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L'IRREVERSIBILE DINAMICA PERVERSA DEI RAPPORTI CAPITALISTICI. TRA
POLITICA E SCIENZA, SCIENZA E RELIGIONE, E ECONOMIA E POLITICA
Il lavoro scientifico in epoca rinascimentale, tanto per le scienze naturali e
matematiche quanto per quelle sociali, tendeva costantemente a porre una
rappresentazione idealizzata della realtà come base degli esperimenti, dei
ragionamenti e delle proiezioni sul mondo tangibile che sfociavano in
immaginari di società perfette alle quali avvicinarsi quanto più possibile con
passi quantitativi, calcolabili. La suddetta è un’utopia che si rivela come
centrale nel pensiero neoclassico. Di fatto quest'ultimo, se da un lato poneva il
lavoro alla base del progresso umano, dall’altro identificava il sistema
capitalistico, alla cui base si poneva la proprietà privata dei mezzi di
produzione e il lavoro salariato, come l’unico sistema economico razionale e
dunque naturale. Si delineano così la concorrenza perfetta, il libero scambio o
anche l’equilibrio generale quali aspetti intrinseci del sistema stesso: ma ben
sappiamo che quanto postulato dalla teoria neoclassica non è affatto realistico,
in quanto il capitalismo non determina un mondo armonico. Nel XIX secolo si
diffonde la filosofia positivista , la quale diffonde l’idea di tangibilità quale
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principale evidenza della scienza. Si ha in tale modo, innanzitutto, un processo
di organizzazione scientifica e tecnica della società, dei sistemi di produzione,
di maturazione di nuove idee: si costruisce la nuova base del progresso umano
ed una conseguente riorganizzazione della vita sociale, giacché si individuano
soluzioni a numerosi problemi dal carattere politico e sociale posti dalla
restaurazione e la rivoluzione industriale. D'altro canto è opportuno ricordare
come il positivismo designi la scienza quale unica forma di conoscenza
possibile, cosicché il metodo scientifico diviene l’unico strumento accettabile
per far progredire la conoscenza, evitando di ricadere nella metafisica: è tale il
motivo per cui esso va esteso ad ogni campo d’indagine, incluso l’ambito dei
fenomeni sociali. Dunque, il pensiero neoclassico introduce processi di
selezione e calcoli differenziali nella propria metodologia in quanto tale
integralismo scientifico risponde esattamente all’esigenza di razionalità
economica, nella prospettiva più ampia dell’ottenimento di un livello più
elevato di riproduzione del ciclo di accumulazione, ottenuto allocando nella
forma migliore le risorse. È evidente, pertanto, che l’economia senza la
matematica sarebbe rimasta una mera speculazione filosofica. Esistono così
numerosi parallelismi ed incontri fra matematica ed economia , fra cui
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ricordiamo la teoria matematica dei “giochi a somma zero” che ha un riflesso
diretto nella rendita finanziaria, la quale essendo una remunerazione al fattore
capitale quando esso è improduttivo, permette di ottenere del denaro che non
è utilizzato in investimenti produttivi ( ovvero per la realizzazione di beni
mediante la sinergia dei fattori produttivi lavoro e capitale) e dunque non toglie
né aggiunge nulla all'economia reale poiché fittizio. Vi è una sottile
connessione altresì con la biologia. Il darwinismo affermava come
sopravvivessero, in un dato ambiente, solamente le specie più adatte ad esso;
analogamente e al contempo in continuità con la teoria copernicana della
“moneta buona che scaccia quella cattiva”, nel mercato non sopravvivono
necessariamente i prodotti migliori e più utili. Emblema ne è forse l’attuale
Sitografia di riferimento: https://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=positivismo.html
1 Economia e modelli matematici,
Piergiorgio Odifreddi, (capire l'economia n.23), DVD
2
La Repubblica – L’Espresso, 2013
campo dell’informazione, per cui ad esempio la televisione ricade nell’essere
un mezzo poco interessante e poco istruttivo, anch’essa conformata alla logica
della comunicazione deviante, la quale cerca di impiantare nel sociale, nel
consumismo,
territorio, il verbo del il dogma culturale del mercato, del profitto,
del vivere secondo i principi d’impresa. Spesso si è, poi, tentato da un punto di
vista matematico di individuare un “calcolo felicitario”, dato che l’economia
viene vista altresì come soddisfacimento di bisogni primari, di miglioramento
del proprio livello di consumo: è, tuttavia, difficile e paradossale quantificare
l’utilità, in quanto si tratta di qualcosa di estremamente soggettivo e, nel caso
di più di due alternative, non è possibile applicare un metodo di scelta in
maniera razionale . Dunque, evidenziando i limiti neoclassici, bisogna
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considerare l’evoluzione di una società in relazione ad aspetti interpersonali,
affrontando il problema della distribuzione delle risorse economiche cercando
una funzione di benessere sociale, determinando una “economia del
benessere”, come denotata da Kenneth Arrow, giacché vi è una differenza
sostanziale fra il preferire di essere un po' meno ricco ed il preferire di non
mano visibile,
cadere in miseria. Vi deve essere una la quale consenta di far
prevalere l'interesse generale, della collettività, all’interno del quale è
comunque ricompreso quello individuale giacché non è possibile negare
l’individualità: è tale d’altro canto la soluzione individuata con la pianificazione
socialista, in alternativa all'attuale processo di mondializzazione del capitale
che ha condotto unicamente ad una crisi sistemica irreversibile, i cui costi sono
pagati innanzitutto e soprattutto dai lavoratori. È confutabile, pertanto la teoria
neoclassica secondo la quale ciascun individuo agisce razionalmente
perseguendo il proprio interesse privato, laddove il mercato, come sostiene
mano invisibile,
Adam Smith, ha una propria mano, una come se fosse
un’entità metafisica, conducendo gli individui verso un equilibrio del mercato
globale. Tale visone viene raccolta di buon grado, verso la metà dell'800, dalla
termodinamica, la quale sviluppa una teoria analoga: si scopre che sommando i
comportamenti individuali delle particelle nei gas si può giungere a descrivere
il comportamento globale di questi ultimi mediante le variabili della pressione,
del volume e della temperatura, tra loro legate da una data costante. Notiamo
come in economia le particelle potessero essere così assimilate agli operatori
economici, allorché il comportamento del gas globale corrispondeva al
comportamento del mercato, il quale mediante il movimento degli operatori al
proprio interno conduceva ad una condizione di equilibrio analogo all'equilibrio
termodinamico: è una teoria tuttavia inaccettabile per il marxismo giacché
secondo il suddetto il sistema capitalista, per sua stessa natura, convive con la
crisi e la rottura dell’equilibrio fra la domanda e l'offerta. D’altro canto è
impossibile negare che il modo di produzione capitalista crei contraddizioni,
nella propria impostazione tendente alla continua ricerca dell'efficienza, ovvero
la massimizzazione dei profitti e la minimizzazione dei costi, così come
disuguaglianze, squilibri e asimmetrie. Attualmente ciò si esplicita nel
fenomeno dell'imperialismo, il cui fondamento risiede nell'appropriazione del
valore aggiunto realizzato dai lavoratori dei paesi dominati: è quanto si verifica
a livello globale nel quadro di una continua delocalizzazione produttiva e
divisione internazionale del lavoro, alla ricerca di forza lavoro poco normata con
3 Economia, etica e giustizia,
Amartya Sen, (capire l’economia n.21), DVD La
Repubblica - L'Espresso, 2013
bassi costi dei salari e delle materie prime ma con un livello di istruzione,
specializzazione, del capitale umano medio-alto. Quanto designato costituisce
la realtà nella quale vivono quotidianamente i paesi sottosviluppati e pone le
accumulazione primitiva.
proprie radici in un processo di Emblema ne è
sicuramente l’America Latina, la quale da sempre è stata sottomessa ad
occupazioni colonialiste: basti pensare come, sin dalla spedizione di Cristoforo
Colombo, la Spagna abbia invaso l’intera area, ad eccezione del Brasile,
portando via le ricchezze del territorio, estirpando la religione e le tradizioni
secolari di popolazioni dalla forte spiritualità e dall’ampia ed avanzata cultura
matematica, fisica ed astrologica. Ad ogni buon conto la distruzione di cultura,
di conoscenze, si è dimostrata solamente come una grande perdita per
l’umanità.
I Maya e gli Atzechi avevano studiato, ad esempio, il “multiverso”, il pluriverso:
una scoperta alla quale si sarebbe giunti nuovamente solo 800 anni dopo con
Stephen Hawking . Analoghe considerazioni si possono fare in merito alla
4 la terra
scoperta di Ipazia circa il modello eliocentrico, in virtù del quale
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potrebbe muoversi senza che ce ne accorgiamo la purezza del cerchio
laddove
impedisce di vedere cosa c’è dietro, le altre forme, così come la luce del giorno
impedisce di vedere le stelle di giorno .
6 La mancanza di scritti attribuibili alla
suddetta, dovuta alle plurime distruzioni della biblioteca di Alessandria
d'Egitto , ha reso, tuttavia, problematico e difficile stabilire il proprio contributo
7
al progresso del sapere matematico, e astronomico della scuola di Alessandria;
di fatto, solo 1200 anni dopo Keplero sarebbe arrivato alle medesime
conclusioni cui era giunta precedentemente Ipazia. Appare evidente come in
entrambi i casi la cultura sia stata negata attraverso missioni, considerate
“cristiane”, ma le quali in realtà avevano unicamente fini di conquista,
espansione territoriale. Ma quanto è stato appena delineato sussiste tutt'ora
con la globalizzazione - intesa come culmine della dinamica storica di
espansione del capitalismo - la quale persegue il proprio fine di dominio
politico, ideologico ed economico, così come di valorizzazione del capitale, ai
danni dei lavoratori, della società e della natura; e per quanto concerne
quest’ultima si ignora completamente la scarsità delle risorse e la propria
limitatezza, continuando piuttosto a piegarla e subordinarla alla logica del
profitto e dell'accumulazione, senza fissare limiti alla produzione.
A tal punto è opportuno precisare come la scienza segua un cammino
indipendente e di continuo progresso: essa non si arresta dinanzi alla questione
del proprio possibile impiego, la quale verrà risolta dalla politica, gi