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Etolica (211), che prevedeva la possibilità ad alcuni alleati di questi ultimi di unirsi, come successe
al regno di Pergamo; dopo alcune sconfitte ed il rientro delle truppe a Roma per fronteggiare la
minaccia di Annibale, la Lega Etolica chiese a Filippo la pace, accettando le sue condizioni, ma le
restrizioni non impedirono a questi di dirigersi verso l'Asia Minore ed invadere Pergamo, pur non
riuscendo a conquistarla ma distruggendo alcuni importanti templi, costringendo Attalo ad inviare le
proprie lamentele a Roma. L'anno dopo, nel 200 a.C., precisamente, il regno di Pergamo fu
coinvolto nella seconda guerra Macedonica, quando gli Acarnanii invasero l'Attica con il sostegno
di Filippo V.
Roma chiese ad Attalo di unirsi ai Romani, ed instaurarono una proficua alleanza che portò
Pergamo quasi a conquistare l' Eubea. Attalo però fu colto da malanno durante un concilio presso
Tebe e morì poco dopo.
Gli successe Eumene II, che proseguì l'opera del padre, collaborando con i Romani contro i
Macedoni ed il regno Seleucide, nella persona di Antioco il Grande nel 190.
Con la pace di Apamea del 188 ricevette i regni di Frigia, Pissidia, Panfilia e parte della Lidia,
probabilmente perché Roma non era interessata a governare effettivamente parte dell'Oriente
ellenistico, bensì gli faceva sicuramente comodo un forte stato in grado di arrestare le mire
espansionistiche del regno sleleucide.
Tuttavia un nuovo scenario di guerra si aprì pochi anni dopo, quando salì Perseo al trono di
Macedonia, alleandosi con i Seleucidi, con gli Achei e con Rodi. Eumene chiese a Roma supporto e,
malgrado un iniziale resistenza da parte di quest'ultima, dopo un attentato ai danni del Re di
Pergamo, si mosse nuovamente guerra, dando inizio alla Terza guerra Macedonica (171 – 168).
Eumene fu accusato l'anno dopo la fine della guerra di conspirare con il Re macedone, infatti i
romani tentarono alleanza con il fratello, Attalo II, indicandolo come possibile successore del
fratello.
Eumene morì nel 160, quando suo figlio, Attalo III, avuto dalla moglie Satronice, era ancora molto
giovane, infatti gli successe Attalo II, come per altro sembravano desiderare i romani.
Alla successione Attalo II divenne, oltretutto, tutore del giovane figlio di Eumene II, sposando poi
la vedova Satronice.
Alla salita di Attalo II il senato romano non solo discolpò il regno di Pergamo dalle accuse di aver
tramato con il regno di Macedonia, ma riempì Attalo di onori, come ci conferma, oltretutto, un
1
passo di Polibio , dove ci indica che tanto più il senato romano era ostile ad Eumene tanto più
tentava di saldare i rapporti con Attalo.
Una delle sue primissime mosse fu quella di restituire il trono del regno di Cappadocia ad Ariarte
V, attorno al 168/157 a.C., mossa che rivelerà particolarmente fruttuosa più avanti, instaurando una
forte alleanza con questo regno.
Nel frattempo Pergamo dovette difendersi dagli attacchi di Prusia II, sovrano del regno di Bitinia,
nel 156.
Prusia arrivò ad assediare Elea, poi saccheggiando un il tempio di Artemide a Iera nella ritirata,
oltre ad un santuario di Apollo presso Temno.
A questo punto Roma decise di intervenire in favore di Attalo, al quale fu riconosciuta la regione,
ordinando a Prusia di sospendere le ostilità.
Poco dopo Roma aiutò Alessandro Balas a prendere il trono del regno Seleucide, appartenuto a
Demetrio I, nel 150 a.c., aiutando poi Nicomede II Epifane a prendere in mano il regno di Bitilia del
padre, Prusia II, da sempre forte antagonista di Attalo II.
Grazie all'aiuto dell'alleato Ariarte V di Cappadocia, Attalo riuscì ad espandere il suo regno,
fondando nuove città, tra cui Filadelfia ed Attalia.
Giunto ad età succedette il nipote, figlio di Eumene II, con il nome di Attalo III, ultimo della sua
dinastia. Egli eredita dai suoi predecessori l'amore per le arti, e si dedica allo studio della medicina,
della botanica e del giardinaggio, apparendo, in realtà, poco interessato all'amministrazione del
regno e alle questioni di natura politica.
1 Pol. Storie XXXII, 1, 7.