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Perché sono importanti le leggi nazionali e regionali sui servizi per
l’infanzia e le famiglie?
Le leggi nazionali e regionali sui servizi per l’infanzia e le famiglie sono
importanti perché:
Definiscono i diritti e i bisogni dei bambini e delle famiglie, in linea
• con la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Regolano le tipologie, le caratteristiche e la qualità dei servizi
• educativi per l’infanzia, contrastando la diffusione di servizi di mera
"custodia".
Orientano le politiche e le pratiche educative, promuovendo
• l’innovazione, l’inclusione, la prevenzione e la partecipazione.
Favoriscono la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali e i vari
• soggetti coinvolti nel sistema integrato di educazione e di istruzione.
Garantiscono la continuità educativa tra i servizi per l’infanzia e la
• scuola dell’infanzia.
LEZIONE 8
Quali sono le 5 nuove sfide educative?
Le 5 nuove sfide educative sono le seguenti:
• Disuguaglianze e povertà: molti studi hanno dimostrato che la
partecipazione a programmi pre-scolastici di alta qualità da parte di
bambini provenienti da famiglie svantaggiate porta al conseguimento di
competenze cognitive migliori e influisce in modo considerevole sulle
capacità socio - emozionali, fattori ai quali sono da attribuire gli effetti
positivi nel percorso sociale e lavorativo da adulti. Disporre di un insieme
qualificato di servizi educativi e scolastici è una risposta al diritto a una
buona vita individuale e di comunità.
• La dimensione interculturale e multilingue: si manifesta quando, nei
servizi educativi e nella scuola dell’infanzia, si incontrano bambini e
famiglie che hanno origini diverse. Se ciascuno impara a evitare definizioni
classificatorie dell’identità dell’altro, questa varietà può essere esplorata,
conosciuta, suscita domande e promuove il confronto e la scoperta di
diversi punti di vista.
• Famiglie senza “reti” e pluralità dei modi di essere famiglia: in questi
ultimi anni si sono moltiplicati e differenziati i modi di fare ed essere
famiglia, con un aumento di nuclei diversamente configurati. Tra queste,
in particolare, le famiglie che hanno origini in altri Paesi si aspettano
accoglienza, ascolto, un’idea non stereotipata di appartenenza culturale.
L’insieme di servizi educativi e scuole dell’infanzia, con la loro cultura del
riconoscimento e del valore della differenza diventano i punti di
riferimento di queste famiglie promuovendo dinamiche di coesione
sociale.
• I media e la cultura digitale: lo sviluppo tecnologico introduce continui
cambiamenti nei modi di apprendere, relazionarsi, fare esperienza di
adulti e bambini. Nel periodo del lockdown le tecnologie sono state
preziose alleate perché il distanziamento fisico non diventasse
distanziamento sociale. Hanno consentito di non interrompere relazioni,
legami educativi e processi di apprendimento.
• I cambiamenti del mercato del lavoro: la precarizzazione dei contratti
rende sempre meno esigibili i diritti di paternità e maternità da parte di
molti giovani lavoratori. Le condizioni della donna lavoratrice, non
essendo stata raggiunta una effettiva parità di genere, sono più difficili e
portano spesso al licenziamento, anche volontario, dopo la nascita dei
figli. Questi cambiamenti sono concause dell’importante calo della
natalità che registriamo nel nostro Paese. I servizi educativi possono far
fronte a questo problema dando avvio a politiche del lavoro che
riconoscono i diritti dei bambini e dei genitori, costruendo una alleanza
che coinvolge più soggetti, a partire dalle parti sociali.
Cosa si intende con ecosistema educativo?
Un ecosistema educativo è un concetto che descrive l’insieme delle
persone, delle risorse e delle relazioni che interagiscono nel contesto
dell’educazione. Può comprendere la scuola, la famiglia, la comunità, le
istituzioni, le associazioni, le tecnologie e altri elementi che influenzano il
processo di insegnamento e apprendimento. Si basa sulla cooperazione,
sulla condivisione e sulla sostenibilità. I genitori e tutto il sistema di
relazioni che ruota intorno al bambino per creare un vero e proprio
ecosistema educativo si devono impegnare ad attuare i diritti
fondamentali legati a una crescita sana e all’ampliamento delle
potenzialità individuali di ciascuno. Una visione ecologica dello sviluppo
umano riguarda tutto l’arco della vita e concorre al benessere della
persona, oltre che delle società. Secondo questa prospettiva il bambino,
competente e ricco di potenzialità, varca la soglia della scuola portando il
suo mondo, i suoi linguaggi e incontra un altro mondo che, a sua volta, è
parte di storie più ampie, che lo invitano ad aprirsi a nuovi lessici da
condividere. La qualità e intensità delle relazioni tra i microsistemi
famiglia e servizi educativi, con il sistema socio-culturale più ampio, in cui
le persone sono riconosciute nel diritto e nella competenza a essere parte
attiva, sono elementi determinanti dell’esperienza di apprendimento e
crescita del bambino.
LEZIONE 9
Cosa si intende con “legami educativi a distanza” (LEaD)?
I legami educativi a distanza (LEaD) sono una modalità di interazione tra il
personale educativo e i bambini del nido e della scuola dell’infanzia e le
loro famiglie, durante e dopo la fase emergenziale legata alla pandemia. Si
tratta di un modo diverso per fare nido e scuola dell’infanzia, basato su
alcuni principi pedagogici e su una netiquette condivisa. I legami educativi
a distanza sono costruiti in un contesto virtuale, che, essendo intangibile e
non avendo confini, non si può esplorare e non permette il contatto fisico
e l’abbraccio, come gesti vitali per le bambine e bambini. Essi possiedono,
tuttavia, altre potenzialità, come, ad esempio, quella di facilitare
l’esplorazione dell’ambiente. Poiché hanno una valenza sia affettiva sia
motivazionale, devono ricostruire tra il personale educativo e i genitori
nuove relazioni, nuove possibilità organizzative e nuove forme di
collaborazione e partecipazione. Il passaggio dalle relazioni in presenza a
tali legami educativi a distanza comporta, dunque, che il rapporto tra il
personale educativo e i genitori venga rinegoziato, perché, mentre con la
relazione in presenza sono i genitori, che, accompagnando i figli e
partecipando alle attività educative, entrano negli spazi delle istituzioni
scolastiche, con i LEaD sono, invece, le scuole, che, attraverso gli schermi,
entrano nel mondo domestico delle famiglie. A tal fine i legami educativi a
distanza, come le attività didattiche in presenza, devono prefiggersi, come
obiettivo, il coinvolgimento delle famiglie e la partecipazione attiva delle
bambine e dei bambini.
Quali sono le finalità dei servizi educativi per l’infanzia?
Le finalità dei servizi educativi per l’infanzia sono le seguenti:
• costruzione dell’identità con l’affermazione del primo senso del sé, del
benessere e della sicurezza in un ambiente allargato, rispettoso, nel quale
si sia riconosciuti e si impari a riconoscere gli altri;
• sviluppo dell’autonomia, in un ambiente che incoraggi i bambini nel
perseguire la padronanza del proprio corpo, il progredire nell’autonomia,
la consapevolezza di sé, l’apertura agli altri, la voglia di fare e di imparare;
• motivazione ad apprendere, attraverso la piacevolezza e le sfide delle
prime esperienze di imparare ad apprendere e la percezione di quello che
si sa fare, che ancora non si sa fare e di quello che si prova piacere a fare;
• imparare a vivere insieme in serenità ed armonia, attraverso le prime
esperienze in una comunità che sostiene la spinta naturale alla socialità.
Queste quattro finalità sono intrecciate tra loro e sottendono a ogni
proposta educativa e all’organizzazione dell’ambiente.
LEZIONE 11
Perché nel lavoro educativo con i bambini è importante documentare e
valutare?
Perché la documentazione è memoria e traccia delle esperienze del
singolo bambino, del gruppo e del lavoro educativo che si trasforma in
narrazione di quanto si è vissuto. Si configura come strumento per dare a
ciascuno, singolo o gruppo, consapevolezza del proprio agire anche in
termini formativi e auto formativi. Attraverso la documentazione
aggiornata e condivisa con regolarità nel gruppo di lavoro, si scambiano le
esperienze, ci si interroga sui significati proposti da chi le ha vissute
direttamente e di chi le legge e le vede per la prima volta, sui momenti
cruciali, sui passi falsi, sugli imprevisti, su quello che si è scoperto dei
bambini che non si poteva cogliere nell’immediatezza. Documentando, gli
educatori entrano in un processo di riflessione ed interpretazione in cui
sono sollecitati ad approfondire e ripensare il significato e il valore di ciò
che è stato realizzato e a riappropriarsi degli assunti pedagogici che hanno
orientato il loro lavoro. Mentre la valutazione è importante perché
consente agli educatori di riflettere, di esplicitare e di condividere la
fisionomia del proprio servizio e le idee che lo ispirano, per poi affrontare
l’analisi delle diverse dimensioni del contesto educativo, per valutare se
quanto si sta facendo è una pratica di qualità. La qualità educativa viene
definita nel confronto e nella negoziazione nell’ambito del gruppo di
lavoro, dove si condividono valori, idee e obiettivi su come il servizio è e
su come dovrebbe o potrebbe essere.
Quali sono i principali ambiti del lavoro educativo?
I principali ambiti del lavoro educativo sono:
• Osservare e ascoltare: orientano l’educatore a comprendere ciò che
avviene e a modulare l’intervento per accompagnare i bambini nelle loro
esperienze, nelle loro dinamiche di interazione e sostenerli
nell’acquisizione di nuove abilità e competenze.
• Progettare: è una modalità per governare consapevolmente l’incertezza
del quotidiano. Può riguardare il curricolo nel suo complesso o aspetti più
limitati del contesto educativo ed esperienze specifiche, favorisce nei
bambini la consapevolezza della storia personale e del gruppo, perché,
predisponendo l’ambiente, consente di dare continuità alle esperienze
che essi iniziano e propongono.
• Documentare: è memoria e traccia delle esperienze del singolo
bambino, del gruppo e del lavoro educativo che si trasforma in nar