Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il DNA mitocondriale (mDNA) rientra direttamente nella produzione di energia grazie ai mitocondri (vedi ciclo di Krebs). L’mDNA è più resistente 16
rispetto a quello nucleare, nei mitocondri avviene la sintesi di ATP. L’mDNA si è evoluto dai batteri per endosimbiosi. Esistono alcuni casi in cui il
dna nucleare non può essere estratto ed analizzato soprattuttoin presenza di prove biologiche molto degradate. In questi casi si deve ricorrere
all’ausilio del mDNA. Essendo ereditato dalla madre ogni individuo entro una determinata linea materna avrà lo stesso mDNA della propria
madre. Questo si rivela molto importante qualora l’unico profilo genetico a disposizione sia di tipo parentale. Nelle indagini forensi il potere
discriminatorio del mDNA deriva dalla presenza di due regioni ipervariabili HVR1 ed HVR2. Dapprima bisogna sequenziare queste regioni nei
campioni sottoposti ad esame e successivamente si confrontano i risultati con una sequenza standard di riferimento detta SEQUENZA DI
ANDERSON. Se le differenze tra i campioni in esame e la sequenza di riferimento sono simili, allora vi è correlazione genetica tra essi.
• Quali sono le FASI di ANALISI del DNA in ambito forense
Le fasi dell’analisi del DNA sono le seguenti: 1. Rimozione di contaminanti esogeni, inorganici, organici naturali o di sintesi o biologici; 2. Pre-
trattamento e diluizione inziale; 3. Rottura della membrana cellulare. Rimozione dellle proteine cellulari ed extracellulari tramite idrolisi e/o
denaturazione; 5. Separazione del DNA puro. Si tratta di un processo fondamentale in ambito forense infatti Con l'introduzione delle; Legge del 7
dicembre 2000, n° 397, inerente la disposizione in materia di indagini difensive (c.d. giusto processo, anche la difesa può avvalersi; dell'ausilio di
Laboratori specializzati privati per condurre attivamente tali accertamenti, alla pari della parte inquirente).
• Le CIRCOSTANZE AGGRAVANTI ed ATTENUANTI: il peso della PROVA del DNA
Le circostanze nel diritto penale possono essere identificate come elementi accidentali, che non sono indispensabili per la configurazione del reato,
ma la cui presenza comporta una modificazione della pena. Esse si distinguono in attenuanti quandola loro presenza determina una pena minore ed
aggravanti quando, invece, determinano una maggiore gravità del reato. Per quanto riguarda l’analisi del DNA oggi questo ha assunto nell’attività
investigativa un ruolo determinante. Nei vari reati si possono confrontare le prove rinvenute nel luogo in cui è stato commesso, vale a dire che è
l’impronta
possibile confrontare le varie impronte genetiche del sospettato con genetica ottenuta dalle tracce del materiale biologico (saliva, capelli,
sperma etc.). L’analisi del DNA per fini forensi è diventato uno dei metodi di identificazione più frequentemente usati dai tribunali per risolvere
Ad oggi, la valutazione del profilo genetico viene svolta con kit che hanno un minimo di 17 marcatori. Con questi, se il profilo
diversi tipi di reati.
genetico che deriva dall’analisi tecnica è privo di anomalie o fattori critici, è possibile identificare il profilo genetico ed anche calcolare il “grado di
unicità del profilo genetico all’interno della popolazione. Con i kit analitici oggi comunemente utilizzati – quelli a 17 marcatori – si è in grado di
stimare l’unicità del profilo e, i calcoli biostatistici, consentono di arrivare a numeri ben oltre il miliardo. In termini agevoli, ciò significa che il 17
profilo genetico riscontrato dall’analisi è “unico”, ovvero la probabilità casuale di trovare un soggetto con questo stesso profilo genetico (che
non sia il donatore della traccia) è di 1 su svariati miliardi.
• L’APLOTIPO del CROMOSOMA Y in ambito forense
L’aplotipo del cromosoma Y (Y-STR) è un test genetico che serve ad identificareil corredo genetico di un individuo di sesso maschile, utilizzato nei
casi di violenza sessuale, per la determinazione dell’eredità patrilineare e per la ricostruzione di linee parentali paterne. Si utilizza anche negli studi
dell’evoluzione e della migrazione umana e nelle identifica una serie di alleli (linkage disequilibrium)
r i c e r c h e g e n e a l o g i c h e i l t e r m i n e A P L O T I P O
associati tra loro. Questa disposizione allelica permette di seguire il loro andamento nel corso delle generazioni in quanto, essendo in linkage, non
ricombinano e vengono necessariamente ereditati insieme. Nei casi di violenza sessuale, l’indagine sui marcatori Y-STR è fondamentale per
discriminare il genotipo maschile da quello femminile nei campioni misti, prelevati dal corpo delle vittime. L’analisi dell’aplotipo Y trova riscontro
nelle indagini di paternità, in cui il profilo del presunto padre viene messo a confronto con quello del figlio e della madre: in questo caso il figlio
dovrà avere metà del corredo genetico della madre e metà del padre. I risultati possibili sono due: Attribuzione di paternità o esclusione di
paternità. La probabilità di paternità dipende dalla frequenza degli alleli paterni nella popolazione di riferimento. Attualmente la determinazione
del profilo genetico si basa sull’utilizzo di un numero di loci STRs sufficienti ad ottenere una probabilità di paternità superiore al 99.999% !
• Esistono due individui con DNA IDENTICO
La possibilità che due persone abbiano lo stesso DNA esiste nella teoria, tuttavia nella realtà è praticamente impossibile che si verifichi questo
evento. Vediamo perché. Il DNA è formato da tre elementi basilari: acido fosforico, desossiribosio e basi azotate (adenina, guanina, timina e
citosina). Le basi legate tra loro compongono dei filamenti antiparalleli che vanno a formare una catena costituita da circa 3 miliardi di coppie di
basi uguali a due a due. Considerando il numero totale delle coppie di elementi la probabilità di avere due DNA identici è pari ad 1 su 46 miliardi.
Questa probabilità aumenta lievemente tenendo in considerazione che solo lo 0.1% di tutte le regioni del DNA è diverso da un individuo all’altro
cosicchè la probabilità finale sarà di 1 su 46 milioni un numero praticamente prossimo allo zero. DNA molto simili sono quelli tra gemelli omozigoti 18
(o monovulari), i quali presentano la stessa sequenza genetica. Nonostante ciò essa funziona diversamente e varia a seconda dei fattori
epigenetici, ovvero geni che vengono attivati o disattivati nel corso della vita, in base all’ambiente, alle abitudini e alle emozioni provate da
ciascuno deu due individui. Ne consegue che , anche nel caso dei gemelli, il DNA non è mai praticamente identico.
• INTERPRETAZIONE ELETTROFEROGRAMMI
Il metodo fu messo a punto da Senger nel XIX secolo. Si adoperano marcatori fluorescenti di 4 colori diversi che si legano ai nucleotidi delle base
azotate. Si chiama metodo dell’interruzione della catena. Il profilo genetico di un determinato campione biologico è raffigurato da un
elettroferogramma che rappresenta una raccolta di i che caratterizzano ogni locus investigato. Nella
pic chi ele ttr o fore tici co rr isp on de nti al ge no tipo
tecnica del finger printing i picchi vengono tramutati in un formato numerico. La sequenza che si ottiene è quella complementare a quella
ricercata. Sono state sviluppate delle linee guida per l’interpretazione dei profili genetici ottenuti. Riassumiamole: - assicurarsi di disporre di una
buona matrice con cui analizzare i campioni in modo da evitare la comparsa di picchi di un determinato locus anche nei colori diversi da quello del
fluorocromo con cui risulta marcato, ogni locus deve presentare almeno due picchi in un profilo non misto; -stabilire un valore minimo per
l’altezza dei picchi da considerare alleli, cosicchè tutti i picchi al di sotto di tale valore verranno considerati quale rumore di fondo; - gli alleli del
campione non devono differire in tagli di più di 0.5 bp dal corrispondente allele contenuto nel ladder, in modo da non essere considerati come OL
(off-ladder); -l’elettroferogramma deve mostrare picchi bilanciati, cioè di altezza comparabile (si calcola il rapporto tra l’altezza dell’allele più
corto e quello più lungo); -calcolare la percentuale massima di stutter prodotti ad ogni locus tramite il rapporto tra l’area dello stesso stutter e
l’area del relatico allele (è necessario considerare una soglia minima del 15%. Nonostante queste linee guida l’interpretazione
dell’elettroferogramma resta molto complessa. Se l’operatore evidenzia anche dei minimi dubbi in merito alla lettura ed interpretazione dei
risultati è necessario procedere ad una seconda analisi: potrebbe essere sufficiente sottoporre un’altra quantità di campione ad elettroforesi
capillare oppure ricominciare dalle fasi precedenti. 19
• COME SI IMPOSTA UNA RELAZIONE TECNICA in ambito genetico
La relazione tecnica è un elaborato mediante il quale il biologo forense incaricato dell’accertamento scientifico, rende noto il lavoro svolto. Al suo
interno vi è: -la descrizione dell’incarico affidato al biologo forense si specificano gli accertamenti richiesti specificando anche su quali reperti
effettuarli); -l’elenco dei reperti oggetto dell’analisi tecnico-biologica con indicazioni circa la gestione della catena di custodia; - la descrizione
dell’sipezione dei reperti con la descrizione delle caratteristiche morfologiche e strutturali delle tracce analizzate; - l’elenco delle analisi effettuate
per l’eventuale identificazione della natura biologica delle tracce in esame e per la tipizzazione dei polimorfismi STRs del DNA nucleare; - i risultati
dell’analisi con la loro relativa lettura ed interpretazione; -considerazioni sugli esiti ottenuti; -eventuale fascicolo fotografico; -i riferimenti
bibliografici. Occorre sottolineare che il biologo forense non viene chiamato ad effettuare le ricerche in prima persona ma deve valutare il lavoro
svolto da altri commentando ed esprimendo il proprio parere. Egli fornirà un elaborato contenente: - descrizione incarico; -considerazioni e
discussioni sul lavoro svolto; -eventuali analisi biostatistiche dei risultati; -considerazioni conclusive; -riferimenti bibliografici. La lettura
effettuata dal biologo forense servirà a minimizzare un approccio soggettivo alla interpretazione dei dati. La relazione tecnica prodotta dal biologo
forense rappresenta una fonte di prova che acquisisce valenza probatoria sia nel procedimento penale che civile solo ed unicamente durante
l’escussione testimoniale del testimone esperto 8cross-examination), inoltre, è interessante ricordare che l’indagine genetica deve essere inserita
in un contesto investigativo e non possono sostituirsi ad esso. E’ fondamentale la contestualizzazione delle tracce esaminate. Ed ancora, il
repertamento, ma soprattutto la cons