra l’eventuale presenza di disturbi di personalità e il ritardo mentale.
Asse 3: inquadra le condizioni mediche generali: la condizione medica permette di comprendere meglio il disturbo,
che può essere una reazione a una patologia fisica come ad esempio una malattia cronica, e di decidere se e quale
terapia farmacologica è meglio intraprendere
Asse 4: inquadra i problemi psicosociali e ambientali (viene specificato l’eventuale fattore di stress presente nel
contesto di vita del bambino, dove il fattore di stress non è considerato come causa del disturbo).
5. Asse 5: inquadra il funzionamento globale (valuta in generale, con un punteggio che va da 0 a 100, il
funzionamento psicologico, sociale e lavorativo, ovvero il funzionamento nelle situazioni sociali, di gioco e studio).
Gli assi 4 e 5 sono gli stessi sia per la valutazione infantile che dell’adulto.
15. Quali sono le principali novità del DSM5?
Le principali novità introdotte iniziano ribaltando l’ordine tradizionale di esposizione dei disturbi. Viene dedicato
uno spazio maggiore agli strumenti di valutazione dei diversi quadri patologici. Gli aspetti inerenti alle
neuroscienze cognitive, la diagnostica per immagini del cervello (TAC, RMN, PET, etc.), l’epidemiologia e la genetica
hanno avuto tali evoluzioni negli ultimi 15 anni da non poter essere ignorate e sono diventate fondamentali nella
struttura del DSM‐5. Disturbi un tempo appartenenti a classi assolutamente diverse sono stati accorpati. Ad
esempio, ii disturbo ossessivo compulsivo (prima incluso tra i disturbi di ansia) e la dismorfofobia (prima incluso tra
i disturbi somatoformi) hanno tali punti in comune da essere ora presentati sotto l’unica categoria di Disturbo
ossessivo compulsivo e patologie correlate. Tale raggruppamento ora include anche il disturbo da accumulo e il
disturbo da escoriazione della pelle (entrambi nuovi), oltre alla tricotillomania che prima era inclusa tra i disturbi
da discontrollo
degli impulsi. Le diverse patologie mentali ed i loro criteri diagnostici sono ora descritti in modo chiaro, viene
fornita una serie di informazioni anche quantitative, vengono analizzati i fattori di rischio, le caratteristiche
associate, le indicazioni provenienti dalla ricerca e i diversi modi di manifestarsi dei singoli disturbi. Il
raggruppamento che prima era definito «disturbi che insorgono generalmente nell’infanzia e adolescenza» è stato
abolito. Gran parte delle sindromi che erano in esso contenute sono confluite nel raggruppamento «disturbi del
neurosviluppo». Gli estensori del DSM‐5 hanno infatti ritenuto che i disturbi dovessero essere accumunati per
comunanza di sintomi e non per età di insorgenza. Il manuale inizia con l’analisi di psicopatologie che si
manifestano nelle prime fasi dello sviluppo, ad esempio lo spettro delle psicopatologie dello sviluppo neurologico e
lo spettro dei disturbi schizofrenici e di problemi correlati. Seguono le descrizioni di psicopatologie che si osservano
nell’adolescenza e nella prima età adulta, ad esempio i disturbi depressivi e i disturbi di ansia, e finisce con le
diagnosi relative all’età adulta ed alla vecchiaia (i disturbi neuro cognitivi).
LEZIONE 41
Quali differenze esistono tra ansia, angoscia e paura?
13.
L' ansia è una condizione di generale attivazione delle risorse fisiche e mentali del soggetto, caratterizzata
dasentimenti penosi legati all’attesa di eventi imprevisti e spiacevoli.
La paura è un’emozione primaria, che si attiva in situazione di pericolo, reale o immaginato, e predispone
l’organismo alla difesa.
L' angoscia è una condizione di estremo malessere, associata a manifestazioni somatiche: il termine è
spessoassociato a quello di ansia perché la distinzione terminologica è reperibile solo nelle lingue di origine latina.
In tedesco esiste, infatti, vi è un unico termine per indicare entrambe, e succede lo stesso in inglese.
Se gli psicoanalisti traducono questi termini come angoscia, gli psicologi li traducono come ansia: gli psichiatri
parlano di ansia per indicafre i soli aspetti psichici dell’emozione in questione, mentre angoscia è usato quando si
hanno anche manifestazioni somatiche.
Alcuni considerano l’angoscia come uno stadio più grave dell’ansia, e chi, invece, ne fa una netta distinzione in
quanto interpreta l’ansia come una condizione fisiologica e psicologica in sé non anormale e in alcuni casi utile
peril conseguimento di un obiettivo, e l’angoscia come l’espressione nevrotica o psicotica dell’ansia.
Secondo Watson la differenza tra paura e ansia non avrebbe un riscontro su base sperimentale dove le
concomitanti fisiologiche e i fenomeni generali di reazione simpatica, come l’accelerazione cardiaca, l’aumentata
pressione sanguigna, la sudorazione delle mani, la dilatazione delle pupille, sono pressoché identiche.
Il rilevamento della non rilevamento della differenza dipende sicuramente dal metodo adottato che non ha colto la
differenza che di significato, ma era idoneo solo a misurare i fatti
È merito della psicologia italiana, che dispone nella sua lingua di entrambe le parole, l’aver accentuato la differenza
non solo in termini quantitativi, per cui l’angoscia sarebbe un’accentuazione dell’ansia, ma in termini qualitativi.
Quali strategie dovrebbero utilizzare i genitori per affrontare la paura del buio dei figli?
14.
La paura del buio si manifesta per la prima volta verso i 2-3 anni.
Sicuramente, una strategia perdente in partenza è quella di cercare di dimostrare logicamente ai bambini che non
ci sono mostri nascosti nel buio: le parole servono a poco, si dovrebbe invece rassicurare affettuosamente il
piccolo: è importante la presenza affettuosa dell’adulto, che capisce e accetta le emozioni provate dal bambino.
A livello pratico, è utile anche lasciare la lucina accesa o instaurare dei rituali serali, da ripetersi sempre
uguali, come il racconto di una favola in cui vincono i buoni, cosicchè