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GERARCHICO
Prima di classificarlo secondo il livello gerarchico si deve comprendere la piramide di
Anthony.
Pianificazione strategica: ovvero la scelta degli obiettivi aziendali (di lungo
periodo), la scelta delle risorse per il loro conseguimento e la definizione delle
politiche aziendali (scelte di fondo che orientano l’azienda per il futuro).
Attività tattiche: sono svolte dal middle management, sono attività tattiche di
programmazione delle risorse per un uso efficace ed efficiente e di controllo
sul conseguimento degli obiettivi programmati.
Attività operative: conduzione a regime delle attività aziendali, alla base, non
manca mai.
Perciò questi tre livelli aziendali hanno bisogno, ed emettono informazioni specifiche
per svolgere le loro attività.
Alta direzione e staf:
• Informazioni esterne (analisi di scenari per comprendere in che direzione orientare
le scelte future)
• Dati interni di sintesi
• Dati prospettici (per organizzare scelte future)
• Esigenze informative non prevedibili e occasionali su dati interni
Direzioni funzionali o di divisione:
• Informazioni esterne
• Dati omogenei e congruenti tra loro (in funzione dell’area di competenza)
• Dati sintetici o arrotondati
• Dati aggregati
• Elaborazioni ripetitive e coerenti nel tempo
Personale esecutivo:
• Segnalazione di eccezioni in tempo utile
• Richieste di informazioni non preventivate
• Dati esatti
• Dati analitici
• Esigenze informative in tempo reale
Notiamo come salendo di livello servono sempre informazioni sempre più precise,
aggregate e concentrate sull’esterno.
• Transaction Processing System (TPS):
Servono il livello operativo aziendale, sono molto strutturati e lasciano poca autonomia
agli operatori. Il loro blocco, blocca l’operatività aziendale poiché alimentano gli altri
sistemi informativi
Esempi: prima nota, paghe e stipendi, entrate e uscite di magazzino, fatturazione.
• Executive Support System (ESS):
Riguardano decisioni non di routine, che richiedono giudizi, valutazioni e conoscenze
approfondite non standardizzabili (decisioni strategiche); includono dati legati ad
eventi esterni. Non sono progettati per risolvere problemi specifici, ma possono
essere applicati a molteplici situazioni. Sono sintetici e di facile lettura per senior
manager che hanno poco tempo per analizzare i dati.
Esempi: grafici di andamenti finanziari, listini di borsa.
Tra le diverse categorie esistono delle relazioni: difatti i sistemi di grado gerarchico
più basso alimentano quelli di grado più alto.
Classificazione dei sistemi informativi secondo l’area gestionale I sistemi informativi
possono essere classificati anche secondo area gestionale, questo quando si ha
necessità di una visione con problemi legati all’esterno.
Difatti una classificazione gerarchica ci concede un’analisi interna dei problemi
aziendali.
• Sistemi informativi per le vendite e il marketing:
• Sistemi informativi per la produzione:
• Sistemi informativi per la gestione finanziaria e la contabilità:
I sistemi informativi supportati dalla tecnologia sono nati in quest’ambito, la gestione
dei numeri con le macchine era più comoda.
• Sistemi informativi per le risorse umane:
GLI APPROCCI ALLA PROGETTAZIONE DEI SISTEMI INFORMATIVI AZIENDALI
I sistemi informativi possono essere migliaia, sorge quindi il dubbio della
progettazione.
Si individuano due strategie agli antipodi:
• Best of Breed:
Con soluzioni Best-of-Breed si identificano i sistemi che assolvono nel modo migliore
specifiche esigenze funzionali ma che non si basano su standard architetturali
omogenei. Essi dunque aumentano il proliferare di sistemi eterogenei all’interno
dell’organizzazione, rendendo complicata l’integrazione tra i vari moduli applicativi.
Il risultato che si ottiene è un sistema informatico basato su moduli funzionali
eterogenei dove ogni applicazione ha i propri dati e funzioni separate dagli altri
applicativi già presenti nell’organizzazione.
Usando il metodo Best-of-Breed il sistema informatico dell’intera organizzazione è
progettato sulla base dei migliori sistemi informatici sul mercato.
È più adatto per piccole/medie imprese.
Individuiamo ora i
PRO: specializzazione dei sistemi informatici
CONTRO:
problemi di integrazione delle tecnologie e dei processi
problemi di interazione degli individui
Va detto però che, se è preceduto da una attenta pianificazione e progettazione del
sistema informatico a livello di organizzazione, si possono limitare i problemi di
integrazione.
• Enterprise Resource Planning (ERP):
Per cercare di rispondere al problema dell’integrazione esistono i sistemi di tipo ERP,
composti da un insieme di moduli applicativi che, provenendo dallo stesso fornitore,
condividono una architettura proprietaria (una sola infrastruttura).
Gli ERP impiegano un unico database centralizzato sul quale sono interfacciate le aree
gestionali.
Essi superano in parte i problemi di integrazione legati all’approccio Best-of-Breed, ma
non sempre consentono un’integrazione con altri sistemi e possono manifestare
scarsa capacità di adattarsi alle mutevoli esigenze dell’azienda.
È più adatto per le grandi imprese.
Individuiamo ora i
PRO:
approccio per processi (orientamento all’integrazione)
possibilità di personalizzazione (ma limitata!)
CONTRO
Costi/tempi di implementazione (il caso estremo è il fallimento del progetto) o Per
ovviarli (parzialmente): commercializzazione di soluzioni downgraded /scalabilità del
sistema
Va detto che i limiti alla personalizzazione sono stati leggermente ovviati tramite la
commercializzazione di soluzioni ERP specifiche per settore industriale (più adatte)
NB: Sistemi ERP e Best of Breed possono convivere nello stesso ambiente,
solitamente si usa un sistema Best of Breed pe le attività più caratteristiche e
specifiche. Raramente si usano sistemi puramente Best of Breed.
LE ORGANIZZAZIONI 4.0
PIATTAFORMA DIGITALE
Una piattaforma digitale è quindi un sistema di software che fornisce una serie di
funzionalità condivise da app interoperabili e dalle interfacce e che permettono tale
interpretabilità. (Google Chrome è stato fatto ad esempio da uno sviluppatore esterno
a Google).
CAPITOLO 7
Si è parlato di MANSIONE nella prima meta dell’800 per la prima volta, a causa di un
incidente ferroviario: non essendoci stata una divisione netta dei compiti non si trovò
un responsabile. Diventò allora obbligatorio mettere per iscritto i compiti di ciascuno.
La mansione è perciò un elenco puntuale e dettagliato di ciò che il lavoratore deve
fare.
Si introduce quindi il termine RUOLO: un insieme di aspettative che si hanno nei
confronti di un lavoro. Ci si aspetta che una persona raggiunga determinati risultati.
LA PROGETTAZIONE DEL LAVORO
Riguarda i contenuti di lavoro affidati alle diverse posizioni comprese nelle unità
organizzative previste nella struttura.
• Sono collegati alla gestione del personale
• Producono effetti sulla motivazione del personale, sulla flessibilità organizzativa e
sulla produttività
LE MANSIONI
Insieme di attività da svolgere assegnate a una posizione di lavoro (e alla persona che
la ricopre).
Un approccio classico alle mansioni è così dato, prendendo in considerazione due
fattori:
• specializzazione: cosa il lavoratore deve fare;
• discrezionalità: con quanta autonomia lo può fare.
Mansione di responsabilità → caposquadra, conosce tante mansioni in modo generico;
Mansione di supervisione → supervisore, certifica o svolgimento corretto di un
determinato lavoro;
Mansione specialistica → lo specialista sa fare molte cose bene, ha carta bianca;
Mansione routinaria → l’operaio, col taylorismo si mirava alle mansioni routinarie.
Vi sono tre parametri della progettazione delle mansioni:
• Specializzazione delle mansioni:
Standardizzazione dei compiti
• Formalizzazione del comportamento:
Standardizzazione dei processi di lavoro
Sistemi di flussi regolati
• Formazione:
Standardizzazione delle capacità
Tramite formazione, formalizzazione e specializzazione si mira alla standardizzazione,
difatti la mansione è uno strumento di standardizzazione
I risultati derivano dalla capacità di un lavoratore. La capacità è funzione di abilità e
tecnologia.
La scoperta delle relazioni umane riguarda la MOTIVAZIONE: difatti la capacità senza
motivazione non da i risultati aspettati.
La motivazione è tutto ciò che spinge un lavoratore a mettere in atto un determinato
comportamento organizzativo finalizzato a una determinata performance. Esistono
positive (fai questo per ottenere qualcosa) e negative (fai questo o ti licenzio).
LA CLASSIFICAZIONE DELLE TEORIE MOTIVAZIONALI
Non si sa con precisione cosa motiva un individuo. Tre famiglie di teorie motivazionali
1. Teorie del contenuto: cosa motiva l’individuo?
a. La teoria di Maslow: la piramide dei bisogni
Maslow identifica 5 tipi di bisogni da soddisfare secondo una piramide: si deve
soddisfare prima ciò che è sul fondo e via via salendo.
Un bisogno non è motivante fino a che non è soddisfatto il precedente
(postulato debole della sua teoria).
Prima di tutto, vengono differenziati i bisogni essenziali da quelli voluttuari, stabilendo
di conseguenza una certa priorità e, quindi una gerarchia. Maslow ha ordinato per
importanza tutti i bisogni in una piramide alla base della quale sono collocati i bisogni
“primari”, seguiti poi da altri 4 livelli di bisogni: (in ordine) la sicurezza, la socialità, la
stima e l’autorealizzazione, dove “l’uomo diventa ciò che potenzialmente è”.
Tutti i bisogni sono dinamici, cioè, cambiano in funzione di mode, disponibilità di
reddito, età e processi di apprendimento. Nel mondo dell’organizzazione questa
piramide ha senso se ragioniamo per esempio sul fatto che il bisogno di sicurezza del
lavoratore consiste in un buon stipendio e nella stabilità del lavoro; i bisogni sociali
consistono p.e. nel clima di accettazione che un dipendente nuovo trova nel contesto
lavorativo oppure consistono nella concessione di orari flessibili che possono
permettere di avere una vita sociale (alcune imprese internazionali hanno introdotto
la giornata “smartwork”, in cui i dipendenti, possono lavorare comodamente