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Il cimitero Enskede (altrimenti noto come Skogskyrkogården, Cimitero nel bosco in
svedese) si presenta come un importante esempio dell'elaborazione moderna del rapporto tra
architettura e paesaggio [Sommer], qui coniugato nell'ambito di una struttura che deve rispondere
ad esigenze funzionali e simboliche molto precise.
L'odierna disposizione degli edifici e del paesaggio è il frutto di un percorso progettuale protrattosi
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per circa venticinque anni e compiuto dagli architetti svedesi Erik Gunnar Asplund (1885-1940) e
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Sigurd Lewerentz (1885-1975), in collaborazione, in alcune fasi, individualmente, per altre.
Il Cimitero nel bosco si trova a Enskede, un nucleo urbano a sud di Stoccolma, e la sua
realizzazione fu voluta dal Consiglio dei Cimiteri della città che, nell'autunno del 1914, bandì un
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concorso internazionale; la proposta di Asplund e Lewerentz, denominata Tallum , risultò vincente
sulle oltre 50 partecipanti, in quanto l'unica a rispondere a pieno alle indicazioni del bando dove si
sottolineava che il sito doveva essere “configurato senza sacrificare un punto di vista artistico e
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senza alterare il terreno o corrompere il carattere del paesaggio” [Wrede].
Quello che inizialmente era un progetto che si rifaceva alle visioni dei paesaggisti romantici (uno
schizzo di Lewerentz per la Via della Croce richiama immediatamente i quadri di C. D. Friedrich) e
alla moda già affermatasi in Germania della necropoli nel bosco [Curtis; Sommer; Wrede], nel corso
degli anni Venti si indirizza su una linea che vedeva l'avanzare di un'organizzazione sempre più
formale e leggermente, ma modernamente, asimmetrica, del paesaggio (memore dei viaggi in Italia
dei due architetti e frutto del recente rigetto nei confronti del romanticismo nazionale) [Curtis;
Maggioni]; esso acquista un'autonomia che lo porta da semplice sfondo a co-protagonista accanto
all'architettura. Dal canto suo quest'ultima perde progressivamente la centralità assegnatale in
Tallum come punto focale e terminale del sistema assiale e muta nelle sue forme dal classicismo
venato di caratteristiche vernacolari della Cappella nel Bosco (Skogskapellet, 1918-1920) [Wrede]
allo stile moderno del Crematorio Woodland (Skogskrematoriet 1935-1940), che solo
apparentemente segna un ritorno di Asplund al classicismo degli anni Dieci [Curtis; Maggioni;
Zevi]. Sebbene sia impossibile per quanto concerne l'impianto stabilire quanto sia dell'uno e quanto
dell'altro, al solo Lewerentz sono certamente ascrivibili la versione paesaggistica del 1918, l'entrata
con l'esedra neoclassica, la planimetria dell'area di ingresso del 1920, la Cappella della
Resurrezione e il Parco delle Rimembranze.
1 Il nome si riferisce alle caratteristiche del luogo scelto per il cimitero: si trattava di una cava di ghiaia
e sabbia ormai abbandonata e riconquistata da una foresta di pini.
2 Il 1940 sarebbe l'anno in cui il complesso raggiunge la sua completezza se si fa riferimento a quanto
Byggmästaren
affermò Asplund in “Krematoriebygget”, contenuto nella rivista (1940) (“l’immagine del
paesaggio è completata”) e a quanto riportano normalmente manuali e saggi sull'autore, mentre se si
considera l'inaugurazione del Parco delle Rimembranze, realizzazione di Lewerentz la data di chiusura
dei lavori slitta al 1961. Gli interventi non si fermarono nemmeno dopo quest'ultima data: nel 2010
iniziò la costruzione del nuovo crematorio, progetto di Johan Celsing.
3 Sigurd Lewerentz (1885-1975), architetto svedese; compì il suo apprendistato in Germana, come
Asplund viaggiò a lungo in Italia e al rientro in patria partecipò alle attività della Scuola Klara, nata in
opposizione all'Accademia di Belle Arti, sotto la direzione di quattro architetti noti: Ragnar Östberg,
Carl Westman, Ivar Tengbom e Carl Bergsten. Nel 1912 inizia la sua attività professionale aprendo a
Stoccolma il proprio studio. Nel Cimitero del bosco i suoi personali interventi si riferiscono alla
Cappella della Resurrezione, all'ingresso monumentale e al parco delle rimembranze.
tall,
4 Il nome fa riferimento alla parola svedese pino, l'essenza principale dell'area boschiva dedicata al
cimitero.
5 Marco Maggioni, “Ripensando il paesaggio: il Cimitero nel Bosco di Erik Gunnar Asplund e Sigurd
ZARCH: Journal of interdisciplinary studies in Archietcture and Urbanism
Lewerentz”, , 2 (2013): 104-
117
In disparte rispetto all'area principale del cimitero, in una radura di pini, i cui tronchi richiamano le
colonne in legno e i rami l'inclinazione del tetto [Curtis; Wrede], circondato da un basso muro in
pietra si trova il primo edificio del Cimitero frutto unicamente dell'ingegno di Asplund: la Cappella
nel bosco è una costruzione a pianta rettangolare, occupata per quasi metà della sua estensione da
un portico di 12 colonne tuscaniche bianche, poggiate sopra un bassissimo podio in lastre irregolari
di pietra [Biraghi; Wrede]. Sopra i muri, bianchi anch'essi, si sviluppa il tetto inclinato a 45° fatto in
scure scandole di legno, fortemente contrastante con la parte sottostante, sia formalmente che
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nell'ispirazione [Wrede; Zevi]. Su un lato della Cappella si trova un piccolo tumulo sepolcrale, che
rinforza i legami dell'opera di Asplund con gli archetipi architettonici e con il ciclo vita-morte-
rinascita, presente nell'intero complesso cimiteriale e nei singoli edifici [Curtis; Wrede] come ben
spiega Wrede: “il punto di partenza per la cappella […] è un paesaggio/tipo di edilizia indigeno
vernacolare, la chiesa di campagna circondata da un camposanto recintato, coperto da abeti. Quindi,
mentre la pianta e i principali elementi sono classici, Asplund conserva importanti radici nel
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vernacolare.” . Una statua bronzea raffigurante l'Angelo della Morte è posta sulla falda del tetto
sopra l'ingresso, il quale è chiuso da grate in ferro, lavorate con immagini floreali, simboli riferiti
alla morte ed altri al cristianesimo [http://www.skogskyrkogarden.se/].
Non particolarmente vasto, l'interno quadrato, perfettamente bianco e levigato, è organizzato da 8
colonne, rialzate rispetto al piano di calpestio, che sorreggono una cupola, illuminata dall'alto;
l'insieme delle colonne e della volta costituisce la versione simbolica del cielo, sotto il quale ci si
raccoglie per i riti di commemorazione e di addio al defunto [Curtis; Wrede].
I lavori nel cimitero proseguono nella direzione della centralità del paesaggio come
elemento formale e simbolico al quale l'architettura si adegua.
Benché i due architetti avessero pianificato di collaborare nella ideazione dell'edificio, nel 1935 il
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Consiglio affidò al solo Asplund la progettazione del Crematorio Woodland , che andò a sostituire
la cappella principale prevista fin dai tempi di Tallum e più volte cambiata di ubicazione all'interno
del paesaggio in continua trasformazione [Biraghi; Maggioni; Wrede]. Nonostante l'esclusione di
Lewerentz, “molte delle decisioni cruciali che contribuirono alla sua dislocazione vennero prese
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nelle fasi iniziali e coinvolsero il contributo congiunto di entrambi gli architetti” . Il crematorio si
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sviluppa parallelo alla Via della Croce , indipendente da essa (se non nel momento delle
6 Secondo Zevi, Wrede e Curtis la Cappella del bosco costituisce un unicum nel passaggio dal
romanticismo nazionale al classicismo: la parte inferiore, nelle cromie, negli elementi e nelle
proporzioni è chiaramente di ispirazione classica, ma lo stile non è ripreso da Asplund nell'ottica di un
vuoto esercizio accademico, bensì con l'intenzione di fonderlo e farlo rivivere con gli aspetti
vernacolari dell'architettura scandinava, i quali a loro volta diventano quasi un motivo classico: come
non vedere la semplificazione del timpano nel tetto in legno, derivato dalle tipiche chiese svedesi?
7 “But the point of departure for the chapel […] is an indigenous vernacular landscape/building type,
the country church surrounded by a walled graveyard overgrown with fir tree. Thus, while the plam
and major elements are classical, Asplund reatins important roots in the vernacular.” (Stuart Wrede,
Perspecta,
“Landscape and architecture: the work of Erik Gunnar Asplund”, 20 (1983), 195-214)
8 É opera di Carl Milles (1875-1955), scultore svedese, autore di diversi monumenti e fontane di
Stoccolma.
9 Le indicazioni erano molto precise: il complesso doveva essere composto da una cappella principale
Heliga korsets kapell) Trons
(la Cappella della Santa Croce, e due minori (la Cappella della Fede,
kapell, Hoppets kapell),
e quella della Speranza, di spazi per la cremazione e di un’area per le
sepolture [Biraghi; Maggioni].
10 “[...] many of the crucial decisions wich contributed to its siting were made earlier and involved the
joint contribution of both archictects” (Stuart Wrede, “Landscape and architecture: the work of Erik
Perspecta,
Gunnar Asplund”, 20 (1983), 195-214)
11 Il sentiero lastricato che dall'ingresso conduce ai piedi della Collina della Meditazione, l'altura nei
pressi del crematorio.
celebrazioni all'aperto) e allo stesso tempo fortemente collegato al paesaggio, in quanto “lo sviluppo
longitudinale, la gerarchizzazione volumetrica e compositiva dei brani del complesso e l’alternanza
di pieni e vuoti misurano attentamente l’architettura in relazione alla scala delle focalità
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paesaggistiche” . Le tre cappelle e gli spazi annessi che lo compongono costituiscono dei volumi
che l'architetto mette in relazione l'uno con l'altro e con la spianata circostante attraverso corti, muri
e scorci tra le varie parti [Maggioni]. 13
Giungendo dall'ingresso del cimitero e procedendo verso la gigantesca croce di granito , si incontra
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il portico del crematorio, “classico nello spirito, ma moderno nella sua geometria semplificata” :
delle colonne estremamente semplici (dei parallelepipedi in lastre di pietra a coprire un telaio in
cemento armato), ancora più semplici delle colonne lignee della Cappella nel bosco, sormontate da
un architrave, sostengono un tetto inclinato come un impluvium, lavorato con le travi in legno a
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vista nella parte inferiore [Curtis].
Lungo il pendio si dispongono, con altezze studiate in modo tale da riproporre l'inclinazione del
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declivio [http://www.skogskyrkogarden.se/], le tre cappelle del crematorio, rivestite in lastre di
marmo e introdotte da corti, piccoli giardini interni e sale d'attesa, dalle quali i partecipanti ai
funerali possono spaziare lo sguardo sul prato antistante attraverso ampie vetrate. I volumi sono
forme pure che Asplund variamente combina nell