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Obshchina, la radice della comunità contadina russa
Obshchina è lo strumento chiave che permetterebbe alla Russia di evitare la fase capitalistica e di approdare direttamente al socialismo. Questa sarebbe la missione: in un' nazione a cui manca il principio di proprietà privata tipico della società europea, e in cui invece, fa da protagonista quello della proprietà comune della terra, esiste la grande possibilità di trarre vantaggio dalla particolare situazione ed essere una guida per tutti, soprattutto, essere un esempio per l'Europa.
La missione socialista acquista ancora più valore ed importanza dal momento in cui, secondo la visione che offre Herzen, la storia non ha un fine, il progresso storico non è garantito da una provvidenza, la natura e la storia non vanno da nessuna parte, perciò, possono andare da qualsiasi parte, dipende da noi. Per questo bisogna spingere la storia per creare una comunità e non un
Asservimento all'individualismo; creare una comunità per liberare l'individuo. La Russia ha anche il vantaggio che l'ideale socialista non crea divisioni in patria come fa in Europa, è comune a tutti ed è il ponte con il quale darsi una mano. Il viaggio che compie in Europa a metà dell'Ottocento, lo lascia deluso dall'organizzazione sociale ed economica europea, dalla meschinità borghese degli ambienti parigini e dal dilagare prepotente dell'individualismo; in più, il fallimento delle rivoluzioni del 1848 gli sembra condannare l'Europa alla disfatta. Nonostante questo, rimane ottimista e resta fermo nel credere che la Russia possa davvero recuperare la tradizione comune contadina, giungere al socialismo e con l'Europa, arrivare alla rivoluzione. Un'argomentazione molto vicina a quella di Herzen la ritroviamo anche in Chernyshevskij, intellettuale nichilista e autore del saggio "Principio"
antropologico in filosofia” (1860),in cui espone la sua concezione della storia e la missione particolare dellaRussia. Secondo l’autore, la storia è lo sviluppo della razionalità che gliesseri umani introducono nella storia attraverso la cultura; non ci sonopercorsi obbligati di sviluppo, si può valutare ogni volta razionalmente lepossibilità di azione e intraprendere infine quelle più vantaggiose. Perquesto motivo, la Russia non deve ripercorrere il cammino storicoeuropeo, ma far tesoro della storia e andare oltre, verso un ideale dicomunità: la proprietà comune della terra sarebbe potuta diventare labase di uno sviluppo socialista dell’agricoltura e dell’economia senzaattraversare la fase capitalista. Anche in questo caso, il compito dellaRussia è quello di partire dalle nobili radici della propria comunità e dall’esempio negativo dell’esperienza europea, trarne un vantaggio per
sestessa per evitare la disumana fase capitalistica e arrivare a realizzare una vera e propria comunità socialista. Gli stessi principi e le stesse considerazioni si possono ritrovare nell'idea di missione russa che ha Mikhajlovskij, intellettuale e sostenitore del movimento populista (che opera nel corso degli anni '70), convinto della possibilità di uno sviluppo alternativo della Russia rispetto al cammino standard del capitalismo europeo. L'autore delinea tre epoche storiche: una oggettivamente antropocentrica, in cui esistono società primitive di individui differenziati che cooperano per la semplice sopravvivenza. Poi, un periodo eccentrico, che coincide con quello dell'Europa contemporanea, composta da individui diseguali, non liberi, unilateralmente specializzati e gerarchicamente subordinati gli uni agli altri in una cooperazione complessa, in cui il sapere sarà disumanizzato. L'ultimo, il periodo soggettivamente antropocentrico.È quello del socialismo, in cui l'essere umano rivendica il proprio diritto a valutare il mondo intero secondo i propri valori, modifica la natura e costruisce la storia che guida secondo i propri fini. È questa la fase in cui la Russia ha il ruolo più importante, perché la sua tradizione economica dovrebbe facilitare la transizione verso la giustizia. Il socialismo non è il solo ideale alla base delle argomentazioni sulla missione della Russia nell'ambito della storia universale. Altri autori dell'Ottocento, pur riconoscendo sempre l'importanza della peculiarità della proprietà comune della terra e criticando aspramente la società contemporanea capitalistica europea, mettono al centro delle loro posizioni la religione e la superiorità dei principi cristiani che sopravvivono in Russia. Una posizione che mette al centro della missione russa la religione, è quella dello slavofilo Khomjakov, convinto della.Grandezza del patrimonio culturale e spirituale del popolo russo, contrapposto alla civiltà europea. L'autore crede che la fede religiosa sia alla base di ogni civiltà e ne distingue due tipi: quella europea del cattolicesimo e del razionalismo, e quella russa, in cui l'ortodossia esalta la fede più della ragione e conserva il segreto della libertà. Esistono anche due tipi distinti di religioni, quelle kushitiche del panteismo nichilistico o materialistico, (nate in Etiopia, Egitto, Cina, India), in cui viene data troppa importanza all'aspetto e ci sono troppe formalità; e le religioni iraniche dello spirito, del dio personale, (nate in Israele, Iran). Certo il cristianesimo è lo sviluppo di quella iranica nel mondo dello spirito, ma l'ortodossia possiede i principi iranici puri, mentre in quella occidentale prevale il kushitismo, e si trovano troppe convenzionalità giuridiche e devozionalità che l'allontanano.
dalla purezza. Coloro che possono considerarsi gli eredi della civiltà iranica sono gli Slavi, che offrono una vera possibilità di rinascita per l'umanità. Secondo questo ragionamento, e se la Russia ritorna alla religione dei padri, gli interessi di Mosca coincidono con quelli dell'umanità intera e la questione russa è l'unico problema dell'epoca che riguardi tutto il mondo. La vocazione religiosa è il fulcro della missione russa anche per Dostoevskij, autore che scrive nella seconda parte dell'Ottocento, e che vive un cambiamento radicale di idee a causa del buio periodo che passa dopo essere stato imprigionato, scampato ad una condanna a morte obbligato ai lavori forzati, quando dalla passione giovanile per il socialismo utopistico, arriva a rinnegare lo stesso ideale e a dedicare la sua attenzione alla religione. Fondamentale è il suo viaggio a partire dal 1862, prima a Londra e poi a Parigi, dove rimane.impressionato dal modello di società orribile che è il capitalismo; soprattutto è colpito dal fatto che l'Europa non sia più cristiana. Per questa ragione, secondo l'autore, la Russia ha il ruolo di elevarsi a salvatrice dell'Europa e non deve essere messa in contrapposizione ad essa; l'europeizzazione ha permesso alla Russia di aprire i propri orizzonti e adesso i russi colti devono riconciliarsi con il popolo per superare l'ingenuità della tradizione russa con la necessità di servire l'umanità. Visto che la civiltà europea ha perso le radici cristiane, il ruolo messianico della Russia è quello di salvarla e di riportare la vocazione religiosa, quella vera e pura del Cristo russo che si umilia e si fa uomo. Dostoevskij crede che la Russia si sia modellata su tante culture estranee e facendolo, si è umiliata, ma questo le ha permesso di prendere da molte parti per avere adesso una nuova idea.
di Riconciliazione. La fusione tra il popolo e la società colta deve esaltare il carattere e la missione della Russia: salvare l'Europa che ha perso la vera fede e il senso della divina umanità in nome della scienza, del positivismo, del socialismo, in cui l'essere umano che diventa dio si afferma come divinità (umano divinità). Troviamo ancora una posizione di questo tipo nell'analisi della posizione di uno dei più importanti filosofi e intellettuali russi dell'Ottocento, Solov'ev, che alla fine degli anni Settanta del secolo, scrive "Tre Forze", in cui propone la propria filosofia della storia e analizza tre mondi storici differenti, in cui rientrerebbe la missione della Russia. Il primo, l'Oriente musulmano, che è caratterizzato da un'unità pietrificata e dispotica che esclude il progresso, l'autonomia del singolo e una molteplicità delle forme di vita, subordina ogni sfera di
Attività allareligione e fa dell'essere umano uno strumento di un Dio disumano. In secondo luogo, troviamo la civiltà occidentale che oppone a quella musulmana un uomo senza Dio e che approda al conflitto delle sfere della vita con quelle delle attività. In una simile civiltà domina l'egoismo universale, l'anarchia e l'atomismo nella vita e nella scienza. Infine, c'è la Slavia, in cui ritroviamo la missione della Russia. A partire dal carattere nazionale del suo popolo, dalla sua capacità di disprezzare la vita temporale e da quella di sapersi elevare al di sopra dei propri interessi particolari, la Russia guiderebbe l'umanità verso il terzo mondo storico, ovvero, verso la sintesi di unità e molteplicità, di riconciliazione di Oriente e Occidente, in cui si ritrova l'umanizzazione di Dio e la restituzione dell'uomo a Dio. Il popolo russo, quindi, deve essere protagonista dello sviluppo.
dell'umanità verso l'Unità, in cui tutte le sfere della creatività, della conoscenza e della pratica sociale (teurgia, teosofia, teocrazia) si fondano in un'unità organica, armonica e libera, superando la subordinazione alla religione del monismo del mondo orientale e il relativismo utilitaristico, il positivismo e il socialismo economico dell'atomismo della civiltà occidentale. Per concludere, nel corso dell'Ottocento, autori e intellettuali hanno pensato per la Russia una missione tutta propria che andrebbe a coincidere con il bene di se stessa, dell'Europa e addirittura dell'umanità intera. Partendo da ragionamenti sul passato peculiare del popolo russo e sulle caratteristiche particolari della nazione, che per quanto condivida gran parte del territorio e delle idee con gli europei, si è sempre percepita come un'entità diversa, distaccata da una civiltà che aveva perso la giusta via.o cercato di analizzare e comprendere il concetto di libertà individuale. Alcuni di questi filosofi includono John Locke, Jean-Jacques Rousseau e Friedrich Nietzsche. John Locke, nel suo saggio "Saggio sull'intelletto umano", sosteneva che ogni individuo ha il diritto naturale alla vita, alla libertà e al possesso di proprietà. Secondo Locke, il governo dovrebbe essere limitato e il potere politico dovrebbe essere basato sul consenso dei governati. Jean-Jacques Rousseau, nel suo libro "Il contratto sociale", sosteneva che la libertà individuale può essere raggiunta solo attraverso un contratto sociale tra i cittadini. Secondo Rousseau, l'individuo deve rinunciare ad alcuni dei suoi diritti naturali in cambio della protezione e della sicurezza fornite dallo Stato. Friedrich Nietzsche, nel suo libro "Così parlò Zarathustra", criticava l'idea di libertà individuale come un'illusione creata dalla società. Nietzsche sosteneva che l'individuo dovrebbe cercare la propria libertà interiore e superare le convenzioni sociali per raggiungere la sua piena potenzialità. In conclusione, il concetto di libertà individuale è stato oggetto di dibattito e analisi da parte di numerosi filosofi nel corso della storia. Ognuno di questi filosofi ha offerto una prospettiva unica sulla libertà individuale, contribuendo così alla nostra comprensione di questo concetto complesso.