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IL RESIDUO NEL TERZO PAESAGGIO
BIODIVERSITÀ E PIANIFICAZIONE
fondamente in ogni suo periodo”
Si pone di fronte a noi un pae- , è il
2
saggio totalmente diverso da quello primo poiché non rappresenta un luo-
idilliaco proposto da Virgilio nelle Buco- go di loisirs, non nasce per appagare la
liche, profondamente differente dalla vista, ma possiede come unico scopo il
composta naturalità dei quadri dipin- sostentamento.
ti da Monet, ci troviamo in un territorio Tali esperienze condurranno il paesag-
governato dall’anarchia, nel quale “Le gista alla pubblicazione di numerosi libri
piante che vegetano in condizioni ostili, trattanti il tema del paesaggio, tra i più
compaiono senza preavviso, crescono importanti ricordiamo la sua prima pub-
inaspettatamente e poi muoiono in un blicazione, Le Jardin en mouvement,
luogo per rinascere a pochi metri […]” quella che è la sua teoria fondamenta-
1 le Le Jardin planétaire, per il quale l’in-
Questa è l’indagine proposta da Gilles tero mondo può essere visto come un
Clément, scrittore, entomologo, archi- giardino con suo unico limite la biosfe-
tetto del paesaggio e ingegnere agro- ra, e Éloge de la friche, ossia un elogio
nomo, nato e cresciuto nella Francia alle aree dismesse, all’incolto.
degli anni 40. L’insieme di tutte le sue teorizzazioni
Le tesi da lui sostenute nascono, in età portano alla stesura, nel 2004, del Mani-
infantile, dall’osservazione del processo festo del Terzo paesaggio. Il libro si pone
evolutivo del proprio giardino domesti- come grido d’allarme per la salvaguar-
co, del quale inizia a comprenderne le dia della flora del pianeta e dei piccoli
differenti interazioni biologiche che av- esseri che la abitano, si sviluppano così
vengono sia a livello vegetale che ani- concetti legati al mantenimento della
male. I suoi successivi viaggi in Africa lo biodiversità e al rapporto instauratosi
conducono alla scoperta delle forme tra uomo e natura.
primordiali del giardino, ovvero l’orto, Per identificare e spiegare cos’è il Ter-
che “è il primo giardino. È atemporale zo paesaggio, Gilles Clément fa uso del
poiché non soltanto fonda la storia dei manifesto come strumento sintetico
giardini, ma la attraversa e la segna pro-
1 Cristina Bianchetti “Domus 889” 31-01-2006 relazione 2 Maurizia Balmelli “http://www.quodlibet.it/“ recensione
critica del Manifesto del Terzo Paesaggio, Gilles Clément, critica della Breve storia del giardino, Gilles Clément.
Quodlibet, Macerata 2005. 2
diversità biologica.” 3
In base al numero di scambi che vi è
tra l’uomo e la natura l’autore propone
tre diverse tipologie di Terzo paesaggio,
che variano dall’insieme primario, alla
riserva e infine al residuo. I primi sono
composti da tutti quegli spazi che non
sono mai stati sfruttati dall’uomo a cau-
sa di un’ostile conformazione o perché
considerati luogo di sacralità, i secon-
di sono aree talmente importanti da
essere sottoposte a rigide normative
dalle amministrazioni per la salvaguar-
dia della biodiversità, gli ultimi derivano
dall’abbandono di un’attività umana
nel quale sono inseriti i suoi dettami, al o rappresentano spazi di futura riquali-
quale affianca brevi schizzi che ne fa- ficazione.
voriscono la comprensione. I concetti si L’esistenza del residuo risulta stretta-
servono di sole sessantaquattro pagine mente collegata all’attenzione norma-
per essere espressi: il paesaggio non si tiva che lo stato presta a tale territorio,
limita a ciò che vediamo, sono presenti nel caso delle riserve è infatti necessario
zone che sfuggono al nostro controllo uno stretto controllo amministrativo pro-
e che devono rimanere tali al fine di ri- grammato in modo da consentirne la
specchiare il carattere dell’indecisione tutela. Il principio dell’autogoverno pro-
che accomuna le varie sfaccettature duce la dimensione giuridica del Terzo
del Terzo paesaggio. stato, facendo acquistare al Terzo pa-
Ma cosa si intende veramente? Quali esaggio una dimensione politica in cui
sono le sue origini? Quali benefici può i residui sono il prodotto dell’assenza di
portare alla società e come questa si regole.
rapporta con il residuo?
“Con l’espressione Terzo paesaggio,
Gilles Clemént indica tutti i luoghi ab-
bandonati dall’uomo: i parchi e le riser-
ve naturali, le grandi aree disabitate del
pianeta, ma anche spazi più piccoli e “Terzo paesaggio rinvia a Terzo
diffusi, quasi invisibili: le aree industriali Stato (e non a Terzo mondo).
dismesse dove crescono rovi e sterpa- Uno spazio che non esprime né
glie; le erbacce al centro di un’aiuola il potere né la sottomissione al
spartitraffico… Sono spazi diversi per for- potere.”
ma, dimensione e statuto, accomunati
solo dall’assenza di ogni attività umana,
ma che presi nel loro insieme sono fon-
damentali per la conservazione della
3 Filippo De Pieri “Gilles Clément in movimento”. Manifesto Img. 1 Residuo creatosi lungo i binari abbandonati di un’ex
del Terzo Paesaggio, Gilles Clément, Quodlibet, Macerata via ferroviaria.
2005. http://www.2b1stconsulting.com/brownfield/ 3
la quotidianità della Parigi di inizio nove-
Proprio questi ultimi sono parte centra- cento. I suoi scatti mostrano come la so-
le del terzo paesaggio, il risultato più cietà moderna è cambiata riuscendo a
evidente del rapporto instauratosi tra sottolineare il sentimento di disagio, di
uomo e natura, sia dal punto di vista desolazione, di nostalgia conseguente
di protezione biologica che da quello a questa trasformazione. Sono le stesse
dell’opportunità edilizia, si possono pre- sensazioni percepite dalla società con-
stare a futura trasformazione o possono temporanea nell’osservazione del resi-
diventare i punti basilari per una pianifi- duo, ma recentemente reinterpretate
cazione territoriale. da Gilles Clément celebrandolo nei suoi
È possibile immaginare che il residuo esi- scritti.
sta da quando l’uomo ha iniziato a co- Un elemento di collegamento tra le fo-
struire le città, senza però mai prendersi tografie di Atget e le teorie di Clément
cura di questo spazio e di conseguen- è dato dal percorso di osservazione del
za renderlo così uno spazio indeciso. La residuo che varia le sue dimensioni in
sensibilità verso questi terrains vague fa base alla localizzazione spaziale nel tes-
la sua comparsa all’inizio del XX secolo, suto urbano. L’estensione è strettamen-
immortalata dal fotografo francese Eu- te correlata alle attività antropiche,
gène Atget con l’intenzione di mostrare
Img. 2 Les Bords du Marne au Perreux (Seine), Eugene
Atget, George Eastman House.
http://www.2b1stconsulting.com/brownfield/ 4
librio ottimale, questo viene raggiunto
quando il Terzo paesaggio riesce a for-
nire un contributo positivo alla zona an-
tropizzata.
L’equilibrio prodotto dal rapporto uomo
- natura viene rappresentato da Gilles
Clément attraverso la frammentazio-
ne del residuo, fenomeno determina-
to dalla crescita urbana e dagli assi di
comunicazione. Tale situazione non
comporta un incremento di area, ma
l’aumento del numero di superfici di
contatto utili alla trasmissione delle bio-
diversità. Se nel caso della Pangea la
frammentazione era vista come feno-
più queste sono forti e numerose più si meno positivo, ora tale suddivisione ap-
riduce lo spazio occupato dal residuo, plicata ai residui urbani assume un’ac-
infatti più ci si addentra nel centro urba- cezione negativa, poiché la presenza
no più queste aree si rimpiccioliscono, di rapporti umani limita le biotrasmissioni
al contrario raggiungendo le zone pe- provocando di conseguenza endemi-
riferiche questi acquistano grandezza smo, ossia il fenomeno di selezione ter-
e quindi maggior diversità biologica: il ritoriale delle specie. Una delle soluzioni
residuo quindi riguarda strettamente il proposte sono i ponti per la biodiversità,
principio di organizzazione razionale del cioè zone di collegamento tra ecosiste-
territorio. mi ormai separati con la funzione di ga-
La dinamicità fisico biologica propria rantire lo scambio biologico tra di essi.
di tale luogo consente di paragonarlo
a spazi che, come afferma Zygmunt
Bauman, “tendono ad uno stato liqui-
do, non conservano mai a lungo una
forma, si modificano, debordano, e
quanto più assumono i caratteri di un
materiale liquido, tanto più resistono ad
essere riciclati, cioè governati” . “Gli strumenti di osservazione
4
Questa dinamicità viene esaltata dal del Terzo paesaggio vanno dal
costante ed incontrollato processo satellite al microscopio”
evolutivo a cui sono soggette le aree
residuali, a differenza della staticità pro-
pria delle riserve nelle quali la protezio-
ne legislativa è antagonista del natu-
rale sviluppo biologico. Gli ecosistemi
evolvono secondo processi di scambio
biologico e fisico alla ricerca dell’equi-
Img. 3 Sviluppo del tessuto urbano per figure concentriche; 4 Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari
all’interno, i residui. Gilles Clément, Manifesto del Terzo 2003.
Paesaggio, pag. 14. 5
La frammentazione può essere osserva-
ta sia a livello macroscopico, riguarda
infatti le relazioni tra residui differenti, sia
a livello microscopico, con lo studio dei
diversi rapporti biologici propri del sin-
golo residuo. Questo si può formare sul
limite, inteso non come linea ammini-
strativa, ma come superficie sulla qua-
le può svilupparsi la biodiversità, in cui il
limite diventa residuo e dove il residuo
rappresenta il limite.
Il ciclo evolutivo del residuo, pensato
come una successione di fenomeni più
rapidi e più lenti, è strettamente relazio- di fa si che l’ideologia del paesaggista
nato alle condizioni biologiche dell’am- francese non si accosti né a quella degli
biente circostante, saranno infatti que- anti-ecologisti, i quali negano la natura,
ste a definirne il modello di sviluppo, tantomeno a quella purista degli am-
producendo due differenti processi di bientalisti per i quali l’intero ecosistema
evoluzione. Il primo definito darwinia- dev’essere mantenuto nella sua vergini-
no, poiché connotato da un sequen- tà primordiale.
za evolutiva costante, ma interrotta da I div