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COMPORTAMENTO
C L M P
ORSO DI AUREA AGISTRALE IN SICOLOGIA
UNA NASCITA PREMATURA
EMOZIONI E LEGAMI Tesi di Laurea di
Giada Ferrari
413541
Anno Accademico 2013/2014
Mamme e papà pretermine: benvenuti sulle montagne russe!
L’attesa e la nascita di un bambino corrisponde nell’immaginario collettivo a un periodo
felice e denso di aspettative positive circa il bimbo che nascerà, in cui i genitori si
all’evento
preparano creando lo spazio, fisico e mentale, per il suo arrivo. In alcuni casi
questa preparazione anticipatoria all’evento nascita viene a spezzarsi bruscamente e
prima del tempo, come nel caso di una nascita prematura.
Questo evento interrompe bruscamente un complesso processo di maturazione fisica e
psicologica di bambino e mamma. L'esperienza traumatica, unita alle lunghe degenze
ospedaliere, può implicare una maggiore difficoltà nello sviluppo psico-affettivo e
relazionale di tutta la famiglia.
Diventare genitori di un bambino prematuro in condizioni di alto rischio, che necessita
l’intervento costante del personale medico e di tecnologie sofisticate, non è un evento
facile da affrontare. Nessuno è preparato, pochi ne parlano. Infatti è considerato
solitamente un evento imprevisto, che non rientra nella fisiologica preparazione al parto e
alla nascita. Tuttavia è una realtà sempre meno fuori dal comune, le cifre parlano chiaro,
in Italia, ogni giorno, nascono in media 13 bambini prematuri con peso inferiore a 1500gr,
circa 5mila all’anno. La cifra colpisce, ma in compenso rassicura il fatto che
sono migliorate le tecniche di assistenza, ciò permette la sopravvivenza anche ai piccoli
nati ad età gestazionali e peso sempre più bassi.
Il travaglio pretermine può iniziare in modo repentino e del tutto inaspettato, a causa per
esempio della rottura del sacco amniotico o di contrazioni inarrestabili, o arrivare al
termine di lunghe settimane di riposo assoluto e farmaci per scongiurare l’evento; in
entrambi i casi, è sempre un evento fortemente traumatico che altera in modo profondo
quello che dovrebbe essere l’inizio del rapporto genitori-figlio.
Fin dal primo test di gravidanza iniziano i sogni e le aspettative sul futuro da genitori, ci si
immagina col proprio piccolo in braccio mentre lo si allatta, i parenti festanti in visita con
fiori e regali, un quadro di serenità in cui non sono contemplati problemi particolari. Il parto
prematuro, soprattutto se avviene nelle epoche più precoci, sconvolge queste aspettative
costringendo i genitori a confrontarsi con una realtà molto differente.
La nascita può avvenire con un cesareo, il neonato viene immediatamente allontanato per
essere sottoposto alle cure urgenti e solo il padre può seguire il suo viaggio verso il
reparto di neonatologia. Avviene in questo momento il primo strappo, con la violenta
cessazione del rapporto simbiotico che ha unito madre e bambino per 5/6/7 mesi: non ci
sono sguardi teneri e abbracci, spesso passano alcuni giorni prima che la madre possa
vedere per la prima volta il suo bambino.
Solitamente i genitori sono del tutto inconsapevoli di quanto li attende, i reparti di
neonatologia non sono particolarmente conosciuti e nell’immaginario collettivo il
più piccolo del normale.
pretermine è solo un bimbo un po’
La prima visita al neonato può essere molto difficile: ci si trova a contemplare il proprio
figlio in incubatrice, pieno di tubi, sensori e strani fili. Il suo aspetto è diverso da quello a
lungo immaginato e solito: i piccoli prematuri sono neonati in miniatura, molto magri, senza
le guanciotte e la ciccia che caratterizza i nati a termine; hanno mani dalle dita lunghe e
sottili, la testa più grande del corpo, un colorito spesso acceso. A volte per i genitori
l’incontro può risultare traumatico, fino ad allora si erano sempre immaginati un neonato
paffutello da prendere in braccio e ora possono solo accarezzare dall’oblò dell’incubatrice
un bimbo che per sopravvivere necessita di una forte medicalizzazione.
Le emozioni di solito si succedono incessantemente e si aggrovigliano: la sensazione di
irrealtà per un evento così inaspettato, il senso di straniamento, quasi stia succedendo ad
altri, la rabbia e le domande incessanti “perché proprio a noi?”, “cosa succederà adesso?”,
“ce la farà mio figlio a sopravvivere?”. Ci vogliono di solito alcuni giorni per scrollarsi di
dosso la sensazione di star vivendo in un incubo e realizzare che non ci sarà nessun
risveglio a cambiare la situazione.
Le prime due settimane di vita del neonato sono solitamente le più critiche, i medici non
possono fare previsione per il futuro, soprattutto nel caso di nascite gravemente
premature, mentre i genitori vorrebbero solo sentirsi dire che li attende una lunga degenza
ma che alla fine tutto andrà bene. Subentrano nuove emozioni, il senso di impotenza di
fronte ad una situazione in cui l’unica via percorribile è l’attesa, il lacerante senso di colpa
per non essere stati in grado di proteggere il proprio figlio portando a termine la
gravidanza. Razionalmente le madri si rendono conto di non aver danneggiato
volontariamente il figlio, ma a livello irrazionale spesso devono fare i conti con la
sensazione di non aver fatto abbastanza per scongiurare l’evento e un senso di rivolta
verso il proprio corpo. Può diventare penosa la vista di altre donne incinta o neonati.
Anche il padre è sottoposto a grosse tensioni: le sue preoccupazioni sono spesso
indirizzate su due fronti, il figlio in neonatologia e la compagna ricoverata in ostetricia, in
caso di gestosi o altre patologie magari anche lei bisognosa di cure mediche. Può scattare
un forte senso di responsabilità e la negazione dei propri sentimenti per sostenere il resto
della famiglia. dei figli; l’iter
I sentimenti dei genitori sono strettamente dipendenti dalle condizioni cliniche
dei gravi pretermine è di solito fatto di due passi avanti e uno indietro, lenti miglioramenti
alternati a rovinose cadute.
Il lavoro a cui è sottoposto il corpo di un neonato pretermine è molto complesso, i suoi
ancora immaturi e l’adattamento precoce alla vita extrauterina è ricco di
organi interni sono
pericoli. Solitamente sotto le 28 settimane i bimbi necessitano di assistenza respiratoria e
vengono intubati, nelle epoche più estreme (24-26 settimane) sono frequenti piccole
emorragie cerebrali o dilatazione dei ventricoli cerebrali, che fortunatamente nella maggior
parte dei casi tendono a rientrare nei primi mesi di vita. Possono esserci difficoltà digestive
nell’adattamento ad una alimentazione con latte, problemi agli occhi per lo sviluppo
incompleto della retina, forte rischio di infezioni, apnee e bradicardie. La vita di un neonato
pretermine nato sotto il chilo non è certo facile, e una situazione di stabilità rappresenta
una enorme conquista.
Quali influenze ha tutto ciò sulla nascita della relazione con il nuovo nato?
l’angoscia che circonda la nascita prematura, la
La rottura della diade madre-bambino,
privazione delle prime interazioni gratificanti, possono rappresentare un ostacolo nello
stabilire una relazione soddisfacente e di conseguenza nel favorire un processo di
attaccamento armonioso.
La mamma può a volte vivere la realtà esterna in modo diffidente, per timore che qualcosa
o qualcuno possa peggiorare lo stato di salute del piccolo, allo stesso modo può anche
percepire un senso di impotenza e affidarsi in toto al personale medico. In ogni caso la
costante preoccupazione sulla salute del piccolo può influire sulle modalità interattive tra
mamma e neonato. rimane sovente un tema delicato per i genitori e bambini nati
prematuri: essi, infatti, vivono sin dalla nascita separazioni traumatiche, che ostacolano lo
sviluppo di un saldo legame di attaccamento madre-bambino e rendono quindi le
successive separazioni più complicate.
Uno degli aspetti che la mamma si trova subito a dover affrontare, oltre allo stress post
traumatico del parto, è la separazione forzata dal proprio bambino. Prima per via delle
cure mediche cui deve essere sottoposto e in secondo luogo per la dimissione ospedaliera
della mamma che tornerà a casa prima senza il bimbo. Fortunatamente presso i reparti di
terapia intensiva neonatale (TIN), appena le condizioni fisiche del piccolo lo consentono, è
possibile entrare in contatto fisico con il proprio bimbo attraverso la Marsupio o Canguro
Terapia, prima esperienza di contatto pelle a pelle che favorisce la conoscenza e il legame
E’ importante sostenere la mamma in questa fase, non
di attaccamento mamma-bambino.
è, infatti, inusuale che per lei questo passaggio, a lungo desiderato, possa diventare fonte
preoccupazione, per timore di un peggioramento delle condizioni fisiche del piccolo. E’
di
bene sapere inoltre che numerosi studi sostengono l’importanza del contatto pelle a pelle
con il nuovo nato. In uno di questi in particolare viene monitorata la temperatura di un
gruppo di nati pretermine, medicalmente stabili, che ricevono la massaggio terapia, e un
gruppo che invece rimane solamente in culla termica. Sappiamo che l’apertura della culla
termica porterebbe ad un abbassamento della temperatura corporea e di conseguenza ad
una perdita di peso.
I risultati hanno evidenziato che i pretermine che avevano beneficiato della massaggio
terapia esibivano un aumento significativo della temperatura corporea, rispetto ai neonati
che non avevano ricevuto nessun contatto. Queste osservazioni sono in relazione con le
ricerche sulla Canguro Terapia. Infatti, sia questa sia la massaggio terapia possono
concorre alla regolazione neurologica nei neonati pretermine.
Per molti genitori l’iter verso la dimissione è impervio, caratterizzato da uno stato continuo
di forte stress a causa del susseguirsi di complicazioni; per altri la degenza è
fortunatamente più tranquilla, soprattutto oltre le 30 settimane di gestazione il neonato è
meno esposto ai problemi tipici della prematurità e si tratta semplicemente di
accompagnarlo nella crescita per qualche settimana e vederlo raggiungere il peso e
l’autonomia necessari per poter lasciare l’ospedale.
Un vissuto comune a molti è la sensazione di essere “genitori part-time”: all’interno del
reparto si è spesso conosciuti come “i genitori di…” e la famiglia è unita, mentre fuori, nella
vita quotidiana, non ci sono quasi tracce di quel figlio nato ma non ancora presente nella
lui non c’è.
routine di tutti i giorni. Tutto è vissuto in sua funzione, ma materialmente
Un altro capitolo problematico possono