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Le neoemozioni

Le emozioni nella prospettiva dell'analisi della domanda sono il terreno privilegiato dell'intervento psicologico. Queste possono essere definite come risposte affettive che colorano di significato gli stimoli provenienti dal contesto. Di conseguenza, le emozioni non costituiscono delle reazioni momentanee a variabili per intensità e comprensibilità esclusivamente all'interno della dicotomia piacere/dispiacere ma giocano il ruolo di veri e propri elementi di produzione di senso all'interno della propria esperienza personale derivata dalla relazione con il contesto (simbolizzazione affettiva). Le emozioni, quindi, rappresentano gli elementi che organizzano le relazioni interpersonali poiché svolgono la funzione organizzante di produrre il senso all'interno dell'esperienza sociale e fungono da modalità di simbolizzazione affettiva che, se non pensate, possono dar luogo ad agiti collusivi, non aderenti alla domanda di.

realtà che una persona pone nel contesto. Rispetto al costrutto di scambio, le emozioni rappresentano il dispositivo che regola l'accoglienza e, di conseguenza, il processo di simbolizzazione affettiva fondato sull'apertura all'estraneità del contesto con cui si entra in relazione. Colorare il contesto in modo funzionale rispetto alla relazione stessa non significa tuttavia rispondere automaticamente ai suoi stimoli accettandoli incondizionatamente, bensì è il prodotto dello sviluppo di un pensiero sulle emozioni che non rappresenta un processo reattivo e immediato.

emozione esperita all'emozione agita? Cosa intendiamo come rispetto L'emozione pensata è l'emozione come l'abbiamo definita finora, ovvero, quell'emozione relativa allo scambio che prevede accoglienza e, quindi, in qualche modo porta ed è mossa da una riflessione profonda rispetto al nostro sentirsi in relazione al contesto; quando usciamo dalla

dimensione di emozione pensata entriamo in una dimensione di agitoemozionale, alteramento definito neoemozione. Chiamiamo neoemozioni le modalità di rapporto volte a perseguire il possesso dell'altro, è un processo che può essere sostenuto da diversi modi di declinazione nella relazione (vedremo poi quali sono). Con la dinamica neoemozionale abbiamo una certa forma di classificazione di quelle modalità di espressione emozionale relative al possedere o all'essere posseduti. Le neoemozioni sono un organizzatore della fantasia del possesso, la articolano entro una sempre crescente precisazione del sé e dell'altro tale da evitare la frustrazione del vuoto, la sterilità e dal rendere più stabile e funzionale la relazione emozionale. Le neoemozioni consentono quindi una condivisione delle proprie fantasie di possesso entro la reazione sociale, in questo senso è come se proponessero una continua ricerca di legittimazione sociale.

Sono inoltre uno strumento di stabilità delle relazioni sociali, di quelle relazioni che, in qualche modo, non prendono in considerazione l'idea di costruire l'oggetto ma che lo configurano con un altro non estraneo, ma ben noto, come se ci fosse il tentativo di prendere il pezzo di un puzzle e di infilarlo a forza in quel vuoto che può avere anche una forma diversa, ma è ininfluente, perché dovrà essere necessariamente infilato li. Specificità delle neoemozioni: innanzitutto si presuppone che non vi siano obiettivi produttivi per la relazione stessa e che questa sia al servizio della sola gratificazione delle fantasie emozionali che la sottendono; noi sappiamo che non viene riconosciuta l'alterità dell'altro e, in qualche modo, le neoemozioni configurano il rapporto sociale come opposto all'estraneità. Nel contesto neoemozionale la dinamica affettiva tra le persone è di tipo familistico, ovvero,

costituita da ruoli estremamente specifici, ben definiti e che in qualche modo partono da un dare per scontato che, nel momento in cui ricopro un determinato ruolo, ho decisamente determinate caratteristiche. Si tratta inoltre di organizzazioni emozionali delle relazioni che non richiedono alle persone implicate di essere consapevoli del contesto in cui stanno vivendo quella specifica esperienza: si può essere possessivi in qualsiasi contesto, perché sono dinamiche emotive così potenti da coprire qualsiasi differenziazione dovuta al contesto in cui si può sviluppare la relazione. In questo senso, le neoemozioni sono espressioni definite "familistiche", cioè azzerano ogni diversità di tipo contestuale. Inoltre, conferiscono un'identità laddove quest'ultima non si è costruita basandosi su funzioni e rapporti produttivi ma attraverso una fantasia di possesso. Infine, possiamo dire che le neoemozioni sono uno

strumento estremamente funzionale (apparentemente) per il superamento dei vuoti a cui necessariamente siamo condannati quando siamo all'interno della dinamica del desiderio di possesso (non è mai possibile possedere un contesto, e quindi una persona). Le neoemozioni si possono distinguere e classificare entro uno specifico criterio che è rappresentato dal loro progressivo specializzarsi e differenziarsi entro i contesti di convivenza: si va dalla massima differenziazione delle situazioni dove è efficace la pretesa alla progressiva specializzazione e differenziazione dei contesti entro i quali agiscono il provocare e l'obbligare da un lato e il lamentarsi e il preoccuparsi dall'altro. Al polo meno differenziato e specializzato c'è il pretendere, neoemozione che consente di dare potere alla propria identità fondata sul ruolo: io posso pretendere perché sono (il vostro docente, fidanzata, capo)... la pretesa può essere

agita in tutti i contesti ovequel ruolo ha un’efficacia. Chi fonda la sua identità sulla pretesa non si avventuraentro contesti ove il ruolo non è efficace, per esempio, una madre che pretendeperché è madre, tenderà a convivere solo in contesti ove il suo ruolo di madre è benriconoscibile e quindi utilizzabile per pretendere. Va anche notato come, in questa areadelle neoemozioni, la produttività è totalmente sostituita dal potere che fonda ilpretendere. In un gradino intermedio si situano le neoemozioni del controllare e deldiffidare, queste rappresentano modalità emozionali per stare nei contesti produttivima senza confrontarsi con la competenza propria e degli altri. Ad esempio, pensiamoal controllo burocratico che non prende in considerazione la specificità del casosingolo, oppure al diffidare tipico delle gerarchie fondate sul potere senza competenza.Infine, le neoemozioni più specializzate sono

quelle del provocare e obbligare da un lato e del lamentarsi e preoccuparsi dall'altro. Sono neoemozioni che rivestono una loro specificità culturale trovando differenti modi di manifestarsi entro le diverse culture locali. Queste neoemozioni aggrediscono specifici aspetti della cultura locale che presiede alla produttiva entro i diversi contesti culturali. Più semplicemente, con la provocazione vengono attaccate le regole del gioco, l'obbligo sostituisce il perseguimento di obiettivi con la dinamica dell'adempimento, il preoccuparsi e il lamentarsi a loro volta implicano la chiamata in causa di un terzo nella relazione neoemozionale con cui potersi lamentare o esprimere la propria preoccupazione e quindi avallare ulteriormente la legittimità della fantasia di possesso in cui siamo immersi. Si parte da un che è più diffuso e ci sono poi delle declinazioni su un versante attivo e su un versante apparentemente più passivo. Sicuramente, controllare.provocare e obbligare sono neoemozioni aspecifiche (prive di unfondamento e di un obiettivo produttivo) volte maggiormente all'espressionedell'azione. L'altro versante, quello del diffidare, specificato poi attraverso il lamentarsi e il preoccuparsi, apparentemente gioca la neoemozione in modo meno veemente, ma l'effetto che ottiene forse è più pesante rispetto al versante atto perché è di più difficile individuazione; questo perché entrano gioco delle dinamiche su cui fa perno la parte passiva e quindi il diffidare a un livello più sovraordinato che non emerge attraverso il controllo (senso di colpa, per esempio). Nell'analisi delle neoemozioni dobbiamo farci accompagnare da un esempio, da una vignetta: come ricordiamo, il primo punto riguardo ai prerequisiti rappresenta una circostanza scatenante, ci si trova a provare disagio che può essere da un semplice fastidio a una vera sofferenza apparentemente.

Causa di parole o azioni messe in atto dall'altro. Invece di concentrarsi sul vero motivo personale e interiore che innesca il fastidio ci trinceriamo dietro un'idealizzazione di ciò che dovrebbe essere quella relazione nell'immaginario personale e collettivo, molto più facile che guardarsi dentro, buttando all'esterno (sull'altro) le cause del nostro disagio. Ipotizziamo che la circostanza scatenante possa essere rappresentata da un incontro con il partner durante il quale lui, invece di mostrare gioia nel vederci resta estremamente freddo e distaccato, atteggiamento che ci ferisce. Invece che chiederci come mai ci fa stare male realmente e interiormente, e quindi affrontare per esempio il sentimento di insicurezza e precarietà che sentiamo all'interno della relazione (quindi, quello che sarebbe rappresentato dall'emozione pensata), questo disagio viene attribuito al comportamento non idoneo del partner rispetto al ruolo di compagno ideale.

Questo cipermette di proteggerci dal dover affrontare una dissonanza interiore (“lo amo ma nonmi fido di lui”) che dipende solo dal modo in cui stiamo percependo il nostro evento,ovvero, attraverso una fantasia di possesso. È presente anche un assolutoegocentrismo: si crede che tutto sia relativo al sé e si pretende che ogni situazionedebba essere sempre presa in considerazione rispetto al nostro sentire. In altri termini,qualunque sia il contesto, pretendiamo che il nostro ruolo all’interno del nostro idealedi relazione, sia rispettato in modo prioritario e sovraordinato rispetto a qualsiasi altracircostanza. Ad esempio, sebbene l’altro si possa trovare in una situazione di estremapreoccupazione per eventi esterni alla coppia, il clima e il suo modo di comunicare neinostri confronti deve restare armonico e romantico altrimenti andrebbe ad alimentarela nostra dissonanza interiore. Il punto precedente implica dunque l’impossibilitò

i un lavoratore è una decisione importante e va affrontata con serietà e consapevolezza. Ecco alcuni passaggi da seguire per dimettersi nel modo corretto: 1. Valutare la situazione: prima di prendere una decisione definitiva, è importante valutare attentamente la propria situazione lavorativa. Rifletti sulle ragioni che ti spingono a voler lasciare il lavoro e considera se ci sono alternative o soluzioni possibili. 2. Preparare una lettera di dimissioni: una volta presa la decisione, è necessario comunicarla al datore di lavoro attraverso una lettera di dimissioni. La lettera dovrebbe essere breve, chiara e formale. Ricorda di includere la data di effetto delle dimissioni e di ringraziare il datore di lavoro per le opportunità ricevute. 3. Pianificare l'incontro con il datore di lavoro: dopo aver preparato la lettera di dimissioni, è consigliabile organizzare un incontro con il datore di lavoro per comunicare la decisione di persona. Questo permette di chiarire eventuali dubbi o domande e di mantenere un dialogo aperto e professionale. 4. Mantenere un atteggiamento professionale: durante tutto il processo di dimissioni, è importante mantenere un atteggiamento professionale. Evita di parlare male dell'azienda o dei colleghi e cerca di rispettare gli obblighi contrattuali fino alla fine del periodo di preavviso. 5. Organizzare la transizione: una volta comunicata la decisione di dimettersi, è importante organizzare la transizione in modo da lasciare il lavoro nel modo più fluido possibile. Collabora con il tuo datore di lavoro per pianificare la consegna dei progetti in corso e per assicurarti che le tue responsabilità vengano assegnate a qualcun altro. 6. Prepararsi per il futuro: infine, è importante iniziare a pensare al futuro e a pianificare i prossimi passi della propria carriera. Valuta le tue competenze e interessi e cerca opportunità che possano soddisfare le tue aspettative professionali. Ricorda che dimettersi è una decisione personale e va presa con attenzione. Assicurati di avere un piano e di essere pronti ad affrontare le conseguenze della tua scelta.
Dettagli
A.A. 2019-2020
51 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nicola.salvadori di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Counseling psicologico clinico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Casale Silvia.