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RISPOSTE APERTE e FUORI PANIERE
LEZIONE 2
Che cosa si intende per “analisi variazionista”?
L’analisi variazionista è una dimensione di indagine della sociolinguistica, è lo studio della lingua in
rapporto alla società che la usa. Si tratta delle prime ricerche di questo ramo di studio che
vertevano sulla correlazione tra le variabili linguistiche (fonetiche e morfosintattiche) rispetto alle variazioni
non linguistiche (età, sesso, gruppo sociale)
LEZIONE 3
Che cos’è il “code-switching”?
Il code-switching rappresenta il cambio di varietà di una lingua in una data conversazione. Ad esempio in
una conversazione in italiano, due interlocutori che stanno parlando in italiano standard, impreziosiscono il
discorso con termini o espressioni in italiano regionale. Questo “slittamento” viene detto code-switching.
LEZIONE 4
Che cos’è una norma?
La norma, in sociolinguistica, rappresenta un insieme di regole che stabiliscono la preferenza di certe forme
rispetto ad altre che hanno lo stesso potenziale funzionale. E’, per così dire, la standardizzazione di usi che
vengono applicati alla lingua. Dubois asserisce che la norma da un lato rappresenta l’insieme di prescrizioni
sui contenuti linguistici ammessi o respinti dalla lingua, ma dall’altro è un comportamento linguistico considerato
comune e consueto in una comunità. Muljačić, partendo da questa premessa, distingue fra il processo di
creazione di una norma, chiamato normazione e quello di estensione e di utilizzo della norma, detto
normalizzazione
Identificare la tipologia delle norme.
Colui che teoricamente ha presentato una tipologia delle norme è Dubois. Muljačić, partendo da questa
premessa, distingue fra il processo di creazione di una norma, chiamato normazione e quello di estensione e
di utilizzo della norma, detto normalizzazione
Le norme spontanee sono quelle norme naturali i cui processi di evoluzione potrebbero essere studiati in
diacronia. Le norme qualitative sarebbero imposte dall’alto e uno dei fattori determinanti sarebbe il
prestigio attribuitole da una comunità.
Il prestigio è significativo per quanto riguarda i meccanismi di formazione e consolidamento di una norma:
grazie al prestigio attribuitole da una comunità una varietà potrebbe trovare un consenso tacito all’interno
comunità stessa. Da un punto di vista teorico è possibile classificare le norme in base a una tipologia
qualitativa:
1. Norme prescrittive
2. Norme statistiche
3. Norme a priori
4. Norme a posteriori
5. Norme descrittive
6. Norme sociali
7. Norme esplicite
8. Norme dello scritto
9. Norme del parlato
10. Norme sociolinguistiche
11. 1) Norme prescrittive: si parte da una o più varietà della lingua (solitamente si tratta di varietà
letterarie), si eliminano gli elementi non formali che contrastano con le varietà di partenza, si
privilegia lo scritto al parlato e si propone una didattica basata sull’imitazione di un modello
“fondato sul prestigio di un unico gruppo sociale o su autorevoli pareri di una data epoca
(scrittori)”; 2) Norme statistiche: sono estrapolate da uno studio sulla base della frequenza e della
distribuzione delle variabili, si propone una valutazione di massima sugli usi del sistema linguistico;
3) Norme a priori: si ha una prescrizione linguistica laddove non si è ancora formato il consenso
sociale e si decide a priori il modello di lingua da imporre (un esempio significativo potrebbe essere
la storia dell’italiano parlato); 4) Norme a posteriori: si opera una scelta delle norme tra le varietà
linguistiche in base al consenso sociale e al prestigio linguistico;
5) Norme descrittive: si descrive la lingua in un determinato momento storico, culturale, sociale e
non si forniscono giudizi di valore sulle scelte
operate; per quanto concerne l’italiano, la grammatica descrittiva ha coinciso con quella
prescrittiva, privilegiando alcune varietà da imporre a scapito di altre; 6) Norme sociali: non sono
imposte a livello ufficiale ma si formano nel corso dell’evoluzione della lingua; nel momento in cui
le norme sociali sono assunte come modelli, divengono norme prescrittive;
7) Norme esplicite: all’emergere di fattori socioculturali di rilievo, si descrivono le norme sociali,
esplicitandole e con il passare del tempo, l’esplicitazione 4 norme coincide con la loro normatività;
8) Norme dello scritto: spesso coincidono con le varietà formali della lingua; 9) Norme del parlato:
nella lingua italiana l’aspetto normativo del parlato è praticamente assente e riguarda per lo più la
pronuncia; 10) Norme sociolinguistiche: si prendono come riferimento le regole che vincolano le
scelte linguistiche legate alla varietà di una comunità più o meno ristretta di parlanti.
Come interpreta Serianni il concetto di norma?
Serianni analizza la norma linguistica identificandola con la norma giuridica, avendo entrambe delle
analogie. In entrambi i casi si ha una disposizione condivisa da una comunità, la cui violazione fa scattare
una sanzione. Come la norma giuridica riguarda l’azione esterna del soggetto, senza interferire sui
suoi processi psichici, così la norma linguistica non si applica al modo in cui il linguaggio è organizzato nella
nostra mente. Essa è spontanea in ogni parlante madrelingua, a parte quando la lingua viene utilizzata in
quei contesti formaliin cui diventa decisivo non solo che cosa diciamo, ma come lo diciamo.
Infine, secondo Serianni, come la norma giuridica si fonda su fonti di diritto, anche la norma linguistica si
fonda su fonti, puntuali e diffuse. Esse da un lato sono costituite da strumenti su cui si fonda la competenza
linguistica, quali grammatiche e dizionari, dall’altro dall’uso della lingua che i parlanti ne fanno.È in questo
ultimo carattere della norma linguistica che si fonda una differenza sostanziale tra essa e la norma giuridica,
e cioè che la norma linguistica è molto più volatile di quella giuridica perché, attraverso l’uso che i parlanti
fanno della propria lingua, essa può cambiare.
LEZIONE 6
Quali sono le dimensioni di variazione nella lingua?
Le varietà di una lingua sono un insieme solidale di variabili e di variantisociolinguistiche.
Le dimensioni di variazione della lingua sono:
dimensione diacronica: si riferisce al cambiamento della lingua nel tempo; dimensione diatopica. Si
riferisce al cambiamento della lingua nello spazio; dimensione diastratica. Si riferisce alla lingua in
relazione al gruppo sociale;
dimensione diafasica. Si riferisce alla lingua in relazione al suo contesto(registro, sottocodici);
dimensione diamesica. Si riferisce al canale della comunicazione (scritto, parlato. Si è diffuso anche un
altro canale, quello chiamato trasmesso ).
Che cosa si intende per repertorio?
Il repertorio è l’insieme delle varietà e delle lingue di un parlante, comprende le diverse dimensioni di
varietà della lingua, i registri e le varietà substandardizzate in base ai contesti socioculturali in cui vengono
utilizzati. Gliindividui di strati sociali inferiori utilizzano varietà substandard, usate in modo ludico-scherzoso
dagli individui di strato più alto. Le varietà linguistiche che dipendono dalla situazione comunicativa si
chiamano registri.
LEZIONE 9
Descrivere l’esperanto
L’esperanto è una lingua a posteriori mista a derivazione in parte schematica e in parte naturalistica. E’
stata fondata nel 1887 dal polacco Zamenhof e codificata nel 1905 con la pubblicazione del Fundamento de
Esperanto dove vengono presentate le 16 regole principali della lingua. Lo scopo dell’esperanto è la
regolarità e il fatto che fosse possibile da interpretare rispetto a lingue molto diverse. Infatti, uno dei
vantaggi dell’esperanto è rappresentato dal lessico: si possono riconoscere elementi familiari a numerose
lingue naturali. Oggi l’esperanto conta 15 milioni di parlanti in tutto il mondo e viene anche insegnato a
livello universitario (come a Torino).
Illustrare le specificità delle lingue pianificate
Le lingue pianificate rappresentano un uso particolare della pianificazione linguistica e vengono dette
anche lingue artificiali o ausiliari. Esse sono il frutto di una ingegneria linguistica, nel senso che non
nascono per glottogenesi, così come nascono le lingue naturali. Esse si dividono in due gruppi: - le
lingue a
priori, a radice artificiale, basate su categorie filosofiche fisse e schematiche che sono impossibili da
parlare; - le lingue a posteriori, a radice naturale, che si dividono a loro volta in (1) lingue minimali, cioè
naturali semplificate vive (basicenglish) o morte (latino sineflexione XX secolo). (2) lingue miste a
derivazione schematica (volapük) o a derivazione schematica e naturalistica (esperanto).
Che cosa si intende per pianificazione linguistica?
La pianificazione linguistica è la messa in atto della politica linguistica; è l’insieme delle attività e delle
iniziative realizzate da un governo e dai suoi organi. Lo scopo della pianificazione linguistica è stabilire quale
lingua o varietà di lingua debba essere adottata da una comunità, soprattutto per quanto riguarda le sfere
ufficiali. Essa è essenziale soprattutto nelle società bilingui e quando un codice ha il ruolo di lingua
dominante. È stata studiata da Crystal nel 1987 e può riguardare il corpus e lo status di una lingua. La
pianificazione del corpus riguarda la struttura della lingua, a livello di grammatica, pronuncia, spelling e
lessico. Per l’italiano nel 1582 venne fondata l’Accademia dellaCrusca.
LEZIONE 10
Quali sono le caratteristiche del romanès?
Il romanès è la lingua delle popolazioni rom ed è una lingua di minoranza. Non ha un’uniformità
linguistica reale poiché ha accolto un significativo numero di tratti linguistici dei paesi attraversati
durante la lunga diaspora in India occidentale, tanto da dare origine a diverse varietà di romanès, detti
“dialettizingari”. Sono diversi i tentativi di individuare un forma linguistica standard ma con molte difficoltà,
anche perché non è una lingua scritta e i parlanti ne hanno scarsa consapevolezza formale. Il romanès è
una lingua agglutinante flessiva eappartiene alla famiglia indoeuropea del ramo indoario (centrale).
Che cos’è una lingua minoritaria?
La lingua minoritaria è quella lingua parlata da una comunità linguistica come lingua madre all’interno di un
territorio nel quale la maggioranza della popolazione ha un’altra lingua madre. Il concetto di
minoranza/maggioranza è relativo