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Dall'idea che la filosofia fornisce strumenti utili per risolvere i problemi della vita nasce anche
la consulenza etica (EC, ethical counseling): si tratta di un servizio che usa strumenti dialogici per
risolvere situazioni problematiche dal punto di vista etico, all'interno di una decisione medica. Il
ruolo del consulente consiste da un lato nell'aiutare un paziente a prendere una decisione clinica che
coinvolge valori e prospettive etiche, in modo sempre non paternalistico e non direttivo; dall'altro
nel guidare gli operatori medici a delinearsi nella maniera più completa possibile l'immagine del
problema etico in questione ed ad interagire con i pazienti nel modo più rispettoso possibile della
loro autonomia decisionale. In un'attività dialogica come questa risulta di primaria importanza la
filosofia personale, che caratterizza ciascun individuo in maniera unica, informando riguardo il
modo in cui ciascuno si approccia alla vita: si tratta di un insieme di valori, principi, credenze e
assunzioni più o meno consapevoli di tipo religioso, politico, etico o estetico, che influenzano
inevitabilmente qualsiasi decisione in problemi che riguardano la vita e la morte.
La consulenza etica, quindi, si caratterizza come un dialogo fra diverse filosofie personali (quella
del paziente, dell'operatore medico ed anche quella del consulente stesso), in cui comunque la
visione etica e filosofica del paziente risulta punto di partenza del dialogo e target fondamentale
della decisione.
Per il ruolo che il consulente etico ricopre aiutando i pazienti acquista un'importanza
fondamentale il pensiero aristotelico: la filosofia pratica di Aristotele ha a che fare con le azioni
umane, con la praxis (al fine di migliorarle), con il prendere decisioni (la prohairesis aristotelica) e
con la capacità dell'uomo di scegliere bene e saggiamente ( phronesis), impedendo alle passioni di
sopraffare la scelta razionale. Quindi, l'obbiettivo del consulente etico è aiutare il paziente ad essere
temperante, controllando la propria parte irrazionale, ad esaminare la situazione da un punto di vista
razionale valutando le probabili conseguenze di ogni possibile scelta ed infine a deliberare in modo
tale che il risultato della decisione sia il migliore nell'interesse del paziente stesso.
Quando l'aiuto è rivolto a medici e operatori clinici nel loro approcciarsi alle problematiche
morali ed esistenziali dell'interazione con i pazienti, la consulenza etica tende a strutturare il
dilemma etico come una disputatio medievale: rilevato il contesto culturale e scientifico di
riferimento è innanzitutto necessario individuare il problema, definirne i termini per poi presentare
tutte le possibili e alternative soluzioni fino a quel momento proposte (lo status quaestionis); una
volta criticate razionalmente tali soluzioni, deve essere infine presentata l'alternativa da adottare.
Il consulente etico deve quindi guidare il medico nel crearsi un quadro completo del problema e nel
chiarificarsi la situazione da un punto di vista etico, in modo tale da metterlo nelle condizioni di
interagire con i pazienti in modo non paternalistico, rispettando le volontà di coloro che sono i
protagonisti stessi delle scelte etiche da prendere.
La metodologia che i consulenti etici seguono sia per i pazienti sia per i medici segue sempre alcune
linee guida comuni: innanzitutto, la consulenza non è mai direttiva o impositiva, ma l'obbiettivo è
sempre creare consapevolezza; il consulente non tenta di imporre i propri valori o le proprie
convinzioni, ma si fa portavoce di una neutralità valoriale che serva ad analizzare la situazione da
un punto di vista razionale al servizio del paziente; l'atteggiamento nei confronti del paziente,
quindi, non deve essere mai paternalistico ma deve piuttosto collocarsi in un quadro generale in cui
il riconoscimento del valore dell'autonomia personale è sempre il riferimento fondamentale da cui
iniziare il dialogo.
Se si rivolge lo sguardo al contesto internazionale è evidente che la presenza di consulenti etici
e comitati è ormai ben consolidata all'interno degli ospedali degli Stati Uniti d'America: è richiesto
l'intervento di consulenti ogniqualvolta si sollevino questioni bioetiche (dalla questione del fine
vita, a possibili problemi legati a fecondazione e termine di gravidanza, o ancora a problemi legati
agli espianti e trapianti di organi) che causano dubbi e conflitti riguardo la pratica medica.
Anche in ambito europeo, soprattutto in Inghilterra, Francia e Germania stanno cominciando a
diffondersi comitati etici e consulenti che intervengano all'interno della prassi ospedaliera quando
riguardo alle cure si presenta la domanda etica: cos'è moralmente giusto fare?
L'importanza del consulente etico, come vero e proprio professionista in ambito morale e non solo
come semplice intermediario tra medici e pazienti, è sempre più evidente: con l'avvento di nuove e
sorprendenti tecnologie mediche e possibilità di intervento finora sconosciute, le implicazioni
morali legate alle cure si sono moltiplicate, rendendo necessaria la presenza di una figura in grado
di accompagnare tanto i pazienti e i loro famigliari, quanto i medici nel processo che porta a
prendere decisioni di vita e di morte in campo clinico. Il buon senso morale o le intuizioni personali
non sono sufficienti: il consulente etico deve essere un professionista, con competenze etiche,
giuridiche, mediche e filosofiche, e deve possedere una visione d'insieme del panorama
internazionale per quanto riguarda i temi discussi e le soluzioni adottabili in ambito bioetico. Si
rende necessaria l'istituzione di percorsi formativi adeguati per la consulenza di etica clinica, una
direzione verso la quale anche in Italia sono stati intrapresi primi passi: l'intervento di una figura
professionista in ambito morale all'interno della prassi medica e la sua collaborazione con gli
operatori sanitari sono destinati a ricevere sempre più sollecitazione proprio a causa dell'urgenza e
della pregnanza dei dilemmi etici sollevati da sempre più esperienze di cura clinica.