vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Accettano che rimanga qualcosa nell'universo non concepibile, qualcosa di ignoto.
La loro funzione nelle due opere non è uguale, ma similare. Entrambe amano, entrambe si struggono per questo, ma se una con le sue parole non può niente per l'amato, l'altra con le proprie lo riporta alla vita, alla speranza. La protagonista di Essere già stati infatti non riesce a far vedere a Jerry la bellezza dell'essere stati, "la libertà, la vacanza, la grande licenza di non dover più essere". E allora la fa vedere a noi, in un inno che non vuole parlare di nessun passato, e tantomeno di nostalgia, bensì di una
Claudio Magris, Le Voci, ora in Id. Teatro, Garzanti, Milano 2010, p. 131.
32 Ivi, p. 123.
33 Claudio Magris, La mostra, ora in Id. Teatro, Garzanti, Milano 2010, p. 165.
34 Id., Essere già stati, ora in Id. Teatro, Garzanti, Milano 2010, p. 142.
35 636 37"di nessun passato, e tantomeno di nostalgia", bensì di una
‹‹cassetta di sicurezza, vuota››dentro cui niente possa nuocere all’anima o affliggere il cuore perché ‹‹essere fa male, non dà tregua››. Vivere è un continuo affannarsi in un mondo ‹‹dove tutto è tanto più difficile e crudele››, questo lo sa bene anche la protagonista di Lei dunque capirà. Una moderna Euridice che vede arrivare il suo amato a salvarla dalle grinfie della morte. Da sola non avrebbe di certo abbandonato ‹‹questa pace […] desiderata e invocata››, ma per il suo amante, per il ricordo di ‹‹quella baia così blu da sembrare nera›› era disposta ad affrontare anche le complicazioni del ritornare a vivere. Eppure mano a mano che la soglia si avvicina la consapevolezza di cosa il suo uomo, curioso poeta, avrebbe chiesto le arriva come ‹‹una fitta al
Anche nella morte rinuncia pur di non arrecare a lui danno. Questa figura della ‹‹donna polena, messa a prua della nave e che prende di petto
Ivi, p. 143.36 Ivi, p. 144.37 Ivi, p. 143.38 Claudio Magris, Lei dunque capirà, ora in Id. Teatro, Garzanti, Milano 2010, p. 230.39 Ibidem.40 Ibidem.41 Claudio Magris, Lei dunque capirà, ora in Id. Teatro, Garzanti, Milano 2010, p. 236.42 Ivi, p. 237.43 Ivi, p. 239.44 Emilia Costantini, Al fianco di Euridice, in “Corriere della Sera”, 25 gennaio 2007.45 Claudio Magris, Lei dunque capirà, cit., p. 241.46 Ivi, p. 231.47 748ogni avversità›› la ritroviamo anche in Maria de La mostra, la moglie di Timmel che muore49di tbc nel 1918 . Permane anche in questo caso il tema del sacrificio, declinato però conun’accezione più barbarica e deleteria. Maria infatti porge il suo seno all’amante che lo spolpae lo sfascia per succhiare via tutta la vita e la creatività.
Il seno della donna di Lei dunque capirà un seno morbido nelle mani dell'uomo in un rapporto che non è più macabro, ma passionale e intimo. Da una donna che rimane sullo sfondo, compianta, ma lasciata da parte si passa a una donna concreta, saggia e passionale che vive con il suo amante un rapporto di condivisione completo e totalizzante. 3. Tra fili conduttori e tematiche ricorrenti 3.1 Il disagio e il doppio binario del tempo <‹‹bisogna aggiungere che ogni suo libro è un libro diverso, è la tappa di un cammino che doveva essere compiuto›› e la stessa cosa possiamo dire per le opere teatrali di Claudio Magris.
Guido Davico Bonino nella sua Prefazione al volume Teatro individua nella ‹‹Drammaturgia del Disagio›› il filo conduttore che lega tutte le opere dello scrittore. Si tratta di un’indagine sulla condizione dell’uomo condotta attraverso diverse espressioni e manifestazioni di un disagio interiore. Da Stadelmann, portatore di un disagio fisico quale Paolo Petroni, La donna scudo è un’ossessione, in “Corriere della Sera”, 30 settembre 2011.
48 Claudio Magris, La mostra, ora in Id. Teatro, Garzanti, Milano 2010, p. 182.
49 Ermanno Paccagnini, Nel labirinto di Magris guidati da una donna, in “Corriere della Sera”, 25 aprile 2006.
50 Magda Poli, Euridice protagonista del mito, in “Corriere della Sera”, 30 settembre 2011.
della Sera”, 26 novembre 2006.
51 Gino Tellini, Svevo, Salerno editrice, Roma 2013, p. 92.
52 Ibidem.
53 8 54l’alcolismo, a Lei dunque capirà portavoce invece di un disagio metafisico . Secondo Boninoallora le opere di Magris studiano e sondano un’umanità ferita e divisa, incapace diun’esistenza equilibrata.
Fausto Cordelli è d’accordo nell’individuare una continuità di stile e di tema nelle piècesteatrali di Claudio Magris, ma dissente con Bonino su quale sia il filo conduttore, il legantedi queste opere. Egli infatti lo ritrova nell’oscillazione perenne tra essere stato ed essere che55 56affligge i protagonisti . Un doppio binario del tempo dove ‹‹chi c’era e chi c’è ancora›› sonocontinuamente in relazione e in contrasto, come il rapporto fra il defunto Goethe e il suoservitore Stadelmann. I testi cruciali in cui avverte questa dicotomia sono Stadelmann, Lamostra e
Lei dunque capirà, mentre Le Voci e Essere già stati sono considerate da Cordelli come "evocazioni dell'assente e del diminuito" che poi troveranno più slancio nelle altre opere. Le due interpretazioni di Bonino e Cordelli non si escludono a vicenda, anzi sono l'una approfondimento dell'altra perché "la Drammaturgia del Disagio" potrebbe non essere altro che l'espressione di questo doppio binario del tempo, dell'oscillazione tra essere ed essere stato. O viceversa proprio il disagio della coscienza e della mente provocherebbe un disequilibrio dell'esistenza, protesa a cercare una via di fuga in quello che non esiste più. 3.2 La vecchiaia: Svevo e Mitteleuropa. Un altro tema ricorrente nella scrittura di Magris è la vecchiaia. Una vecchiaia che porta con sé nostalgia, come in Stadelmann dove l'ex servitore rimpiange quei momenti di.vitalità, pieni di colori trascorsi alle dipendenze di Goethe e anche tra le braccia di donne dal seno prosperoso e bianco. O ancora una vecchiaia che porta con sé il rimorso di essere sopravvissuto a chi si ama, proprio come capita a Timmel che piange e si rammarica per la moglie Maria morta per la sua salvezza.
Guido Davico Bonino, Prefazione, in Claudio Magris, Teatro, Garzanti, Milano 2010, pp. 5-16.
54 Fausto Cordelli, L'assenza ci può salvare da un amore cieco, in "Corriere della Sera", 11 dicembre 2010.
55 Ibidem.
56 Ibidem.
57 Magris stesso parla spesso della condizione della vecchiaia quale momento di ritiro dalla vita. La definisce come "un avanzare all'indietro" in cui c'è forse un ritorno all'infanzia, a quell'essere fuori dal tempo che giustifica e permette qualsiasi azione o divertimento. Proprio "come aveva ben capito Svevo".
Magris ritrova nell'avecchiaia quella condizione riposante di essere già stato qualcuno e di non aver bisogno di dimostrare niente. Quella libertà di bere una birra e di stare seduto a ‹‹guardare svaporare l'aschiuma, ogni bollicina un secondo, un battito del cuore, un battito di meno […] tutto è alle tue spalle››. Il confronto con Svevo, citato dallo stesso Magris, è inevitabile. Ma forse più che lo Svevo de La Coscienza di Zeno o de Il buon vecchio e la bella fanciulla, possiamo porre a confronto lo Svevo de Il vegliardo, o almeno di quei cinque frammenti del romanzo che ci sono pervenuti. Ricompare qui la figura di Zeno Cosini, protagonista de La coscienza, ormai settantenne che continua a scrivere quasi per necessità fisiologica: C'è però una grande differenza fra lo stato d'animo in cui altra volta raccontai la mia vita e quello attuale. […] Continuo a dibattermi fra il presente
E il passato, ma almeno fra i due non viene acacciarsi la speranza, l'ansiosa speranza per il futuro. Continuo dunque a vivere in un tempo misto come è il destino dell'uomo [...] ma per il vegliardo [...] la mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai, il futuro, rende la vita più semplice.
Senza l'ansia del futuro la vita è perciò più lieta, o almeno più semplice. Cosa di cui si fa portavoce anche Magris, con toni dissimili, in Essere già stati.
Una vecchiaia che non rappresenta solo una vita più semplice, ma anche fuori dal tempo. E se in Claudio Magris questa condizione del vecchio viene spesso vista in confronto a quella "scalcagnata Mitteleuropa" che "almeno non ti impone di essere", in Svevo si concretizza nel rapporto tra il settantenne Zeno e il nipote Umbertino, creatura astorica con Cristina Taglietti, Il mare.
l'amore e la selvaggia fe