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IN MERITO ALLO STOCCAGGIO/MOVIMENTAZIONE DI PRODOTTI E
1 MATERIALI DI PICCOLE DIMENSIONI MA VARIEGATI, UNA BUONA LINEA
2 GUIDA PER LA SCELTA DEL CONTENITORE È:
utilizzare contenitori con le stesse dimensioni in pianta ma con una gamma di altezze diverse
1 al fine di adattarsi ai prodotti che si prevede di movimentare
utilizzare contenitori con la medesima altezza ma dimensioni in pianta differente al fine di
2 adattarsi ai prodotti che si prevede di movimentare
utilizzare contenitori con la stessa forma ma il più possibile diversi sia in altezza sia per le
3 dimensioni in pianta al fine di adattarsi ai prodotti che si prevede di movimentare
utilizzare contenitori il più possibile differenti tra loro sia per forma sia per dimensioni al fine
4 di adattarsi ai prodotti che si prevede di movimentare
NELLA POLITICA DI ALLOCAZIONE DEI CODICI A MAGAZZINO
1 "DEDICATED STORAGE", LA SCELTA DI QUALI VANI DEDICARE A CIASCUN
3 CODICE PUÒ ESSERE EFFETTUATA IN BASE A:
1 indice di movimentazione
2 indice di rotazione
3 coefficiente di utilizzazione
SI CONSIDERI L'ALLOCAZIONE DEI CODICI A MAGAZZINO, LA POLITICA
1 CHE COMPORTA DI STOCCARE UN'UNITÀ DI CARICO DEPOSITANDOLA
4 NEL PRIMO VANO DISPONIBILE SI DICE:
1 dedicated storage
2 class-based storage
3 shared storage
4 ABC storage
PER DETERMINARE L'ALTEZZA UTILE DELLO STABILIMENTO DA
1 DEDICARE A UN MAGAZZINO INTENSIVO SERVITO DA CARRELLI
MANUALI, IN GENERE OCCORRE SOTTRARRE ALL'ALTEZZA SOTTOTRAVE
5 DELL'EDIFICIO LO SPAZIO RELATIVO A:
1 altezza del vano della scaffalatura
2 franco di manovra per facilitare la movimentazione dell'UdC
3 spazio dedicato agli impianti sottotrave
4 altezza massima dell'UdC
SI CONSIDERI IL DIMENSIONAMENTO DI UN MAGAZZINO AUTOMATICO
CON TRASLOELEVATORI. L'ALTEZZA H DELLA SCAFFALATURA È 30 M; LA
LUNGHEZZA L DELLA SCAFFALATURA È 80 M. LE VELOCITÀ DEL
1 TRASLOELEVATORE SONO: VELOCITÀ DI TRASLAZIONE IN VERTICALE DI
6 0,7 M/S; VELOCITÀ DI TRASLAZIONE IN ORIZZONTALE DI 2 M/S. IL
RAPPORTO DI FORMA H DEL MAGAZZINO È:
1 h = 1,07
2 h = 0,06
3 h = 1,6
4 h = 2,76
LA MODALITÀ DI PICKING IN CUI L'OPERATORE PRELEVA GLI ARTICOLI
RICHIESTI DA UNA SCAFFALATURA E LI DEPOSITA IN UN CONTENITORE
1 SU UNA RULLIERA CHE, SCORRENDO, LO TRASPORTA ALLA ZONA
7 SUCCESSIVA SI DICE:
1 Operatore verso materiali
2 Pick-to-box
3 Pick-and-sort
4 Dispenser con sezione ad A
1 QUANDO I LIVELLI DELLA SUPPLY CHAIN SONO, A LORO VOLTA,
8 COSTITUITI DA UNA PLURALITÀ DI ATTORI SI PARLA DI:
1 supply network
2 supply stage
3 supply echelon
4 supply facility
1 LA "VISTA PER CICLI" DI UNA SUPPLY CHAIN È UTILE PER DEFINIRE:
9
1 il controllo dei flussi
2 le tempistiche di attivazione delle attività
1 LA "VISTA PER CICLI" DI UNA SUPPLY CHAIN È UTILE PER DEFINIRE:
9
3 la domanda di mercato
4 i ruoli e le responsabilità di ogni attore
TRATTANDO DEI MACRO-PROCESSI DEL SINGOLO ATTORE IN UNA SUPPLY
2 CHAIN, TRA LE SEGUENTI ATTIVITÀ QUELLA CHE RIENTRA NEL MACRO-
0 PROCESSO DI INTERNAL SUPPLY CHAIN MANAGEMENT (ISCM) È:
1 emissione e gestione degli ordini di acquisto
2 marketing
3 controllo della produzione e dell'avanzamento degli ordini
4 valutazione e la selezione dei fornitori
2 SI CONSIDERI L'IMPATTO DELL'INCERTEZZA SULLA SUPPLY CHAIN.
1 ALL'AUMENTARE DELLA VARIETÀ DI PRODOTTI PROPOSTI AL MERCATO:
1 la "implied demand uncertainty" rimane costante
2 la "implied demand uncertainty" si riduce
3 la "implied demand uncertainty" aumenta
4 la "implied demand uncertainty" tende a zero
2 I PRINCIPALI FATTORI CHE INCIDONO SUL COSTO DEL NETWORK
2 DISTRIBUTIVO SONO:
1. numero e tipologia di prodotti offerti; 2. numero e tipologia di clienti; 3. scorte medie nel
1 network distributivo
1. numero e tipologia di facilities dispiegate; 2. modalità di trasporto; 3. scorte medie nel
2 network distributivo
3 1. numero e tipologia di produttori; 2. numero e tipologia di clienti; 3. modalità di trasporto
4 1. sistema informativo; 2. numero e tipologia di clienti; 3. modalità di trasporto
2 UNO DEI VANTAGGI DEL TRASPORTO INTERMODALE ACCOMPAGNATO È:
3
1 possibilità di affidare al conducente altri compiti durante le operazioni di trasbordo
rispetto dei tempi obbligatori di riposo del conducente senza la necessità di interrompere il
2 trasporto
3 convenienza economica per percorrenze molto lunghe
4 annullamento dei tempi di attesa per eseguire le operazioni di trasbordo
2 NELL'AMBITO DELLA LOGISTICA DI RITORNO, UN ESEMPIO DI "RESO DI
4 PRODUZIONE" È:
1 resi commerciali B2B
2 semilavorati che non hanno superato i controlli di qualità
3 resi funzionali
4 resi in garanzia
2 IL PRIORITY RISK NUMBER (PRN) SI CALCOLA
5 COME:
1 rapporto tra l'occurrence e la somma di severity e detectability
2 rapporto tra la severity e la somma di occurrence e detectability
2 IL PRIORITY RISK NUMBER (PRN) SI CALCOLA
5 COME:
3 prodotto di occurrence, severity e detectability
4 somma di occurrence, severity e detectability
2 PER "DETECTABILITY" DI UN GUASTO (SI PENSI AL CALCOLO DEL
6 PRIORITY RISK NUMBER) SI INTENDE:
1 probabilità di accadimento stimata per il guasto
2 gravità degli effetti del guasto
3 facilità con cui il guasto può essere rilevato
4 rapidità di riparazione
2 LA FAULT TREE ANALYSIS (FTA) SI BASA SU:
7
1 legami logici fra tutti gli eventi che possono portare al guasto
2 scomposizione gerarchica di un'entità
3 un piano di manutenzione predefinito
4 assenza di criticità
2 LA TIPOLOGIA DI CONTROLLO NEL MODELLO DI GESTIONE A SCORTA A
8 INTERVALLO FISSO DI RIORDINO È:
1 continuo
2 discreto
3 variabile
4 misto
SI CONSIDERI UN PRODOTTO GESTITO A SCORTA SECONDO IL MODELLO A
INTERVALLO FISSO DI RIORDINO. LA DOMANDA DEL PRODOTTO È
2 DISTRIBUITA SECONDO UNA LEGGE NORMALE, L'INTERVALLO DI
9 EMISSIONE DELL'ORDINE È IE E IL LEAD TIME DI
APPROVVIGIONAMENTO È TR. LA SCORTA DI SICUREZZA È:
prodotto tra un parametro k (livello di servizio) e la deviazione standard della domanda
1 nell'intervallo IE
2 prodotto tra un parametro k (livello di servizio) e la varianza della domanda nell'intervallo IE
prodotto tra un parametro k (livello di servizio) e la deviazione standard della domanda
3 nell'intervallo IE+TR
prodotto tra un parametro k (livello di servizio) e la varianza della domanda nell'intervallo
4 IE+TR
3 IN GENERE, IN CASO DI FABBISOGNI IMPULSIVI VERSO I REPARTI A
0 MONTE, LA POLITICA DI GESTIONE DEI MATERIALI PIÙ OPPORTUNA È:
1 gestione a scorta
2 gestione a fabbisogno
3 riordino mediante lotto economico
4 mantenimento di elevate scorte di sicurezza
SI PUÒ AFFERMARE CHE L'OBIETTIVO ULTIMO
DELLA LOGISTICA È: massimizzare il livello di servizio al
1 cliente
ridurre il numero di varianti di
2 prodotto realizzate
3 incrementare il numero di fornitori
incrementare il numero di
4 componenti critici
CON IL TERMINE WIP (WORK IN PROGRESS/PROCESS) SI INTENDE:
2
1 lo stock di prodotto "in attesa" di lavorazione tra operazioni successive
2 il livello medio dello stock di prodotto finito
la quantità finita di parti, richiedenti tutte la stessa lavorazione, che viene messa in produzione
3 su una macchina
4 il tempo medio richiesto per il cambio di produzione tra un lotto ed il successivo
LA "PRODUZIONE DI PROCESSO" (CLASSIFICAZIONE A TRE ASSI
3 CARTESIANI) SI FOCALIZZA SU:
1 fase di fabbricazione
2 fase di assemblaggio
3 fase di distribuzione
4 fase di vendita
IL CONSUMATORE/ACQUIRENTE TIPICO HA UNA PROFONDA CONOSCENZA
DEL PRODOTTO E TENDE AD ESSERE MOLTO ESIGENTE NELLA SEGUENTE
4 FASE DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO:
1 introduzione
2 crescita
3 maturità
4 rivitalizzazione
IL PALLET FA IN GENERE RIFERIMENTO A:
5
1 Imballaggio primario
2 Imballaggio secondario
3 Imballaggio terziario
4 Imballaggio quaternario
IL MATERIALE DI COSTRUZIONE PIÙ DIFFUSO PER IL PALLET È:
6
1 acciaio
2 plastica
3 legno
SI CONSIDERINO LE SEGUENTI AFFERMAZIONI CIRCA L'IMPIEGO DI
"ATTREZZI PORTANTI" NELLE LINEE DI ASSEMBLAGGIO AUTOMATICO.
7 L'AFFERMAZIONE FALSA È:
1 l'attrezzo portante può contenere, oltre al pezzo collettore, anche altre parti del prodotto finito
2 l'attrezzo portante può contenere un solo pezzo collettore oppure più pezzi collettore
3 l'attrezzo portante può essere circolare con possibilità di movimento di rotazione
4 l'attrezzo portante può essere dimensionato in modo da creare un polmone di componenti
NELLA PROGETTAZIONE DI UNA LINEA FLESSIBILE DI ASSEMBLAGGIO
8 AUTOMATICO, PER "PRODOTTO CARATTERISTICO" SI INTENDE:
un prodotto (reale o fittizio) che presenta tutte le lavorazioni di tutti i prodotti appartenenti a
1 tutte le famiglia realizzate nello stabilimento (anche su più linee)
un prodotto (reale o fittizio) che presenta solo le lavorazioni comuni a tutti i prodotti della
2 famiglia a cui è dedicata la linea di assemblaggio
un prodotto (reale o fittizio) che presenta tutte le lavorazioni di tutti i prodotti della famiglia a
3 cui è dedicata la linea di assemblaggio
il prodotto, all'interno di quelli della famiglia a cui è dedicata la linea di assemblaggio, con il
4 maggior volume produttivo
I DUE ELEMENTI BASILARI CHE OGNI PROBLEMA DI LAYOUT DEVE
9 CONSIDERARE SONO:
1 prodotto e quantità
2 prodotto e qualità
3 quantità e qualità
4 qualità e flessibilità
1 I "DEPOSITI DI FABBRICA" SI DISTINGUONO IN:
0
1 magazzino materie prime; magazzino semilavorati; magazzino prodotto finiti
2 magazzino centrale; magazzino periferico; transit point
3 magazzino materie prime; magazzino semilavorati; magazzino periferico; transit point
4 magazzino centrale; magazzino prodotto finiti; transit point
1 L'INDICE DI ROTAZIONE DEL PRODOTTO I-ESIMO IN UN SISTEMA DI
1 STOCCAGGIO È CALCOLATO COME:
rapporto tra il flusso medio di UdC del prodotto i in uscita dal magazzino nel periodo di
1 riferimento e giacenza med