I CONDANNATI SONO DESTINATARI DI UN TRATTAMENTO
rieducativo. Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento
rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reinserimento sociale
degli stessi. Il
Criminologia aperte
trattamento é attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche
condizioni dei soggetti. Il trattamento rieducativo dei condannati e degli internati è diretto, inoltre, a
promuovere un processo di modificazione delle condizioni e degli atteggiamenti personali, nonché
delle relazioni familiari e sociali che sono di ostacolo a una costruttiva partecipazione sociale
I DETENUTI " PROTETTI" Sono quei detenuti che rientrano sotto l’ ala protettiva di un altro
detenuto considerato come intoccabile o per la posizione economica che detiene o per i suoi
trascorsi criminali. Essi molte volte, in virtù di questa qualità, si rendono protagonisti di atti di
prevaricazione nei confronti di soggetti più deboli i quali non reagiscono per timore di ritorsioni da
parte del detenuto che offre la sua protezione.??????? La sottocultura carceraria inserisce gli autori
di alcuni reati all’ interno di categorie come ad esempio quella degli infami e pertanto si richiede,
per esigenze di tutela dell’ ordine e della sicurezza, la loro allocazione in una stessa sezione e
“protetti”.
saranno perciò considerati Per detenuto protetto si potrebbero intendere quelle categorie
di detenuti ( es. i pedofili, i poliziotti incappati in reati, gli stupratori ecc ) che sono invisi alla
restante popolazione carceraria che li considera infami e perciò meritevoli di punizioni e soprusi.
Per evitare tali inconvenienti che potrebbero portare a situazioni spiacevoli e pericolose come atti di
violenza o di prevaricazione, i soggetti appena indicati vengono assegnati in apposite sezioni e
pertanto vengono considerati detenuti “protetti”.
I LOCALI DI SOGGIORNO E PERNOTTAMENTO
Previsti dall’ art 6 della legge 354 del 1975. I locali nei quali si svolge la vita dei detenuti e degli
internati devono essere di ampiezza sufficiente, illuminati con luce naturale e artificiale in modo da
permettere il lavoro e la lettura; aerati, riscaldati ove le condizioni climatiche lo esigono, e dotati di
servizi igienici riservati, decenti e di tipo razionale. I detti locali devono essere tenuti in buono stato
di conservazione e di pulizia. I locali destinati al pernottamento consistono in camere dotate di uno
o più posti. Particolare cura è impiegata nella scelta di quei soggetti che sono collocati in camere a
più posti. Agli imputati deve essere garantito il pernottamento in camere ad un posto a meno che la
situazione particolare dell’istituto non lo consenta. Ciascun detenuto e internato dispone di adeguato
corredo per il proprio letto.
I TRATTI CARATTERISTICI DEL BORDERLINE COGNITIVO
Il termine borderline significa letteralmente linea di confine, quindi indica un individuo che si pone
a cavallo tra la normalità e la patologia. Un borderline cognitivo è un individuo la cui intelligenza è
ai limiti inferiori della norma. In psichiatria la personalità borderline è propria di quelle persone che
agiscono con impulsività, con difficoltà ad organizzare coerentemente il proprio pensiero e stati
emozionali caratterizzati da significativi sbalzi che vanno da stati depressivi a euforia, con forte
paura dell’abbandono
IL " BUON ANDAMENTO " IN AMBITO PENITENZIARIO dell’
È il presupposto fondamentale per garantire il raggiungimento delle finalità tipiche istituzione
carceraria ed è garantito dalle figure delle aree penitenziarie che interagiscono al riguardo.
IL "DOPPIO BINARIO" DELLE REGOLE CARCERARIE E PENITENZIARIE
I detenuti spesso si ritrovano a dover affrontare un sistema a doppio binario in cui convivono le
regole dell'istituzione e quelle della sottocultura carceraria. Spesso i neo detenuti devono affrontare
difficoltà quotidiane provocate dai loro compagni di carcerazione o addirittura dai rappresentanti
delle istituzioni
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IL CARCERE COME LUOGO E LA SENSAZIONE DI UN DISASTRO ESISTENZIALE
Il carcere viene vissuto come luogo in cui il pensiero dell'individuo che viene arrestato o che resta
in carcere è condizionato e per certi versi alterato dal contesto; l’ idea che si sviluppa del carcere è
condizionata dai racconti fantasiosi di altri soggetti, da leggende metropolitane che inevitabilmente
portano a sviluppare l’ equazione carcere uguale disgrazia. Lo spazio della detenzione e il relativo
tempo risentono dunque di questa informazione ricevuta all'interno di un ambiente determinato.
Sono queste le forme di cultura piuttosto particolari che condizionano il pensiero e l'agire umano.
Tutto ciò non fa altro che alimentare la sensazione di un disastro esistenziale rendendo
particolarmente difficile la rieducazione ai fini di una migliore risocializzazione.
IL CARCERE E' UNA FORMAZIONE SOCIALE LA CUI FUNZIONE SOCIALE E'
quella di rieducare il detenuto ai fini di un suo reinserimento nella vita sociale
ribadito dall’ L'ART 1
IL DIRITTO DEI DETENUTI AL LORO NOME È C 4 DELLA LEGGE
354 1975, il quale afferma che I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome. Si
tratta di un diritto che era stato sancito già dal codice civile del 1942 che all’ art 6 statuiva che ogni
persona ha diritto al nome che le è per legge attribuito. Nel nome si comprendono il prenome e il
cognome. Non sono ammessi cambiamenti, aggiunte o rettifiche al nome, se non nei casi e con le
formalità dalla legge indicati. Questo diritto viene finalmente riconosciuto dopo che per molti anni i
detenuti, come prevedeva il regolamento del 1931, venivano chiamati per numero di matricola, cosa
alquanto mortificante e degradante per la personalità di ognuno.
IL PASSAGGIO DAI LUOGHI DI ESPIAZIONE/NEUTRALIZZAZIONE A QUELLI DI
RIEDUCAZIONE/TUTELA DELLE SIGENZE CAUTELARI EVOCA
Il passaggio dal sistema penitenziario del passato a quello moderno.
IL POTERE DISCIPLINARE NEI SERVIZI D'ISTITUTO NON E' AMMESSO IN VIRTU' DI
QUALE PRINCIPIO
Nessun detenuto o internato può avere, nei servizi dell'istituto, mansioni che importino un potere
disciplinare o consentano la acquisizione di una posizione di preminenza sugli altri. Tale potere
disciplinare non è ammesso in virtù del principio di uguaglianza tra detenuti, per evitare
malcontenti tra la popolazione carceraria. dall’
IL PRINCIPIO DI LEGALITÀ È previsto art 25 Cost., artt 1 e 199 cp e afferma che sia il fatto
che costituisce reato sia la sanzione che si ricollega alla sua commissione devono essere
espressamente previsti dalla legge
IL RAPPORTO MADRE FIGLIO E LE POSSIBILI DEGENEAZIONI
Il rapporto madre figlio nella normalità dei casi è un rapporto che porta la donna e riconoscersi
innanzitutto come madre, pronta ad annullarsi in esso e per esso. Però non è sufficiente il millantato
istinto materno, è necessario che la donna si senta un individuo amato e apprezzato per se stessa.
Alcuni squilibri affettivi derivano dal passato e dall’ infanzia delle persone. Un bambino che non
vede accolta la sua esuberanza, la sua passione, la sua aggressività, il suo modo di essere, vive una
non vita dove il malcontento, l’insoddisfazione, non riescono ad esprimersi, divengono rancore,
odio, ma dissociati da una personalità che si manifesta apparentemente come docile, benevola, ma
in cui i sentimenti sono aridi, vissuti come semplice convenzione sociale. Una donna che vive in tal
modo cerca nel ruolo sociale di madre l’accettazione che non ha ricevuto in precedenza, ma non
riesce a vivere il suo agire di madre come qualcosa di realmente suo. E così dinnanzi a situazioni
emotivamente dilaganti può accadere che esploda e che il suo odio diventi assassino.
IL REATO Per reato si intende un fatto umano tipico, cioè conforme a una fattispecie penale
incriminatrice, antigiuridico e colpevole, al quale si ricollega una sanzione penale. I reati si
distinguono in delitti e contravvenzioni a seconda del tipo di pena per essi stabilita.
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IL REATO IMPOSSIBILE Non è punibile chi commette un fatto non costituente reato, nella
supposizione erronea che esso costituisca reato. La punibilità̀ è altresì esclusa quando, per la
inidoneità̀ dell'azione o per l'inesistenza dell'oggetto di essa, è impossibile l'evento dannoso o
pericoloso.
IL RUOLO DEL DIRETTORE DELL'ISTITUTO NELL'OSSERVAZIONE SCIENTIFICA
DELLA PERSONALITA'
Le attività di osservazione si svolgono sotto la responsabilità del direttore dell'istituto e sono dal
medesimo coordinate. Volge un ruolo di supervisore e coordinatore.
IL RUOLO DEL PERSONALE DIPENDENTE DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA
NELL'OSSERVAZIONE SCIENTIFICA DELLA PERSONALITA'
L'osservazione è condotta da personale dipendente dall'amministrazione e, secondo le occorrenze,
anche dai professionisti indicati dall’ art 80 della stessa legge.
IL RUOLO DELLA CULTURA IN AMBITO CARCERARIO
La cultura svolge in ambito carcerario un ruolo fondamentale in quanto è la base attraverso la quale
fare capire ai soggetti devianti dove hanno sbagliato e perché ciò che hanno fatto è sbagliato, in
maniera tale che il trattamento rieducativo li possa reinserire nel contesto sociale di provenienza
con l’ obiettivo di non ricadere in errore.
IL RUOLO DELL'INDIVIDUO ALL'INTERNO DI UN CONTESTO PENITENZIARIO
ASSUME RILIEVO PER LE SEGUENTI RAGIONI
Assume rilievo in quanto esso porta con sé una serie di esperienze positive e negative, stati
d’animo, convinzioni religiose e culturali che interagiscono con le situazioni personali degli altri
detenuti. In tale contesto è fondamentale individuare un trattamento comune tra i detenuti ed evitare
le influenze nocive reciproche.
IL RUOLO DELL'OSSERVAZIONE SCIENTIFICA DELLA PERSONALITA' NEL
TRATTAMENTO
L’ osservazione scientifica della personalità ha un ruolo fondamentale nella scelta del trattamento
penitenziario individualizzato. L'osservazione scientifica della personalità è diretta all'accertamento
dei bisogni di ciascun soggetto, connessi alle eventuali carenze fisico- psichiche, affettive,
educative e sociali, che sono state di pregiudizio all'instaurazione di una normale vita di relazione.
Ai fini dell'osservazione si provvede all'acquisizione di dati giudiziari e penitenziari, clinici,
psicologici e sociali e alla loro valutazione con riferimento al modo in cui il soggetto ha vissuto le
sue esperienze e alla sua att
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