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L’impostazione bentleyana offre un quadro fin troppo semplificato, che, identificando tutte le unità
del sistema politico con i gruppi, non permette di distinguere le specificità di ciascuna di esse sia in
termini di funzioni sia di collocazione sistemica.
Il neo-pluralismo di Truman pone enfasi sull’azione benefica dei gruppi di interesse per la
democrazia; come in Bentley esplica l’attività di governo nella ricerca di un punto di equilibrio tra le
richieste dei vari gruppi di interesse. Truman distingue tra gruppo di interesse, considerato un
aggregato di persone che sulla base di un atteggiamento condiviso presenta domande ad altri
gruppi della società, e gruppo potenziale, quel gruppo che, pur condividendo un interesse, non si è
ancora organizzato per difenderlo.
La presenza di alcuni gruppi non può che essere temporanea, poiché se si prolungasse
provocherebbe la mobilitazione dei gruppi latenti che si attiverebbe al fine di ristabilire l’equilibrio.
Un secondo meccanismo che contribuisce alla limitazione e al compromesso fra i gruppi è
l’affiliazione sovrapposta, la contemporanea appartenenza a gruppi diversi che evita
un’identificazione soltanto con un’organizzazione.
Questa concezione in cui il potere è diffuso e i gruppi sono potenzialmente capaci della medesima
forza non trova conferme empiriche.
Critiche interne al pluralismo
Dahl, pur convinto della possibilità che i gruppi possano farsi sentire in una qualche fase cruciale
del processo decisionale, sostiene che da soli non siano in grado di fornire un’immagine completa
del funzionamento del sistema politico, sottolineando il ruolo fondamentale giocato da partiti politici
e processo elettorale.
Critiche neoelitiste e neomarxiste
I neo-elitisti ritengono che il potere anziché diffuso sia concentrato nelle mani di una élite di potere,
in grado di orientare a suo favore le principali politiche pubbliche.
I neo-marxisti rivelano la concentrazione del potere nella mani della classe capitalista dei
proprietari detentori delle risorse di produzione, definita classe dominante. Ciò determina una
competizione ineguale fra i gruppi dei proprietari e i gruppi dei lavoratori.
43
Sia gli elitisti che i marxisti convergono sulla critica all’idea pluralista di diffusione del potere fra i
gruppi e di possibilità potenziale di eguale accesso alle arene decisionali.
Il neo-corporativismo
Le radici del neo-corporativismo si trovano in Europa. Esso si pone quale alternativa al modello
pluralista. I neo-corporativisti operano una distinzione fra i gruppi che possono effettivamente
influire sul processo decisionale e i gruppi secondari. Il sistema di rappresentanza degli interessi è
concepito come la risultante dell’interazione dello Stato con poche, grandi e importanti
organizzazione degli interessi del lavoro (sindacati) e del capitale (associazioni imprenditoriali).
Queste interazioni portano alla costituzione di un sistema triangolare volto alla definizione delle
politiche pubbliche.
Secondo Schmitter i gruppi in grado di giocare un ruolo determinante con i decisioni pubblici sono
estremamente limitati.
Lehmbruch aggiunge che a fronte della concessione del monopolio della rappresentanza nelle
proprie categorie, le organizzazioni di rappresentanza degli interesse si impegnano a collaborare
fra loro e con il governo anche nella fase di attuazione delle politiche.
A differenza del pluralismo
1. c’è una distinzione fra quei gruppi di interesse in grado di intrattenere legami privilegiati e
di stretta collaborazione con lo Stato e gruppi non in grado di farlo;
2. Lo Stato non svolge una mera funzione arbitrale ma è un soggetto chiave del processo
decisionale, con suoi fini autonomi rispetto a quelli dei gruppi di interesse;
3. L’integrazione formale dei gruppi nel processo rende queste ultime degli organismi quasi-
pubblici o governi privati cui è delegato un potere pubblico.
Il neo-corporativismo sposta l’enfasi sulla collaborazione fra pochi, selezionati gruppi.
Il corporativismo fin qui descritto è definito societario o liberale per distinguerlo da quello statale o
autoritario, imposto dall’alto, dallo Stato, nei regimi autoritari.
Vi sono due principali limiti del modello neo-corporativo: la scarsa applicabilità a livello nazionale
(livello macro) e limitata affermazione ai paesi dell’Europa centrale e nordica.
A ciò si aggiunge l’importanza esclusiva assegnata solo ad alcune politiche e il fatto che gli accordi
neo-corporativi tengono a sostituire il tradizionale canale democratico-rappresentativo-partitico e
parlamentare.
L’apporto più interessante è stato quello di mostrare che i gruppi di interesse non sono uguali e
che la loro possibilità di accesso e influenza sulle decisioni delle politiche pubbliche varia
notevolmente.
8.6 Accesso alle arene e influenza
Lo sviluppo e l’azione dei gruppi all’interno dei diversi sistemi politici democratici sono condizionati
dalle peculiarità di questi ultimi:
• Lo sviluppo socio-economico: nelle società più arretrate economicamente la struttura dei
gruppi è dominata da gruppi forti, mentre nelle società economicamente avanzate invece i
gruppi sono tendenzialmente più numerosi e differenziati e l’accesso alle arene decisionali
è più aperto.
• La cultura politica: stabilisce la visione che un paese ha dell’azione dei gruppi, se è
propenso alla formazione di associazioni o se sono legittimati o meno.
• Il contesto istituzionale: la struttura centralizzata o decentrata dello Stato incide sulle azioni
che i gruppi devono mettere in campo.
• Il tipo di partiti o di coalizioni partitiche al governo favoriranno alcuni gruppi piuttosto che
altri. Anche la configurazione del sistema partitico può essere determinante: nei sistemi
pluripartitici i canali di accesso per i gruppi si moltiplicano mentre rimangono relativamente
ristretti nel caso di sistemi bipartitici.
44 • Lo stile di policy: insieme delle procedure standardizzate che le istituzioni utilizzano
abitualmente per produrre le politiche pubbliche. La propensione alla consultazione dei
gruppi è maggiore nei sistemi in cui il potere decisionale è diffuso.
Lobbisti e lobbying
I lobbisti sono professionisti specializzati, delegati dai gruppi di interesse, che, entrando in contatto
con i decisori pubblici, li portano a conoscenza di importanti informazioni su interessi particolari, al
fine di orientarli in senso favorevole alle richieste del loro gruppo di riferimento.
I lobbisti possono essere fatti rientrare in due grandi categorie:
• House lobbyists che appartengono al gruppo rappresentato;
• Contracted lobbyists assunti per contratto dal gruppo.
Le principali tecniche di lobbying sono:
1. Rapporti faccia a faccia riservati ai gruppi di carattere economico per cui si stabilisce un
legame fiduciario e di mutuo vantaggio, informazioni in cambio di udienza;
2. Lobbying di base punta a coinvolgere l’opinione pubblica al fine di creare una massa critica
che possa esercitare pressione sui decisori pubblici;
3. Coalizioni fra più gruppi di interesse permettono di aumentare le capacità di influenza dei
gruppi e hanno una durata limitata al raggiungimento dell’obiettivo;
4. Finanziamenti elettorali assume contorni particolarmente controversi in assenza di precise
legislazioni. Negli Stati Uniti il finanziamento a favore dei candidati è regolamentato per
legge: questi ultimi, se eletti, saranno sensibili alle richieste dei gruppi che hanno
contribuito alla loro investitura.
Lo status interno o esterno riconosciuto dai decisori pubblici a un gruppo di interesse può essere
cruciale nel determinare l’efficacia della sua azione.
Gli insider groups sono attori legittimati dal governo e consultati regolarmente. Alcuni gruppi sono
insiders per definizione in quanto gruppi di interesse istituzionali, ma lo sono anche i gruppi che
rappresentano una funzione economica chiave o che possiedono informazioni specialistiche.
Gli outsider groups sono attori che non sono capaci di guadagnarsi il loro riconoscimento. Le loro
strategie sono limitate e prevalentemente rivolte al tentativo di influenzare il cambiamento
dell’opinione pubblica.
Le risorse circoscrivono lo spazio di azione dei gruppi di interesse e contribuiscono a determinare
la loro influenza sui pubblici poteri.
1. Risorse finanziarie sono detenuto in gran quantità prevalentemente dai gruppi sezionali e
istituzionali.
2. Risorse numeriche, le hanno tutti i gruppi con un’ampia membership.
3. Risorse di influenza e sanzione. Delle prime dispongono i gruppi con un alto libello di
rappresentatività del proprio settore di riferimento, o i gruppi in grado di attivare contatti
privilegiati con decisori pubblici, partiti, media. I gruppi basano la loro influenza anche sulla
capacità di comminare sanzioni (scioperi), in ragione della loro centralità nel funzionamento
dell’economia nazionale.
4. Risorse di expertise sono proprie di gruppi che hanno conoscenze tecniche essenziali
relativamente al settore per il quale devono essere varate le decisioni pubbliche.
5. Risorse organizzative sono proprie dei gruppi altamente strutturati in grado di mobilitare
facilmente i membri.
6. Risorse simboliche riguardano la capacità di un gruppo di declinare le sue rivendicazioni
richiamandosi a simboli e valori dominanti che giustificano la validità delle richieste
avanzate.
I gruppi di interesse possono avere a loro disposizione diversi canali per tentare l’accesso al
sistema politico.
45 1. Partiti. Quello partitico è un canale indiretto di accesso alle arene decisionali ma cruciale. Il
contatto con i partiti può facilitare l’accesso alle arene parlamentare e governativa, per
influenzare provvedimenti in fase di preparazione o per condizionare l’attuazione di
provvedimenti già varati. La possibilità dei gruppi di stringere alleanze con i partiti è
condizionata dalla presenza/assenza di alcune variabili, quali l’elevata o scarsa affinità
ideologica. I gruppi possono agire sui partiti in diversi modi: attraverso l’appoggio elettorale
sia in termini di finanziamento che di proposta delle candidature, i partiti possono avere
bisogno dei gruppi per le loro conoscenze tecniche-specialistiche. Il tipo e il grado di
compenetrazione fra i due attori può essere sintetizzabile in cinque tipi di rapporti:
I. Simbiosi. Partito e gruppo hanno una comune base ideologica, leadership e
membership sono sovrapposte e si ha un reciproco sostegno finanziario (partiti
cattolici e organizzazioni di massa). Ciò è più probabile che avvenga in sistemi
partitici a pluralismo polarizzato estremizzato.
II. Collaborazione. Il gruppo sostiene