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Conferenza di Rio del 1992 e l’Agenda 21, che integra sostenibilità e gestione ambientale nella

politica estera, promuovendo cooperazione internazionale, protezione delle risorse naturali e

sviluppo sostenibile. Organismi come l’UNEP coordinano politiche globali, monitorano l’ambiente e

supportano governi e ONG nella riduzione dei rischi ambientali. A livello europeo, la politica

ambientale dell’UE si è consolidata dal Vertice di Parigi del 1972, con successi come il Trattato di

Maastricht, il Green Deal e l’8º Programma di Azione per l’Ambiente (2022-2030), promuovendo

sostenibilità, biodiversità e neutralità climatica. In Italia, Stato e Regioni gestiscono le politiche

ambientali, con difficoltà dovute alla frammentazione normativa e alle risorse disomogenee, mentre

modifiche costituzionali del 2021 rafforzano la tutela ambientale come principio fondamentale e

l’autonomia differenziata (2024) permette alle Regioni di assumere maggiore responsabilità locale.

In che modo l’ambientalismo si è evoluto nel tempo e quali sono le principali differenze tra

approccio utilitaristico ed ecologia profonda?

L’ambientalismo si è evoluto da radici filosofiche e sociali antiche a un movimento di massa a partire

dagli anni Sessanta, assumendo forme diversificate in relazione ai contesti storici e geografici. Nei

decenni successivi, ha acquisito influenza politica e globale, promuovendo istituzioni, norme e

organizzazioni per la tutela dell’ambiente, con eventi storici come la nascita dei partiti verdi, la

Conferenza di Rio (1992) e l’emergere di movimenti giovanili come Fridays for Future. Le principali

correnti si distinguono in due approcci: l’**utilitaristico o tecnocentrico**, che considera l’ambiente

un supporto vitale per la sopravvivenza e il benessere umano, puntando sull’innovazione e sugli

interventi umani, e l’**ecologia profonda o ecocentrica**, che attribuisce all’ambiente un valore

intrinseco, indipendente dall’utilità per l’uomo, promuovendo spesso una critica radicale ai sistemi

sociali esistenti. Questa distinzione guida strategie, azioni e valori all’interno del movimento

ambientalista.

Quali sono le principali differenze tra strumenti regolativi, economici e volontari nelle

politiche ambientali? Spiega vantaggi e limiti di ciascuno.

1. **Strumenti regolativi (command & control):**

Impongono obblighi, divieti e standard tramite norme vincolanti, accompagnati da controlli e

sanzioni. Sono efficaci nel correggere le inefficienze del mercato e nel tutelare beni comuni, ma

risultano rigidi, centralizzati e poco stimolanti per l’innovazione. Possono incontrare problemi di

disallineamento tra autorizzazione e controllo e rischi di cattura del regolatore.

*Esempi:* limiti di emissione, autorizzazioni ambientali, divieti di sostanze inquinanti.

2. **Strumenti economici:**

Usano incentivi finanziari o penalità per orientare comportamenti virtuosi. Possono essere diretti

(tasse, sussidi) o basati sul mercato (permessi negoziabili). Favoriscono innovazione, efficienza e

internalizzazione delle esternalità, ma richiedono monitoraggio accurato, possono generare

mercato e pongono questioni etiche nella valorizzazione economica dell’inquinamento.

distorsioni di

*Esempi:* carbon tax, sussidi per tecnologie pulite, cap-and-trade.

3. **Strumenti volontari:**

Basati su adesione spontanea di imprese e cittadini, migliorano le performance ambientali

attraverso certificazioni e marchi ecologici. Rafforzano reputazione e competitività, favoriscono la

trasparenza e l’informazione al pubblico, ma l’efficacia dipende dalla partecipazione volontaria e

dall’attenzione dei consumatori.

*Esempi:* ISO 14001, Ecolabel UE.

Gli strumenti regolativi impongono, quelli economici incentivano, quelli volontari motivano tramite

reputazione e mercato. Una politica ambientale efficace combina i tre approcci, compensando limiti e

massimizzando risultati.

Qual è il ruolo del Codice dell’Ambiente nel sistema normativo italiano e quali sono i suoi

principali limiti applicativi? Fai riferimento anche alla questione della frammentazione

normativa.

Il **Codice dell’Ambiente** (Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152), noto anche come Testo

Unico Ambientale (TUA), è la principale normativa italiana di tutela ambientale, volta a regolare la

gestione delle risorse naturali, la prevenzione dell’inquinamento e la promozione dello sviluppo

sostenibile. Disciplina ambiti come aria, acqua, suolo, rifiuti, biodiversità ed energia, integrando

strumenti come la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), la Valutazione di Impatto Ambientale

(VIA) e l’autorizzazione ambientale integrata (IPPC).

Il TUA rappresenta un tentativo di **semplificazione e coordinamento della normativa ambientale**,

ma presenta limiti significativi:

* **Frammentazione normativa**: molte discipline rilevanti (rumore, elettrosmog, aree protette)

restano escluse o regolamentate separatamente, e numerose norme speciali di settore rimangono

esterne al Codice.

* **Carente attuazione**: mancano molti provvedimenti attuativi, rendendo alcune norme

difficilmente applicabili.

* **Efficacia limitata**: fino al 2015 la tutela ambientale era affidata quasi esclusivamente a sanzioni

amministrative; solo successivamente sono stati introdotti reati penali per rifiuti, inquinamento idrico

e atmosferico.

In questo contesto, il Codice costituisce comunque uno strumento fondamentale per: garantire la

protezione dell’ambiente e dei suoi beni comuni, promuovere pratiche sostenibili, e rispettare gli

obblighi europei e internazionali, pur evidenziando la necessità di ulteriori integrazioni per una tutela

realmente efficace. il concetto di giustizia ambientale nell’ambito dell’ecologia politica e in che

Come si configura

modo si manifesta attraverso i conflitti ambientali e i contenziosi climatici?

La **giustizia ambientale**, secondo l’ecologia politica, riguarda le disuguaglianze nell’accesso alle

risorse naturali e negli impatti ambientali, che colpiscono soprattutto le comunità più vulnerabili.

Blaikie, Brookfield e Martinez-Alier mostrano come i conflitti ambientali derivino da interazioni tra

economia, governance, società ed ecosistemi, non solo da cause naturali. Le comunità locali,

attraverso l’“ambientalismo dei poveri”, difendono territori, biodiversità e mezzi di sussistenza,

opponendosi a miniere, dighe o impianti industriali. Questi conflitti sono documentati in database

l’EJAtlas e l’Atlante Italiano dei Conflitti Ambientali. La giustizia ambientale si manifesta

come

anche nei **contenziosi climatici**, azioni legali che mirano a ritenere responsabili governi e aziende

per il cambiamento climatico, tutelando diritti umani e norme ambientali. I contenziosi possono

riguardare diritto costituzionale, amministrativo, privato, tutela del consumatore e diritti umani, e

distinguersi tra pro-clima, per promuovere mitigazione e adattamento, e anti-clima, per ostacolare

interventi. Esempi significativi includono il caso **Urgenda vs. Paesi Bassi**, in cui la Corte

Suprema olandese ha riconosciuto la responsabilità dello Stato per insufficiente riduzione delle

emissioni, proteggendo il diritto a un ambiente sano.

Che cosa significa il principio DNSH (Do No Significant Harm) e come viene applicato nella

politica ambientale europea e italiana? Quali sono i suoi ambiti di valutazione?

– “non arrecare un danno significativo”)** mira a

Il principio **DNSH (Do No Significant Harm

che gli investimenti economici non compromettano l’ambiente. Introdotto dal

garantire

**Regolamento UE 2020/852** (Tassonomia delle attività sostenibili) e applicato in Italia nel

**PNRR** attraverso il Regolamento UE 241/2021, il principio assicura che progetti pubblici e

privati rispettino standard ambientali chiari. Ogni attività economica deve essere valutata in relazione

a sei ambiti principali: **mitigazione dei cambiamenti climatici**, **adattamento ai cambiamenti

marine**, **transizione verso l’economia

climatici**, **tutela delle acque e delle risorse

circolare**, **prevenzione dell’inquinamento**, e **protezione della biodiversità e degli

ecosistemi**. In pratica, un progetto non deve generare emissioni eccessive, peggiorare l’impatto

climatico o ambientale, consumare risorse in modo inefficiente, produrre rifiuti nocivi, o danneggiare

habitat e specie. In Italia, il rispetto del DNSH è requisito essenziale per accedere ai fondi del

**PNRR** e agli incentivi nazionali per investimenti sostenibili. La valutazione considera criteri

settoriali, dimensioni degli investimenti e documentazione tecnica fornita dai proponenti, come

certificazioni ambientali o relazioni di sostenibilità. In questo modo, il principio guida la finanza

compatibile con la protezione dell’ecosistema, contribuendo agli

pubblica e privata verso una crescita

obiettivi del Green Deal europeo e alla neutralità climatica prevista entro il 2050.

Qual è la differenza tra tempo meteorologico e clima, e perché questa distinzione è

fondamentale per comprendere i cambiamenti climatici?

Il **tempo meteorologico** indica le condizioni atmosferiche momentanee in un luogo specifico,

come temperatura, vento o precipitazioni, e varia rapidamente. Il **clima** descrive invece le medie

e le tendenze atmosferiche su lunghi periodi e vaste aree, fornendo un quadro delle caratteristiche

tipiche di una regione. Questa distinzione è cruciale per lo studio dei **cambiamenti climatici**,

perché solo osservazioni pluridecennali permettono di separare le fluttuazioni quotidiane dalla

trasformazione reale del sistema climatico. Le attività umane, aumentando gas serra come CO?,

metano e N?O, intensificano l’effetto serra, causando riscaldamento globale, scioglimento dei

ghiacci, innalzamento del livello del mare e fenomeni estremi più frequenti. Comprendere il clima a

lungo termine è quindi essenziale per valutare impatti, adattamento e strategie di mitigazione.

Qual è la differenza tra adattamento e mitigazione nel contrasto al cambiamento climatico, e

perché entrambi sono necessari?

L’**adattamento** riduce la vulnerabilità dei sistemi naturali e sociali agli effetti già inevitabili del

cambiamento climatico, tramite infrastrutture resilienti, gestione sostenibile delle risorse e allerta

precoce. La **mitigazione** agisce sulle cause, riducendo le emissioni di gas serra attraverso

energie rinnovabili, efficienza energetica e riforestazione. Entrambe sono necessarie: la mitigazione

limita l’aggravarsi del fenomeno, l’adattamento riduce i danni già presenti, e la loro combinazione

aumenta la resilienza dei territori, come evidenziato da strategie nazionali e accordi internazionali.

Cos’è il Cli

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ManuelSolitarywings di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof De Pascale Francesco.
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