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CHI SI RIVOLGE ALLO PSICOLOGO CLINICO?
06.
La persona che si rivolge allo psicologo clinico è una persona che, in genere, riconosce di vivere una condizione di
disagio e/o di sofferenza che si contrappone ad un benessere atteso o desiderato. L’individuo vede nella sua
condizione un ‘prima’ in cui stava bene e un ‘dopo’ in cui sta male; il suo desiderio è, in genere, quello di ritornare
al prima. Vi sono però due presupposti che agiscono fortemente e fanno sì che la persona si rivolga al clinico (non è
detto che rivolga allo psicologo): 1. il disturbo ha modificato il suo stile di vita e quindi è ridotta la qualità della
vita o vi è una forte interferenza con le normali attività; 2. si ritiene che la propria situazione possa cambiare
(quindi si dice a se sé stessi ‘posso guarire’) e si attribuisce allo specialista la capacità di effettuare un intervento da
cui si possa trarre vantaggio (‘il dottore può fare qualcosa per farmi stare meglio’).
CHI HA EFFETTIVAMENTE BISOGNO DELLO PSICOLOGO CLINICO?
07.
La persona sofferente che si rivolge al clinico può portare ‘cose’ diverse: può avere un disturbo momentaneo (ad es.
una crisi evolutiva) che non richiede intervento ma rassicurazione, può necessitare di un intervento specifico e
mirato in quanto attraversa un momento complicato della propria vita (es. una situazione di crisi) o può avere un
serio disturbo psichico. In genere, quando si affrontano gli spetti della realtà, si ha una riduzione dell’ansia e della
preoccupazione che avevano indotto alla consultazione. Riducendosi rendono inutile la consultazione o permettono
di individuare rapidamente e efficacemente il problema psicologico sottostante. Se invece gli elementi di realtà
sono secondari rispetto alle variabili intrapsichiche e interpersonali, è probabile che l’intervento dello psicologo
clinicosia prioritario. Giungere a capire se il disturbo psichico che porta il paziente sia un disagio momentaneo, un
disturbo o un problema evolutivo è l’esito di un processo diagnostico. Spesso però il ragionamento diagnostico è
distorto dall’uso precoce di modelli di disturbo psichico che, invece di aiutare il clinico, possono ridurne le capacità.
DESCRIVA LE CARATTERISTICHE DELLA RICHIESTA DI AIUTO PSICOLOGICO INFUNZIONE ALLA GRAVITA' DEL
08.
DISTURBO.
Gravità del disturbo: Se il paziente presenta un disturbo che non gli permette di prendersi cura di sé, molto
probabilmente non riuscirà neanche ad effettuare la richiesta. In questo caso si rientra nell’urgenza che, in genere,
viene gestita dai servizi sanitari (ospedali, medici di base, etc.). Il caso limite è rappresentato dal paziente che arriva
al Servizio Psichiatrico attraverso la procedura del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Si tratta di una
persona che sta molto male e che deve essere curata, ma è incapace di farsi carico del suo bisogno di cura, al punto
che altri devono farlo al posto suo.
SECONDO LA PROSPETTIVA DELL'ANALISI DELLA DOMANDA, COSA SI INTENDE PERFANTASIA RELAZIONALE
PREVALENTE?
Quando una persona si rivolge allo psicologo clinico ponendo una domanda di aiuto, la relazione terapeutica non è
ancora stata instaurata ma è presente una fantasia relazionale prevalente. Questa fantasia, quindi, contiene
elementi comportamentali tipici con cui un soggetto tende, inconsapevolmente, a manipolare gli altri in relazione ai
propri scopi e alle proprie aspettative, ma anche attese più o meno realistiche attivate dalla decisione di richiedere
un intervento psicologico. Lo psicologo dovrà allora comprendere quali sono le emozioni e le misure di sicurezza che
vengono messe in atto dal suo interlocutore; dovrà cioè elaborare la fantasia relazionale prevalente agita
nell’interazione. La decodifica della fantasia relazionale prevalente permette allo psicologo clinico di riformulare la
domanda di aiuto e le aspettative incluse nella richiesta, in rapporto ai significati che assumono in una vasta rete di
relazioni. La rete di relazioni comprende quattro fattori che sono tra di loro in interazione: il richiedente, lo
psicologo, ma anche l’inviante e il contesto di riferimento in cui avviene l’interazione. Inoltre, questa elaborazione e
formulazione permette allo psicologo di individuare e limitare l’ambito di intervento.
L’analisi della domanda è una prassi fondata sull’integrazione dei modelli psicologico-clinici e implica una
fondazione teorica della funzione psicologico-clinica, premessa indispensabile per dare senso alla pratica nelle sue
differenti articolazioni. Se si va oltre il sintomo, non si incontra la patogenesi. Si incontra quale prima e rilevante
fenomenologia la domanda che è stata rivolta allo psicologo clinico. L’analisi della domanda si può anche
considerare come analisi delle reciproche interazioni tra dimensioni organizzative e istituzionali; inoltre diventa un
momento centrale nelle relazioni del clinico con le organizzazioni, semplici o complesse, che gli chiedono aiuto.
Infatti, sia l’individuo che la famiglia o l’organizzazione, quando si rivolgono allo psicologo clinico, fanno una
richiesta inconscia di conformarsi alle dinamiche collusive precostituite. È compito primario dello psicologo
«individuare queste dinamiche, sospendendo la collusione e ripensare, e indurre a ripensare, la relazione attuale,
rivendicando per sé e restituendo ai suoi interlocutori la possibilità di ricostruire la propria esperienza».
DEFINISCA E DESCRIVA IL PROCESSO DI ANALISI DELLA DOMANDA
L’analisi della domanda è una prassi fondata sull’integrazione dei modelli psicologico-clinici e implica una
fondazione teorica della funzione psicologico-clinica, premessa indispensabile per dare senso alla pratica nelle sue
differenti articolazioni. Se si va oltre il sintomo, non si incontra la patogenesi. Si incontra quale prima e rilevante
fenomenologia la domanda che è stata rivolta allo psicologo clinico. L’analisi della domanda si può anche
considerare come analisi delle reciproche interazioni tra dimensioni organizzative e istituzionali; inoltre diventa un
momento centrale nelle relazioni del clinico con le organizzazioni, semplici o complesse, che gli chiedono aiuto.
Infatti, sia l’individuo che la famiglia o l’organizzazione, quando si rivolgono allo psicologo clinico, fanno una
richiesta inconscia di conformarsi alle dinamiche collusive precostituite. È compito primario dello psicologo
«individuare queste dinamiche, sospendendo la collusione e ripensare, e indurre a ripensare, la relazione attuale,
rivendicando per sé e restituendo ai suoi interlocutori la possibilità di ricostruire la propria esperienza».
QUALI SONO I CRITERI DI LETTURA DELL'ANALISI DELLA DOMANDA?
Se si esamina da vicino una richiesta di aiuto psicologico notiamo che essa avviene sulla base di una delega; essa è
motivata da una condizione di sofferenza o comunque insoddisfazione. Si può allora analizzare la dinamica della
richiesta dal vertice di questa delega e ricavare stili di porre la domanda di intervento che sottendano meccanismi
relazionali. Le dinamiche relazionali vengono spiegate riferendosi alla terminologia classica utilizzata per i
meccanismi di difesa. Si possono allora intendere come tentativo di generare sollievo dalla tensione emotiva, dal
disagio provocato da emozioni penose. I meccanismi di difesa sono molteplici: scissione, proiezione, diniego,
identificazione proiettiva e identificazione. 1.La scissione è considerata una delle difese più primitive rispetto
all’angoscia. Con la scissione si separano parti buone o positive dell’oggetto di relazione e del sé. L’individuo non
riesce a integrare le caratteristiche positive e negative di sé e degli altri in immagini coese. 2.La proiezione è un
meccanismo che permette di rifiutare aspetti del sé consciamente non graditi; essi vengono così proiettati
all’esterno,sugli altri. In questo modo l’individuo non riconosce come propri desideri e sentimenti ritenuti
intollerabili. 3. Con il diniego, gli elementi della realtà interna o esterna, sentiti come consciamente inaccettabili,
vengono allontanati dalla propria consapevolezza. Questi elementi non sono riconosciuti da chi ricorre al diniego ma
sono visibili agli altri. 4.Con l’identificazione proiettiva si attribuiscono ad altri parti rifiutate del sé. Questo aspetto è
comune alla proiezione ma, al contrario della proiezione, ciò che viene espulso dal sé non è completamente
disconosciuto, ma viene assunto come reazione giustificata a quanto è stato proiettato nell’altro. 5.Con
l’identificazione il soggetto assimila aspetti che appartengono ad altre persone e che vengono considerati
desiderabili e accettabili. Egli attiva uncambiamento parziale o totale del sé assumendo tali individualità altre come
modelli di riferimento.
DESCRIVA I PASSAGGI CHE CARATTEIZZANO IL PROCESSO DI ANALISI DELLA DOMANDA(COME SOPRA)
CHE COS'E' IL PROCESSO DI ANALISI DELLA DOMANDA? (COME SOPRA)
Esponga stili di domanda, meccanismi relazionali e fenomenologia della domanda propri della prospettiva
dell'analisi della domanda.
Quando la domanda si basa sulla scissione, la richiesta si definisce domanda di trasformazione. Apparentemente la
richiesta pretende un’azione onnipotente dello psicologo; in realtà, la proiezione pervasiva tende a una relazione
fusionale in cui la delega è riassorbita con un controllo magico. In questi casi, le richieste riguarderanno
tendenzialmente parti di sé percepite come non funzionanti e si manifesterà la difficoltà a unificare tali parti, scisse,
al resto del sé. Nei casi in cui la richiesta esprima l’impossibilità a percepire sé stesso come soggetto della
committenza avremo un’assenza di richiesta, rinviando la motivazione alla domanda di intervento a dimensioni
estranee di cui si chiede una trasformazione. In questo caso, chi va cambiato (trasformato) sono gli altri, colpevoli
dello star male del soggetto (Trasformazione di un’altra persona), oppure vanno trasformate parti del sé vissute
come minacciose ad esempio la testa o il corpo.
Quando la richiesta si fonda su meccanismi di scissione che sostengono un diniego di realtà intrapsichiche non
accettabili, essa riguarderà il tentativo di sfuggire dal confronto con lo psicologo. La domanda è di mutamento
preordinato in cui prevale l’aspetto manipolativo e una motivazione, definita dagli autori, perversa. Le fantasie
sottese a questa richiesta sono caratterizzate da processi di identificazione proiettiva, attraverso i quali le parti
negatedel sé vengono proiettate sulla rappresentazione dell’oggetto e la conseguenza è una dis