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Estratto del documento

Quando, nell’ambito del diritto internazionale, si parla di codificazione, si intende il processo attraverso il quale

si ricostruisce il contenuto delle norme generali quali principi e consuetudini già esistenti per poi trascriverli in

modo più preciso e sistematizzato in un trattato per garantire maggiore chiarezza e certezza del diritto.

Importante in termini di codificazione è il ruolo della Commissione di diritto internazionale creato nel 1947, è un

organo sussidiario permanente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, composto da 34 giuristi indicati

dagli Stati membri. gli studi della Commissione vengono poi adottati in via definitiva diventando Progetti di

articoli o di convenzioni. Su tali progetti gli Stati si confrontano e negoziano al fine di stipulare eventualmente un

trattato, esempio è la Convenzione di Vienna del 1969 In altri casi, invece, i Progetti della Commissione restano

studi di alto valore scientifico ai quali, però, gli Stati non intendono attribuire valore giuridicamente vincolante.

La codificazione del diritto internazionale è l’occasione per la formazione di progetti di convenzioni su materie

non ancora disciplinate dal diritto internazionale. Tutti gli Stati sono vincolati dalle norme generali oggetto di

codificazione, inclusi gli Stati che non sono parti all’accordo di codificazione, che restano vincolati in quanto

norme generali già in precedenza vigenti per tutti.

Quali criteri si applicano per risolvere le antinomie tra norme di diritto

internazionale?

In merito al tema delle antinomie normative, nel diritto internazionale non esiste una gerarchia tra le norme

generali e quelle particolari dato il loro diverso modo di formazione. Non vi è un rapporto di sovra- ordinazione,

infatti, le norme sono autonome, equivalenti e simmetriche. In caso di antinomia, si applicano due criteri, quello

temporale cioè della successione delle norme nel tempo per cui la norma successiva deroga quella precedente, e

quello di specialità che riguarda il contenute della norma secondo cui la norma speciale prevale su quella

generale. Però può anche verificarsi il caso che una norma generale prevalga su quella particolare o che una

norma generale successiva modifichi o abroghi una norma convenzionale.

Nonostante la validità dei due criteri esposti l’art. 38 dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia fa

riferimento al criterio di specialità, infatti la Corte Internazionale di Giustizia nel risolvere le controversie dovrà

applicare quella con contenuto più specifico.

Cosa si intende per asimmetrie normative?

In merito al tema delle antinomie normative, nel diritto internazionale non esiste una gerarchia tra le norme

generali e quelle particolari e vanno applicate in base al criterio temporale e quello di specialità. Ma si possono

riscontrare delle situazioni particolari come quelle delle asimmetrie normative cioè la presenza,

nell’ordinamento, di alcune norme con caratteristiche giuridiche o interpretazioni delle Corti internazionali che

impediscono l’applicazione del criterio di specialità. Esempi di queste norme sono norme di jus cogens cioè

quelle norme generali inderogabili dalle norme convenzionali, come le norme da cui scaturiscono obblighi

collettivi ,le norme che se violate causano allo Stato una responsabilità aggravata e non ordinaria da atto

internazionalmente illecito; alcune norme convenzionali a tutela dei diritti umani che sono interpretate in modo

peculiare dalle Corti internazionali al fine di garantirne la prevalenza su altre norme convenzionali del diritto

internazionale; e infine l’art. 103 della Carta dell’ONU sancisce la prevalenza degli obblighi derivanti dallo Statuto

rispetto a qualsiasi accordo internazionale. alla luce di quanto esposto, infatti, una parte della dottrina parla di

una «gerarchia informale.

Qual'era la problematica oggetto del caso Kadi? A quali conclusioni è giunta la Corte

di Giustizia dell'Unione europea?

in merito all’interazione tra norme internazionali e la loro applicabilità, il caso Kadi è l’esempio di come la Corte

di Giustizia metta in atto un’integrazione sistemica tra il sistema dell’Unione e l’ordinamento giuridico

internazionale. Nello specifico, il caso Kadi riguardava il congelamento dei beni di un cittadino saudita e della sua

società di diritto svedese a seguito dell’inserimento nella blacklist dal Comitato per le sanzioni, L’Unione

europea, di conseguenza aveva fatto lo stesso inserendo con proprio regolamento kadi nella blacklist europea.

Kadi aveva impugnato il Regolamento dell’Unione per violazione del diritto alla difesa e per la mancanza di tutela

giurisdizionale effettiva, infatti, l’inserimento era avvenuto senza contraddittorio e sulla base di motivi indicati

dal Comitato per le sanzioni in modo sintetico e generico. Alla fine con la sentenza del 18 luglio 2013 la Corte di

Giustizia, ha accolto l’impugnazione di Kadi affermando che i diritti fondamentali dell’individuo meritano sempre

una tutela effettiva, anche se in contrasto con gli obblighi gravanti sugli Stati membri dell’Unione ai sensi dell’art.

103 della Carta. Per cui secondo la Corte, neanche la gravità della minaccia del terrorismo internazionale può

giustificare una minaccia ai diritti fondamentali della persona quali in questo caso adeguate garanzie procedurali

e probatorie per l’individuo.

Qual'era la problematica oggetto del caso Al-Jedda? A quali conclusioni è giunta la

Corte di Strasburgo?

in merito all’interazione tra norme internazionali e la loro applicabilità, emblematico è il caso Al-Jedda, che

riguardava un cittadino irakeno detenuto da tre anni in una prigione in Iraq gestita dalle forze armate

britanniche senza che venisse formulato nei suoi confronti un capo di imputazione e gli fossero indicate le prove

a suo carico. Al-Jedda richiamava la violazione dell’art. 5, par. 1, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo

ma la Gran Bretagna sosteneva che la privazione della libertà di un individuo ritenuto pericoloso anche se

effettuata in modo arbitrario era giustificata dal garantire la sicurezza in Iraq come imposto dalla Risoluzione

1546 del Consiglio di Sicurezza del 2004. La Corte di Strasburgo accolse il ricorso di Al-Jedda affermando che che

il Consiglio di Sicurezza non imponeva agli Stati membri dell’ONU di violare i diritti fondamentali dell’individuo in

favore di qualsiasi altra esigenza e quindi non riconobbe la supremazia della Risoluzione 1546 sulla Convenzione

europea dei diritti dell’uomo.

Cosa si intende per norme generali di ius cogens? Cosa stabilisce a riguardo la

Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati del 1969?

Le norme generali di ius cogens, nel diritto internazionale sono norme imperative, che tutelano valori essenziali

per la società degli Stati, e che non possono essere derogate a pena di nullità da altre norme generali o

particolari per cui si trovano in una posizione gerarchica superiore rispetto a queste. Nonostante questa

premessa queste norme non costituiscono una categoria di norme autonome ma rientrano tra quelle generali. In

caso di contrasto tra norme di ius cogens si utilizzano i criteri usati per la risoluzione delle antinomie normative.

La dottrina, e anche la Corte di Strasburgo definiscono le norme di ius cogens come norme di «ordine pubblico

internazionale. Le norme di jus cogens sono disciplinate dagli artt. 53, 64 e 71 della Convenzione di Vienna sul

diritto dei trattati del 1969: Articolo 53,sancisce la nullità di qualsiasi trattato che, al momento della sua

conclusione, è in conflitto con una norma imperativa del diritto internazionale generale cioè quella accettata e

riconosciuta dalla comunità internazionale degli Stati inderogabile e che può essere modificata soltanto da

un’altra norma del diritto internazionale generale avente lo stesso carattere. Articolo 64, stabilisce la nullità

del trattato in contrasto con lo ius cogens anche quando il contrasto sia sopravvenuto. L’articolo 71 disciplina le

conseguenze della nullità determinata dal contrasto con la norma imperativa. Innanzitutto, gli Stati sono tenuti

ad eliminare, le conseguenze dell’applicazione delle norme nulle e di conformare i rapporti tra gli Stati allo ius

cogens. In caso di invalidità sopravvenuta, però, la nullità non ha effetto retroattivo e sono fatti salvi i diritti, gli

obblighi e le situazioni giuridiche derivanti dall’esecuzione del trattato prima che sopravvenisse la nullità, però

solo se non contrastano con la norma imperativa sopravvenuta.

Descrivere le caratteristiche della categoria degli obblighi collettivi e le conseguenze

del loro inadempimento

Gli obblighi collettivi contenuti sia in norme generali che convenzionali a differenza di quelli bilaterali non sono

dovuti nei confronti di uno Stato, ma se l’obbligo scaturisce da una norma generale sono dovuti nei confronti di

tutta la società internazionale, se l’obbligo scaturisce da una norma convenzionale sono dovuti nei confronti di

tutti gli Stati parte ad un trattato. Essi sono esigibili, da tutti gli Stati della stessa Comunità internazionale; infatti,

ciascuno Stato non agisce per conto dello Stato leso ma dell’intera società internazionale o di quelli parte di un

trattato. Esempi di obblighi collettivi sono i divieti di aggressione, o uso della forza, il dovere di tutelare i diritti

umani fondamentali etc. per cui si può affermare che tali obblighi sono posti a tutela di valori considerati

importanti ed essenziali dalla società internazionale o del trattato. Essendo l’obbligo collettivo un obbligo

indivisibile in caso di una sua violazione qualunque stato, anche non quello leso, può richiedere la responsabilità

internazionale dello stato che ha commesso la violazione e

questo si verifica secondo l’art.48 in due casi quando l’obbligo violato è dovuto verso un gruppo di Stati fondato

su una norma convenzionale e quando l’obbligo violato è dovuto verso la società internazionale fondato su una

norma generale.

Le Risoluzioni contenenti le Dichiarazioni di principi possono avere un effetto diretto

sulla formazione delle norme internazionali?

Le Risoluzioni dell’Assemblea Generale sono atti che contengono raccomandazioni rivolte agli altri organi

dell’ONU o agli Stati membri ma non vincolanti dal punto di vista giuridico,. Tra queste vi sono le Dichiarazioni di

principi aventi ad oggetto valori, situazioni, interessi e questioni di particolare rilievo per la società

internazionale. Tra le più importanti Dichiarazioni di principi ci sono: -la Dichiarazione universale dei diritti

dell’uomo, la Carta dei diritti e doveri economici degli Stati, la Dichiarazione sul progresso e lo sviluppo sociale; -

la

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A.A. 2023-2024
91 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/13 Diritto internazionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher JonnyCampus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Ranaldi Valentina.