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LE PIGLIANO MAI ALCUN PARTITO, NASCE PIÙ DA NECESSITÀ CHE DA ELEZIONE.

40 - LA CREAZIONE DEL DECEMVIRATO IN ROMA, E QUELLO CHE IN ESSA È DA NOTARE:

DOVE SI CONSIDERA, INTRA MOLTE ALTRE COSE, COME SI PUÒ O SALVARE, PER SIMILE

ACCIDENTE, O OPPRESSARE UNA REPUBLICA.

Il popolo ha il desiderio di non essere oppresso, i nobili quello di comandare; quando questi non si

accordano per una legge sulla libertà, subito nasce la tirannide. Il popolo darà reputazione ad uno

solo, il quale punterà a spegnere la nobiltà con il favore del popolo; ma dopo averlo fatto, opprimerà

il popolo il quale, riconosciutosi come servo, non potrà più liberarsi. Così hanno fatto coloro che

hanno fondato una tirannide in una repubblica.

I tiranni che hanno come amico il popolo e nemica la nobiltà, si conservando meglio rispetto a chi

ha nemico il popolo e amica la nobiltà, in quanto sostenuto da forze maggiori, che gli consentono di

mantenere le forze interne. In caso contrario, il tiranno dovrà cercare aiuti esterni, ossia guardie del

corpo, l'aiuto dei potenti e armare chi lo difenda.

41 - SALTARE DALLA UMILTÀ ALLA SUPERBIA, DALLA PIATÀ ALLA CRUDELTÀ, SANZA I

DEBITI MEZZI, È COSA IMPRUDENTE E INUTILE.

Per mantenere una tirannide non bisogna saltare troppo presto da una qualità all'altra; mutare natura

troppo velocemente (da umano a superbo, da facile a difficile, ecc..) porta presto a far conoscere ad

ogni uomo la fallacia dell'animo del tiranno.

42 - QUANTO GLI UOMINI FACILMENTE SI POSSONO CORROMPERE.

Gli uomini possono cominciare ad essere amici della tirannide in cambio della poca utilità che ne

comporta, mutando la propria buona natura in pessima.

43 - QUELLI CHE COMBATTONO PER LA PROPRIA GLORIA SONO BUONI E FEDELI

SOLDATI.

44 - UNA MOLTITUDINE SENZA CAPO È INUTILE: E COME E' NON SI DEBBE MINACCIARE

PRIMA, E POI CHIEDERE L'AUTORITÀ.

46 - LI UOMINI SALGONO DA UNA ABIZIONE A UN'ALTRA; E PRIMA SI CERCA NON

ESSERE OFFESO, DIPOI SI OFFENDE ALTRUI.

47 - GLI UOMINI, COME CHE S'INGANNINO NE' GENERALI, NE' PARTICULARI NON

S'INGANNINO.

49 - SE QUELLE CITTADI CHE HANNO AVUTO IL PRINCIPIO LIBERO, COME ROMA,

HANNO DIFFICULTÀ A TROVARE LEGGE CHE LA MANTENGHINO: QUELLE CHE LO

HANNO IMMEDIATE SERVO, NE HANNO QUASI UNA IMPOSSIBILITÀ.

51 - UNA REPUBLICA O UNO PRINCIPE DEBBE MOSTRARE DI FARE PER LIBERALITÀ

QUELLO A CHE LA NECESSITÀ LO COSTRINGE.

52 - A REPRIMERE LA INSOLEZIA D'UNO CHE SURGA IN UNA REPUBLICA POTENTE, NON

VI È PIÙ SICURO E MENO SCANDALOSO MODO, CHE PREOCCUPARLI QUELLE VIE PER

LE QUALI VIENE A QUELLA POTENZA.

53 - IL POPOLO MOLTE VOLTE DISIDERA LA ROVINA SUA, INGANNATO DA UNA FALSA

SPEZIE DI BENI: E COME LE GRANDI SPERANZE E GAGLIARDE PROMESSE FACILMENTE

LO MUOVONO.

54 - QUANTA AUTORITÀ ABBI UNO UOMO GRAVE A FRENARE UNA MOLTITUDINE

CONCITATA.

Un uomo nobile per merito e virtù, viene ascoltato. Quindi, in caso di tumulto, bisogna rivelarsi

sempre con grazia e più onorevolmente che si può.

55 - QUANTO FACILMENTE SI CONDUCHINO LE COSE IN QUELLA CITTÀ DOVE LA

MOLTITUDINE NON È CORROTTA: E CHE, DOVE È EQUALITÀ, NON SI PUÒ FARE

PRINCIPATO; E DOVE LA NON È, NON SI PUÒ FARE REPUBLICA.

Non si può sperare nelle province la cui gente è corrotta. La bontà è ammirevole e rara.

Dove c'è molta corruzione, le leggi da sole non bastano a frenarla, ma serve anche molta più forza.

Per fare una repubblica, bisogna prima eliminare tutti i “gentiluomini” (gli oziosi che vivono di

rendita).

Si può fondare una repubblica soltanto dove c'è uguaglianza, e si può fondare un principato dove c'è

disuguaglianza

56 - INNANZI CHE SEGUINO I GRANDI ACCIDENTI IN UNA CITTÀ O IN UNA PROVINCIA,

VENGONO SEGNI CHE GLI PRONOSTICONO, O UOMINI CHE GLI PREDICANO.

57 - LA PLEBE INSIEME È GAGLIARDA, DI PER SÈ È DEBOLE.

Il popolo è audace nel parlare (anche contro il principe) ma, non essendoci fiducia tra le persone, si

lasciano comandare. Un principe deve tener conto se il popolo è ben disposto (e si può allora

ordinarlo per mantenerlo) o se è mal disposto (e allora ci si deve assicurare che esso non possa

nuocere al principe). Le mal disposizioni nascono per la mancata libertà che ad esso viene concessa.

E nulla è più temibile di una moltitudine sciolta e senza una capo (se invece pensassero ognuno per

sé, diventerebbero vili e deboli).

58 - LA MOLTITUDINE È PIÙ SAVIA E PIÙ COSTANTE CHE UNO PRINCIPE.

Un popolo che comanda in maniera ordinata, è più stabile, prudente e saggio anche di un principe

saggio; un principe, senza leggi, è più ingrato e imprudente di un popolo.

Un principe che può fare ciò che vuole è un pazzo, e un popolo che può fare ciò che vuole non è

saggio. In un principe ed un popolo legati da leggi, c'è più virtù nel popolo che ne principe;

entrambi liberi da leggi, ci sono meno errori nel popolo che nel principe.

Mentre un uomo buono può riportare sulla retta via un popolo tumultuoso, per un principe cattivo

non c'è altra soluzione che il pugnale.

Quando un popolo è sciolto, non si deve aver paura di mali presenti, ma di quelli che potrebbero

nascere in futuro, ossia una tirannide; per un principe accade il contrario, ossia si temono i mali

presenti mentre si spera nel futuro (persuadere gli uomini che la sua cattiveria porterà la libertà).

59 - DI QUALE CONFEDERAZIONE O LEGA ALTRI SII PUÒ PIÙ FIDARE; O DI QUELLA

FATTA CON UNA REPUBLICA, O DI QUELLA FATTA CON UNO PRINCIPE.

Occorre che un principato con un altro, o una repubblica con un'altra, stringano accordi. Ma un

accordo fatto per forza non sarà mai osservato da nessuno, in quanto la paura di perdere lo stato farà

si che qualcuno rompa gli accordi Anche dietro all'assoluta lealtà si nasconde la motivazione

politica dell'utile.

Stringendo accordi con un principe potente, si può sperare che egli non stringa patti con i nemici

(essendosi sempre schierati dalla sua parte).

Le repubbliche sono più osservanti degli accordi rispetto ai principati; mentre una piccola utilità fa

rompere gli accordi tra principati, una grande utilità non fa rompere gli accordi tra repubbliche.

LIBRO SECONDO.

4 - LE REPUBBLICHE HANNO TENUTO TRE MODI CIRCA LO AMPLIARE.

• Essere una lega di più repubbliche insieme, senza che ci sia una migliore o superiore;

• farsi dei compagni, mantenendo sempre il grado di comandare e di decidere;

• farsi dei sudditi (ma dei tre è il più inutile, in quando si perdono se non si è in grado di

tenerli).

11 - NON è PARTITO PRUDENTE FARE AMICIZIA CON UNO PRINCIPE CHE ABBIA PIÙ

OPINIONE CHE FORZE.

19 - CHE GLI ACQUISTI NELLE REPUBLICHE BENE ORDINATE, E CHE SECONDO LA

ROMANA VIRTÙ NON PROCEDANO, SONO LA RUINA, NON AD ESALTAZIONE DI ESSE.

Chi ha uno stato civile, può indirizzarlo o verso il mantenimento o verso l'ampliamento.

Un repubblica non può stare in pace e tranquillità senza attaccare nessuno, poiché verrebbe essa

attaccata; da questo attacco, nasce il sentimento di conquista.

24 - LE FORTEZZE GENERALMENTE SONO PIÙ DANNOSE CHE UTILI.

Le fortezze sono dannose, poiché i maltrattamenti (che scaturiscono nell'odio) nascono per la

presenza proprio delle fortezze (le quali sono più nocive che utili). Esse infatti da un lato rendono il

principe più audace e violento nei confronti dei suoi sudditi, dall'altro non garantiscono sicurezza

interna.

28 - QUANTO SIA PERICOLOSO A UNA REPUBLICA O A UNO PRINCIPE NON VENDICARE

UNA INGIURIA FATTA CONTRO AL PUBBLICO O CONTRO AL PRIVATO.

Un uomo offeso da un pubblico o un privato e non vendicato in maniera soddisfacente, cerca in

ogni modo di vendicarsi, anche a danno della repubblica o, nel caso del principato, non si quieterà

fintanto che non avrà ottenuto la sua vendetta.

29 - LA FORTUNA ACCECA GLI ANIMI DEGLI UOMINI, QUANDO LA NON VUOLE CHE

QUEGLI SI OPPONGHINO A' DISEGNI SUOI.

Nelle vicende umane accade spesso che nascano o succedano cose per cui la sorte non ha voluto che

vi si provvedesse. Gli uomini che comunemente vivono nelle avversità e nelle prosperità non vanno

lodati né criticati, in quanto sono spinti dalla sorte che gli ha dato o tolto un'occasione di operare

virtuosamente.

Molte volte quando vuole fare le cose grandi, la fortuna sceglie un uomo di spirito e di virtù, capace

cioè di riconoscere l'occasione che gli si presenta e di sfruttarla; d'altro canto, quando vuole fare

grandi rovine, sceglie uomini che aiutino questa rovina.

Chi cerca di ostacolare la sorte, viene o ucciso da essa o viene privato di ogni facoltà per poter

operare bene. L'uomo quindi può soltanto assecondare la fortuna (emerge la debolezza della virtù).

30 - LE REPUBBLICHE E GLI PRINCIPI VERAMENTE POTENTI NON COMPERONO

L'AMICIZIE CON DANARI, MA CON LA VIRTÙ E CON LA RIPUTAZIONE DELLE FORZE.

LIBRO TERZO.

1 - A VOLERE CHE UNA SETTA O UNA REPUBLICA VIVA LUNGAMENTE, È NECESSARIO

RITIRARLA SPESSO VERSO IL SUO PRINCIPIO.

Una repubblica o un'organizzazione non dura se, per qualsiasi causa, non si rinnova tornando al

principio. Ogni principato, repubblica o organizzazione deve avere qualcosa fin dal principio che,

una volta corrotto, lo riconduca all'origine.

In una repubblica questo ritorno si ha o a causa di fenomeni esterni, oppure per prudenza interna

(dei cittadini); riguardo quest'ultima, si può avere o tramite leggi o attraverso i gesti e le azioni di un

uomo buono che servano da esempio (ancor meglio degli ordini). Quindi, questo ritorno si può

avere o per virtù di un uomo o per virtù di una istituzione.

In un'organizzazione il ritorno è assolutamente necessario, come mostra l'esempio delle religioni

(Cristo, con il suo esempio di povertà e umiltà, ha risvegliato negli uomini questi sentimenti ormai

sopiti).

Nei principati, il ritorno deve essere dato per mezzo delle leggi ricondotte al principe.

Comunque, il ritorno è meglio che sia sempre intrinseco, e non estrinseco.

4 - NON VIVE SICURO UNO PRINCIPE IN UNO PRINCIPATO, MENTRE VIVONO COLORO

CHE NE SONO STATI SPOGLIATI.

Non bisogna mai privare qualcuno del principato e poi lasciarlo vivo, in quanto tenterà in ogni

modo di riprenderselo.

5 - QUELLO CHE FA PERDERE UNO REGNO AD UNO RE CHE SIA, DI QUELLO,

EREDITARIO.

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
10 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessia2893 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Classico della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Pasini Enrico.