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La divergenza di interessi
La divergenza di interessi è quando le parti hanno preferenze tra loro incompatibili circa la modalità di distribuzione di una risorsa. La risorsa scarsa può assumere diverse forme:
- denaro
- spazio territoriale
- tempo (nel caso ad esempio di una dilazione di pagamento)
- purezza dell'aria e salute dell'ambiente, ecc.
Quando vi è la percezione di un proprio bisogno e l'individuazione di una risorsa percepita come scarsa e necessaria per la sua soddisfazione, allora, se vi sono altre parti interessate alla fruizione della stessa risorsa in una misura ritenuta incompatibile con la propria soddisfazione, si innesca una rappresentazione vincita/perdita della situazione, cosicché ogni guadagno altrui si interpreta come una propria perdita.
La divergenza di interessi è una causa di conflitto che ha come dimensione temporale di riferimento il FUTURO. Vi è disaccordo su come le risorse dovranno venire distribuite.
distribuite tra le parti. Per questo, i conflitti che originano da una divergenza di interessi sono tendenzialmente più gestibili dei conflitti alla cui base vi è il rancore.
2) IL RANCORE
Il rancore ha come dimensione temporale di riferimento il PASSATO e in particolare la STORIA passata delle RELAZIONI tra le parti in conflitto.
Questi conflitti sono più difficili da risolvere proprio perché non è possibile intervenire sul passato e nemmeno sulle probabili divergenze di percezione delle parti circa gli eventi passati.
Una delle origini più comuni del rancore è la DEPRIVAZIONE RELATIVA. 16 PSICOLOGIA DEI GRUPPI E DI COMUNITÀ - Docente: Viola Erica
Pur essendo presentato dalla letteratura come fonte di conflitto a se stante, il rancore può essere ricondotto a un caso particolare di divergenza di interessi. Il rancore/fastidio fa riferimento a uno o più eventi "ormai già accaduti" in cui almeno una delle parti
ha percepito una ingiusta repressione dei propri interessi.
3) TIPOLOGIE DI RISORSE SCARSE
Le risorse scarse oggetto del conflitto, oltre che di tipo materiale possono essere anche di tipo emotivo (De Dreu & vanKnippenberg, 2005). In questo caso le questioni concrete su cui si discute possono divenire un semplice pretesto per affermare i propri principi, i propri valori, la qualità dei propri argomenti e delle proprie interpretazioni. La vera posta in gioco diventa la propria identità, l'immagine positiva di sé, il valore personale.
Ne deriva che è sufficiente che una parte attacchi un argomento o una richiesta dell'altra parte perché questa si senta minacciata sul piano personale e metta in atto un insieme di strategie ostili di difesa dell'Io.
Ne deriva una importante distinzione per definire le tipologie di conflitto (Pietroni e Rumiati, 2004):
- Conflitti di tipo emotivo hanno spesso conseguenze degenerative per le persone, gruppi e la società in quanto fanno sedimentare umiliazioni e rancori tra le parti. • Conflitti di tipo cognitivo se opportunamente gestiti, possono persino trasformare il conflitto in un'opportunità di crescita e sviluppo per le parti coinvolte. Tipi di conflitto Arielli e Scotto (1998) propongono una classificazione del conflitto basata sulla considerazione che questo deriva dall'interdipendenza di tre variabili: l'attore/gli attori in gioco; l'azione intrapresa; l'obiettivo. A partire dalla diversa combinazione di tali variabili, potrebbero originare 4 tipologie conflittuali differenti. A un primo livello troviamo la divergenza: le controparti hanno obiettivi differenti pur essendo legate in qualche modo fra loro. Segue la concorrenza: le controparti hanno lo stesso obiettivo (non divergenza, dunque, ma coincidenza) e concorrono fra loro per raggiungerlo (si verifica soprattutto quando le risorse sono scarse). Il terzo tipo di conflitto
- La divergenza di interessi
- Il rancore
- Le RISORSE in gioco devono essere scarse
- la lotta
- giudizio dell'autorità
- il ricorso alle norme
- LA LOTTA
- Ambiguità del dominio
- Ambiguità della relazione
èl’ostacolamento: in questo caso una delle controparti è diretta a modificare l’azione dell’altra per fare in modo che non raggiunga l’obiettivo.
Infine, abbiamo l’aggressione: In questo caso l’azione di una delle controparti è diretta, non all’azione dell’altra, ma proprio all’altro attore che deve essere o annesso o eliminato (non in senso letterale, ovviamente).
Abbiamo ancora una tipologia di conflitto frutto dell’unione fra concorrenza e ostacolamento, ossia la competizione.
Le tre cause del conflitto:
Il conflitto sociale è un’interazione tra attori (individui, gruppi, organizzazioni, ecc.), in cui almeno un attore percepisce un’incompatibilità [di interessi e/o azioni] con uno o più attori nella dimensione del pensiero e delle percezioni, nella dimensione emozionale e/o nella dimensione
della volontà in modo tale da avvertire che la realizzazione dei propri pensieri, emozioni, volontà venga ostacolata da un altro attore (Glasl, 1997).LEZ 26 - Quali sono le tre modalità che l'uomo ha utilizzato, fin dagli albori, per risolvere i conflitti?
Le modalità che l'uomo ha utilizzato, fin dagli albori, per risolvere i conflitti:
PSICOLOGIA DEI GRUPPI E DI COMUNITÀ - Docente: Viola Erica
Da sempre l'uomo ha cercato di sviluppare metodi per risolvere conflitti e ricomporre divergenze di interessi con i propri simili. I primi meccanismi di coordinamento utilizzati dai nostri progenitori erano soprattutto costituiti dalla forma più primordiale e più costosa di superamento dei conflitti: la lotta (1).
Lo scontro diretto consente di identificare con chiarezza un vincitore e un vinto e quindi indica quale delle due parti conquista
L'autorità ha il potere sufficiente per decidere unilateralmente come dovrà essere risolto il conflitto.
Il giudizio dell'autorità è un secondo meccanismo di coordinamento per il superamento dei conflitti. Questa autorità può essere rappresentata dal capo tribù, dal re, dall'imperatore, dal dittatore o un leader religioso e così via. Al fine di evitare di giudicare più volte tipologie di conflitto simili, l'autorità a un certo punto ha ritenuto economico stabilire delle regole che indicassero una volta per tutte come ricomporre i conflitti in specifici domini (le norme).
In questo modo si compie un terzo fondamentale passo nell'evoluzione dei meccanismi di coordinamento: il ricorso alle norme. Ovviamente anche le forme più primitive di coordinamento esistono ancora tutt'oggi (la lotta può prendere la forma di scioperi,
guerre ecc., e il ricorso all'autorità può prendere la forma di un giudice). Descrivere le due forme di ambiguità che impediscono una pronta soluzione al conflitto, ossia l'ambiguità del dominio e della relazione. Cosa hanno in comune queste tre forme di gestione del conflitto? La caratteristica in comune è che contrastano L'AMBIGUITÀ e un conflitto per definizione cresce nutrendosi di ambiguità. Diekman (1997) ha confermato che in condizioni di ambiguità i giudizi dei negoziatori si fanno più partigiani ed egocentrici. Al contrario quando l'ambiguità lascia il posto a una situazione di chiarezza e certezza ritenuta legittima e giusta da tutte le parti, il conflitto si risolve con immediatezza. Esistono due forme di ambiguità che impediscono una pronta soluzione al conflitto:
1) L'ambiguità del dominio fa riferimento
all'assenza di norme chiare e condivise sulla modalità di superamento della situazione conflittuale. Se una divergenza nasce in un dominio non sufficientemente regolamentato e quindi non in grado di fornire indicazioni condivise su come risolvere la divergenza, essa ha maggiori probabilità di degenerare in conflitto aperto. L'ambiguità associata al compito si risolve quando le "regole del gioco" sono esaustive ed accettate da tutte le parti. Ovviamente è impensabile che tutte le possibili situazioni conflittuali siano a priori regolamentate. In questi casi si tenta di risolvere l'ambiguità del dominio facendo riferimento a norme di ordine inferiore, ovvero alle norme implicite che appartengono al bagaglio culturale di una cultura o popolo. Le più importanti norme di giustizia distributiva sono tre: a) Equità: afferma che le risorse devono venire distribuite secondo il criterio del merito (chi più ha contribuito,più devericevere)
Uguaglianza: sancisce che le risorse devono essere distribuite in modo uguale tra le parti indipendentemente dal loro contributo.
Necessità: le risorse devono essere distribuite in base al bisogno delle parti (chi più è in difficoltà, più riceve)
La scelta di adottare una di queste norme dipende sia dalla specifica cultura e personalità delle parti sia dalla qualità della razione (se si tratta ad esempio di un rapporto di comunione o di scambio).
18PSICOLOGIA DEI GRUPPI E DI COMUNITA' - Docente: Viola Erica
2) Qualora l’ambiguità associata al dominio non fosse comunque risolvibile si cercherà di spegnere il conflitto chiarendol’ambiguità associata alla relazione. Essa fa riferimento a un meccanismo di coordinamento evolutivamente più arcaico: individuare quale delle parti ha maggiore autorità e potere.
Mentre l’ambiguità del compito si affronta in
modo più razionale ed anaffettivo facendo riferimento a norme impersonali stabilite da un'autorità terza rispetto alle parti in causa, l'ambiguità della relazione si risolve attraverso una dinamica più suggestiva ed emotiva che coinvolge le parti stesse ed il cui fine è giungere a una valutazione condivisa circa quale di esse ha maggiore autorità e quindi ha il potere di decidere unilateralmente come risolvere prontamente la divergenza di interessi.
In sostanza l'ambiguità di relazione viene risolta quando viene riconosciuta a una delle parti la legittimità di disporre la modalità di soluzione del conflitto nascente.
Non vi è quindi ambiguità di relazione quando vi è una chiara e condivisa gerarchia di ruoli in cui il diverso livello di potere decisionale è riconosciuto ed accettato.
LEZ 27
Descrivere le tre le dimensioni principali attraverso cui gli individui costruiscono la propria
conflitto: la percezione del conflitto, l'emozione associata al conflitto e le strategie di gestione del conflitto. La percezione del conflitto si riferisce alla consapevolezza che esiste una divergenza di interessi o di obiettivi tra le parti coinvolte. Questa percezione può variare da individuo a individuo, in base alle proprie esperienze, alle proprie convinzioni e alle proprie aspettative. L'emozione associata al conflitto riguarda le reazioni emotive che le persone provano quando si trovano in situazioni conflittuali. Queste emozioni possono essere positive, come l'entusiasmo e la motivazione a risolvere il conflitto, o negative, come la rabbia, la frustrazione o la paura. Le strategie di gestione del conflitto sono le azioni che le persone intraprendono per gestire o risolvere il conflitto. Queste strategie possono essere di tipo collaborativo, cercando di trovare una soluzione che soddisfi entrambe le parti, o di tipo competitivo, cercando di ottenere il proprio interesse a discapito dell'altro. In conclusione, secondo Pinkley, la rappresentazione del conflitto è influenzata dalla percezione del conflitto, dall'emozione associata al conflitto e dalle strategie di gestione del conflitto adottate dalle persone coinvolte.