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La deissi è il ricorso, da parte del parlante, a particolari elementi linguistici, come ipronomi personali, gli aggettivi
dimostrativi (questo, quello, ecc.), gli avverbî diluogo e di tempo (qui, adesso, ecc.), detti elementi o fattori deittici,
necessarî perprecisare chi sia il soggetto parlante e chi il suo interlocutore, e per situarel’enunciato nello spazio e nel
tempo. Si distinguono tre tipi principali di deissi: 1.deissi personale comprende le espressioni che fanno riferimento alle
persone chepartecipano alla comunicazione, innanzitutto al parlante e all’interlocutore
2. deissi spaziale si manifesta attraverso le espressioni che fanno riferimento al luogo in cui si trova il parlante nell’atto di
comunicare. La deissi spaziale espressa dalla lingua è caratteristicamente anche accompagnata da gesti
3. deissi temporale riguarda le espressioni che fanno riferimento al momento dell’enunciazione.
23. Quali sono le massime di Grice?
Grice faceva derivare da un principio di cooperazione 4 tipi di massime:
1) quantità, che afferma che chi parla deve dare un contributo tanto informativoquanto è richiesto;
2) qualità, che afferma che chi parla deve cercare di dare un contributo vero, nelsenso che non deve dire falsità o cose
di cui non ha prove;
3) relazione, che afferma che chi parla deve farlo in modo pertinenteall’argomento della conversazione;
4) modo, che afferma che chi parla deve essere ordinato nell’esposizione,evitando l’ambiguità o la prolissità.
24. Descrivere la storia della sociolinguistica
Il termine cominciò a essere usato negli anni 1950 (sporadicamente anche prima).
La nuova disciplina cominciò ad affermarsi con potenza negli Stati Uniti negli anni 1960. Fra i padri fondatori: Labov
(soprattutto), Fishman, Dell Hymes. In Italia: Cardona. Ragioni: mescolanza etnica e culturale (melting pot) e dimensione
antropologica della ricerca linguistica. I problemi di pianificazione linguistica, alfabetizzazione, standardizzazione e
insegnamento della lingua materna sorti nel secondo dopoguerra (terzo mondo e via di sviluppo) non potevano far passare
inosservate le varietà linguistiche e i problemi connessi agli usi linguistici più svariati. Inoltre, grazie allo sviluppo della
tecnologia, tantissimi fenomeni linguistici prima sfuggenti perché confinati alla lingua parlata, si possono finalmente
registrare e quindi studiare in maniera sistematica e approfondita.
Che cos’è un dialetto?
Il dialetto è quel sistema linguistico subordinato ad una lingua standard con la quale è strettamente imparentato e in
confronto alla quale ha una diffusione più limitata. Un dialetto ha una propria storia e una propria struttura diversa dalla
lingua standard, ad esempio i dialetti italiani come il campano o i dialetti italo-romanzi sono subordinati all’italiano nel
senso che il dialetto copre gli usi bassi cioè quelle
situazioni sociali non impegnative, mentre la lingua standard è utilizzata per gli usi alti cioè quelle situazioni sociali più
formali.
Che cos’è una lingua minoritaria?
Una lingua minoritaria, a volte indicata come eteroglossia, è una lingua parlata dalla comunità
linguistica all'interno di uno stato in un contesto di minoranza demografica e spesso diversa dalla lingua ufficiale/comune
dello stato in cui si trova quella lingua è usata. In generale, una lingua minoritaria etnica ha un valore simbolico di
identità nazionale o culturale per la comunità che la utilizza. Una comunità che parla una lingua
minoritaria è indicata con il termine lingua minoritaria. Viene fatta anche una distinzione tra lingue minoritarie e lingue immigrat
e perché le prime lingue sono quelle presenti in un determinato territorio con origini storiche e la seconda lingua la cui presenza
è dovuta ai recenti contributi migratori. In Italia sono presenti varie lingue minoritarie come il francese in Valle D'Aosta, il ladino
dolomitico e il sardo. Le lingue minoritarie sono particolarmente soggette a essere minacciate
o messe in pericolo: si tratta di lingue che perdono gradualmente il loro campo di utilizzo e parlanti perché esposte alla presenza
di una lingua socialmente e
culturalmente dominante, è la lingua ufficiale dello stato. Inoltre, si individuano alcune lingue minoritarie in relazione ad enti poli
tico-
amministrativi di natura diversa da quella di uno Stato. È il caso, ad esempio, dei cosiddetti dialetti interni in Italia o di quei dialet
ti italo-
romantici parlati in aree geografiche dove il dialetto di riferimento parlato nelle zone limitrofe è storicamente diverso. si tratta di
lingue che progressivamente perdono campo di utilizzo e parlanti man mano che entrano in contatto con la presenza di una lingu
a socialmente e culturalmente dominante, ovvero la lingua ufficiale dello Stato. Inoltre, si individuano alcune lingue minoritarie in
relazione ad enti politico-
amministrativi di natura diversa da quella di uno Stato. È il caso, ad esempio, dei cosiddetti dialetti interni in Italia o di quei dialet
ti italo-
romantici parlati in aree geografiche dove il dialetto di riferimento parlato nelle zone limitrofe è storicamente diverso. si tratta di
lingue che progressivamente perdono campo di utilizzo e parlanti man mano che entrano in contatto con la presenza di una lingu
a socialmente e culturalmente dominante, ovvero la lingua ufficiale dello Stato. Inoltre, si individuano alcune lingue minoritarie in
relazione ad enti politico-amministrativi di natura diversa da quella di uno Stato.
25. Quali sono le basi storiche dell’italiano standard?
La varietà standard di italiano è basata sul volgare fiorentino del Trecento, che grazie al prestigio letterario delle cosiddette
tre corone fiorentine (Dante, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio) e alla supremazia economica e culturale raggiunta in
quell’epoca da Firenze, e incrementata nel Quattrocento, acquista via via nell’età dell’Umanesimo e del Rinascimento il
carattere di lingua letteraria di elezione, presentandosi come il principale candidato a rispondere all’esigenza di una lingua
unitaria adeguata al rinnovamento culturale rinascimentale. Il coronamento di questo processo si ha nella prima metà del
Cinquecento con la fioritura di grammatiche del volgare, che diffondono il modello fiorentino come lingua letteraria in tutta
Italia, e discutono e fissano le norme dell’italiano segnandone la codificazione come lingua standard.
26. Descrivere il modello parlato/scritto proposto da Koch e Oesterreicher
Lo scritto tende di solito a condividere le caratteristiche tipiche dei registri molto formali mentre il parlato, per via
della sua natura più spontanea, tende a condividere i tratti tipici dei registri molto informali. Se lo scritto è la lingua
della distanza comunicativa, il parlato è la lingua della vicinanza, o immediatezza, comunicativa. In questa
prospettiva, scritto e parlato si oppongono fra di loro sulla base di parametri come: - Pubblicità: alta nello scritto e
bassa nel parlato; - Confidenza o familiarità fra i partecipanti all’interazione: bassa nello scritto e alta nel parlato; -
Partecipazione emotiva: nulla nello scritto e forte nel parlato; - Prossimità fisica tra i partecipanti: nulla nello scritto
e alta nel parlato; - Spontaneità della comunicazione: minima nello scritto e massima nel parlato; - Fissazione degli
argomenti: alta nello scritto e nulla nel parlato.
27. Qual è la differenza tra un pidgin e il creolo?
Il PIDGIN nasce per adempiere alla comunicazione tra gruppi di parlanti con lingue materne diverse, tipiche di situazioni
migratorie o coloniali, e funziona quindi da lingua franca. Nasce per soddisfare bisogni comunicativi essenziali relativi a
rapporti
di lavoro o di commercio oppure dettati da questioni di sopravvivenza. Un pidgin è un sistema linguistico semplificato che
presenta fenomeni di semplificazione che rendono la grammatica autonoma e ben diversa da quella delle lingue di partenza.
Un pidgin non ha parlanti nativi perché non è di per sé lingua materna di un gruppo di parlanti. Col tempo però tuttavia il
pidgin può essere trasmesso come lingua materna presso una comunità di parlanti: quando ciò accade, un pidgin si sviluppa
increolo.
Il CREOLO nasce come lingua materna, e quindi come strumento di comunicazione principale, di una comunità, un creolo è
quindi utilizzato non solo per i bisogni comunicativi essenziali ma viene usato in domini di impiego diversificati e sviluppa un
lessico e una grammatica più elaborati di quelli del pidgin da cui ha origine.
28. Che cosa si intende per koinè e koneizzazione?
La koineizzazione è un esempio di fenomeno di convergenza orizzontale: si tratta di un processo diviso in 2 fasi: la prima fase
è caratterizzata dalla mescolanza caotica di tratti linguistici provenienti da varietà differenti e la seconda fase è una fase di
livellamento delle differenze vernacolari più marcate. Un processo di koineizzazione può anche sfociare nell’emergenza di
una nuova varietà di lingua portando alla formazione di una koinè cioè una varietà di contatto costituita da tratti linguistici di
più varietà. Un esempio di koineizzazione è in Ticino dove la comunicazione tra parlanti di dialetti ticinesi diversi, in contatto
quotidiano ad esempio per lavoro, si caratterizza per la rinuncia di tratti vernacolari più marcati.
29. Come si può definire la pianificazione linguistica?
La posizione sociale di una lingua può essere soggetta ad interventi programmati a modificarla, e l’insieme di questi
provvedimenti linguistici, politici e legislativi per conferire lo status alla lingua e per migliorare la posizione sociale delle
lingue svantaggiate va sotto il nome di pianificazione linguistica.
30. In sociolinguistica, qual è la differenza fra una variabile e una variante?
In sociolinguistica una delle nozioni importanti è quella di variabile, cioè un insieme di modi diversi di dire la stessa cosa,
ognuno dei quali è correlato a qualche tratto extralinguistico. Ciascuno di questi modi diversi è una variante. Una delle
varianti di una variabile è sempre la variante standard. Tra i diversi fattori extralinguistici che entrano in correlazione con
varianti di variabili ci sono la provenienza geografica e il livello di istruzione del parlante.
31. Che cosa sono l’essenzialismo e il costruttivismo in sociolinguistica?
Da un punto di vista teorico per quanto riguarda il concetto di identità sociale si contrappongono in sociolinguistica due
posizioni: 1) Essenzialismo: esiste una struttura sociale che agisce sulla lingua e fornisce l’etichetta dell’identità. Questa
posizione presuppone che le categorie della struttura sociale esistano di per sé indipendentemente