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B.
d’antico, di primitivo, di già presentito, di già invocato, che fare con un qualcosa di
interrompe l’ordine del discorso, che s’impone con 10 parole occasione (dati fissi) più altri
numerate, con ritmi pieni d’echi. Fa capolino dopo l’esordio, limiti che non permettono di
s’insinua fra la nota demografica e quella sociale, esce finalmente sconfinare.
fuori nel respiro d’un periodo più pacato, traendo pretesto da un
color di paese, da un’eco di leggenda; e allora il lavoro si allarga e Di fatto, Monelli spiega come nascono
s’adagia, l’assillo serenamente si placa, diviene il liberarsi d’un gli articoli ed espone il dispiacere nel
groppo che restava raggomitolato in un angolo del cuore da fatto che questi ultimi nascono come
lontanissimo tempo, e proprio fra quella notazione di paese esotico prose d’occasione. E, cioè, come
e quell’aforisma di vita sociale naturalissimamente si discioglie. scritti legati ad una serie di limiti dati
Questo abbandono a più soave dettatura non è incosciente né dal vero (gli articoli, di fatto
incontrollato. È l’atteso imprevisto. Questo mestieraccio, dunque, raccontano l’attualità e la verità).
è differente in tutto e per tutto da quello dei poeti, parte da dati e In “ Questo mestieraccio” emerge
condizioni addirittura opposte. Riconosco umilmente questa verità, chiaramente il senso di frustrazione di
lascio che annoverino il mio mestiere fra le arti infime, o me lo Monelli per non essere entrato nel
releghino addirittura fuori di esse, sulla soglia, perpetuo parente mondo della letteratura ed essere
povero a cui non si permette d’entrare. Eppure, tornando a bomba, rimasto un po’ sul confine.
tanta è la stortura mia che in fra i due mali ringrazio il destino di
non avermi fatto poeta, sibbene scrittore per le gazzette; e così Monelli riconosce, comunque, il fatto
inveterato sono nel vizio che mi paralizza il solo pensiero di che il mestiere del giornalista sia
congegnare una novella, d’architettare un romanzo, di creare su totalmente diverso da quello della
elementi di pura fantasia un quadro a ritrose ricordanze e a letteratura. Nonostante ciò, Monelli
ragionevoli paradossi. A riprova di questo ti metto innanzi un afferma come un tempo i giornalisti si
articolo che scrissi a Berlino fra il Natale e la fine del ’24, appena siano illusi di creare un nuovo
tornato da un’escursione nelle montagne dello Harz. Tutti sanno “genere”, creando così anche un
come siano galeotte certe ricorrenze a chi è solo fuori della patria. nuovo tipo di scrittore che rappresenta
La casa lontana ripunge il cuore con lo stesso disio della perduta una novità, poiché:
giovinezza. Avessi avuto l’abito e il dono della poesia, avrei in 20
quei giorni della bruma teutonica esalato questo disio in un è uno scrittore che
a.
sonetto, in un carme duraturo: Un dì, s’io non andrò sempre scrive in prima persona, perché
fuggendo/ di gente in gente… Invece pedestre e senza fantasia vede i fatti in prima persona.
com’io sono, m’attediavo senza frutto fra le muffite montagne è uno scrittore vero,
b.
senza neve e la città festiva; e inviavo ogni sera una cronaca moderno, aderente alla vita
telefonica sulla vita politica del paese (…) e cercavo un soggetto
d’articolo per compiere la prescritta misura mensile. Ecco che è uno scrittore attento
c.
m’arrivò l’ordine dal mio direttore di fare e spedire senza indugio allo stile e alla lingua, ma non
«un pezzo natalizio»; perché la stessa cosa avevan fatto o facevano è schiavo delle regole.
i miei colleghi dalle altre capitali d’Europa. Mi sedetti dunque alla è uno scrittore
d.
macchina da scrivere, con l’assillo del compito urgente; ma prima profondamente curioso.
ero andato a fare una passeggiata per le vie del centro, m’ero fatto
tornare a mente alcune pigre osservazioni dei giorni passati, e
m’ero riletto certi articoli di giornali sulle superstizioni popolari
natalizie, che avevo ritagliati e messi da parte, perché non si sa
mai. Con più dispetto che rassegnazione mi misi al lavoro; e nel
cuore ancor più acuto tedio della mia vita sola. Mi ricordai che un
certo grammatico sentenziò che non s’incomincia mai un discorso
col dunque; e mi piacque pensare che cominciando così il mio
pezzo, le sue ossa si sarebbero rivoltate nella tomba (…): Natale
verde, dunque – incominciai. Ho fatto la peggio scelta: ed ho finito
col fare un mazzo solo di questi tre mestieri per cui non mi son
saputo decidere. Eremita sì, spesso, fra le folle sconosciute, fra
gente estrania, paurosamente solo; ma con l’obbligo
d’ambientarmi subito, intrufolarmi subito in interessi a me ignoti e
indifferenti fino allora, aggredir gente con sforzata cordialità per
l’intervista o per l’informazione. E impiegato, certo; con i miei
schemi da riempire, con le formule fisse, per inaugurazione, per
rivoluzione, per nuovo Re, per nuovo ministero; con quel tanto per
cento di elementi imposti, arguzia, ironia, esaltazione,
compiacimento; legato agli orari dei telefoni e dei telegrafi, alla
partenza dei postali. E scribacchino, infine; ma con le condizioni,
le limitazioni, le necessità, i risultati che v’ho mostrato; in odio ai
letterati puri, in sospetto ai colleghi cronisti; aspirando invano a
esser letto da chi si vorrebbe pur consigliare o inspirare con
quell’articolo in buona fede; ma raccogliendo da una turba infinita
di non richiesti lettori testimonianze come queste: «Egregio
signore, mi meraviglio che un giornalista come lei abbia scritto un
articolo così stupidello come quello comparso nel Corriere di ieri.
Suo devotissimo, eccetera». Questo ingenuo signore crede che noi
si scriva per vocazione. Eppure ci siamo illusi, un giorno, di creare
un «genere»; di dar forma a un nuovo tipo di scrittore: moderno,
vero, aderente alla vita, capace di superar gli antichi miti, ma
capace di scorgere i nuovi che sorgono e di spiegarli ai loro
inconsci creatori. Scrittore con fantasia, ma non d’invenzione;
devoto alla lingua e allo stile, ma non schiavo delle tradizioni, dei
modelli, dei luoghi comuni; curioso non di sé o delle sue reazioni,
ma delle folle, dei luoghi, dei cieli. Lo scrittore «che si scomoda»;
che vive con la gente, pensa con la gente, soffre con la gente, e 21
della gente vuol essere solo interprete o ricordatore, animatore o
consolatore; lo scrittore che ricorda, non che descrive; che non
inventa casi eleganti, ma scopre la 11 realtà; che scrive magari in
prima persona, ma pensa in terza; tutt’al contrario del romanziere
che scrive in terza persona ma pensa e opina e argomenta soltanto
egocentricamente. […] E quando andiamo dall’editore con il
nostro manoscritto fatto di tante colonnine ritagliate e incollate,
l’editore lo accetta perché ci vuol bene, ma ci ammonisce: «E
quando mi porta il romanzo?» Se non facciamo il romanzo, non
abbiamo il diploma. Invano usciti dalla classe dei cronisti, invano
aspirammo all’aristocrazia degli scrittori. Siamo come i Conti del
Papa, che non li vogliono né i borghesi, né i nobili. E se il
giornalista ha per primo l’esperienza nuovissima, l’avventura
inattesa, e la narra, il suo rapporto è messo con annoiata
indifferenza da parte. Mandano, per modo d’esempio, dei
giornalisti a girare il mondo in tre tappe, sopra un dirigibile
gigante; i giornali son pieni di cronache nuove, di visioni
allucinanti, di sensazioni nate da strani riavvicinamenti, da
impreveduti contrasti; i critici dicono che queste cose non sono
poesia; e aspettano che un poeta sedentario canti lui il volo non
mai veduto, magari scomodando Icaro, le aquile, e qualche
pensosa e irrequieta progenie. «E allora, Monelli, che cosa
vorrebbe fare?» «Mi mandi a fare un viaggio, signor Direttore». (P.
MONELLI, Questo mestieraccio)
Dino Buzzati, appunti di poetica
Testo originale 26 A Spiegazione
[Sull’ispirazione giornalistica della narrativa] Secondo Dino Buzzati non esiste una distinzione tra
C’è effettivamente tutta una categoria di giornalista e scrittore. Buzzati confessa come la cronaca
racconti che ho fatti legati alla cronaca. Nei possa diventare materia dei suoi racconti fantastici
miei libri ho cercato di raccogliere i migliori, anche solo dopo 15 giorni.
ma ne ho scritto tanti altri, probabilmente quasi Buzzati ha una grande considerazione del mondo del
altrettanti… E questi non li ho pubblicati e giornalismo e considera fondamentale l'essere
neanche li pubblicherei. Quando c’era un fatto giornalista per il suo essere scrittore. Considera il
grosso di cronaca, magari dopo quindici giorni giornalismo non come un secondo mestiere, ma come il
22
io lo riprendevo e ne facevo un racconto massimo livello raggiungibile (l’optimum) della
fantastico. Il giornalismo per me non è stato un letteratura.
secondo mestiere, ma l’optimum della
letteratura. E non vedo come la pratica del
giornalismo, se si tratta di un buon giornalismo,
possa nuocere a uno scrittore. Certe esperienze
cronachistiche, anzi, penso che siano
nettamente vantaggiose agli affetti artistici.
Testo originale 26 C Spiegazione
[Sul rapporto tra letteratura e giornalismo] Io Buzzati ha, infatti, fiducia nel giornalismo come “scuola
non disprezzo affatto il giornalismo […]. Anzi di preparazione” per lo scrittore perché secondo lui
quello che dicevi del “plafond” del giornalismo e letteratura sono la stessa cosa. Ha grande
giornalismo, coincidente col “plafond” della fiducia nel giornalismo perché, di fatto, il giornalismo
letteratura, corrisponde perfettamente alle mie insegna giorno per giorno il rispetto per il lettore.
convinzioni. Alludo ovviamente alla letteratura Questo mestiere tiene molto in considerazione
narrativa… Non alla poesia, ché la poesia è l'esperienza del lettore. I due mestieri non sono in
tutta un’altra faccenda. Metto insieme competizione per lui. La sua è una vera e propria
giornalismo e letteratura narrativa perché sono vocazione al racconto a prescindere che sia scritta sul
la stessa identica cosa. E penso effettivamente giornale o sotto forma di racconto. Buzzati crede che
che dal punto di vista della tecnica letteraria il tutti dovrebbero mantenere una verosimiglianza in ciò
giornalismo sia un’esemplare scuola. Se mi dici che ci racconta. Come per esempio Dante ha dato dei
che il capolavoro uno lo concepisce e lo scrive contorni ben precisi nella Commedia. Ci sono dei tratti