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L’UE
competenze rispetto agli Stati membri e rafforzato le proprie istituzioni.
ha competenze esclusive in ambiti come il mercato unico, politiche
monetarie, agricole e della pesca; competenze condivise su temi sociali,
ambientali, trasporti ed energia; e competenze di coordinamento in
macroeconomia, difesa, giustizia e cultura. dell’Unione Europea,
Le principali istituzioni includono il che
Consiglio
rappresenta i governi nazionali e coordina politiche; la Commissione Europea,
che propone e fa rispettare le leggi; il che adotta leggi e
Parlamento Europeo,
bilanci insieme al Consiglio; e la che garantisce uniformità
Corte di Giustizia,
nell’applicazione del diritto. Il formato dai capi di Stato,
Consiglio Europeo,
definisce le priorità politiche generali. La gestisce la
Banca Centrale Europea
politica monetaria, mentre la verifica l’efficienza nella gestione dei
Corte dei Conti
fondi. Completano il quadro il altre istituzioni e 32
Comitato delle Regioni,
agenzie settoriali, rendendo l’UE un sistema complesso e avanzato di governance
internazionale.
L'Europa, uno Stato regolatore
Il mercato unico dell’Unione Europea, istituito ufficialmente il 1° gennaio 1993,
mira a garantire il libero movimento di beni, servizi, persone e capitali tra gli
Stati membri. Tuttavia, alcune aree economiche restano regolate da mercati
nazionali. Esso implica sia la deregolamentazione (rimozione di barriere
fiscali, fisiche e tecniche) che la
ri-regolamentazione (armonizzazione delle norme, politiche di concorrenza e
ambientali). Il mercato unico prevede, ad esempio, armonizzazione fiscale
sulle accise, l’adozione del Trattato di Schengen per abbattere i controlli fisici
(non accettato da tutti gli Stati) e la
sentenza Cassis de Dijon del 1979 che facilita la libera circolazione di beni
conformi alle norme di uno Stato membro.
monetaria dell’UE è strettamente legata al
La politica economica e Trattato
(1993), che ha introdotto l’Unione Economica e Monetaria
di Maastricht
(UEM), l’euro (dal 1999) e criteri di convergenza, come deficit e debito
pubblico limitati. La Banca Centrale Europea (BCE) regola la politica
monetaria, mentre il Consiglio dei Ministri dell’Economia definisce linee guida
macroeconomiche. Non tutti gli Stati membri dell’UE partecipano
all’Eurozona: al 2023, solo 20 Stati hanno adottato l’euro. Il Patto di Stabilità
e Crescita (PSC), introdotto nel 1997 per limitare i deficit pubblici, si è
dimostrato insufficiente, come evidenziato dalla crisi economica del 2009, che
ha richiesto l’adozione di misure straordinarie, tra cui il Meccanismo Europeo
l’istituzione dell’unione
di Stabilità (2012), patti di austerità e bancaria.
L’UE adotta bilanci pluriennali, finanziando politiche di spesa come la PAC
(Politica Agricola Comune), la coesione economica e sociale per regioni
svantaggiate e la ricerca scientifica. Le politiche di spesa riflettono sia
principi di solidarietà (trasferimenti dai Paesi più ricchi a quelli più poveri) sia
accordi intergovernativi volti a compensare perdite economiche derivanti da
nuove politiche comuni. Cambiare tali politiche è complesso, poiché richiede
l’accordo unanime dei governi. L’Unione Europea, attraverso la
regolamentazione economica, sociale e ambientale, continua a lavorare per
un’integrazione economica più profonda.
Le politiche dell'Unione Europea
l sistema esecutivo dell'Unione Europea è composto da diverse istituzioni,
ciascuna con ruoli e funzioni distinti. Il Consiglio Europeo riunisce i capi di
governo degli Stati membri, che decidono sulle riforme dei trattati e
stabiliscono le priorità politiche. La Commissione Europea, dotata di un
monopolio formale sull'iniziativa legislativa, propone leggi e supervisiona
l'integrazione europea, pur essendo influenzata dalle politiche nazionali dei
suoi commissari, nominati dai governi degli Stati membri.
Il Presidente del Consiglio Europeo ha un mandato di 30 mesi, rinnovabile
una sola volta, e coordina i lavori del Consiglio, ma la sua posizione è spesso
subordinata alle priorità degli Stati membri più influenti. La presidenza a
rotazione degli Stati membri ha poteri limitati, in quanto le proposte legislative
provengono già dalla Commissione. La Commissione è fortemente orientata
verso l'integrazione europea e la regolamentazione del mercato unico, ma i
suoi commissari rappresentano anche gli interessi nazionali.
Il Parlamento Europeo, inizialmente con poteri limitati, ha acquisito maggiore
influenza grazie ai trattati di Maastricht (1992) e Amsterdam (1997), che gli
hanno attribuito pari poteri di co-decisione con il Consiglio su molte leggi. Le
leggi europee vengono proposte dalla Commissione e devono essere
approvate dal Parlamento e dal Consiglio, attraverso un processo di
negoziazione e conciliazione. La maggioranza qualificata è il sistema di voto
principale, ma in casi eccezionali è richiesto il voto unanime.
La Corte di Giustizia dell'Unione Europea, con sede a Lussemburgo,
garantisce che il diritto dell'Unione sia interpretato e applicato uniformemente.
Essa ha il potere di annullare leggi adottate da Consiglio e Parlamento se
contrarie ai trattati. Sebbene indipendente, la
Corte può essere influenzata dalle azioni dei governi nazionali, i quali possono
limitare i suoi poteri collettivamente. I Tribunali nazionali possono anche
sollevare questioni riguardanti i diritti umani e l'applicazione del diritto europeo.
Il "deficit democratico" è una critica ricorrente nel sistema dell'UE, poiché le
decisioni politiche e legislative sono spesso percepite come lontane dai
cittadini europei. Mentre i membri del Parlamento sono eletti direttamente, i
membri della Commissione e del Consiglio non sono sempre direttamente
responsabili davanti ai cittadini. Questo ha portato a una crescente domanda
di maggiore trasparenza e responsabilità, con l'idea che la democrazia
partecipativa potrebbe migliorare il funzionamento dell'Unione. La difficoltà di
informare correttamente i cittadini europei sulle decisioni politiche e
istituzionali è un ulteriore problema, evidenziando la mancanza di una vera e
propria opinione pubblica europea.
La Globalizzazione politica
Il dibattito sugli effetti della globalizzazione sugli stati sovrani è incentrato su
come questo fenomeno stia trasformando gli stati moderni in stati
postmoderni, con significativi cambiamenti in ambito politico, economico e
sociale, in particolare riguardo alla sovranità. La globalizzazione ha portato
alla creazione di stati postcoloniali deboli e fragili, dipendenti dalla comunità
internazionale, mentre gli stati in via di modernizzazione presentano
caratteristiche miste di statualità moderna, postmoderna e postcoloniale.
Esistono tre principali teorie sul rapporto tra globalizzazione e stato: (1) gli
stati stanno perdendo potere, (2) gli stati gestiscono la globalizzazione
ampliando il controllo sugli altri stati, e (3) gli stati acquisiscono nuove
certezze, ma perdono altre, risultando in una posizione intermedia. La
globalizzazione espande le relazioni sociali in vari ambiti, ma non è uniforme
in intensità e portata geografica, ed è sostenuta da governi, imprese e settori
della popolazione.
Nel contesto degli stati capitalisti avanzati, lo stato moderno nasce con la
Pace di Westfalia nel XVII secolo, consolidando il potere secolare e creando il
concetto di stato-nazione, che si fonda su una comunità di cittadini con diritti
politici, sociali ed economici. Tuttavia, con la globalizzazione, questi caratteri si
trasformano. L'economia globale è sempre più interconnessa, con un
commercio infra-aziendale che rappresenta una parte significativa
dell'economia mondiale, riducendo l'autosufficienza degli stati.
La crisi finanziaria del 2008 ha messo in evidenza l'interconnessione globale
dei mercati, ma non ha portato a una de-globalizzazione. Al contrario, ha
rafforzato il ruolo dello stato nella regolamentazione dell'economia, pur
evidenziando la necessità di cooperazione politica internazionale. Le iniziative
politiche promuovono forme di globalizzazione economica, come il mercato
unico e le liberalizzazioni, e la cooperazione tra stati è aumentata tramite
organizzazioni internazionali e forme di governance sovranazionale, come
l'Unione Europea.
Con la globalizzazione, il concetto di cittadinanza si espande, sostituendo la
cittadinanza nazionale con un'appartenenza postnazionale, basata sui diritti
umani universali. La globalizzazione, inoltre, erode in parte l'identità nazionale,
ma favorisce la nascita di nuove identità collettive, come l'"identità civica
occidentale", che si basa su valori condivisi di democrazia, diritti individuali e
tolleranza. Tuttavia, stanno emergendo anche identità
nazionaliste e locali in reazione alla globalizzazione, creando una pluralità di
identità collettive.
Il concetto di sovranità, che implica l'indipendenza costituzionale di uno stato,
è stato modificato dalla globalizzazione. In passato, la sovranità garantiva agli
stati il diritto di determinare autonomamente il proprio percorso, ma oggi la
cooperazione internazionale, soprattutto nell'Unione Europea, ha ridotto
questa autonomia. In Europa, ad esempio, le istituzioni sovranazionali hanno
acquisito poteri che una volta erano esclusivi degli stati membri, come nel
caso della Corte di Giustizia Europea. Nonostante ciò, gli stati conservano
teoricamente la facoltà di sottrarsi alla cooperazione internazionale.
La globalizzazione ha portato a una trasformazione degli stati moderni in stati
"postmoderni", un concetto applicato principalmente agli stati europei, mentre
per le grandi potenze mondiali il dibattito è meno acceso. Tuttavia, gli stati
postcoloniali non hanno mai conosciuto una vera e propria statualità moderna
e, dunque, non si sono evoluti in stati postmoderni.
Questi stati, che hanno ottenuto l'indipendenza durante la decolonizzazione,
sono caratterizzati da una fragilità politica ed economica, con economie poco
sviluppate e fortemente dipendenti dalle risorse naturali e dai mercati globali.
Gli stati postcoloniali si distinguono per un governo inefficiente, con strutture
politiche e amministrative deboli e corrotte. La sovranità, in questi paesi, è più
formale che sostanziale, poiché essi dipendono fortemente da aiuti esterni,
come quelli forniti dall'Assistenza Ufficiale allo Sviluppo. Questi stati, pur
godendo di indipendenza costituzionale, sono soggetti a i