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INTRODUZIONE AL CONCETTO DI DIPLOM AZIA

IN GRECIA E NEL M ONDO PERSIANO

Le guerre persiane del V sec. Avanti Cristo furono l’evento di maggiore rilevanza nella storia delle relazioni

intercorse tra Greci e Persiani. Lo avvertirono i Greci, tanto da renderlo un elemento di ispirazione della

vasta letteratura nazionale. In ogni aspetto della civiltà greca, questo episodio venne raccontato, sia che

venisse richiamato in chiave simbolica, attraverso immagini del mito, sia in maniera esplicita. Lo scontro tra

Greci e barbari divenne divenne un paradigma della lotta tra il mondo greco e il diverso, chiunque volesse

ethnos

minacciare i traguardi raggiunti dall’ greco, in ogni ambito del sapere nelle centralità posta alla

dimensione umana, che ne faceva un modello di superiorità. Sulle metope del Partenone, le scene della

Gigantomachia, dell’Amazzonomachia e della Centauromachia richiamavano la primizia del mondo greco,

barbaroi,

rappresentata dalle divinità e dai suoi eroi, esaltanti nelle loro gesta, sul mondo dei simbolo di

disordine morale e civile, contrapposti alla grande e ordinata processione panatenaica, del mondo ellenico.

exempla dell’aretè

Anche la produzione letteraria, soprattutto teatrale, rielaborò quei momenti, come

greca, che nella difesa della libertà individuale, della famiglia e della città, raffigurava un paradigma etico di

valore universale. Appena due anni dalla battaglia di Lade (494) il drammaturgo Frinico fu multato per aver

La presa di M ileto casus belli

rappresentato (492), del dello scontro tra Persiani e Greci, la cui rivisitazione

produsse una struggente commozione. Tale sentimento si mutò in orgoglio, in un atto di coraggio, come

ebbe a dire il filosofo Aristotele. Gli oratori del IV, V sec. resero quell’evento un campo di ispirazione da

riutilizzare nell’agone politico contro avversari e città rivali o per suscitare l’antico ardore di conquista e di

affermazione egemonica. La vittoria sui Persiani divenne l’esempio della superiorità del modello della polis

e dei suoi intrinseci fattori di libertà e di democrazia sul sistema di potere delle monarchie orientali, basate

sul dispotismo e sulla repressione dei popoli. Nulla di tutta questa prosopopea si avvertì dall’altra parte del

M eiterraneo, in cui nulla viene detto a riguardo, lasciando credere che le guerre contro i Greci furono

ascritte nel novero delle consuete battaglie. Da un’iscrizione di Persepoli, una delle capitali dell’impero,

datata al tempo di Serse, si precisa che “ i Greci che sono al di là e al di qua del mare” resero tributo a

Serse. Nulla esclude che Dario I e Serse avessero fornito versioni diverse da quelle ricostruite dai Greci:

infatti i Persiani avevano riportato importanti risultati: Dario aveva represso la rivolta Ionica, distrutto

Eretria e deportato i suoi abitanti, Serse aveva conquistato e razziato la città di Atene, da cui aveva

trafugato imortanti opere d’arte, molte delle quali simbolo della loro libertà greca. Si pensi alla traslazione

delle statue dei tirannicidi, Armodio ed Aristogitone, emblemi della libertà greca contro ogni tirannia, di cui,

tyrannos,

Serse, nuovo si era appropriato affermando la sua autorità. Un gesto che aveva rimandi simbolici:

eleutheria

l’ greca, incarnata nelle gesta di quei due illustri cittadini; soggiaceva alla superiorità del re

persiano. Alla distruzione dei templi sacri ad Atene, si aggiungeva la sottrazione di monumento-ricordo il

cui valore non doveva sfuggire a Serse. Non è un caso che Alessandro M agno, giunto in Asia, dopo aver

recuperate le suddette statue intese restituirle ad Atene, con una chiara finalità: il gesto dei tirannicidi era

diventato un simbolo di lotta della grecità tutta, non solo ateniese, pertanto Alessandro legittimava con

questa restituzione la sua campagna panellenica, contribuendo alla conservazione di un mito seguendo la

lezione di Atene, come forza aggregante nel diviso mondo ellenico. Egli offriva una prospettiva nella quale

la contrapposizione interna alle città greche poteva esaurirsi in quella più esaltante tra Greci e Persiani.

Non era infrequente tanto nel mondo greco quanto in quello orientale che un evento storico venisse riletto

da protagonisti, in maniera differente, si da piegarlo a finalità ideologiche e propagandistiche, tanto più se

si trattava di un episodio senza danni per l’una e per l’altra parte:si pensi alla nota battaglia di kadesh del

1274 a.C., la cui vittoria fu contesa dagli Egizi e dagli Ittiti o alla guerre tra Israele e M oab combattute nel IX

sec., il cui resoconto subisce variazioni a seconda che si tatti di fonte ebraica o moabita ( iscrizione del re

M esha) ed ancora della battaglia di Qarqar (853), combattuta tra Israele e Damasco contro il re assiro

Salmanassar III. Situazioni consimili si verificarono in Grecia durante la guerra del Peloponneso, allorchè

apparve importante attenuare una sconfitta o esaltare una vittoria modesta. Le parti belligeranti vantavano

oltre la vittoria il merito di aver ucciso un numero considerevole di nemici, accrescendo le stime dei caduti

e riducendo le proprie perdite. Le guerre persiane rimase il monumento clou di una tensione politica, che

so originò a partire dalla ribellione dei Greci d’Asia alla dominazione achemenide. Il successivo

coinvolgimento di Atene ed Eretria cagionò un allargamento del conflitto, dai confini dell’Impero

Achemenide si estese fino alla Grecia continentale, da una semplice campagna repressiva dei Persiani si

giunse alla formulazione di un progetto di conquista territoriale della Grecia. Erodoto ritenava che la rima

invasione persiana voluta da Dario I si configurasse come una spedizione punitiva e non di conquista,

hybris

sostenuta dagli dei, diretta solo contro le due città greche, colpevoli di , di atto di arroganza,

nell’aver valicato i confini stabiliti e scatenato una guerra immotivata. Un fatto di politica interna assunse

le proporzioni di un evento internazionale, i cui risvolti favorirono contrapposizioni ideologiche fra il mondo

greco e quello achemenide, destinata a perdurare nel tempo. Lo studio di questo comflitto ha determinato

per lungo temponuna lettura pregiudiziale dei rapporti diplomatici tra Greci e Persiani, alla luce di una

incompatibilità, espressa dalla volontà di affermazione imperialistica da una parte e dalla difesa dei principi

di libertà e indipendenza politica dall’altra. Solo negli ultimi anni la complessa problematica, soprattutto nel

periodo antecedente le guerre persiane, è stata sottoposta ad un riesame critico, che ha portato alla

revisione e correzione di alcuni topoi della storiografia antica e moderna. Sono stati esaminati i rapporti

diplomatici tra Greci e Persiani sin dalle prime esperienze di contatto. Accanto alle relazioni interstatali

sono state prese in debito conto quelle peculiari tipologie di interazione, alternative e trasversali alle

procedure diplomatiche consuetudinarie. Ne sono un esempio le numerose iniziative personali dei singoli

uomini, semplici cittadini o importanti esponenti della vita politica, si pensi agli esuli greci nell’Impero

Persiano, i quali agirono spesso fuori dai contesti istituzionali, la cui politica spesso dette avvio a impotanti

risoluzioni in campo internazionale. Le frequentazioni commerciali e culturali sono veicolo preferenziale per

iniziative di impronta politica. Il popolo Greco e Persiano seppero promuovere relazioni d’altro tipo, non

strettamente politico-militare, a testimonianza di un interesse reciproco per le potenzialità

geografiche/strategiche, commerciali/culturali ed artistiche dell’altrui territorio. Dei Barbari che governano

sull’Asia, Strabone asserisce che i Persiani erano quelli più noti ai Greci, mentre degli altri avevano vaghe

conoscenze. L’interesse di alcuni autori verso l’impero Persiano dimostra il grande fascino esercitato da

quel mondo sull’uomo greco, politico, studioso, commerciante che fosse. Erodoto riporta importanti

spaccati della vita sociale, politica ed economica dell’Impero Achemenide, Senofonte dedica una biografia

alla vita del re persiano Ciro il Grande., Platone riconoscerà la grande dignità regale dei sovrani achemenidi.

Le stesse guerre persiane, pur caratterizzate da conflittualità, non produssero un’interruzione delle regolari

frequentazioni tra il mondo greco e asiatico: quell’evento spinse i Greci a ricercare e a conoscere la

fisionomia politica, etnica e culturale dell’Asia achemenide, favorendo uno scambio culturale reciproco. La

difesa della libertà da parte dei Greci sembrava suscitare stima da parte dei Persiani, come quello che si

prova davanti ad un nemico valoroso, si pensi all’abilità strategica di Temistocle. All’audacia e alla

spregiudichezza di Alcibiade, alle doti diplomatiche di Lisandro, all’austerità e alla fierezza del re spartano

Agesilao, alle competenze militari di Conone, uomini greci le cui gesta giunsero fino alla corte dei Gran Re, e

che si legarono ad importanti e influenti uomini persiani, fino ad ottenere ammirazione, sostegno e persino

l’affidamento di delicati incarichi. M a non vi erano solo uomini politici, i re persiani ammiravano i campioni

olimpici: Dario I ammirava M ilone, il grande lottatore di Crotone; Dario II e il persiano Ariobarzane

invitarono alla loro tavola i pancrazi asti Pulidamante di Tessagli e Astianatte di M ileto. I rapporti tra greci e

persiani si inserivano nel cuore di una storia di relazioni molto più ampie e antiche, in numerosi campi del

sapere, si pensi alle influenze linguistiche, all’astronomia, alla musica, e agli aspetti del sistema politico,

istituzionale ed economico. Le frequentazioni commerciali tra mercanti greci dell’Asia M inore e del

continente dovettero avvicinare le due culture. Le stesse guerre persiane furono occasione di conoscenza.

Non si dimentichi che durante le due spedizioni persiane in Grecia, dapprima gli Eretriesi, poi i Beoti, furono

deportati in sia, dove conservarono per tutto il V sec. La loro lingua e le loro tradizioni culturali. La

mitologia greca menzionava tra i sui eroi Perseo che originario della potente Argo, si sarebbe spinto fin nel

cuore del’’Asia, per dare vita al ceppo etnico dei persiani che da lui prese il nome. Si riteneva che gli

Achemenidi fossero discendenti di Perseo, lo stesso re Serse, nel periodo antecedente la seconda guerra

persiana, avrebbe cercato di guadagnare a sé l’alleanza degli Argivi richiamandosi a questa presunta

parentela. Il generale Dati riferì agli Ateniesi la notizia,tramandatagli dai suoi antenati, della comune

discendenza degli Ateniesi e del popolo dei M edi da M edo, figlio di M edea e del re Egeo. Secondo un’altra

tradizione persiana riferita da Erodoto, Perseo, da origine assira sarebbe divenuto in seguito greco. Serse

nel famoso discorso con Artabano ci

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Publisher
A.A. 2014-2015
34 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/02 Storia greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher L4UR4 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi della Basilicata o del prof Mariggiò Vito Andrea.