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Mentre «la Repubblica» fa uso esclusivamente di un titolo caldo, dall’impatto forte e diretto
che crea un effetto di realtà tramite uno stile iconico, il «Corriere della Sera» ricorre, oltre ad un
titolo freddo che annuncia semplicemente ciò di cui si parla nell’articolo, anche dell’occhiello e del
sommario. L’occhiello (La strage. Gli estremisti islamici e l’esecuzione di massa: vogliamo farvi
soffrire come soffriamo noi. Morti gli attentatori) risponde essenzialmente alle domande “chi?” (chi
ha compiuto l’attacco) e “perché?” (il motivo del gesto), mentre il sommario (Attacco dei talebani
in Pakistan, 145 vittime. «Un professore arso vivo davanti agli alunni») fornisce maggiori
informazioni, quali il luogo in cui si è consumato il fatto e quanti sono stati i morti, oltre ad
anticipare un passaggio dell’articolo principale.
1.2 Rapporto tra titoli ed immagini
Il «Corriere della Sera» riporta la foto di un uomo che tiene in braccio una bambina. Questa
può essere considerata un’immagine-documento in forte relazione con il titolo: in entrambi è
centrale la figura del bambino. In questo caso la foto fornisce la prova che ciò che dice il titolo e
l’articolo è reale, ovvero che viene narrato corrisponde a ciò che è effettivamente accaduto. Quindi
l’immagine-documento presentata dal «Corriere della Sera», scattata sul luogo dove si è verificato il
fatto e rappresentante persone che sono state effettivamente coinvolte, è una foto dal forte effetto
verdittivo, ovvero contribuisce all’impressione di verità. Un’immagine quasi uguale a questa
(scattata poco prima o poco dopo da un’angolazione leggermente spostata) verrà pubblicata da «la
Repubblica» tra pagina 6 e 7 a correlazione dell’articolo che ha come titolo Colpire bambini inermi
tra i banchi di scuola l’ultima follia dei fanatici della fede, specificando che l’uomo è un
soccorritore e che la bambina è insanguinata (cosa che non si vede nella foto pubblicata dal
Corriere).
«La Repubblica» è una testata che generalmente usa foto che colgono protagonisti degli
eventi e le loro passioni e in questo caso opta per l’immagine di quattro donne che, disperate,
piangono e si abbracciano. La stessa foto viene pubblicata a pagina 3 del «Corriere della Sera»
corredata dalla didascalia Strazio. Il pianto disperato, inconsolabile, delle familiari di un
quindicenne, Mohammed Ali Khan, uno degli studenti ucciso ieri nell’efferato attacco talebano alla
scuola militare di Peshawar, in Pakistan. «La Repubblica» sceglie quindi un’immagine che, oltre ad
essere verdittiva, è anche un’immagine-emozione, la quale si concentra sui soggetti e mette in scena
le emozioni causate da ciò che è successo; in questo modo suggeriscono quali sono gli effetti della
furia e della strage riportati nel titolo.
1.3 I contornati
La questione dell’attacco alla scuola pakistana è complessa e necessita di un’ampia e
approfondita analisi; per questo non basta un unico articolo, ma è necessario sviscerare il fatto e
analizzarlo da più punti di vista. In prima pagina, per indicare questi articoli posizionati all’interno
del giornale, si usano i contornati i quali, inseriti nel taglio alto, rimandano alla pagine in cui si
trovano tali articoli riportandone in parte il contenuto.
Entrambe le testate presentano il rimando alle pagine in cui si trova l’articolo principale,
quello in cui spiegato ciò che è successo, ma anche a quelle in cui ci sono articoli che fanno da
contorno.
Per quel che riguarda il «Corriere della Sera» presenta un unico contornato, che intitola “LA
FORZA DELLA CULTURA” e che rimanda a pagina 5, dove si trova un articolo-riflessione della
scrittrice Susanna Tamaro.
«La Repubblica» invece ne presenta due, “L’ANALISI” (che rimanda ad un articolo del
corrispondente della testata) e “IL RACCONTO”.
LE TESTATINE
2.
Le testatine, ovvero i titoli che definiscono le pagine dei giornali, sono pressoché identiche: il
«Corriere della Sera» sceglie “La strage di Peshawar”, mentre «la Repubblica» opta per “La stage in
Pakistan”. Tale scelta risponde alla necessità di tematizzazione insita nella costruzione del giornale
e rappresenta per il lettore uno strumento di accesso e di facilitazione di lettura, che lo guida
attraverso le pagine ed offre un’interpretazione in prospettiva di notizie non direttamente collegabili
alla notizia principale.
Ad esempio, a pagina 4 de «la Repubblica» si può trovare l’articolo dal titolo Il doppio
gioco di Islamabad nella guerra più lunga degli Stati Uniti: esso non è direttamente collegato
all’attacco alla scuola, ma il fatto che si trovi in una pagina con la testatina “La stage in Pakistan” fa
si che il lettore lo legga in una definita prospettiva e inserisca tale articolo in un orizzonte coerente
con l’insieme di articoli che si trovano sotto la medesima testatina.
LE STRATEGIE ENUNCIATIVE
3.
3.1 Piano dell’enunciazione e stili enunciazionali
Lo scopo di un articolo di cronaca è di apparire il più oggettivo possibile e per raggiungere
questo obiettivo il soggetto empirico reale (Lorenzo Cremonesi per il «Corriere della Sera» e Ismail
Kahn e Salman Masood per l’articolo del «New York Times» riportato da «la Repubblica», i quali
rappresentano la dimensione comunicativa extratestuale) fa uso del debrayage, ovvero della
separazione del testo enunciato dalla situazione dell’enunciazione reale e quindi della creazione,
dentro al testo, di simulacri dell’io-qui-ora.
Entrambi gli articoli presentano il debrayage enunciativo, che si ha quando si proiettano nel
testo soggetti, spazi e tempi diversi dai protagonisti, dallo spazio e dal tempo della situazione di
enunciazione, senza che venga simulata la situazione di enunciazione primaria. Questo tipo di
debrayage in terza persona è particolarmente utilizzato negli articoli di giornale in quanto dà la
sensazione di trovarsi davanti un discorso oggettivo e provoca inoltre un effetto di realismo.
Sia il «Corriere della Sera» che «la Repubblica» inseriscono all’interno dell’articolo
debrayages interni sotto forma di interventi-testimonianze di chi ha realmente vissuto gli eventi che
vengono raccontati; questi testimoni diventano a loro volta enunciatori e tali debrayages provocano
un effetto di referenzializzazione, cosicché il discorso da cui si sviluppa un debrayage interno è
promosso a “situazione reale” (Come dice lo stesso Greimas: un discorso di secondo grado,
istallato all’interno del racconto, dà l’impressione che questo racconto costituisce la “situazione
reale” del dialogo e, inversamente, un racconto sviluppato a partire da un dialogo inscritto nel
discorso, referenzializza questo dialogo.)
LA DIMENSIONE NARRATIVA
4. 4.1 Tempi, attori, luoghi
4.1.1 Attori
Il «Corriere della Sera» parla genericamente di “un gruppo di uomini armati vestiti con le
uniformi del <<Frontier Corp>>”: nessuno di essi ha un nome, ma formano un attore collettivo,
individuato anche come “talebani pachistani” e “terroristi”. Viene nominato con il suo nome solo
Muhammar Umar Khorasan, il portavoce dei terroristi del “Tehereek-e-Taliban”.
Anche «la Repubblica» usa la generica espressione “un commando di Taliban pachistani” e,
a differenza del «Corriere della Sera» non nomina Muhammar Umar Khorasan, ma lo definisce “un
portavoce dei Taliban pachistani”. Vengono invece nominati alcuni tra i sopravvissuti che riportano
la loro testimonianza degli eventi.
Per entrambe le testate si ha una totalità partitiva: un attore collettivo concreto ma
indifferenziato al suo interno, che si presenta nel testo come un gruppo unico e omogeneo.
4.1.2 Spazializzazione
Per quel che riguarda il «Corriere della Sera» è piuttosto generico nell’individuazione del
contesto: il fatto è avvenuto nella “scuola locale gestita dai militari” a “Peshawar”. Questa città
viene inquadrata più in termini politici che geografici: “zona di confronto e scontro tra la sovranità
del governo di Islamabad e i gruppi dell’estremismo islamico legati ai Talebani”.
«La Repubblica» è più precisa per quel che riguarda i luoghi, non nell’articolo ma
piuttosto nell’info-grafica, dove viene individuata, in una cartina a piccola scala del Pakistan, la
posizione di Peshawar e in una carta topografica la posizione della scuola rispetto ad alcuni punti di
riferimento quali l’aeroporto Bacha Khan, gli alloggi militari e l’ospedale Lady Reading. Lo stesso
box riporta anche una riproduzione molto stilizzata degli edifici scolastici, allo scopo di descrivere
“La dinamica dell’assalto” (questo il titolo del box), fornendo dati che poi l’articolo darà per
scontati.
4.1.3 Temporalizzazione
I fatti riportati nell’ articolo del «Corriere della Sera» presentano al loro interno una certa
confusione: l’attacco comincia verso le 10 di mattina ora locale, in una manciata di secondi sono
iniziate le esplosioni, mentre ancora la battaglia era in corso arriva la rivendicazione dell’attacco.
Il tempo non ordina precisamente gli eventi, ma quasi riporta la confusione del momento
dell’attacco, in cui le cose si sovrappongono.
L’info-grafica de «la Repubblica» scandisce le sequenze dell’attacco con precisione,
rispecchiando perfettamente il concetto semiotico di temporalità puntuale: ogni evento viene
associato ad un certo e preciso orario.
4.2 La posizione del narratore: la verdizione
Il fatto che in entrambi gli articoli non si trovi il racconto dettagliato dei fatti dimostra che lo
scopo di entrambe le testate non è tanto narrare in modo particolareggiato (anche se «la
Repubblica» mostra nell’info-grafica lo svolgimento dell’azione), quanto piuttosto commentare e
capire ciò che è successo. Sia il «Corriere della Sera» che «la Repubblica», forti del fatto che i fatti
sono assunti dal lettore come veri in quanto egli è stato già informato e convinto dalla televisione,
non sentono davvero bisogno di legittimare come vero il proprio discorso, ma lo fanno in una certa
maniera ricorrendo alla testimonianza di chi “era lì in quel momento”, creando così un forte effetto
di presenza e realt