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Estratto del documento

IV°: G, C

V°: E, J

2) Qual è la percentuale del reddito detenuto dal terzo gruppo? (omettere il simbolo di percentuale): 19

= (90000+100000) / 1000000

3) Qual è la percentuale cumulativa del reddito dei primi tre gruppi (usare il punto come separatore dei

decimali)? 32.5 = [(45+90+190) / 1000] * 100

4) Qual è la percentuale di reddito detenuta dal 20% più ricco della popolazione (usare il punto come

separatore dei decimali)? 44.5 = (445 / 1000) * 100

5) Si calcoli il rapporto fra le percentuali di reddito del quinto e del primo gruppo (quintile ratio)

(approssimazione per eccesso alla seconda cifra decimale): 9.89 = 445000 / 45000

6) La 'quintile ratio' dice: di quanto dobbiamo moltiplicare il reddito medio del 20% delle famiglie più

povere per ottenere il reddito medio del 20% delle famiglie più ricche

7) La curva di Lorenz esprime le percentuali di reddito spettanti ad ogni gruppo di famiglie, disposte in

ordine crescente di reddito: falso. La curva di Lorenz esprime invece le percentuali cumulative di reddito in

funzione delle percentuali cumulative delle famiglie, ordinate in ordine crescente di reddito.

8) L’indice di Gini è la misura dell'area compresa fra la retta dell'eguaglianza e la curva di Lorenz: falso.

L'indice di Gini è invece misurato dal rapporto fra quell'area e l'intera area che sta sotto la retta

dell'eguaglianza.

9) L'indice di Gini è compreso fra zero e uno: vero.

10) Se indice di Gini è uguale a 1, abbiamo la massima possibile: ineguaglianza.

11) Ad una certa curva di Lorenz corrisponde un solo indice di Gini, ma ad un indice di Gini possono

corrispondere diverse curve di Lorenz: vero. Vi sono infiniti possibili 'modi' di generare un certo grado

complessivo di ineguaglianza. Ad esempio, lo stesso livello di ineguaglianza complessiva può essere

determinato da un eccesso di ricchezza dei più ricchi o da un eccesso di povertà dei più poveri.

12) Si dispongano i seguenti paesi in ordine crescente di uguaglianza nella distribuzione del reddito

secondo l'indice di Gini (Si veda la tabella riportata nelle slides): Norvegia, Germania, Australia, Stati Uniti:

Stati Uniti, Australia, Germania, Norvegia.

Misure della povertà

1) In Italia una famiglia di due persone è considerata in condizione di povertà relativa quando: la spesa

familiare è inferiore alla spesa media pro capite

2) In Italia, una famiglia è considerata in condizione di povertà assoluta quando: La sua spesa mensile è

inferiore al valore di un paniere di beni e servizi essenziali per le normali attività del vivere sociale, calcolato

con riferimento al luogo di residenza e alla composizione della famiglia stessa

3) Si consideri la seguente scala di equivalenza e si supponga che la spesa media pro capite sia di 1000

euro al mese. La soglia di povertà relativa di una famiglia composta da 4 persone è pari ad euro

1630 = 1000 * 1,63

4) Con riferimento ad una famiglia composta da due persone (soglia di povertà relativa pari a 1000 euro

al mese) qual è la spesa al di sotto della quale questa famiglia viene classificata come 'sicuramente povera'?

800. Infatti una famiglia è 'sicuramente povera' se la sua spesa è almeno del 20% al di sotto della soglia di

povertà

5) Con riferimento ad una famiglia composta da due persone (soglia di povertà relativa pari a 1000 euro

al mese) qual è la spesa al di sopra del quale questa famiglia viene classificata come 'sicuramente non

povera'? 1200. Sono 'sicuramente non povere' le famiglie che hanno una spesa almeno del 20% superiore

alla soglia di povertà.

6) Come viene qualificata dall'Istat una famiglia la cui spesa sia superiore alla soglia di povertà in

misura inferiore al 20%: quasi povera.

7) In un'ipotetica società, formata da 10 famiglie, la soglia di povertà relativa, riferita ad un nucleo di

due persone sia di 1000 euro al mese. Due sole famiglie siano qualificate come 'povere. In questa società,

l'incidenza della povertà relativa è pari a: 20%: un quinto delle famiglie sono povere

8) In un'ipotetica società, formata da 10 famiglie, la soglia di povertà relativa, riferita ad un nucleo di

due persone sia di 1000 euro al mese. Due sole famiglie siano qualificate come 'povere': una è composta da

due persone e ha una spesa pari a 700 euro al mese, l'altra è composta da 4 persone e ha una spesa di 1141

euro. In questa società, l’intensità della povertà è pari a: 30 %. In questo caso entrambe le famiglie hanno

una spesa del 30% al di sotto della propria soglia di povertà. La prima famiglia ha 300 euro in meno su

1000: 30%, la seconda famiglia ha 489 euro in meno su 1630 (1000*1,63): 30%.

9) In Italia, nel 2015 l'incidenza della povertà relativa per le famiglie è stata pari a (usare il punto come

separatore dei decimali): 10.4. Il risultato si trova cercando il documento della povertà su Google con i dati

del 2015: https://www.istat.it/it/files//2016/07/La-povert%C3%A0-in-Italia_2015.pdf

10) In Italia, nel 2015 l'incidenza percentuale della povertà relativa per le persone è stata del: 13.7

11) In Italia, nel 2015 l'intensità della povertà relativa per le famiglie è stata della seguente percentuale:

23.1

Domanda di lavoro

1) Il prodotto marginale fisico del lavoro è: la variazione di prodotto dovuta ad un aumento unitario

della quantità di lavoro, a parità di altri fattori di produzione. Il prodotto marginale fisico del lavoro è il

rapporto incrementale delta q / delta L

2) Il prodotto marginale del lavoro in valore è il prodotto marginale fisico PER il salario orario: falso. Il

prodotto marginale del lavoro in valore è infatti il prodotto fra il prodotto marginale fisico e il prezzo del

bene prodotto

3) Se il prodotto marginale del lavoro in valore è maggiore del salario, all'impresa conviene: assumere

lavoratori. In questo modo infatti essa aumenterà i propri profitti

4) Il prodotto marginale in valore del lavoro in una certa impresa concorrenziale sia la seguente

funzione della quantità di lavoro (misurata in ore/uomo giornaliere): P'V = 45 – 2L. Se il salario è pari a 15€

all'ora, l'impresa impiegherà: 15 ore/uomo giornaliere. Infatti, P'V = 15 (euro) quando la quantità di lavoro è

pari a 15 (ore/uomo)

5) Il prodotto marginale in valore del lavoro sia pari a P'V=160/(2l). Il salario orario sia pari a 8 euro.

Quante unità di lavoro vengono domandate da parte dell'impresa? 10. Se P'V=8, allora 8=160/(2L), e

quindi L=10.

6) In una certa impresa ci siano 20 lavoratori, tutti con le stesse funzioni e caratteristiche. Il prodotto

marginale fisico riferito ad un lavoratore sia pari a P'F=5 unità di prodotto al giorno; il prezzo unitario del

bene sia pari a 20 euro. Qual è il salario massimo giornaliero in euro che l'impresa è disposta a pagare a

ciascun lavoratore? 100 = 5 * 20

7) Nell'impresa di cui alla domanda precedente, il prodotto marginale fisico del lavoro (incremento della

produzione giornaliera che sarebbe determinato ad un lavoratore in più) sia espresso dalla seguente funzione:

P'F=300/(3L), dove L indica il numero dei lavoratori. L'impresa sta impiegando 20 lavoratori, ad un salario

pari a 100 euro giornalieri. Ma ora il prezzo unitario del bene salga a 21 euro. All'impresa converrà:

assumere perché con 20 lavoratori, il prodotto marginale del lavoro in valore è ora pari a 5*21=105 euro

giornalieri, mentre il salario è pari a 100 euro al giorno per lavoratore: P’V > w

8) Con riferimento alla domanda precedente si calcoli il numero di lavoratori che verranno assunti al

nuovo prezzo del prodotto: 1. Infatti, con 21 lavoratori il prodotto marginale fisico del lavoro diventa

300/63=4,76 (con approssimazione per difetto), più basso di prima (legge del prodotto marginale

decrescente). Tuttavia, moltiplicando questo P'F per il nuovo prezzo unitario del prodotto (21 euro), si

ottiene 100 euro, esattamente pari al salario giornaliero.

9) Se quell'impresa rimanesse con 20 lavoratori e il prezzo del bene fosse pari a 21 euro, allora il salario

giornaliero massimo che l'impresa sarebbe disposta a pagare sarebbe pari a: 105 = P'F * p = 5 * 21

Differenziali retributivi

1) Con riferimento al mercato del lavoro americano, e a parità di regime a tempo pieno, le donne

guadagnano mediamente: l’80% degli uomini, si veda la tabella riportata nelle slides.

2) Questa differenza si spiega con l'esistenza di fenomeni di discriminazione e di segregazione: per

discriminazione si intende un diverso trattamento economico a parità di mansione lavorativa; per

segregazione si intende una minor probabilità di occupare mansioni dirigenziali

3) L'effetto di discriminazione può essere motivato con la frammentazione della carriera dovuta ai

periodi di maternità: vero.

4) Il modo migliore di ridurre l'effetto di discriminazione è quello di stabilire per legge l'uguaglianza

salariale a parità di mansione: falso. Infatti, questo comporterebbe una riduzione dell'occupazione femminile.

Piuttosto bisognerebbe potenziare i congedi parentali del padre. Questo tema ha comunque molti altri

risvolti...

5) La presenza di differenziali retributivi tra uomini e donne contraddice l'eguaglianza fra prodotto

marginale in valore e salario: falso. I congedi e le assenze per maternità (o paternità) riducono il prodotto

marginale fisico di un lavoratore, se misurato in un periodo di tempo sufficientemente lungo; d'altro lato, il

prodotto marginale in valore di lavoratori che occupano diverse mansioni è naturalmente diverso.

6) La presenza di un differenziale retributivo, a parità di mansioni, esclusivamente dovuto alla tipologia

di contratto (tempo indeterminato/tempo determinato) contraddice l'eguaglianza fra prodotto marginale in

valore e salario: vero. Questa differenza si spiega con il diverso potere contrattuale delle due categorie di

lavoratori. Evidentemente il mercato del lavoro non è perfettamente concorrenziale!

7) I differenziali dovuti alla diversa dimensione di impresa sono del tutto compatibili con l'uguaglianza

fra prodotto marginale in valore e salario: vero. Le imprese più grandi hanno spesso una maggiore e più

sofisticata dotazione di capitale, che tende ad aumentare la produttività del lavoro

8) In base alla tabella pubblicata dall'Istat nel rapporto annuale 2015, la percentuale di occupati a tempo

parziale è pari a (approssimare alla seconda cifra decimale; usare il punto come separatore): 14.38

9) In base a

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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher zuriku di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Opocher Arrigo.