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Spesso infatti è il vertice aziendale che decide che un numero prestabilito di persone

svolga un percorso di formazione. È molto importante che le persone siano motivate in

modo da vivere il percorso come un incentivo, un elemento motivante a sua volta

soprattutto nei soggetti che mirano alla crescita professionale. Gli strumenti utilizzati inn

questa fase sono l’osservazione (delle varie aree rispetto alle quali è possibile operare un

intervento) e l’intervista di testimoni privilegiati.

8) Il significato del lavoro

Facciamo riferimento allo sforzo, ad una tensione verso un obiettivo, alla costrizione

spaziale e temporale, teniamo conto di una serie di attività che mettiamo in atto, e al

ruolo sociale a queste attribuito.

Per quanto riguarda l’obbligo, quindi la costrizione spaziale e temporale facciamo

riferimento a due aspetti dello stesso concetto, l’aspetto etico e l’aspetto affettivo.

Dalle varie ricerche condotte in questo ambito abbiamo visto che nonostante l’obbligo

molte persone preferiscono lavorare al non lavorare, anche in caso di una vincita in

denaro che permette loro di non avere problemi economici, il lavoro è pertanto fonte di

realizzazione personale. L’aspetto etico è legato alla cultura protestante che sottolinea

l’importanza della persona in ambito sociale, il lavoro è dunque culturalmente

determinato. Il lavoro si attiva in un contesto di vincoli, regole, convenzioni e pressioni

culturali tanto da diventare uno degli indici che identificano la persona stessa, la rende

socialmente riconoscibile e categorizzabile. Approfondendo il significato del lavoro da

un punto di vista psicologico potremo ancora considerarlo da un punto di vista statico,

come la realizzazione dei nostri interessi e delle nostre aspettative o dinamico come

processo di costruzione- elaborazione dell’immagine del sé. Ci sono una serie di

dimensioni connesse al significato del lavoro:1) la centralità che svolge all’interno della

vita delle persone, (tutto il resto della vita tende a ruotare intorno al lavoro),2) la norma

sociale, quindi l’influenza culturale,3) i valori che vengono attribuiti al lavoro,4) gli

obiettivi e quest’aspetto di identificazione responsabile della centralità del lavoro nella

vita di ognuno.

Un altro elemento importante sono le funzioni latenti del lavoro: struttura le nostre

giornate, ci permette di avere delle interazioni sociali, degli scopi collettivi e quindi uno

status sociale. Abbiamo parlato di centralità del lavoro ma ognuno di noi può attribuire

un ruolo più o meno centrale alla vita lavorativa a seconda del rapporto che intercorre tra

questa e la vita extra lavorativa, tale rapporto può esser segmentato, ovvero esiste una

netta separazione tra le due aree, può essere caratterizzato da travaso, ovvero situazioni

particolarmente negative a lavoro invadono anche l’ambito extra lavorativo, pertanto il

lavoratore, ad esempio, porterà lo scontento generato nel contesto lavorativo anche nella

vita familiare, oppure tale rapporto può esser caratterizzato dalla compensazione, in un

ambito si sperimenta una condizione di insoddisfazione che si gratifica nell’altra area di

interesse e viceversa. Ci sono poi degli atteggiamenti nei confronti del lavoro detti di

rifiuto o strumentali, che considerano il lavoro solo nell’aspetto economico, oppure

creativi, intesi in termini anche di possibilità imprenditoriale, in cui ognuno possa

sentirsi un micro-imprenditore di se stesso. Se noi partiamo dal presupposto che il lavoro

sia in gran parte una fonte di problemi ecco che il tempo libero e la vita extra lavorativa

diventano un fattore di attrazione e ci spingono a ridurre le ore di lavoro, tuttavia nel

tempo sono stati elaborati degli interventi che mirano alla ristrutturazione del lavoro

piuttosto (anche perché riducendo il numero di ore le persone tendono a cercare un

secondo impiego più gratificante) affinché le persone possano percepire il significato

della loro attività e al fine di rendere più attraente e soddisfacente l’attività lavorativa. Il

differente ruolo assunto attualmente dal valore della famiglia ha contribuito a modificare

il significato del lavoro, molti giovani per motivi di studio non programmano una

famiglia pertanto la necessità del lavoro non risulta impellente ed inoltre vi è una

tendenza, in virtù della formazione scolastica acquisita, di non accettare qualsiasi lavoro.

Inoltre la sicurezza e stabilità, l’incarico fisso, la struttura gerarchica dei ruoli hanno

lasciato spazio all’incertezza, alla mobilità, agli incarichi a breve termine,

all’organizzazione snella. Altri cambiamenti in atto riguardano la forza lavoro in cui è

assente un tasso di crescita occupazionale, la forza lavoro è inoltre caratterizzata da

eterogeneità (scolarità più alta e diversa, età, provenienza etnica), le organizzazioni

inoltre nascono e declinano rapidamente sul mercato, è presente una ricerca di

eccellenza e maggiore competitività rispetto al passato.

9) Cosa s’intende per contratto psicologico?

Il contratto psicologico coinvolge una serie di aspettative da parte dell’organizzazione e

da parte dell’individuo non definite formalmente e sebbene entrambe le parti non siano

consapevoli di tali aspettative la loro relazione ne risulta influenzata. IL contratto

psicologico è frutto di un processo di reciprocazione in cui le parti hanno stabilito ciò

che è giusto, equo ed ingiusto, tali misure di valori andranno poi ad influenzare le

valutazioni che l’individuo inferirà nei confronti dei gruppi di riferimento. L’efficacia,

l’impegno e la soddisfazione a lavoro dipendono dal grado di concordanza tra le parti,

che a sua volta si stabilisce da ciò che l’individuo si aspetta di dare e di riceve, dalle

aspettative dell’azienda e dalla reale qualità del loro scambio, che si traduce in quantità

di denaro ricevuto in cambio di tempo, soddisfazione dei bisogni di sicurezza e sociali in

cambio di lavoro e fedeltà e in possibilità di svolgere un lavoro significativo e crescere

all’interno dell’organizzazione in cambio di prestazioni di alta produttività.

In prospettiva storica possiamo individuare i cambiamenti della natura del contratto

psicologico. Taylor riteneva che la motivazione era prodotta dai bisogni economici,

pertanto un aumento di salario era sicuramente un fattore in grado di aumentare la

produttività e l’efficienza. Solo la fatica fisiologica avrebbe potuto inficiare le

prestazioni lavorative e a questo proposito vengono introdotte delle pause in momenti

specifici.

La motivazione razionale-economica ha alla base una concezione del contratto

psicologico di tipo calcolativo, cosi definito da Schein :” l’organizzazione acquista i

servizi e l’obbedienza del lavoratore in cambio di una retribuzione, l’azienda nel

contempo si assume l’obbligo di proteggere se stessa ed i propri collaboratori dagli

elementi irrazionali della stessa attraverso il controllo.”

Con il riconoscimento dell’esistenza di bisogni differenti oltre a quello economico e

quindi con la trasformazione del concetto di uomo sociale di Mayo, muta la natura del

contratto psicologico. Il lavoratore si aspetta dall’organizzazione la soddisfazione dei

bisogni fondamentali (economici, fisiologici, sociali) ed in cambio egli offrirà il proprio

impegno nel perseguimento degli obiettivi aziendali. L’azienda d’altra parte si aspetta

maggiore lealtà e condivisione dei propri obiettivi.

Con la concezione di uomo che si autorealizza facciamo riferimento alle teorie

organizzativi delle neo-relazioni umane inserite nel più ampio contesto delle teorie ad

orientamento normativo, i cui principali esponenti sono MCGregor, Herzberg e Maslow.

L’obiettivo dei seguenti autori è rendere il lavoro intrinsecamente interessante, pertanto

non sarà l’organizzazione a fornire una motivazione intrinseca ma piuttosto questa

offrirà la possibilità al lavoratore di incanalare la propria motivazione negli obiettivi

aziendali, garantendo ricompense intrinseche quali: orgoglio, soddisfazione, sviluppo

del senso di appartenenza (commitment), impegno morale e non di calcolo.

10) Descrivere i seguenti termini: stress, distress, eustress.

Il termine stress deriva dal latino strictus: stretto, compresso e nel XVII secolo è stato

utilizzato in fisica per indicare la pressione che una data struttura fisica era in grado di

sostenere. In medicina viene considerato in relazione alla risposta funzionale

dell’organismo come reazione ad uno stimolo esterno detto stressor, che sia questo di

natura positiva o negativa. Lo stress è un campanello di allarme che ci avverte del fatto

che qualcosa ha turbato il nostro equilibrio omeostatico e l’organismo si attiva per

ripristinarlo. Secondo la definizione di Selye, uno dei maggiori studiosi di stress, questo

è un segnale d’allarme che attiva una risposta di tipo biochimico generalizzata e

aspecifica. Pone l’accento più sull’intensità dello stimolo che sulla sua stessa natura,

infatti è possibile che anche uno stimolo particolarmente piacevole attivi una sindrome

generalizzata di adattamento. L’aspecificità della risposta sottolinea la natura complessa

del processo, non riconducibile pertanto ad una sola causa, inoltre indica che l’obiettivo

di tale risposta è quello di favorire l’adattamento dell’organismo all’ambiente. Inoltre

una SDA può essere attivata anche da eventi ordinari e non necessariamente di natura

straordinaria. Il processo di SDA consta di 3 fasi, la prima è detta fase di allarme,

abbiamo una risposta di tipo biochimico attivata dal sistema nervoso autonomo, è una

fase caratterizzata da uno shock, un calo dei livelli normali del funzionamento

fisiologico dell’organismo e da una risposta detta controshock che consta di un momento

reattivo dell’organismo sostenuto dal sistema neurovegetativo. Fase due è detta della

resistenza, è caratterizzata dall’organizzazione funzionale di attività volte allo

stabilizzarsi delle difese. Correla con la durata dello stress e contribuisce al

deterioramento dell’individuo. La terza fase è detta di esaurimento, crollano le difese

dell’organismo di fronte al protrarsi della situazione stressante. Lo stress può dare

origine a tre tipi di condizione: adattamento, difesa, o malattia, tra le malattie vi sono le

nevrosi, l’infarto, l’ulcera, aritmie cardiache, colesterolo, deficit immunitari in generale.

Con il termine eustress indichiamo uno stato di stress come condizione fisiologica

naturale, come una r

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/06 Psicologia del lavoro e delle organizzazioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dropandgo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Maeran Roberta.