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Problema organizzativo

Le organizzazioni sono insiemi di persone, di risorse (materiali e immateriali) e di relazioni tra loro coordinate in vista del raggiungimento di un comune obiettivo" (Costa et al., 2014).

Perché nascono le organizzazioni? A partire dalla rivoluzione industriale, le teorie organizzative hanno cercato di dare risposta proponendo differenti modi di organizzare le aziende, le istituzioni, le pubbliche amministrazioni, ecc. Non c'è una teoria più giusta o sbagliata in generale, ciascuna teoria è stata sviluppata in un periodo storico in cui industria e istituzioni avevano determinate caratteristiche. La maggioranza delle organizzazioni di medio-piccole dimensioni si organizza secondo i principi della struttura funzionale ideati in principio da Henry Fayol all'inizio del '900. Dal punto di vista storico, il problema organizzativo, aggiungerei della produzione.

Nasce con la Rivoluzione Industriale a partire dalla secondo metà del Settecento. Le prime teorizzazioni formali si avranno solamente all'inizio del Novecento.

LEZIONE 2 DOMANDA 7. Inquadrare il problema organizzativo nei cenni storici forniti e nel contesto contemporaneo.

Il problema organizzativo come necessità dell'uomo di organizzarsi in forma istituzionali e sociali è sempre stato presente nella storia dell'umanità, risale in realtà alla Preistoria con le relative tribù. È stato un tema centrale dalle campagne di espansione di A. Magno all'Impero Romano. La maggioranza dell'organizzazioni di medio piccole dimensioni si organizza secondo i principi della struttura funzionale ideati in principio da Henry Fayol all'inizio del '900. Dal punto di vista storico il problema organizzativo, aggiungerei della produzione, nasce con la Rivoluzione Industriale a partire dalla secondo metà del Settecento.

Le primeteorizzazione formali si avranno solamente all'inizio del Novecento. I primi aspetti che storicamente fannoemergere il problema organizzativo, riguardano l'efficienza e la produttività. Queste due caratteristichesono necessarie per sostenere la produzione di massa e la seconda Rivoluzione Industriale. In tempi piùrecenti queste due caratteristiche non sono più però sufficienti a sostenere il sistema produttivo. Variesono le ragioni principale che portano alla necessità di rivedere le teorie organizzativi e tenere inconsiderazione anche altri elementi, per citarne alcune: lo sviluppo tecnologico; l'economia dellaconoscenza; la globalizzazione. Lo studio dell'Organizzazione Aziendale può fornire strumenti concettualiutili per comprendere come si sono evolute le cose nel passato, come l'organizzazione può supportare leaziende nel presente e infine dare alcuni spunti su come le forme organizzative si

evolveranno nel futuro.

LEZIONE 3 DOMANDA 7. Spiegare l'organizzazione secondo le accezioni proposte da Butera (2016).

Butera definisce l'organizzazione secondo 3 accezioni:

  1. soggetto collettivo riconoscibile all'esterno come attore del sistema economico, giuridico, sociale o politico;
  2. attività organizzatrice, ossia l'attività che mette in atto per passare da uno stato di disordine a uno di maggior ordine;
  3. struttura organizzativa di cui fanno parte i processi, i ruoli, la struttura formale, la cultura organizzativa come elementi caratterizzanti l'organizzazione.

LEZIONE 3 DOMANDA 8. Descrivere il modello di organizzazione semplificato di Levitt.

Considerando un modello semplificato di organizzazione ed esaminando gli elementi che la caratterizzano possiamo dire che, anche nel caso più semplice, si possono individuare 4 elementi comuni:

  1. Partecipanti: soggetti che, in cambio di ricompense, danno un contributo all'organizzazione.
  2. Scopi: obiettivi desiderati che i partecipanti tentano di realizzare.

    Struttura Sociale: rapporti intercorrenti tra i partecipanti.

    Tecnologia: strumenti, conoscenze tecniche e capacità per trasformare gli input in output.

    Ambiente: scenario fisico, tecnologico, culturale e sociale con cui l'organizzazione interagisce.

    LEZIONE 4 DOMANDA 7. Spiegare le ragioni e il contesto in cui si sviluppa l'Organizzazione Scientifica del Lavoro.

    Con l'avvento delle produzione industriale di massa nasce l'esigenza di porre ordine nei sistemi di produzione. In un contesto sociale dove la manodopera non è qualificata (ex- contadini) e la domanda è cresciuta la produzione viene organizzata in modo meccanicistico. L'alto turnover dovuto alla ricerca di posizioni migliori aumenta a sua volta il problema dell'apprendimento. Le persone lavoravano in fabbrica per pochi mesi, alle volte poche settimane, sempre in cerca di posizioni più retribuite;

    Il continuo ricambio di manodopera accresceva il problema dell'apprendimento di procedure produttive. Gli scopi di questo pensiero organizzativo furono quindi:

    • Accentrare e razionalizzare le linee di comando dell'organizzazione.
    • Aumentare la produttività e il rendimento dell'impresa.
    • Utilizzare la scienza sia come criterio per prescrivere soluzioni sia come strumento per legittimare le nuove idee organizzative.

    L'organizzazione scientifica del lavoro si sviluppa nel contesto americano ed è diretta ad aumentare l'efficienza del sistema produttivo americano chiamato allo sforzo bellico della 1° guerra mondiale.

    L'organizzazione scientifica del lavoro si sviluppa in un contesto caratterizzato anche dalla mancanza di metodi rigorosi e uniformi per impostare la produzione, nonché di sistemi amministrativi per analizzare i costi delle fasi produttive. Il controllo e il governo del processo produttivo erano delegati alle

    gerarchieintermedie di estrazione operaia. L'alta direzione si limitava alle decisioni e al controllo riguardanti le quantità complessive da produrre. Questo modello si deve inquadrare anche in un contesto caratterizzato da atti di arbitrio e di corruzione nella gestione del lavoro operaio. Era necessario garantire che, determinate forme di "controllo stretto, abuso, irriverenza e minacce" da parte dei capi reparto, fosse sostituito da procedure più rigorose. L'organizzazione scientifica del lavoro non deve essere vista quindi come una mera razionalizzazione del lavoro operaio, ma anche come una burocratizzazione dell'organizzazione al fine di evitare le azioni interessate e arbitrali dei capireparto. LEZIONE 5 DOMANDA 6. Spiegare il concetto di one best way e il suo collegamento al pensiero dell'OSL. L'OSL afferma il primato dell'organizzazione sulle altre componenti sociali, fondando la propria legittimazione nella scienza e nel metodo scientifico. Il concetto di one best way si riferisce all'idea che esiste un unico modo migliore per svolgere un determinato compito o processo lavorativo. Secondo l'OSL, attraverso l'analisi scientifica del lavoro è possibile identificare questa "via migliore" e implementarla in modo standardizzato in tutta l'organizzazione. Questo approccio mira a massimizzare l'efficienza e la produttività, eliminando le variazioni e le inefficienze derivanti da metodi di lavoro diversi o non ottimali. L'OSL sostiene che l'adozione di questa "via migliore" porterà a risultati superiori in termini di qualità, tempi di produzione e costi.

    Postulato della one best way, un principio universale a cui tutti i datori di lavoro e i dipendenti devono sottostare (pro: meno potere personale/arbitrio - contro: non realistico rispetto al mercato e le condizioni sociali. Questo principio, nel contesto di quel periodo, aveva anche delle ricadute positive andando a far scomparire forme di potere personale e di arbitrio nell'organizzazione della produzione. L'idea della one best way come principio basato sulla scienza, è però uno dei motivi delle critiche al pensiero di Taylor in quanto:

    • non realistico rispetto al mutamento del mercato e delle condizioni sociali in cui le organizzazioni operano nelle differenti epoche storiche;
    • eccessivamente positivista in termini di concezione della scienza, vista come inconfutabile e non come incessante messa in discussione dei suoi risultati (che rappresenta la visione più recente);
    • incompatibile con i meccanismi di competizione e di rapporti con le imprese.

    LEZIONE 7 DOMANDA 6. Descrivere e spiegare i limiti del Taylorismo secondo la prospettiva della psicologia del lavoro.

    Nel tempo il Taylorismo fu considerato come uno strumento di legittimazione scientifica dello sfruttamento intensivo del lavoro operaio, alcuni limiti sono:

    • Considerare importanti solamente i movimenti elementari dell'operaio;
    • Imporre i ritmi e le modalità di lavoro senza considerare le caratteristiche fisiche e psicologiche degli operai;
    • L'utilizzo di tempistiche standard ottenute in condizioni di eccessivo stress;
    • L'utilizzo di standard uguali per tutti senza considerare i fattori individuali;
    • Il livello di eccessiva semplificazione e pseudo-scientificità delle relazioni tra ritmi e tempi della produzione e tipologia di macchinari e posizioni del corpo;
    • Il non considerare gli effetti collaterali di tipo psicologico di un lavoro monotono, eccessivamente standardizzato e privo di sfide.
    qualunque autonomia.

    LEZIONE 9 DOMANDA 6. Descrivere e spiegare i fondamenti dell'agire alla base dell'"agire dotato di senso" secondo Weber.

    Lo scopo della sociologia e dello studio delle organizzazioni è comprendere e spiegare l'agire sociale di una o più persone cercando di arrivare a conclusioni il più possibile oggettive. Weber sostiene che l'oggetto di studio debba essere: l'agire dotato di senso, ovvero "l'atteggiamento umano a cui l'individuo che agisce attribuisce un suo senso soggettivo, in riferimento all'atteggiamento di altri individui".

    Lo scopo della sociologia, ma in particolare anche dello studio delle organizzazioni, è comprendere e spiegare l'agire sociale di una o più persone cercando di arrivare a conclusioni il più possibile oggettive. Fondamenti alla base dell'agire dotato di senso sono: l'agire razionale rispetto allo scopo ovvero il soggetto

    valuta: i mezzi in rapporto agli scopi, le conseguenze, i possibili scopi in rapporto tra loro. L'agire razionale rispetto al valore: il soggetto agisce in questo caso sulla consapevolezza che la sua azione abbia un determinato valore (etico, religioso...) che traspare indipendentemente dalle conseguenze dell'azione. In questo caso il soggetto agisce razionalmente non per perseguire uno specifico risultato, ma per rimanere fedele ai valori che egli reputa importanti. L'agire affettivamente: in questo caso il soggetto compie un'azione determinata da impulsi, emozioni o stati d'animo. In questo caso il senso dell'agire non dipende da un risultato o da un valore a cui rimanere fedele, ma dal fatto di agire per soddisfare un bisogno emotivo quale rabbia, vendetta... L'agire tradizionalmente: in questo caso si riconosce che il soggetto può agire anche in base a un'abitudine. In questo caso si riconosce che il soggetto può agire

    Anche in base ad un'abitudine o ad una routine quotidiana che non rispecchia necessariamente nessuno degli scopi visti nelle tre precedenti categorie dell'agire.

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Scienze economiche e statistiche SECS-P/10 Organizzazione aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Flower25 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Organizzazione aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Orlandi Bullini Ludovico.
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