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Il genio italiano a servizio dell'intraducibilità
'Esse Ermann Tephen Udson and Ydney ChiffDownfall of Europe.' Trans. Stephen Hudson (Sydney Schiff). The Dial 72(1922): 607-182 3B , M. 'Epos e romanzo.' Estetica e romanzo (1979): 445-482.
ACH TIN ICHAILIbidem.
Il processo di Orson Welles, La lettera scarlatta di Roland Joffée Les Misérables di Tom Hooper) ha messo d'accordo le diverse tendenze critiche relative al rapporto cinema/letteratura.
Figura 1 Anthony Perkins in una scena de 'Il processo' di Orson Welles del 1963
Tra tutti gli 'intraducibili' nomi illustri troviamo, naturalmente, anche Fëdor Dostoevskij. I suoi romanzi vantano, tuttavia, un repertorio cinematografico – e televisivo – variegato e rispettabile, soprattutto perché le trasposizioni televisive italiane dei suoi maggiori romanzi (Delitto e castigo [Mario Missiroli, 1983], L'idiota [Giacomo Vaccari, 1959], I demoni [Lamberto Bava,
1985] e soprattutto I fratelli Karamazov [GiacomoGentilomo, 1947]), aumentarono significativamente il numero dei lettori dei romanzi originali.
Le trasposizioni forse più efficaci che si sono registrate in Italia sono quelle avvenute nell'epoca in cui la RAI era sotto la direzione di Ettore Bernabei, dal 1961 al 1974.
L'innovazione di Bernabei risiede nel distacco dal formato teatrale, comune alle opere fino a quel momento trasmesse sul piccolo schermo italiano, e nell'accentuazione degli elementi pedagogici portata avanti scegliendo "grandi classici che favoriscano la crescita culturale e morale dei telespettatori, attraverso la promulgazione di valori civili e cristiani".
Tra i registi stimati da Bernabei troviamo Sandro Bolchi, con cui collabora per gli adattamenti de I fratelli Karamazov del 1969 e I demoni del 1972, entrambi scritti da Diego Fabbri. Questa R, E. 'Il caso dello sceneggiato televisivo' I fratelli ECALCATI
LEONORA Karamazov: il cristianesimo sofferto di Diego Fabbri nella Rai pedagogica collaborazione non è casuale, in quanto i tre condividono un sistema di valori cristiano e sono accomunati dalla voglia di mostrare il conflitto spirituale che anima il testo originale di Dostoevskij. È difatti proprio la questione della fede ad attirare i tre verso la produzione dostoevskiana, ed è in particolare Fabbri che definisce il credo dello scrittore russo un cristianesimo sofferto.
Mosso dall'intento di promuovere la moralità nella stampa e nel cinema, per cui nel 1970 fonda anche il Circolo Mario Fani con questo stesso obiettivo, Fabbri partecipa all'adattamento del romanzo per dimostrare l'incompatibilità della fede con la società moderna, che ne impedisce lo sviluppo a causa del suo innato positivismo che richiede costantemente delle dimostrazioni.
In particolare, la scena che rende al meglio questa problematica,
È quella de La Leggenda del Grande Inquisitore, usata da Fabbri per contrapporre lo spiritualismo di Alëša (che in qualche modo diventa il portavoce di regista, sceneggiatore e dirigente della produzione) all'ateismo del fratello Ivan (che rappresenta invece la parte positivista della società dell'epoca). Il racconto, già nel romanzo di Dostoevskij, è un'allegoria della scomparsa progressiva della cristianità dal mondo a causa del cattolicesimo e, dunque, del male assoluto che trionfa. Quello che era inizialmente un lungo monologo di Ivan - interrotto solo brevemente dal fratello Alëša -, viene ridotto, nello sceneggiato italiano, ad un dialogo tra i due della durata di circa trenta minuti. Questa riduzione deriva dal fatto che, per Bernabei, e dunque anche per tutta la Rai di quell'epoca, cristiano, significava automaticamente cattolico/cattolico significava automaticamente cristiano. dell'era.bernabeiana.’ Schermi. Storie e culture del cinema e dei media inItalia 1.2 (2017): 219-232.
F , D . ‘Le profezie di Dostoevskij’. Avvenire. (1979)
ABBRI IEGONella scena il regista riesce a rendere la superiorità morale delpiù giovane dei Karamazov tramite un sapiente uso di luci: mentreIvan rimane maggiormente in penombra (Figura 2), Alëša è quello3più illuminato (Figura 3).
P , A M . ‘La leggenda del grande inquisitore tra scritturaEDULLÀ NNA ARIAromanzesca e scrittura televisiva.’ Annali-Sezione Romanza 63.1 (2021):347354.
Figura 2 Umberto Orsini (Ivan) in una scena de ‘I fratelli Karamazov’ di Sandro Bolchi (1969)
Figura 3 Carlo Simoni (Alëša) in una scena de ‘I fratelli Karamazov’ di Sandro Bolchi (1969)
I FRATELLI KARAMAZOV O LA CADUTA DELL'EUROPANel suo saggio I fratelli Karamazov o la caduta dell’Europa,Hermann Hesse afferma come «con Dostoevskij
Comincia la caduta dell'Europa (si può anche dire: la rinascita). Per caduta dell'Europa, Hermann Hesse intende un ritorno alla madre patria, l'Asia, ed un abbandono dei valori occidentali. È, Orig.: "Mit Dostojewski] beginnt der Untergang Europas (man kann auch sagen:die Neugeburt". Traduzione personale.
Hesse, Hermann, Stephen Hudson, and Sydney Schiff. 'The Brothers Karamasov or The Downfall of Europe.' Op.cit. p.607 Ivi, p.608 Ibidem.