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La rigenerazione è una tecnica di ottimizzazione degli IMTV che consente di ridurre la quantità di
calore prelevata dall’esterno dal ciclo prelevandola dal ciclo stesso, in particolare dalla fase di
espansione. Dal momento che non sarebbe possibile, a causa della ridotta superficie palare e dei
brevi tempi di permanenza del vapore, prelevare calore dalla turbina, si opera il cosiddetto
spillamento: si preleva una frazione del fluido volvente dalla turbina. Questa frazione spillata viene
inviata ad uno scambiatore di calore collocato prima del generatore di vapore e cede il proprio calore
residuo al fluido in uscita dal condensatore, preriscaldandolo. Gli scambiatori utilizzati possono essere
a miscela (ovvero il vapore spillato viene miscelato direttamente con il fluido, termodinamicamente
più vantaggioso ma necessita di scambiatori di grandi dimensioni e di una seconda pompa in uscita
dallo scambiatore) oppure a superficie (il vapore lambisce i fasci tubieri in cui scorre l’acqua, è il
sistema più semplice ed economico). I vantaggi dello spillamento consistono nella riduzione della
quantità di calore da somministrare al ciclo (seppur sottraendo fluido motore alla turbina
riducendone il lavoro utile), ne consegue un leggero aumento del rendimento totale del ciclo a
vapore. I limiti sono rappresentati dalla riduzione del contributo termico fornito all’aumento degli
spillamenti a causa della progressiva perdita di entalpia all’interno della turbina, per questo motivo il
numero di spillamenti non supera mai gli 8. La rigenerazione completa non sarebbe
termodinamicamente vantaggiosa.
4-Il candidato illustri e descriva la curva di polarizzazione di una cella a combustibile con le relative
perdite di polarizzazione.
Rispetto alla massima tensione reversibile prelevabile dai capi della cella, data dalla equazione di
Nernst, il comportamento reale della cella differisce a causa di diversi fattori di perdita. Pertanto la
= − − −
reale tensione disponibile sarà data da: . Le perdite di
ℎ
polarizzazione per attivazione η sono dovute alla barriera energetica che le specie chimiche nella
att
cella devono superare perché si inneschi la reazione. La polarizzazione di attivazione è legata alla
velocità con cui avviene la reazione. Le perdite ohmiche η sono invece legate alle resistenze
ohm
interne esistenti nella cella che si oppongono al transito degli elettroni e seguono, appunto, le due
leggi di Ohm. Le perdite per concentrazione η infine sono legate al trasporto di massa delle specie
conc
chimiche reagenti sui siti catalitici e si manifestano quando la velocità di alimentazione dei reagenti
e/o la velocità di rimozione dei prodotti della reazione è più bassa di quella corrispondente alla
corrente richiesta. Essendo il trasporto di massa di tipo diffusivo, il meccanismo è regolato dalla legge
di Fick.
5-Mediante l’ausilio di schemi e di diagrammi termodinamici, si descrivano i principali componenti e
le caratteristiche fondamentali degli impianti a vapore con ciclo a condensazione, evidenziandone le
modalità di esercizio. Infine, si descrivano i principali criteri di ottimizzazione del rendimento
termodinamico e le problematiche connesse alla scelta del combustibile impiegato.
Gli IMTV sono impianti per la produzione di energia a ciclo chiuso, ovvero il fluido volvente
(solitamente acqua) nel circuito è sempre lo stesso. Il fluido viene portato ad alta pressione da una
pompa ed immesso nel generatore di vapore dove riceve calore e vaporizza, il vapore è poi
surriscaldato ed inviato alla turbina. Nella turbina il vapore cede il proprio contenuto entalpico, che
verrà da quest’ultima trasformato in lavoro, per poi finire il ciclo nel condensatore, in cui il calore
viene sottratto ed il fluido torna liquido. A questo punto il fluido rientra nella pompa ed il ciclo si
ripete. È spesso presente anche un degasatore che rimuove i gas e l’eventuale aria presenti nel fluido
dopo la condensazione. Attualmente i moderni impianti a vapore hanno raggiunto lo stato dell’arte
dello sviluppo, con rendimenti di combustione e rendimenti meccanici vicini all’1, i futuri sviluppi si
concentrano sul rendimento limite, ovvero di conversione termomeccanica dell’energia, e sul
rendimento interno, cioè legato al trasferimento di energia dal fluido alla turbina.
Per migliorare le prestazioni di un IMTV è possibile operare diverse modifiche, tra le quali c’è il
risurriscaldamento. Dopo essersi espanso in turbina il vapore passa attraverso un ulteriore fascio
tubiero interno al generatore di vapore dove viene risurriscaldato per confluire in un secondo stadio
di turbina. Oltre all’aumento del rendimento e del lavoro utile il risurriscaldamento permette di
mantenere un titolo di vapore medio più alto (infatti al di sotto di 0,8 il vapore può causare effetti
erosivi alle palettature della turbina), tuttavia occorre tenere presente che i costi e l’ingombro di tale
sistema devono essere giustificati, ecco perché nella maggior parte degli impianti non vi sono più di
due stadi di risurriscaldamento.
Un altro sistema di miglioramento del ciclo a vapore a condensazione è dato dalla rigenerazione, che
consiste nel prelevare una quantità di vapore surriscaldato dalla turbina ed inviarlo a scambiatori per
il preriscaldamento del fluido prima che questo entri nel generatore di vapore. Lo scambio termico
alla turbina è irrealizzabile a causa della geometria delle palettature e del breve tempo di permanenza
del vapore in questo componente, inoltre se si prelevasse calore dal vapore direttamente in turbina
il titolo di questi si abbasserebbe troppo prima dell’uscita da quest’ultima causando perdite di
potenza e soprattutto danni da corrosione. Per questo viene spillata una piccola quantità di vapore
ed inviata a scambiatori a superficie (più semplici ed economici ma meno efficaci) o a miscela (più
efficaci ma ingombranti e necessari di una seconda pompa a valle). È possibile eseguire più spillamenti
in serie tuttavia il numero massimo è di 8 a causa della progressiva perdita di contenuto entalpico del
vapore.
Le migliorie sopra illustrate possono coesistere in uno stesso impianto, apportando un notevole
aumento di rendimento e potenza utile. Infine è possibile ripotenziare un impianto a vapore
preesistente mediante l’utilizzo di una turbina a vapore, creando coì un ciclo combinato.
La maggior parte delle installazioni a vapore vedono impiegati generatori di vapore a letto fluido, che
consentono l’utilizzo di una grande varietà di combustibili solidi, tra i quali spiccano il classico carbon
fossile, le biomasse e i rifiuti solidi urbani. I combustori a letto fluido non producono NOx grazie alle
alte temperature di combustione (oltre i 900°C) e non necessitano di successive depurazioni dei fumi
dato che nel letto fluido su cui posa la combustione sono presenti vari sorbenti (come la calce) per
l’assorbimento degli ossidi di zolfo.
6-L’ottimizzazione degli impianti turbogas è strettamente dipendente dalla possibilità di
incrementare la temperatura di ingresso in turbina (TIT). Il candidato illustri i passi compiuti in questi
anni nella:
- Ricerca e sviluppo di materiali ad alta resistenza termomeccanica e chimica;
- Refrigerazione delle parti della macchina più esposte ai gas caldi.
Al fine di aumentare la temperatura di ingresso in turbina occorre evitare che questo aumento sia
dannoso per le parti della turbina stessa. In particolare le palettature della turbina devono offrire
opportuna resistenza alle temperature, alle sollecitazioni meccaniche ed alla corrosione e non
devono risentire dello scorrimento viscoso, rischio più grande per le pale in un TG. Perciò sono stati
sviluppati materiali sempre più avanzati a partire dai primi componenti in acciai altolegati, che però
consentiva temperature nell’ordine dei 500-600°C. Sono stati poi messi a punto componenti in
superleghe a base di nichel, resistenti fino a 800°C e sono in fase di sviluppo componenti in materiali
ceramici, che consentirebbero di sopportare temperature prossime ai 2000°C. Tuttavia il costo di
questi ultimi e la complessità delle geometrie delle moderne palettature fanno si che i componenti
statorici e rotorici in superleghe di nichel siano attualmente i più affidabili, le loro prestazioni sono
migliorate da processi di solidificazione direzionale in fase di costruzione, da rivestimenti esterni
ceramici e da sistemi di raffreddamento.
Il raffreddamento delle palettature delle turbine a gas è affidato ad aria compressa o ad
acqua/vapore. I sistemi di raffreddamento si suddividono in interni o esterni a seconda se il
refrigerante colpisce le pareti interne od esterne della pala e a circuito chiuso o aperto, a seconda se
è previsto un ritorno del refrigerante o se questo viene dispero nel flusso principale. I sistemi a
circuito chiuso possono utilizzare l’acqua di alimento di un ciclo a vapore combinato e prelevare il
calore per il preriscaldo dalla turbina a gas (sperimentazione fatta dalla GE). I sistemi a circuito aperto
sono più semplici poiché non necessitano si circuiti di ritorno, l’effetto refrigerante in alcune zone
della pala è più efficace e vi è un parziale recupero del calore e del flusso spesi in refrigerazione nella
fase di espansione. I sistemi di raffreddamento più comuni sono la convezione interna (dove il flusso
refrigerante passa in canali interni alla pala, più complessi sono i canali, come nel caso del multipass,
più lo scambio è efficace), l’impingement (dove le cavità interne alla pala sono racchiuse in una
camicia forata che permette all’aria ad alta pressione di colpire la parete interna della pala) ed il film
cooling (il sistema più diffuso, si viene a creare un film protettivo di refrigerante sulla superficie
esterna della pala attraverso fori sulla sua superficie da cui il refrigerante esce in pressione, è il
sistema più efficace e meno dispendioso di energia, tuttavia occorre un’attenta progettazione e le
pale devono essere mantenute pulite da fumi e carburante). In fase di studio è la tecnica della
traspirazione, che permetterebbe, almeno teoricamente, di raggiungere la massima capacità
refrigerativa attraverso l’utilizzo di materiali porosi (per lo più ceramici) che consentirebbero il
raffreddamento ottimale, tuttavia è difficile reperire materiali con le caratteristiche di buona porosità
e ottima resistenza meccanica. Importante è tenere conto del contributo energetico necessario per
la fornitura del refrigerante, infatti nella maggior parte dei casi il raffreddame