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2.3 DESIGN AMBIENTALE E GEOGRAFIA DEL CRIMINE
La prospettiva del design ambientale si è sviluppata negli anni Settanta soprattutto grazie all’opera
di urbanisti e architetti. L’environmental design nel campo della criminologia ha avuto lo scopo
principale di individuare quali strutture urbanistiche fossero più adeguate per la prevenzione della
criminalità. La prima analisi sull’argomento si deve a Jacobs che considera come fattori essenziali
per la prevenzione, il senso di coesione e i sentimenti di territorialità. La studiosa critica la tendenza
a dividere la città in aree specializzate secondo criteri come il commerciale, il residenziale,
l’industriale. Newman ha dato l’apporto più interessante in campo urbanistico. Il programma di
prevenzione del crimine attraverso le strutture ambientali si basa sul concetto di spazio difendibile:
l’idea è che i singoli e le famiglie possano essere incoraggiati dalla struttura architettonica ad
aumentare il loro senso di responsabilità per la cura, la protezione e la sicurezza dello spazio sociale
circostante. Per recuperare il controllo dello spazio urbano di vita sono da considerare quattro
elementi: • territorialità: la suddivisione di edifici e superfici in zone che gli utenti iniziano a
considerare come loro proprietà. In passato molti soggetti potevano dividere il territorio in lotti
contenenti le loro abitazioni. Con l’aumento della popolazione e la diminuzione delle risorse, gli
abitanti delle città sono stati costretti a ridefinire il loro territorio in termini di superficie per piani di
unità residenziali sviluppate in altezza. Nei moderni grattacieli gli ingressi, i pianerottoli, i giardini
e gli ascensori diventano terra di nessuno. Newman afferma che si può ridare un significato al
territorio di proprietà comune con l’uso di giardini recintati, abitazioni più basse, scale visibili etc; •
sorveglianza: i progetti di edifici che permettano una facile osservazione delle aree circostanti. E’
abbastanza noto come la maggior parte dei delitti avvenga, negli Usa, nelle aree semipubbliche:
pianerottoli, ingressi, ascensori e scale anti-incendio. La sorveglianza di queste aree da parte dei
proprietari e delle persone di passaggio potrebbe essere potenziata costruendo i pianerottoli e gli
ascensori di fronte alla strada e adoperando per le pareti materiali trasparenti; • imago: riguarda la
costruzione di case popolari che eviti di farle considerare tali;. • ambiente: lo scopo è di assicurare
un certo numero di attività intorno all’area progettata. Il modello standard includerebbe la riunione
di quattro-sei isolati in un quartiere. Questi sarebbero poi separati da ampi spazi aperti.
La criminologia ambientale è molto vicina alla teoria geografica del crimine. Questa pone
particolare enfasi sull’atto criminale e sul luogo in cui si verifica, cioè sul dove più che sul perché.
Il luogo è fondamentale per capire che ogni reato lascia una nuova traccia e costituisce un indizio
dello spazio di attività dell’autore. Allo stato attuale costituisce più che una teoria, una metodologia
d’indagine investigativa.
Attraverso l'analisi dello spazio, non solo si ottiene una mappa delle zone ad alta concentrazione di
atti devianti, ma si possono individuare anche le tendenze criminali e concentrare in maniera più
adeguata le investigazioni giudiziarie.
In canada ad esempio si sviluppò una nuova politica di prevenzione, chiamata SAFECITY, che si
concentrava non solo sulle aree specifiche, ma anche nella città nel suo insieme.
In Italia questi studi sono stati trascurati per lungo tempo; solo nell'ultimo decennio si è data
importanza alla prevenzione generale (nel momento in cui si è oggettivamente esposti al pericolo) e
alla sicurezza urbana (relativa alla non sicurezza fondata su una minaccia reale).
Nell'ambito della prevenzione inoltre è possibile distinguere: prevenzione situazionale (da una
sociale) che mira a sottrarre al potenziale delinquente tutte le opportunità di commettere un delitto:
questo è un modello preventivo che porta all'installazione di impianti visivi a circuito chiuso, ville
superprotette, guardie del corpo, giardini recintati. Vantaggi: immediata diminuzione dei delitti.
Svantaggi: le azioni delittuose non vengono eliminate, ma tendono a spostarsi in altre zone a
rischio.
Il ricorso diffuso a queste nuove tecnologie di video-sorveglianza urbana ha segnato il passaggio da
un modello repressivo delle condotte, ad uno schema più preventivo di ricadere vittima della
criminalità, volto al controllo delle persone, piuttosto che delle azioni.
Concludendo, nell'ambito della criminologia ambientale, è centrale la “Crime pattern theory” basata
sullo studio del modo in cui le persone e le cose si collocano nel tempo e nello spazio → questa
teoria consente di svolgere un'analisi ad un livello intermedio, cioè riferito a una piccola comunità o
ad un quartiere. Quindi si cerca di individuare quali siano i fattori che influenzano queste percorsi
criminali nello spazio e nel tempo.
In particolare lo studio è stato incentrato sui processi decisionali dei delinquenti, in relazione a
specifici luoghi in cui sono stati commessi i reati: si è evinto che le attività poste nelle vicinanze di
strade principali presentano un rischio maggiore di essere rapinate, così come le abitazioni vicine ad
aree povere.
3. LA CRIMINALITÀ FEMMINILE: TEORIE DI GENERE DA LOMBROSO AL
FEMMINISMO POST MODERNO
La donna era considerata un essere inferiore, e quindi doveva esserlo tale anche nel crimine. Infatti
come per l'uomo c'era l'atavismo, c'era anche per la donna: per Lombroso doveva possedere tratti
infantili, crudeltà, tendenza alla vendetta, egoismo e vanità; fisicamente presentava uno sviluppo
prematuro con caratteri mascolini. La donna criminale era identificata principalmente con la
prostituta, l’infanticida o l’isterica, in ogni caso ritenuta malata. Alla base si poneva il principio
della sua inferiorità psichica o anche ad uno scarso o nullo istinto materno.
Tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento la criminale è studiata prevalentemente nei suoi
aspetti biologici e psichici. Tra i primi a considerarne anche il ruolo sociale sono stati Thomas, che
studiò la delinquenza delle donne come conseguenza dell’insoddisfazione del ruolo assegnatole in
un periodo di grandi mutamenti sociali, o comunque sempre attribuibile a problemi familiari,
delusioni amorose, richieste di attenzioni, ecc..
e Bishop, che la interpretò in rapporto all’emancipazione sociale.
I primi studi di carattere sociologico in pratica, evidenziavano la scarsa importanza della donna con
la relativa devianza dovuta ai processi di socializzazione: fin dall'infanzia i modelli educativi
inculcati alle ragazze erano improntati verso un controllo familiare maggiore i quali trasmettevano
valori come matrimonio e maternità.
Riguardo alle donne che si macchiavano di un delitto ai danni dell'amato, furono individuati dei
disturbi neuropatici che si sarebbero verificati nel passaggio dall'infanzia alla pubertà causate da
presunte congestioni utero-ovariche: la donna anche per delinquere dipende dall'uomo, e tutto
questo genera in lei la follia omicida → se la donna viene abbandonata dal suo amato può arrivare
ad una condizione di anestesia psichica.
Charcot parlava di una nevrosi pre-esistente al verificarsi del delitto.
Oppenheim non credeva ci fosse una nevrosi pre esistente, ma credeva che la donna potesse essere
considerata folle nel momento in cui portava a termine l'atto, in cui la coscienza subiva un blocco.
Un altro reato tipicamente femminile è l'adulterio: nella donna avveniva una specie di “esplosione”
dovuta alla combinazione del matrimonio per ragioni economiche molto spesso che poi sarebbe
sfociata nella devianza → la delinquenza specifica adultera poi si esauriva nell'omicidio del marito
o dell'amante.
Abrahm invece associava la cleptomania come una forma di vendetta sempre riferibile alle donne,
le quali non avendo superato il complesso di castrazione, lo vivono ancora in modo conflittuale. E
quindi poiché le donne erano sempre solite distinguersi dalla loro bellezza e piene di vanità, a loro
bastava un abito nuovo per sentirsi appagata e quindi trovavano nel furto o nella frode dei mezzi
efficaci. Queste convinzioni erano talmente forti che si arrivò a pensare di sostituire le pene
detentive con punizioni più adeguate come il sequestro dei gioielli o il taglio dei capelli così da
intaccare la loro vanità.
Ci fu una voce fuoricampo, quella di Quartare che in una piena epoca fatta di esaltazione della
virilità, ebbe il coraggio di sostenere i diritti delle donne, sostenendo che la superiorità femminile la
si poteva notare anche dalla minore quantità di crimini commessi, in quanto ad essa erano
riconducibili solo l'adulterio o l'aborto e linfanticidio provocati da codici ingiusti → infatti crede
che se si fossero modificate le leggi civili e penali i delitti commessi dalle donne sarebbero
ulteriormente ridotti.
Secondo Otto Pollak, la donna era solamente la parte razionale della commissione del delitto, in
quanto essa indicava il modus operandi e poi delegava all'uomo la commissione dell'atto. Quindi la
donna agendo dietro le quinte, tende a salvare la propria immagine dalla società.
Solo con gli anni Settanta accade una vera e propria svolta nell’affrontare il problema. Gli studiosi
mirano a collegare il fenomeno agli eventi sociali; un primo livello di analisi riguarda i tipi di reato
nel tempo e nello spazio e cerca di spiegarli come effetto dei grandi fenomeni sociali, esaminando le
variazioni delle differenze di genere nelle statistiche criminali.
Un’altra linea di ricerca si basa su interpretazioni psico - sociologiche e sull’uso di questionari di
autodenuncia. Alcuni studi dimostrano com’è più probabile che gli uomini commettano meno
violazioni, ma più gravi.
Concludendo, possiamo dire che la donna delinque meno dell'uomo solamente per la sua posizione
di inferiorità sociale, attribuitale dal sistema capitalistico che come sappiamo nella sua gerarchia di
potere ha una supremazia maschile. Quindi quando cambieranno i rapporti di potere, e
l'emancipazione sarà completa, quando l'uguaglianza sarà non solo giuridica, ma effettiva, ogni
differenza scomparirà anche nel crimine.
4. LA CRIMINOLOGIA POST MODERNA
La criminologia post-moderna parte dall'assunto che ci debba essere la transprassi: non più
un'inversione delle gerarchie → non si deve più produrre u