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EVOLUZIONE

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La crescita delle città e degli assi di comunicazione induce una crescita del numero dei

residui. L’aumento del numero dei residui non induce sempre a una crescita complessiva

del Terzo paesaggio, ma porta a una maggiore frammentazione di quest’ultimo. La

frammentazione è un fattore selettivo della diversità: sopravvivono solo le specie il cui

territorio biologico è compatibile con la superficie del frammento. La trasformazione del

territorio che accompagna lo sviluppo porta a un’organizzazione per maglie, membrana

urbana. Lungo i bordi delle grandi città l’urbanizzazione chiude le proprie maglie, lontano

dalle città le maglie restano aperte: le occasioni di continuità biologica diminuiscono con il

chiudersi delle maglie e la diversità si riduce. La moltiplicazione dei residui lungo le maglie

permette di predisporre rifugi per la diversità. La rottura delle maglie è un’opportunità di

comunicazione, la chiusura di una maglia sopprime la possibilità di invenzioni biologiche

derivanti dall’incontro.

SCALA

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Il Terzo paesaggio non ha scala, copre l’insieme degli ecosistemi in grado di assicurare il

mantenimento di una diversità, va dalle foreste ai licheni. Gli strumenti di osservazione del

Terzo paesaggio vanno dal satellite al microscopio.

RAPPRESENTAZIONE DEI LIMITI

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La rappresentazione del Terzo paesaggio dipende dalla possibilità di stabilirne i limiti

geografici. I limiti diventano visibili alle frontiere tra i residui e i territori sottoposti a

sfruttamento. Un residuo evolve verso la foresta, i suoi limiti possono essere confusi con

quelli di una foresta gestita dall’uomo, ma questi limiti esistono perché una foresta

cresciuta su un residuo presenta sempre una diversità superiore. La continuità tra insiemi

primari e residui offre alla diversità una continuità territoriale. La continuità territoriale

appare in modo “cospicuo” nel caso di riserve ben costituite o nel caso di una continuità

tra residui e riserve o insiemi primari. Altrove, appare sotto forma di linee: corridoi biologici.

RAPPORTO CON IL TEMPO

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Il Terzo paesaggio evolve nella dipendenza dalle modalità biologiche, che dipende dalle

necessità di adattamento all’ambiente; l’evoluzione è tanto più complessa quanto più

numerosi sono gli esseri presenti. Il programma di evoluzione è imprevedibile lungo l’asse

temporale, ma è possibile ricostruire con qualche approssimazione i termini della

sequenza evolutiva: incolto giovane, incolto spinoso, pre-prato, prato stabile, torbiera

aperta, torbiera chiusa, ma non è possibile fissarne il calendario con precisione.

RAPPORTO CON LA SOCIETA’

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Dal punto di vista della società, il Terzo paesaggio appare come uno spazio naturale

(assunzione di responsabilità sul terzo paesaggio da parte dell’istituzione), uno spazio per

il tempo libero, uno spazio improduttivo (disinteresse da parte dell’istituzione) oppure uno

spazio sacro. L’assunzione di responsabilità sul terzo paesaggio da parte dell’istituzione

porta a sottoporlo a protezione, quindi esso viene posto sotto sorveglianza, e organizzato

per non cambiare nel tempo. La modificazione delle forme, la successione delle specie, il

meccanismo dell’evoluzione propri del Terzo paesaggio sono incompatibili con la nozione

di patrimonio. Il disinteresse per il terzo paesaggio da parte dell’istituzione garantisce

invece il mantenimento e il dispiegamento della diversità. Le ragioni del disinteresse

stanno nello sfruttamento impossibile irrazionale o non redditizio del luogo o nello spazio

non strutturato, scomodo, di risulta, di scarto.

RAPPORTO CON LA CULTURA

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Il Terzo paesaggio può essere considerato come frammento condiviso di una coscienza

collettiva a patto di situare la condivisione nell’ambito di una stessa cultura. Da un punto di

vista culturale esso si manifesta in riferimento al territorio, organizzato e in opposizione a

quest’ultimo. La rappresentazione di un territorio organizzato varia secondo le culture.

MANIFESTO (obiettivi)

Sull’estensione: facilitare la creazione di spazi di Terzo paesaggio di grandi dimensioni e

prevedere la continuità biologica.

Sul carattere: considerare la mescolanza planetaria come un motore dell’evoluzione e

fornire a chi usa un ambiente le precauzioni necessarie alla manipolazione degli essere da

cui dipende.

Dettagli
A.A. 2014-2015
4 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/15 Architettura del paesaggio

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SARA.SCUOLA.NET di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Architettura del paesaggio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Ingegneria e Architettura Prof.