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7. PALA DI BRERA (MADONNA COL BAMBINO, ANGELI E SANTI ADORATA DA
FEDERICO DI MONTEFELTRO) (p.87) Piero della Francesca
1472
Tempera su tavola
Pinacoteca di Brera (Milano)
Inizialmente collocata sull’altare maggiore della chiesa di San Bernardo ad Urbino, voluta da
Federico da Montefeltro per ospitare la sua tomba. Incompleta di una parte laterale e superiore,
doveva incassarsi infatti sul fondo della cappella. Per la prima volta Piero adotta uno schema
compositivo unitario e l’inconsueto formato verticale.
Madonna: al centro su un trono in adorazione col Bambino addormentato sul suo
grembo. Il volto è il punto di fuga. Simbolicamente è madre della chiesa, ha il viso di
Battista.
Bambino: porta la collana in corallo. Posizione distesa come prefigurazione della morte
sulla croce.
Angeli e santi: intorno a Madonna e Bambino, riprendono la forma curva dell’abside e
sono posti in corrispondenza dei pilastri anteriori a simboleggiare le colonne portanti
della Chiesa. Tra i santi c’è il fratello di Federico. In basso appare il duca Federico
inginocchiato e in armi.
Gusto fiammingo nei colori, molto evidente nell’armatura.
Fa da sfondo una volta a botte coi cassettoni con lati e specchiature marmoree. Al
centro delle volte c’è una conchiglia (simbolo di bellezza eterna e della natura
generatrice) da cui scende un uovo di struzzo illuminato da luce uniforme, esprime
l’idea di spazio equilibrato.
Luce persuasiva ed astratta che definisce forme e materiali. Uso dei colori diversi che
muta la consistenza visiva e delle superfici.
La geometria crea equilibrio e spazialità.
8. TEMPIO MALATESTIANO (p.95)
1450 circa
Rimini
Il Rinascimento a Rimini, come quello urbinate, dipende dalle iniziative del signore Sigismondo
Pandolfo Malatesta che importa artisti per realizzare i suoi progetti. Le costruzioni che ordina
volevano essere segni inequivocabili del suo potere. (vedi libro)
9. MONUMENTO AL GATTAMELATA (p.98)
Donatello
1443-1453
Bronzo e marmo
Piazza del santo (Padova)
Nel 1443 Donatello per seguire quest’opera va a Padova per 10 anni. Qui trova un ambiente
aperto e sede dello studio universitario dove circola la cultura aristotelica.
Alcuni artisti mossi dalla ricerca dell’antico, cercano testi e li analizzano per giungere a una
rievocazione della classicità (UMANESIMO PITTORICO PADOVANO).
Donatello esprime questi suoi ideali nel monumento tipicamente classico ed equestre.
Si tratta di un monumento funebre per chi è sepolto altrove (cenotafio) eseguito con la
tecnica a cera persa. Sorge su un’area cimiteriale con una posizione strategica per
essere visto da più punti di vista rispetto alla basilica di S.Antonio.
Si ispira alla classicità in particolare a Marco Aurelio, al Regisole di Pavia e ai cavalli di
San Marco.
La figura dell’animale è massiccia, le decorazioni della sella sono moderne e dimostrano
che Donatello non imita del tutto gli antichi. La palla è un espediente per l’appoggio
dello zoccolo, ma garantisce equilibrio all’opera.
La figura di Gattamela è fiera e severa, abbigliamento ricco di particolari che
enfatizzano l’uomo ideale tra azione e pensiero. Il viso si rifà alla ritrattistica romana,
crea realismo fisionomico e idealizzazione psicologica.
10. ALTARE DEL SANTO (p.100)
Donatello
1446-48
Basilica di S. Antonio (Padova)
L’assetto originario è cambiato dopo la risistemazione del presbiterio. Originariamente
le statue a tutto tondo erano sotto un baldacchino, posto su un basamento decorato da
rilievi. La vergine al centro con il Bambino in braccio che mostra ai fedeli.
I rilevi quasi tutti in bronzo, sul fondo mostrano architetture che, attraverso parti dorate
e argentate, creano con la folla che fa da protagonista, un’atmosfera mobile definita
da linee profonde.
Spazio annullato dalle figure strette nella cornice, esse sono dolenti e sconvolte nei
lineamenti che acquistano intensità grazie alla linea dinamica esaltata dalla
policromia.
Donatello rinnega i principi di fiducia nell’individuo (presenti nel Gattamelata), si tratta
della crisi del primo Rinascimento.
La pala tridimensionale deriva da autori lignei settentrionali, la policromia dal gusto
locale, l’espressionismo lineare dal gusto germanico.
11. PALA DI SAN ZENO (p.102)
Andrea Mantegna
1457-59
Tempera su tavola
Basilica di San Zeno (Verona)
Mantegna unisce nei suoi lavori l’applicazione della prospettiva e dell’antiquaria.
Il mutamento di Mantegna, con la presenza di personaggi tratti dalla vita
contemporanei, con spessore psicologico, l’importanza allusiva delle architetture e
l’ammorbidirsi delle forme, è ben presente in questa pala.
Rappresenta una sacra conversazione: al centro la Madonna col Bambino, contornata
da angeli musici e cantori e quattro santi su ciascuno dei lati.
Cornice: originariamente in legno dorato, rappresenta una struttura architettonica che
appare come continuamento del dipinto, con 4 colonne che reggono una struttura che
termina con un arco ribassato. Divide la pala in un trittico, l’ambientazione spaziale è
unitaria.
Opera analoga a quella di Donatello a cui si ispira la tavola, come quella del santo,
posta sul fondo.
Architettura dipinta come prolungamento di quella della cornice ricca di
elementi all’antica
Spazio unico, determinato dalla prospettiva scientifica, profondo e
percorribile
Punto di vista ribassato che intensifica la monumentalità delle figure e coinvolge lo
spettatore.
Luce si fonde col colore dando effetto illusionistico
12. SAN GEROLAMO NELLO STUDIO (p.125)
Antonello da Messina
1474
Olio su tavola
National Gallery (Londra)
Concilia nelle sue opere le tecniche rinascimentali con agganci fiamminghi, come si vede in
questo lavoro.
Sintesi prospettico-luminosa che traduce all’italiana elementi fiamminghi come i
dettagli e i vari punti di luce
Tema umanistico: il santo non è l’eremita in penitenza ma lo studioso tra i libri. È
padre della Chiesa, traduttore della Bibbia.
Spazio oggettivato dall’arco che incornicia la scena, studio rialzato immerso in questa
costruzione gotica.
Luce con ruolo chiave: ruolo fiammingo perché proviene da più fonti: arco centrale fa
coincidere i raggi luminosi con quelli prospettici portando l’attenzione sulla figura del
santo, in particolare su mani e libro; aperture sullo sfondo; tre bifore superiori
Luce e prospettiva: legano le parti dell’opera.
Animali simbolici: pavone= chiesa; gatto= fede nella salvezza divina; leone a cui è
legato Gerolamo
13.PIETA’
Giovanni Bellini
1460
Tempera su tavola
Pinacoteca di Brera (Milano)
Nella Pietà Bellini concilia l’influenza di più artisti, le forzature lineari di Montegna, gli
insegnamenti di Piero della Francesca e di Antonello da Messina con quelli fiamminghi. Opera
conclusiva del periodo giovanile.
Al centro, il corpo di Cristo morto è sorretto dalla Vergine e da S.Giovanni.
La mano di Gesù poggia su una lastra marmorata, dove compare la firma dell’artista.
La travalicazione della mano fonde illusoriamente due mondi, è volta a tagliare la figura
per separare il mondo reale del dipinto da quello dello spettatore.
Le linee di contorno e i grafismi: nei capelli di Giovanni e nella vena pulsante del
braccio di Cristo, rimandano a Mantegna.
Toni: morbidi con illuminazione naturale che dona alla scena un senso angosciato. La
luce addolcisce la rappresentazione grazie alla stesura della tempera a tratti fini
rimarcati.
Dramma: rappresentazione dolente dell’umanità dei protagonisti, i volumi delle figure,
in contrasto col cielo chiaro; tipico di Rogier von der Weyden.
14. PRIMAVERA (p.140)
Botticelli
1478 circa
Tavola
Galleria degli Uffizi (Firenze)
Nel boschetto ombroso appaiono 9 personaggi che girano attorno a una donna, immersi nella
natura ricca di specie vegetali.
Destra: c’è Zefiro, vento primaverile che mette incinta la ninfa dori da cui nascerà
Flora, personificazione della primavera.
Centro: c’è Venere, simbolo dell’amore più elevato. Sopra di lei vola il figlio Cupido, che
colpisce una delle tre Grazie. Poi c’è Mercurio che col caduceo scaccia le nubi dal
quadretto primaverile.
Interpretazioni:
a) Individua nel dipinto personaggi fiorentini del tempo, come in una mascherata di
Carnevale, infatti l’opera è commissionata da Dè Medici per la villa di Castello
b) Visto come calendario agreste con i mesi dell’anno dedicati ai lavori agricoli
c) Interpretazione neoplatonica dove la nascita di Venere è legata alla primavera
d) Fasi dell’amore che si stacca da quello terreno per sollevarsi a spirituale
Caratteristiche stilistiche: ricerca di bellezza ideale (linea di contorno) che crea pose
sciolte e sinuose. Attenzione sulla descrizione dei personaggi: le figure spiccano sullo
sfondo scuro con una spazialità semplificata= testimonianza della crisi degli ideali
psospettici del primo 400 che volge poi in un inserimento più libero delle figure nello
spazio.
Concilia la scelta del mito come specchio di verità morali: con la capacità di
proporre motivi antichi con linguaggio moderno.
15. NASCITA DI VENERE (p.140)
Botticelli
1485 circa
Tempera su tavola
Galleria degli Uffizi (Firenze)
Al centro appare Venere che avanza su una conchiglia trasportata dalle onde del mare.
Sinistra: c’è Zefiro, vento fecondatore che riscalda Venere, abbracciato alla ninfa Dori
Destra: fanciulla che presiede al mutare delle stagioni
Venere rappresenta l’amore come forza motrice della natura, simbolo di purezza e semplicità.
L’opera risale agli anni successivi al ritorno di Botticelli a Roma, dove era stato mandato da
Lorenzo per affrescare la Sistina.
Opera eseguita a tempera magra per dare luminosità e suggerire il tono limpido e
opaco di un affresco
Composizione simmetrica: i venti e la ninfa si trovano ai lati di un triangolo, il cui
vertice è occupato da Venere che è il punto centrale della scena.
Linea elegante e forme nette: si sublimano nel nudo della dea in cui le qualità morali
e spirituali coincidono con la sua bellezza fisica
L’equilibrio che legava e governava le opere precedenti si spezza (stilizzazione) a partire dal
piano stilistico dove appaiono disarmonie e arcaismi. Sono i primi cenni della crisi che colpirà
Botticelli, l’arte e la politica, la cultura e l’etica che sconv