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ISTEMI NFORMATIVI E DI ONTROLLO PER LE MMINISTRAZIONI
P UBBLICHE
Prof. PierLuigi Catalfo
Il Bilancio Sociale
De Luca Riccardo Daniele
M37/000003 ANNO ACCADEMICO 2010-2011 2
Indice
Contesto pag. 3
Momento metodologico pag. 7
Differenze e similitudini tra i modelli pag. 8
Direttiva del Ministro della Funzione Pubblica pag. 8
sulla rendicontazione sociale nelle Amministrazioni Pubbliche
AA1000 pag.10
Gbs pag. 13
Sa8000 pag. 17
Gri pag 20
Utilità e prassi applicative pag. 22
Confronto Pubblico – Privato pag. 22
Il bilancio sociale nelle AP pag. 24
Valore Pubblico pag. 26
Sviluppi futuri pag. 28 3
IL CONTESTO
Il bilancio sociale è l’esito di un processo con il quale l’organizzazione rende conto delle scelte,
delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse in un dato periodo, in modo da consentire alle
diverse parti interessate di conoscere e formulare un proprio giudizio su come l’organizzazione
interpreta e realizza la sua missione e risponde alle richieste degli stakeholders. Altre definizioni
lo interpretano come “un modello di rendicontazione sulle quantità e sulle qualità di relazione tra
l'impresa ed i gruppi di riferimento rappresentativi dell'intera collettività, mirante a delineare un
quadro omogeneo, puntuale, completo e trasparente della complessa interdipendenza tra i fattori
economici e quelli socio-politici connaturati e conseguenti alle scelte fatte", “rappresenta la
certificazione di un profilo etico, l'elemento che legittima il ruolo di un soggetto, non solo in
termini strutturali ma soprattutto morali, agli occhi della comunità di riferimento, un momento
per enfatizzare il proprio legame con il territorio, un'occasione per affermare il concetto di
impresa come "buon cittadino", cioè un soggetto economico che perseguendo il proprio interesse
prevalente contribuisce a migliorare la qualità della vita dei membri della società in cui è
inserito”.
Il BS si inserisce in un ottica di responsabilità sociale ed accountability. Un’azienda si può
definire socialmente responsabile solo nella misura in cui crea valore economico e
meta-economico per tutti i suoi portatori di interessi, soddisfacendone le legittime istanze. In
altre parole, la responsabilità sociale di un’impresa sociale deve essere riconducibile alla sua
capacità di perseguire la mission sociale in maniera eticamente orientata nel rispetto delle istanze
legittime dei vari portatori di interessi, cosicché sia evidente la tensione alla coerenza tra
responsabilità sociale esterna ed interna, dove la prima fa riferimento al finalismo socialmente
orientato dell’Impresa sociale, mentre la seconda riguarda l’insieme dei comportamenti
gestionali rispetto agli stakeholder che partecipano, a vario titolo, al processo di creazione di
valore sociale. Secondo il paradigma neoclassico l’unico obiettivo è la massimizzazione del
valore di mercato dell’azienda stessa non esiste spazio per responsabilità sociali o etiche e quindi
l’unica responsabilità dell’azienda e di chi la gestisce è quella di massimizzare il valore per lo
shareholder. Si è tuttavia sviluppato un intenso dibattito accademico sulla responsabilità sociale
di impresa, sull’etica d’impresa. L’Enciclica papale del 2009 suggerisce di orientare l’attività
economica alla soddisfazione dei bisogni dell’uomo, inteso non solo come agente economico ma
nella sua interezza di essere umano. Zappa nel 1956 sosteneva che l’azienda non dovesse essere
orientata alla sola creazione di ricchezza economica, ma dovesse agire per il conseguimento di
obiettivi di carattere economico e sociale. Nel tempo è quindi emersa un’interpretazione
4
dell’azienda come sistema finalizzato alla soddisfazione dei bisogni umani attraverso il
perseguimento di una pluralità di obiettivi eticamente fondati.
Parlando di Accountability è possibile evidenziare diverse definizioni ed ipotesi su cosa sia e
debba fare: “è un processo in grado di fornire un resoconto delle azioni di cui il soggetto è
considerato responsabile”; “ogni processo di accountability aziendale dovrebbe contribuire ad
intraprendere determinate azioni e dar conto agli stakeholder interessati dei risultati e
dell’impatto di tali azioni”; “è uno strumento attraverso cui individui e organizzazioni
rendicontano alla o alle autorità riconosciute le azioni per le quali si ritengono responsabili”.
Nel corso degli anni il tema accountability non è sempre stato interpretato allo stesso modo.
Negli anni ’80 si parlava di accountability contabile, basata sul rispetto delle procedure e dei
regolamenti contabili e finanziari e sui controlli esterni formali di legittimità, e negli anni ’90 di
accountability gestionale caratterizzata dall’adozione di strumenti di programmazione e
controllo, valutazione delle performance e certificazione di qualità. E’ tra la fine degli anni ’90 e
gli inizi del 2000 che si inizia a parlare di accountability sociale in cui la pubblica
amministrazione è chiamata a rendere conto alla società delle proprie azioni e dei risultati in
modo trasparente ed esaustivo. Un percorso di social accountability può essere un valido
strumento per dare conoscenza ai terzi delle modalità con cui è stata realizzata la mission e del
grado di responsabilità sociale attuato nei confronti degli interlocutori. Un’impostazione di
questo tipo supera il concetto di accountability inteso come semplice obbligo di rendere conto
dei risultati raggiunti. E’ possibile interpretare il principio di accountability come teoria
dell’aziendalizzazione negli enti locali, tramite un apporto alla crescita culturale del management
pubblico e all’introduzione di principi che si ispirino alla corretta amministrazione, al rispetto
della legalità ed al perseguimento del benessere della collettività.
L’interesse per la rendicontazione sociale ha origini antiche ma una più ampia diffusione del
tema si ha dagli anni ’90 quando l’attenzione si sposta dalla convenienza della rendicontazione
sociale alle modalità della rendicontazione. In Italia gli studi in materia di rendicontazione
sociale si sviluppano dalla fine degli anni ’70. In tempi recenti iniziano ad interessarsi del mondo
no-profit che assume sempre più importanza al punto che con la legge n. 381 del 1991 vengono
create le cooperative sociali e con la legge 115 del 2005 vengono riconosciute le imprese sociali.
L’impresa sociale è un impresa orientata alla produzione di servizi di utilità sociale con un
carattere marcatamente imprenditoriale ma che, a differenza delle imprese convenzionali,
persegue una esplicita finalità sociale (OECD, 1999; Commissione Europea, 1993) che si traduce
nella produzione di benefici diretti a favore di una intera comunità o di soggetti svantaggiati. 5
Le caratteristiche identitarie sono il fine solidaristico, i processi produttivi relazionali, la
governance multistakeholder attraverso la quale attuare la partecipazione attiva dei portatori di
interessi ed il sistema dell’accountability.
L’IS infatti ricorre ad una governance allargata dato che il coinvolgimento degli stakeholder
genera migliori performance sociali ed economiche e riduce le asimmetrie informative. La loro
partecipazione consente all’organizzazione di prendere decisioni sulla base di informazioni
rilevanti grazie alla maggiore vicinanza con l’ambiente di riferimento, facilitando la ricognizione
dei bisogni emergenti e delle problematiche sociali del territorio e, in linea generale, permette di
trovare più facilmente soluzioni a problemi complessi. Se gli stakeholder sono poi i lavoratori, la
maggiore partecipazione, consente loro di comprendere meglio la relazione tra sforzo e risultati e
di sviluppare una più alta motivazione con un conseguente maggiore impegno sul lavoro.
L’adottare comportamenti socialmente responsabili, in altre parole, vuol dire che l’impresa
sceglie di adottare un sistema di governo aperto, capace di conciliare gli interessi delle varie parti
interessate.
La coesistenza di finalità d’impresa e sociali impone la presenza di un sistema di rendicontazione
multidimensionale che operi in modo integrato sui seguenti tre ambiti:
- economico-finanziario, sia interno che esterno;
- di risultato, riconducibile al concetto di efficacia (sociale);
- di legittimità istituzionale.
L’ambito economico-finanziario si focalizza sulla corretta individuazione e interpretazione dei
dati contabili. La rendicontazione in termini di efficacia sociale corrisponde alla necessità di
esplicitare le modalità di risposta ai bisogni sociali oggetto dell’attività. Infine, la legittimità
istituzionale viene normalmente riferita al rispetto della mission e dei vincoli normativi speciali.
La rendicontazione dell’Impresa sociale prevede un sistema articolato, orientato verso la
definizione di un modello di accountability che contempla l’obbligo di redazione di due separati
bilanci, rispettivamente di esercizio e sociale. Il previsto modello di bilancio è composto dai
seguenti documenti: stato patrimoniale; rendiconto gestionale; conto economico civilistico
dell’attività principale; nota integrativa; relazione di missione.
Il secondo documento rappresenta una rilevante novità a livello nazionale, è caratterizzato da
una valenza annuale e deve contenere almeno le seguenti informazioni:
- introduzione: metodologia di redazione del bilancio sociale;
- sezione A - informazioni generali sull’ente e sugli amministratori (nome dell’ente, sede legale e
sedi secondarie, nome degli amministratori, settore di attività);
- sezione B - struttura, governo ed amministrazione dell’ente,; 6
- sezione C - obiettivi e attività;
- sezione D - esame della situazione finanziaria
- sezione E - altre informazioni opzionali.
Il legislatore non prevede nel Bilancio sociale una sezione dedicata al rapporto con gli
stakeholder, anche se è da molti riconosciuto che la sezione e) Altre informazioni opzionali è la
sede più appropriata, deputata ad informare sul coinvolgimento degli stakeholder. Nella sezione
d) Esame della situazione finanziaria del Bilancio sociale viene generalmente inserito il Valore
aggiunto, se calcolato. Esso è esplicitato attraverso una riclassificazione degli schemi di conto
economico, di calcolo e di distribuzione dello stesso. 7
MOMENTO METODOLOGICO
La prima scelta che un ente deve affrontare riguarda il modello da adottare. In Italia non esiste
una normativa di riferimento all