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XXIX. 1. Nel frattempo, mentre gli elefanti vengono fatti passare, Annibale aveva mandato ad
osservare l’accampamento romano cinquecento cavalieri numidi, dove e quante truppe ci fossero e
In questa schiera s’imbattono i trecento cavalieri romani inviati dalla
cosa stessero preparando. 2.
foce del Rodano, com’è stato detto prima. Ne vien fuori un piuttosto atroce combattimento,
nonostante il numero dei combattenti; 3. infatti oltre alle molte ferite la morte fu più o meno pari per
entrambi gli schieramenti, e la fuga e la paura dei Numidi consegnò la vittoria ai Romani già alquanto
stanchi. Dei vincitori morirono circa centoquaranta, non tutti Romani ma una parte di Galli, gli
sconfitti più di duecento. 4. Questo, al contempo principio e presagio di guerra, preannunciò ai
Romani da un lato l’esito favorevole alla fine della guerra, dall’altro una vittoria alquanto cruenta e
dall’ambiguo combattimento.
5. Appena i soldati furono tornati dai propri comandanti dopo il combattimento, Scipione non poteva
che decidere d’intraprendere lui stesso le iniziative sulla base delle decisioni e dei movimenti dei
la marcia per l’Italia o a combattere contro
nemici, 6. e Annibale era indeciso se iniziare a proseguire
l’esercito romano che per primo s’era presentato, lo distolse dal presente combattimento l’arrivo degli
ambasciatori Boi e del principe Magalo, che, affermando di poter fare da guide e che sarebbero stati
di pericolo, pensano che si dovesse raggiungere l’Italia senza che mai vi fosse guerra prima
alleati
che s’intaccassero le forze. 7. La massa temeva comunque il nemico, non essendo ancora svanito il
ricordo della guerra precedente, ma di più il lunghissimo viaggio e le Alpi, cosa che secondo le voci
era terribile per gli inesperti.
E così Annibale, deciso di continuare a marciare e a dirigersi in Italia, convocata l’assemblea,
XXX. 1.
influenza in vario modo gli animi dei soldati rimproverandoli ed esortandoli: 2. si chiede meravigliato
quale terrore, assalendo degli animi sempre impavidi, se ne sia impadronito. Loro vincitori per
tantissimi anni guadagnavano bottino e non se n’erano andati dalla Spagna prima che tutte le genti e
le terre che due diversi mari circondano fossero sotto il dominio cartaginese. 3. Sdegnati poi per il
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Traduzione di Alberto Longhi, Matr. 861497
fatto che il popolo romano richiedesse che fosse dato in consegna chiunque avesse assediato Sagunto
come ad aver commesso un delitto, avevano passato l’Ebro per distruggere la potenza dei Romani e
per liberare il mondo. 4. Allora a nessuno sembrò impresa lunga, pur volgendo il loro cammino da
Occidente a Oriente; 5. ora, dopo che scorgono una parte percorsa di cammino molto più grande,
superato il valico dei Pirenei tra popolazioni assai feroci, attraversato anche il terribile fiume Rodano
dopo aver domato la sua forza stessa pur cercando migliaia di Galli di respingerli, hanno le Alpi di
fronte, dal cui altro lato c’è l’Italia, stanchi su si fermano alle porte dei nemici stessi: che cos’altro
6.
credendo d’essere le Alpi se non alte montagne? 7. Le avrebbero immaginate più alte delle vette dei
terra toccava il cielo ed era superabile per il genere umano. D’altronde sono
Pirenei; di certo nessuna
abitate le Alpi, sono coltivate, generano e nutrono esseri viventi; erano accessibili a pochi, accessibili
agli eserciti. 8. Gli stessi ambasciatori, che vedono, hanno valicato le Alpi a piedi e non volando con
le ali. Nemmeno i loro antenati erano nativi del posto, ma forestieri abitatori dell’Italia avevano
attraversato queste stesse Alpi come migranti in modo sicuro spesso con ingenti schiere con i figli e
cos’era inaccessibile ed insuperabile per un soldato armato che portava con sé
le mogli. 9. Di certo,
nulla se non gli strumenti di guerra? Quanto rischio per otto mesi e quanta fatica s’erano sopportati
perché Sagunto fosse conquistata? 10. Che impresa faceva indugiare chi cercava di prendere Roma,
la capitale del mondo, cosa di così aspro e arduo a vedersi? 11. Un tempo dei Galli si erano
impadroniti di quei luoghi che i Cartaginesi disperavano di poter attraversare. Perciò o erano inferiori
d’animo e di valore alla popolazione in quei giorni tante volte da loro vinta, o sperano di concludere
la marcia nella pianura che si colloca tra il Tevere e le mura romane.
XXXI. 1. Spronati da queste esortazioni, gli ordina di curarsi fisicamente e di prepararsi alla marcia.
Incamminatosi il giorno dopo sulla riva opposta del Rodano, arriva nell’entroterra della Gallia, non
2.
perché la via per le Alpi fosse più diretta, ma credendo che quanto più si fosse allontanato dal mare
tanto meno sarebbe andato incontro ai Romani, 3. con i quali non era intenzionato a combattere prima
d’essere giunto in Italia. 4. Giunge ad Isola dopo quattro giorni di marcia. Qui i fiumi Isara e Rodano
scorrendo giù da punti diversi delle Alpi confluiscono in un unico buon pezzo di terreno circondato;
in mezzo a quel territorio fu assegnato il nome di Isola. 5. Lì vicino abitano gli Allobrogi, una
popolazione fin d’allora niente affatto inferiore per ricchezza e per fama alle altre popolazioni
Allora c’era una guerra civile. I fratelli contendevano
galliche. 6. combattendosi il regno. Il più
grande, che per diritto di nascita comandava e che si chiamava Braneo, stava per essere scacciato dal
fratello minore e dal suo gruppo di giovani, gruppo che era meno potente pel diritto ma lo era più
nella forza. 7. Essendo stata affidata ad Annibale la risoluzione a proposito di questo contrasto,
divenuto egli arbitro delle sorti del regno, restituì il potere al fratello maggiore perché così era stato
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Traduzione di Alberto Longhi, Matr. 861497
deciso dall’assemblea e dai capi. 8. Per questo merito fu aiutato con rifornimenti ed abbondanza
d’ogni genere, soprattutto di vestiario, che le Alpi assai rigide per il freddo necessitavano che
venissero predisposte.
9. Dirigendosi già Annibale verso le Alpi dopo aver sedato le guerre degli Allobrogi, stabilì una
non in linea retta, ma si volse a sinistra verso i Tricastini; lì lungo l’estremo confine del
marcia
territorio dei Voconzi si dirige verso i Tricorii, senza che mai la strada fosse ostacolata, prima di
giungere al fiume Druenza. 10. Anche questo fiume alpino è di gran lunga il più difficile da
trasportando infatti un’ingente quantità d’acqua,
attraversare tra i fiumi della Gallia; 11. non è tuttavia
navigabile, poiché, non essendo contenuto da alcuna sponda, scorrendo al contempo per più alvei e
non sempre gli stessi, tra sempre nuovi guadi e nuovi gorghi -e per questo la via è difficile anche per
un soldato appiedato-, agitando così sassi ghiaiosi, non offre nulla di stabile e sicuro per chi lo
attraversa. 12. Ed essendo allora casualmente aumentato dalle piogge causò un ingente tumulto tra
coloro che lo attraversavano, venendo turbati essi oltre al resto dalla loro propria agitazione e da
confuse grida.
Il console Publio Cornelio, dopo circa tre giorni che Annibale s’era spostato dalla riva del
XXXII. 1.
era giunto all’accampamento dei nemici in ordine di battaglia, intenzionato a non indugiare
Rodano,
ancora a combattere. 2. Appena però si accorge che le fortificazioni sono vuote e che non avrebbe
raggiunto tanto facilmente coloro che lo avevano preceduto, ritorna in mare sulle navi, intento così
ad affrontare con maggior sicurezza e maggior facilità Annibale che discende dalle Alpi. 3. Tuttavia
perché la Spagna, che aveva ottenuto come zona d’operazione, non resti sguarnita degli aiuti romani
mandò il fratello Gneo Scipione con una grandissima parte di truppe contro Asdrubale, 4. non soltanto
per proteggere gli antichi alleati e trovarne di nuovi, ma anche per cercare di scacciare Asdrubale
Egli torna con un assai esiguo numero di truppe a Genova con l’intento di difendere
dalla Spagna. 5.
l’Italia con l’esercito che si trovava vicino al Po.
6. Annibale raggiunge da Druenza le Alpi soprattutto per via campestre con buona pace dei Galli che
Allora, pur essendosi formata l’idea già prima per fama, secondo cui le
abitavano quei luoghi. 7. tuttavia vista da vicino l’altitudine dei monti
incertezze son solite andare ben oltre la verità, e le nevi
quasi mescolate al cielo, le rozze abitazioni poste sulle rupi, il bestiame congelato dal freddo, gli
uomini dalla barba incolta, le cose animate e inanimate tutte irrigidite dal gelo, e tutto il resto più
brutto a vedersi che a dirsi, risvegliarono il terrore. 8. Mentre dirigevano la schiera tra le prime alture
apparvero i montanari che occupavano le colline sovrastanti e che, se avessero assalito più
occultamente le valli, balzati in battaglia subito avrebbero provocato una fuga ed una strage ingenti.
9. Annibale ordinò di fermare le insegne; mandati avanti i Galli ad ispezionare i luoghi dopo esser
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Traduzione di Alberto Longhi, Matr. 861497
venuto a sapere che di lì non si poteva transitare, pone l’accampamento tra tutti i luoghi dirupati e
scoscesi in una vallata quanto più estesa possibile. 10. Allora tramite i medesimi Galli che non
differiscono di troppo dalla lingua e dalle usanze, intromessisi nei discorsi dei montanari, venuto a
sapere che il valico viene ben sorvegliato tutto il giorno e che ciascuno di notte si sparpaglia nelle
proprie case, all’alba si accostò alle collinette, intenzionato a forzarli per anguste vie come in campo
aperto e di giorno, 11. e utilizzato poi un giorno simulando un altro piano rispetto a quello preparato,
dopo aver fortificato l’accampamento nel luogo in cui si erano fermati, 12. appena si accorse che i
montanari si erano allontanati dalle collinette e le postazioni di guardia erano state allentate, accesi
più fuochi rispetto al numero apparente dei rimanenti e lasciati i bagagli con la cavalleria e la maggior
parte dei fanti 13. egli stesso con gli armati leggeri, soldati acerrimi, assale in fretta le anguste vie e
si appostò su quelle stesse collinette che i nemici avevano occupato.
Poi all’alba fu levato il campo, e il resto dello schieramento cominciò a muoversi.
XXXIII. 1. 2. Già
quando d’improvviso
i montanari, dato il segnale, si muovevano dai villaggi alla solita postazione,
vedono che alcuni nemici incombono sulle loro teste dopo aver occupato la loro postazione rialzata,
e che altri passano lungo la via. 3. Entrambi i fatti presentatisi al contempo ai loro occhi e ai loro
un po’incapaci di muoversi;
animi li tennero fissi per poi, appena videro che il panico tra le anguste
vie e la schiera stessa nel suo scompiglio si univano, soprattutto per il fatto che i cavalli erano
- Risolvere un problema di matematica
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