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R
valori di α, β la funzione è continua, per quali valori è derivabile, per quali valori è differenziabile.
∞
La funzione è definita ovunque, e fuori dall’origine è di classe C . Studiamone il comportamento in (0, 0).
→
Se ci avviciniamo all’origine lungo l’asse x, ossia consideriamo dei punti del tipo f (x, 0) e mandiamo x 0,
otteniamo: x
−
1 + αx e ;
f (x, 0) = 2
x
6 → ±∞ →
si verifica subito (ad esempio con de l’Hôpital) che se α = 1 si ha f (x, 0) per x 0 a seconda del
segno di α e di x, ma non si ottiene un limite finito; se invece α = 1 si ha
x
− 1
1 + x e =
lim f (x, 0) = lim 2
x 2
x→0 x→0
(sempre con de l’Hôpital). Basta questa osservazione per dedurre che il limite di f (x, y) in (0, 0) non è mai 0
e la funzione non è continua. Questo qualunque sia il valore di β. In conclusione la funzione non è continua
in 0 per qualunque scelta dei parametri.
Alternativamente, per fare le cose piú complicate possiamo anche utilizzare lo sviluppo di Taylor
2
t
t
e = 1 + t + + R (t)
2
2
ottenendo x+y 2
− − − −
1 + αx + βy e (α 1)x + (β 1)y (x + y) /2 + R (x + y)
2
= .
2 2 2 2
x + y x + y
→
Se notiamo che (tutti i limiti che seguono sono per (x, y) (0, 0))
R (x + y)
2 =0
lim 2 2
x + y
resta da calcolare il limite di 2
− − − − −
(α 1)x + (β 1)y (x + y) /2 (α 1)x + (β 1)y xy 1
− −
= .
2 2 2 2 2 2
x + y x + y x + y 2
6 6 ±∞
Se α = 1 oppure β = 1 vediamo subito che il primo limite tende a (a seconda del segno di x, y, α e β)
mentre le altre due frazioni sono limitate; se invece scegliamo α = β = 1 ci riduciamo a calcolare il limite di
xy 1
−
2 2
x + y 2
che non esiste perché dipende dalla direzione secondo la quale ci avviciniamo a 0, ad esempio lungo la retta
2x = y il limite è uguale a -1/10. In conclusione f non è continua per nessuna scelta dei parametri.
Se f non è continua in 0 non può essere differenziabile. Potrebbe essere derivabile in 0, anche se non sarà
1
mai C , ma come abbiamo visto prima f (x, 0) non è continua e quindi non può essere derivabile in 0, e
questo vuol dire che non esiste la derivata parziale D f in (0, 0); discorso analogo per D f .
1 2
2 2 2
© – 4) Trovare massimi e minimi di f (x, y, z) = x + y + 3z sul piano x + y + z = 1. 2
→ ∞ ≥
Anzitutto osserviamo che la funzione f tende a +∞ per (x, y, z) in quanto f (x, y, z) r . In particolare
non può avere massimo sul piano P dato da x + y + z = 1. Invece deve avere un minimo assoluto: per vederlo
basta considerare una sfera abbastanza grande, ad esempio B(0, 2): fuori da B(0, 2) la funzione vale piú di
2 2 2 2
≥ ≥
f (x, y, z) x + y + z 2 = 4,
dentro la sfera scegliamo un punto, ad esempio (0, 0, 1), che sta sul piano, e otteniamo
f (0, 0, 1) = 3
∩
e quindi il minimo di f su B P , che esiste per Weierstrass, è anche il minimo assoluto di f . In conclusione:
siamo sicuri che f ha un minimo assoluto e dovrà essere uno dei punti ottenuti con il metodo dei moltiplicatori
di Lagrange. 3
Il metodo dà subito le equazioni
2x = λ, 2y = λ, 6z = λ, x + y + z =1
da cui in un lampo 6 3 1
λ = , x = y = , z =
7 7 7
e quindi l’unico punto ottenuto è proprio il minimo cercato (3/7, 3/7, 1/7), in cui la funzione vale f (3/7, 3/7, 1/7) =
3/7. 2 2
©§ −
– 5) Data la curva 2x + y x = 0, trovare i suoi punti più vicini a (0, 0) e quelli più lontani da (0, 0).
p 2 2
Si tratta di trovare gli estremi della funzione d = x + y per (x, y) sul vincolo dato dalla curva; natu-
2 2 2
ralmente conviene cercare gli estremi della funzione f (x, y) = d = x + y che si hanno esattamente negli
2 2 −
stessi punti. Notiamo subito che la relazione F (x, y) = 2x + y x = 0 definisce effettivamente una curva
− 6
C in forma implicita in quanto DF = (4x 1, 2y) = 0 nei punti in cui F (x, y) = 0. → ∞
Notiamo anche che la curva è limitata: infatti se esistessero dei punti di C con (x, y) avremmo
2 2 − →
inevitabilmente che 2x + y x +∞. Dunque f ha massimo e minimo su C. Il minimo si trova senza
sforzo ed è il punto (0, 0) dato che la curva passa per l’origine. Cerchiamo il punto piú lontano.
Con il metodo di Lagrange otteniamo le equazioni 2 2
− −
2x = λ(4x 1), 2y = 2λy, 2x + y x = 0
ossia 2 2
− − −
2x = λ(4x 1), (λ 1)y = 0, 2x + y x = 0.
Se nella seconda scegliamo y = 0 otteniamo dalla terza x = 0 oppure x = 1/2 e per soddisfare la prima
basta scegliere rispettivamente λ = 0 oppure λ = 1. Se nella seconda scegliamo λ = 1 otteniamo dalla prima
x = 1/2 e dalla terza y = 0. In conclusione abbiamo trovato due punti
(0, 0), (1/2, 0)
e il primo è il punto piú vicino all’origine, il secondo quello piú lontano, a distanza 1/2. Notare che la curva
è un’ellisse con asse maggiore lungo l’asse delle x.
n
§ ∈
– 6) Verificare che il modulo del vettore x si può calcolare nel modo seguente:
R n
n X
X 2
n
∈
|x| y = 1}.
x y : y ,
= max{ R
i i i
i=1
i=1 6
Se x è il vettore nullo non c’è niente da dimostrare; supponiamo allora x = 0. Consideriamo la funzione su
n
R n
X
f (y) = x y
i i
i=1
n n 2
∈ {y ∈ |y|
dove x è un vettore fissato, e cerchiamone il massimo sul chiuso limitato C = : = 1}, ossia
R R
2
|y| −
col vincolo F (y) = 1 = 0. Il metodo dei moltiplicatori di Lagrange dà il sistema di n + 1 equazioni in
y , . . . .y e λ
1 n 2
|y|
x = 2λy , j = 1, . . . , n, = 1.
j j ∀j).
Notare che λ non può essere nullo (altrimenti x = 0 Otteniamo subito
j x j
y =
j 2λ
e sostituendo nel vincolo 21 2
x x n
· · ·
+ + =1
2 2
4λ 4λ
da cui 2
|x|
2
λ = 4
e quindi |x|
±
λ = .
2
4
Con la scelta del segno + otteniamo il punto x
y = |x|
che è il punto di massimo di f , in cui appunto ·
x x
X |x|;
f (x/|x|) = =
|x|
col segno meno otteniamo il punto di minimo x
−
y = |x|
in cui ·
x x
X
− −|x|.
f (−x/|x|) = =
|x| n
§ – 7) Torniamo all’esercizio 1), e supponiamo di avere due insiemi E e F chiusi e limitati in . Definiamo
R
∈
d(E, F ) = sup{d(x, F ), x E} .
6
Mostrare con un esempio che può essere d(E, F ) = d(F, E).
Siano, ad esempio, E = [−1, 1] e F = [−2, 2]. Allora d(E, F ) = 0 (dato che ogni punto di E è in F ), mentre
d(F, E) = 1.
© – 8) Risolvere il problema di Cauchy
( 00 0
y (x) + 2y (x) + 2y(x) = 0 ,
0
y(0) = 1 , y (0) = 1 .
2 −1 ±
Il polinomio caratteristico è λ + 2λ + 2, che ha come radici λ = i. Pertanto, la soluzione generale
dell’equazione è della forma −x
y(x) = e [A cos(x) + B sen(x)] . −x
−A
Assegnando le condizioni iniziali, si trova A = 1 e + B = 1, da cui la soluzione: y(x) = e [cos(x) +
2sen(x)].
©§ – 9) Determinare i punti di continuità, derivabilità e differenziabilità della funzione
2 2 ∈ ×
x + y (x, y) Q R
2 2
−(x ∈ \ ×
f (x, y) = + y ) (x, y) (R Q) Q
0 altrove.
2 2
È chiaro che la funzione può essere continua solo nell’origine (che è l’insieme dei punti tali che x + y =
2 2 2 2
−(x + y ) = 0). Inoltre, dato che x + y converge a zero se (x, y) tende a (0, 0) si ha continuità. Si vede
inoltre facilmente che f è derivabile solo nell’origine, con derivate parziali entrambe nulle. Infine, essendo
2 2
|f ≤
(x, y)| x + y , f è differenziabile in (0, 0) (si vedano gli appunti. . .).
2 2 2 2
© − {x ≤
z. Trovare massimi e minimi di f su E = + 4y + 9z 1}.
– 10) Sia f (x, y, z) = x ∇f −1),
Osserviamo innanzitutto che (x, y, z) = (2x, 0, e quindi è sempre diverso da zero. Si tratta allora di
studiare f sulla frontiera di E. Con il metodo dei moltiplicatori di Lagrange, definiamo
2 2 2 2
− − −
H(x, y, z, λ) = x z λ(x + 4y + 9z 1) ,
Si tratta quindi di risolvere il sistema −
2x 2λx = 0
−8λy = 0
−1 − 18λz = 0
2 2 2 −
x + 4y + 9z 1 = 0
Dalla seconda ricaviamo o λ = 0 (che però rende incompatibile la terza), o y = 0. Dalla prima, o x = 0,
1
±
e λ qualsiasi, oppure λ = 1 e x qualsiasi. Nel primo caso, si ottiene (dalla quarta) z = , e quindi i due
3 5
q q
13 35 35
1 1
± − ± −
punti (0, 0, ). Dalla seconda, z = , e quindi x = , ottenendo cosı̀ i due punti (± , 0, ).
18 36 36 18
1
37 −
, mentre il minimo vale .
Ne segue quindi che il massimo vale 36 3
6 4 2 2 4 6 2 2
§ − − ≤
– 11) Calcolare massimo e minimo di f (x, y) = x 15x y + 15x y y sull’insieme x + y 1.
Suggerimento: esiste un modo molto rapido per eseguire il calcolo.
6 2 2
<g(z) |g(z)| ≤ ≤
Consideriamo g(z) = z . Scrivendo z = x + i y, abbiamo = f (x, y). Ora 1 se x + y 1.
2 2
|<g(z)| ≤ |g(z)|, |<g(z)| |f ≤ ≤
Dal momento che ne segue che = (x, y)| 1 su x + y 1. Siccome f (1, 0) =
−1) −1,
f (−1, 0) = 1, ecco il massimo; siccome f (0, 1) = f (0, = ecco il minimo. . . 2 2
©§ – 12) Trovare massimi e minimi relativi ed assoluti della funzione f (x, y, z) = z(x +y )+2xy nel cilindro
3 2 2
{(x, ∈ ≤ ≤ ≤
C = y, z) : x + y 1 , 0 z 1}.
R
Per prima cosa ricerchiamo i punti stazionari di f all’interno del cilindro C.
2 2
∇f = (2xz + 2y, 2yz + 2x, x + y ) = (0, 0, 0)
se e solo se (x, y, z) = (0, 0, z) per ogni 0 < z < 1. Poiché la matrice hessiana ha in questi punti determinante
nullo, non è possibile da essa dedurre se si tratta di massimi o minimi relativi per f . In ogni caso f (0, 0, z) = 0,
quindi per stabilire se si tratta di massimi o minimi relativi non resta altro che studiare il segno di f in un
∈
intorno di tali punti. Per esempio lungo il piano z = c (0, 1), cui apparti