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INDICE
1. Analisi generica del territorio italiano dal punto di vista della produzione vitivinicola ed in
particolare quella del Veneto
2. Presentazione del prodotto: Raboso Piave
3. Processo produttivo
4. Commercializzazione
5. Analisi dell'azienda agricola Giorgio Cecchetto
6. Punti di forza
7. Strategia di marketing
8. Riconoscimenti aziendali 2
PRODUZIONE DI VINO IN ITALIA E IN VENETO
Paese migliaia di quintali
Italia 86.200 (13,14%)
Francia 67.785 (10,33%)
USA 63.275 (9,645%)
Spagna 59.258 (9,03%)
Cina 56.000 (8,53%)
Turchia 36.500 (5,56%)
Argentina 28.297 (4,31%)
Iran 28.000 (4,27%)
Cile 22.500 (3,43%)
Australia 20.265 (3,09%)
L’Italia è da sempre un’ottima produttrice ed esportatrice di vino grazie alla morfologia del
territorio e alle condizioni climatiche che favoriscono la tenuta dei vigneti. Il Veneto, in particolare,
e' una terra di antiche tradizioni vinicole che vanta in Italia il primato nella produzione di vini
D.O.C.(denominazione origine controllata). Ci sono infatti 17 zone di produzione vini D.O.C. in cui
operano 17 Consorzi Volontari di Tutela che salvaguardano qualità e tipicità del vino prodotto. Tale
attività consiste nell'assicurare la provenienza dei vini dalle zone dichiarate, la loro produzione con
le specificate uve (nella regione veneto i vini D.O.C. vengono prodotti con 10 vitigni specifici), le
dovute proporzioni secondo i metodi tradizionali ed il corretto invecchiamento. Controlli vengono
effettuati anche sul vitigno, sui raccolti di uve per ettaro e sulle quantità di vino prodotte.
L'indicazione sulla bottiglia del marchio del Consorzio di Tutela rappresenta per il consumatore
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un'ulteriore importante garanzia di qualità e, se accompagnata da un numero di serie, indice di una
produzione limitata. La gran parte della regione è, per caratteristiche morfologiche, zona di
produzione di uve ottime. Ben 25.500 Aziende Agricole sono iscritte all'albo dei vigneti dei vini
D.O.C., segno evidente della volontà di favorire la crescita di una produzione qualitativa. La
produzione regionale si qualifica inoltre attraverso una tipologia assai varia che offre una vastissima
gamma di vini, molti dei quali vanno classificati come vini di pregio garantiti dalla tutela giuridica
della D.O.C. Un' ulteriore prova della qualità del vino prodotto è data nel riconoscimento a vino
D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) di due vini prodotti nella regione
Veneto:
• Recioto di Soave
• Bardolino Superiore
La pianura trevigiana, in particolare, è attraversata dal Piave, il grande fiume sacro alla Patria, teatro
di eventi storici indimenticabili come la Grande Guerra. Questo straordinario fiume imprime il suo
carattere in tutto ciò che incontra nel suo cammino, dando il nome ad alcuni paesi della pianura,
come Tezze di Piave, Mareno di Piave, S.Lucia di Piave, nonché all’unico vitigno autoctono a
bacca rossa coltivato nella Provincia di Treviso: il Raboso Piave. Dal 1971 la D.O.C.
(Denominazione Origine Controllata) si chiama Piave proprio in suo onore. Della D.O.C. Piave
fanno parte quei terreni sciolti di natura alluvionale, dove la vite di Raboso ha da sempre avuto un
posto preponderante, e che vengono considerati fin dai secoli passati un importante bacino di
produzione, dal quale la Serenissima Repubblica di Venezia ha attinto generosamente.
Dall’annata 2008 è possibile rivendicare la nuova DOCG Piave Malanotte (dal nome dell’antico
Borgo Malanotte di Tezze di Piave – TV , nel cuore delle terre del Piave) che prevede
l’appassimento di parte delle uve, da un minimo del 15% ad un massimo del 30%.
Inoltre, a testimonianza di una lunga tradizione vitivinicola, guadagnata con la tenacia e
l’intraprendenza contadina delle sue genti, il Piave ha visto crescere ed affermarsi, a pochi
chilometri dal suo corso, la prestigiosa e rinomata Scuola di Enologia di Conegliano (TV), la più
antica d’Italia. 4
La produzione di vino in Veneto è letteralmente esplosa nel 2013, toccando il massimo storico di 9
milioni di ettolitri di vino, oltre a una piccola produzione di mosto. Si tratta del valore più elevato
dal 2000 a questa parte, caso unico tra le regioni italiane. Guardando i dati di produzione in
dettaglio, si può dedurre che il Prosecco abbia avuto un ruolo particolarmente rilevante. Infatti, il
record produttivo viene quasi interamente dalla provincia di Treviso, che ha visto la produzione
crescere di oltre il 30% e per nulla da quella di Verona, “rossista” per definizione con il
Valpolicella, che invece è rimasta stabile. 5
Immagine raffigurante i vini prodotti in veneto
Immagine raffigurante la produzione di vino 6
Immagine raffigurante il consumo di vino
PRESENTAZIONE DEL PRODOTTO: IL RABOSO
Il Raboso è un vitigno autoctono del Veneto la cui presenza nelle terre del Piave è documentata fin
dal ‘600. Esso porta a pieno titolo il nome di “Piave”, sia per origini storiche che per una presenza
rimasta costante nel corso dei secoli nella terra bagnata dalle acque del fiume sacro agli eroi della
prima guerra mondiale. Oggi il Raboso è alla base di numerosi vini DOC e DOCG del Veneto. Ne
esistono due varietà: il Raboso del Piave (tipico del Trevigiano, ma risulta assai diffuso anche nella
provincia di Padova con il nome di friulara o friularo) e il Raboso veronese (coltivato
prevalentemente tra le province di Venezia, Vicenza, Rovigo. Rispetto al Raboso Piave genera vini
più amabili, sebbene decisamente aciduli). La sua coltivazione si estende storicamente a ridosso del
fiume Piave per tutta la pianura trevigiana, da Conegliano a Vazzola, fino a Oderzo, Motta di
Livenza e San Donà di Piave. Il vitigno ha un grappolo grande e allungato, costituito da acini di
medie dimensioni con buccia blu-nera spessa e coriacea. La polpa è caratteristica, a sapore neutro,
leggermente carnosa, dolce-acidula-astringente. Ogni acino ha due o tre vinaccioli, di media
grandezza, piriformi. La pianta ha forte vigoria vegetativa ed una produzione tendente
all’abbondante. La vinificazione ottimale richiede una adeguata macerazione nelle bucce: in tal
modo si ottiene un vino di ottimo corpo, aspro e tannico da giovane, molto adatto
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all’invecchiamento. Lasciato maturare in botti di legno, acquista col tempo un bel colore rosso
rubino carico, con riflessi granati, uno splendido bouquet ampio e pieno che ricorda le violette di
campo e anche, marcatamente, il profumo di marasca. Per ottenere la D.O.C. il Raboso non può
essere immesso al consumo se non dopo un periodo di invecchiamento di almeno tre anni, di cui
almeno uno in botte. Ha sapore secco, austero, sapido, lievemente acidulo, pienamente appagante. Il
Raboso Piave, raggiunta la sua piena maturità, è uno dei grandi vini rossi italiani, ottimo con la
cacciagione di pelo e di piuma, le carni rosse, le grigliate e i formaggi molto invecchiati. È pure un
eccellente vino da meditazione, compagno ideale delle lunghe sere invernali fra amici.
PROCESSO PRODUTTIVO
Il processo produttivo della filiera vino rosso può essere così descritto:
1. Conferimento delle uve raccolte: la fase della raccolta rappresenta uno dei momenti
fondamentali dell’intera filiera fino ad arrivare al vino, perché caratterizza e condiziona la qualità
globale intrinseca e la serbevolezza del prodotto finale. La definizione del periodo di raccolta
ottimale è legata agli obiettivi qualitativi prefissi. Diversi parametri incidono ed indicano il
momento giusto della raccolta (grado zuccherino, acidità totale, caratteristiche varietali, eventi
atmosferici sono tutti fattori che, ogni anno, contribuiscono a stabilire il calendario di
vendemmia). L’uva deve essere raccolta solo quando raggiunge la perfetta maturazione, cioè,
quando il contenuto zuccherino è massimo e quindi quando il rapporto zuccheri/acidità totale non
varia per almeno 6-7 giorni. È necessario ridurre al massimo le alterazioni fisiche e meccaniche del
prodotto, sia durante la raccolta che in fase di trasporto, per evitare lo sviluppo di malattie e l’inizio
di fermentazioni indesiderate. Allo scopo è anche utile abbreviare i tempi di stoccaggio ed evitare
l’esposizione del raccolto al sole. Il trasporto delle uve alla Cantina deve essere effettuato nel minor
tempo possibile per ovviare ai problemi precedentemente citati. La fase di conferimento delle uve è
articolata secondo dei passaggi ben precisi. La prima operazione è la pesata del carico di uva
raccolto ed in fase di conferimento. La pesata è registrata sulla “bolletta di conferimento”
(documento che “accompagna” le uve in fase di conferimento e su cui sono registrati, fase per fase
del conferimento, tutti i dati relativi a parametri rilevati sulle uve, cioè la pesata, il grado
zuccherino, lo stato sanitario ed altre informazioni variabili da cantina a cantina). La seconda fase
prevede il controllo fitosanitario delle uve in conferimento (effettuato sia visivamente che tramite
prelievo campioni per analisi successive), con conseguente classificazione ed apposizione in
“bolletta di conferimento” della classe fitosanitaria. La terza fase prevede il prelievo di un campione
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mosto dal carico in conferimento, con il quale si determinano, all’istante e con apposite
strumentazioni (tipo stazione multiparametrica), il grado zuccherino e l’acidità del campione
prelevato e quindi dell’intero carico in conferimento, con conseguente apposizione in “bolletta di
conferimento” dei parametri calcolati. Si effettua poi lo scarico delle uve nelle vasche o tramogge di
scarico, con registrazione del numero di tramoggia di scarico in bolletta.
L’ultima fase dell’operazione di conferimento è la pesatura della tara ed apposizione in “bolletta di
conferimento”, quindi del peso totale di uve conferite. Tutte queste operazioni sono ripetute per
ogni singolo conferimento e per ogni singola partita conferita. Vale a dire che se un socio
produttore giungesse in cantina con 2 o più diversi carichi, ma comunque provenienti dallo stesso
vigneto, tutte le operazioni e registrazioni su citate vengono ripetute per ogni singolo carico.
Tutti i parametri (pesata, classificazione fitosanitaria, grado zuccherino, acidità) contribuisco a
determinare il prezzo di vendita delle uve da parte del socio verso la cantina cooperativa, prezzi che
variano di anno in anno in funzione anche dell’andamento di mercato del vino. La registrazione del
numero di tramoggia di carico associato al socio conferitore determina tracciabilità in quanto la
tramoggia corrisponde ad una unica linea di lavorazione giornaliera quindi ad un lotto giornaliero di
conferitori relazionato al lotto di prodotto giornalier