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Detto ciò, si può provare a collocare la città in oggetto in una
delle tipologie di città indicate sempre da Martinotti: 10
la città tradizionale, con una maggioranza di abitanti e una
limitata presenza di pendolari;
la metropoli di prima generazione, in cui la popolazione
pendolare ha un peso maggiore;
la metropoli di seconda generazione, caratterizzata dalla
prevalenza di city users;
la metropoli di terza generazione, dei metropolitan
businessmen.
Premettendo che è difficile collocare precisamente Castelfidardo
in una di queste categorie, quest’ultima sembra corrispondere
maggiormente alla città tradizionale, nonostante la presenza di
pendolari e di turisti.
Si fa tale affermazione in forza del fatto che, nel corso
dell’osservazione partecipata delle zone più frequentate, si è
colta in esse la maggior presenza di abitanti. 11
3. Economia della città
L’alternarsi di fasi di innovazione e stagnazione economica incide sullo
sviluppo urbano e produce cambiamenti su tutti gli aspetti della città
(la struttura sociale, le infrastrutture, il rapporto con il territorio ecc.).
In ogni epoca possiamo trovare dei centri urbani corrispondenti al tipo
ideale di una certa ondata economica e delle città «impermeabili» a
queste ondate.
Uno dei cicli economici che più ha influito sullo sviluppo urbano è
senza dubbio il fordismo, per il quale sorgono delle vere e proprie città
industriali. La grande impresa diventa il cuore della società, in quanto
non si occupa più esclusivamente della vita lavorativa dei dipendenti,
bensì regola e controlla tutti gli altri aspetti, gestendo di fatto la
quotidianità urbana e modificando di conseguenza l’assetto stesso
della città. Non bisogna tralasciare tuttavia che quest’ultima favorisce
lo sviluppo delle imprese e la riproduzione della forza lavoro: si tratta
di una modificazione e un’influenza reciproca. 12
Per analizzare lo sviluppo economico di Castelfidardo, in particolar
modo riferendosi al settore industriale, non si può non agganciarsi
alla storia della produzione della fisarmonica, invenzione del
fidardense Paolo Soprani intorno alla metà del XIX secolo.
Centro urbano di una regione a spiccata vocazione agricola, con
innumerevoli poderi a conduzione prevalentemente mezzadrile,
nella seconda metà dell’Ottocento Castelfidardo presenta una
discreta varietà di produzioni, sebbene non ancora di portata
industriale, tra le quali risalta quella di armonici e organetti, di cui
nasce la prima fabbrica in centro.
Nei primi anni del Novecento, mentre a livello regionale comincia a
porsi il problema di come poter affrontare lo sviluppo economico,
apparentemente arretrato rispetto ad altre regioni, a Castelfidardo
l’ormai affermata produzione di fisarmoniche ha creato un
ambiente favorevole alla crescita non solo dell’artigianato, ma
anche della piccola e media industria, e i presupposti per un
allargamento del ceto borghese il quale ha pure trovato nei
rapporti commerciali con contrade lontane stimoli e prospettive per
aggiornarsi e progredire. 13
Alla fine degli anni Cinquanta del XX secolo l’industria della
fisarmonica ha però una forte recessione, mettendo in crisi
l’economia urbana per cui era stata fino ad allora un caposaldo. Ciò
porta ad una trasformazione della produzione, orientata
all’elettronica musicale (dalla fabbricazione della “pianola”, una
tastiera a piano il cui suono non si discosta molto da quello della
fisarmonica, a quella di parti elettriche per amplificatori e di
microfoni per chitarre). Tuttavia la forte concorrenza straniera,
soprattutto del sud est asiatico, porta al tracollo anche di questo
settore.
La ricerca di nuove produzioni conduce alla nascita di industrie di
tecnologia elettronica e di meccanica e ad una forte differenziazione
dal passato: le fabbriche scompaiono dal centro storico e vanno a
costituire le zone industriali, collocate in periferia.
Ad oggi, nonostante la crisi avuta nel corso del Novecento, la
produzione di fisarmoniche coinvolge la maggioranza delle imprese
fidardensi (28), seguite dalle imprese edili (23) e da produzione e
ingrosso di strumenti musicali ed accessori (17). 14
Lo sviluppo industriale ha avuto indubbiamente un grande
impatto sulla città rispetto alla sua configurazione precedente,
ma non vi è mai stata una grande impresa che regolasse ogni
aspetto della vita dei cittadini, discostandola dal modello fordista.
Possiamo invece ritrovare alcune caratteristiche dell’economia
postfordista, come l’orientamento verso le nuove tecnologie, il
maggior sviluppo possibile di flessibilità e capacità di rispondere
alle esigenze mutevoli del mercato, la delocalizzazione degli
impianti industriali.
Per quanto riguarda gli altri settori dell’economia locale, si
riscontra la presenza di numerosi esercizi commerciali distribuiti
nelle diverse frazioni in modo tendenzialmente omogeneo (ad
esempio in quasi ognuna vi è una farmacia, un tabaccaio, un
supermercato ecc.).
Castelfidardo gode anche di un modesto flusso di turisti che cerca
di potenziare attraverso azioni di city marketing, quali
l’organizzazione del Festival Internazionale della Fisarmonica, nel
2013 alla 38^ edizione, e l’iniziativa per l’estate
“Ingirogustando”, una serie di serate a cadenza settimanale in cui
il centro storico è teatro di eventi artistici e musicali gratuiti e i
cui esercizi commerciali aderiscono. 15
Tali eventi attraggono un numero
consistente di visitatori,
convertendo temporaneamente
Castelfidardo in una città di
consumo, con la presenza di city
users provenienti dai centri più o
meno vicini. 16
Il comune è infine compreso nel distretto industriale plurisettoriale
di Recanati – Osimo – Castelfidardo, le cui città sono legate da
rapporti commerciali già forti nel XIX secolo.
Elemento peculiare del sistema produttivo di tale settore è la
prevalenza di produzioni di semilavorati e componenti eseguite in
conto terzi. Si segnala la presenza nell'area di specifiche strutture
per la ricerca e sviluppo, orientate soprattutto ad innovazioni di
processo. 17
4. Governo e politiche urbane
Accanto ai principali attori del fordismo (la grande impresa, la
borghesia imprenditoriale e finanziaria, la classe operaia, i sindacati)
lo Stato acquisisce un ruolo fondamentale. Il cosiddetto «patto
fordista» prevedeva che esso garantisse la riproduzione di forza
lavoro e la protezione dei lavoratori da determinati rischi sociali,
mentre l’impresa fordista consentiva l’innalzamento del tenore di vita
e quindi del gettito fiscale.
Si parla di welfare state, uno stato il cui potere organizzato è usato
deliberatamente allo scopo di modificare il gioco delle forze di
mercato in almeno tre direzioni:
garantendo agli individui e alle famiglie un reddito minimo;
riducendo il grado di insicurezza, mettendo i cittadini in condizioni
di far fronte a malattia, vecchiaia, disoccupazione ecc…;
assicurando che a tutti siano offerti i migliori standard ottenibili in
relazione ad una gamma convenuta di servizi sociali. 18
La città rappresenta il luogo principale di radicamento e di
evoluzione del modello sociale fordista, quindi lo scenario in cui
l’efficacia del welfare state viene messa alla prova. Nel dar corpo
alle politiche pubbliche, i governi urbani si trovano a più diretto
contatto con le istanze provenienti dalla popolazione e i loro
margini di manovra sono in diversi casi relativamente ridotti.
Dopo la crisi di tale modello, dovuta a fattori come il neoliberismo,
il cambiamento di atteggiamento dei cittadini e la crisi fiscale, il
suo rinnovamento è orientato ad una personalizzazione del
welfare (o individualizzazione delle protezioni), il quale diventa
«municipale», cioè gestito dalle amministrazioni urbane.
Emerge anche l’espressione welfare community, la quale pone
l’accento sull’integrazione tra l’iniziativa delle istituzioni ed altre
risorse di cui il territorio dispone, specialmente provenienti dal
Terzo settore (volontariato, cooperative sociali, organizzazioni non
governative, associazioni culturali, religiose, ricreative ecc.).
In tale contesto Bagnasco e Negri individuano tre tipologie di
situazioni urbane:
Grande città con contrazione dei ceti medi e polarizzazione
verso le condizioni estreme; 19
Medie città dei produttori (strutturazione sulla base dei ruoli produttivi);
Medie città dei consumatori (strutturazione in base al consumo).
In tal senso Castelfidardo si configura come una welfare community, poiché
si avvale del Terzo settore per garantire i servizi necessari alla cittadinanza
(ad esempio, l’asilo nido è gestito da una cooperativa sociale) e corrisponde
al modello della media città dei consumatori.
Per trattare alcuni temi centrali delle politiche pubbliche dal punto di vista
della sociologia urbana, si è scelto di intervistare un membro del Consiglio
Comunale, in carica da maggio 2011. L’intervista è avvenuta seguendo una
traccia composta da tre domande, utili per inquadrare l’argomento e allo
stesso tempo per permettere all’intervistato di aggiungere dettagli riguardo
la percezione dei cittadini. Si riportano di seguito le risposte.
1) Quali aree della città sono state oggetto di riqualificazione
edilizia e ambientale?
Per quanto riguarda il piano regolatore, c’è un profondo vuoto in tema di
edilizia, circa dagli
anni 2007-2008 con i primi segni della crisi economica. Da anni per esempio
si cerca di far partire i lavori per la nuova scuola media inferiore, uno dei
temi più discussi in Consiglio Comunale. L’edificio che ospita attualmente la
scuola è vecchio, non rispetta le norme antisismiche vigenti, è poco
accessibile dal punto di vista della viabilità essendo situato nel 20
centro storico, ed è carente di strutture come una palestra e un teatro.
Rispetto ai lavori pubblici, gli interventi più recenti sono stati la
ristrutturazione dell’area verde di Porta Marina (Piazzale Don Minzoni) e la
costruzione della scala mobile che collega il grande parcheggio vicino alle
poste al centro, per cui il comune ha ricevuto un finanziamento dall’Unione
Europea in quanto progetto di mobilità sostenibile. Personalmente non sono
soddisfatto del risultato: ci sarebbe dovuto essere un abbattimento delle
barriere architettoniche per anziani e soggetti con disabilità fisiche,