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Lo svantaggio è che acquistare innovazioni mi costa tanto, devo acquistare brevetti,
licenze, oppure fare acquisizioni.
I vantaggi sono che ottengo l’innovazione in tempi brevi, non ho bisogno di fare Ricerca
e sviluppo nella mia azienda.
7) A quale scopo la strategia di Leadership di costo abbassa i costi di produzione?
La leadeship di costo prevede di produrre con costi di produzione più bassi possibili per
riuscire a mettere il prodotto sul mercato ad un prezzo inferiore dei miei concorrenti,
battendo la concorrenza, ottenendo così nuove quote di mercato.
8) Mi parli della competitività?
La competitività è il modo di affrontare la concorrenza, è la capacità di affermarsi sul
mercato, prevalere sulle altre imprese, guadagnare quote di mercato e saperle
mantenere.
Sono competitivo se ho qualcosa che mi permette di essere superiore agli altri
concorrenti. Il vantaggio competitivo si può basare sulla valutazione delle proprie
risorse interne (modello di Barney) e sul confronto tra i concorrenti interni (modello di
Porter).
Secondo Porter per essere competitivi bisogna puntare alla leadership di costo e quindi
a vendere al minor prezzo possibile, a vendere ad una determinata nicchia di
consumatori e sulla differenziazione del prodotto che può riguardare attributi intrinseci
ed estrinseci.
Secondo Barney bisogna analizzare le proprie risorse interne e puntare a produrre
prodotti che mi permettono di avere un vantaggio competitivo, per esempio se sono
in una zona DOP ho un vantaggio competitivo sugli altri .
9) Differenza tra Nutritional claim e health claim.
Un Nutritional claim riguarda le indicazioni nutrizionali del prodotto (povero di grassi,
senza zuccheri aggiunti) mentre un Health claim riguarda le indicazioni salutistiche.
10) Quali sono le innovazioni incorporate e quali sono quelle disincorporate?
Le innovazioni disincorporate sono le innovazioni incorporate in persone o nella carta
e sono: brevetti, libri, pubblicazioni, segrati, procedure interne, norme e procedure ,
consulenze.
Le innovazioni incorporate invece sono innovazioni incorporate nel capitale, quindi
sono incorporate in un macchinario o in un prodotto.
11)Nei paesi sviluppati le innovazioni sono capital saving o capital intensive?
Dipende, la maggior parte sono capital intensive perchè si incrementa l’automazione
diminuendo la componente lavoro, questo perchè la componente lavoro costa di più
della componente capitale.
12) Mi parli dei diversi tipi di innovazione?
Le innovazioni possono essere incrementali o radicali.
Le innovazioni incrementali sono innovazioni che prevedono un piccolo miglioramento
di un prodotto o processo (x es prodotti light, tv a colori) mentre le innovazioni radicali
sono delle innovazioni drastiche, c’è un netto miglioramento dalle innovazioni
precedenti (stampa 3D,internet, telefonino).
Un’innovazione può essere endogena (proviene dal settore di interesse) o esogena
(provenie da un altro settore, per es proviene dal settore della meccanica ma viene
utilizzato anche nel settore alimentare).
Le innovazioni possono essere spinte dalla tecnologie ( Technology push) (x es Led,
nuovi estrusori) o dalla domanda (Demand pull, x es la IV gamma).
13) Cos’è la concentrazione? Perchè avviene?
La concentrazione è un processo che permette a poche grandi imprese di possedere la
maggior quota di mercato.
Il processo di concentrazione comporta numerosi vantaggi: incrementare le quote di
mercato, eliminare concorrenti, influenzare maggiormente i prezzi del mercato, a
causa delle economie di scala ridurre i costi, diversifico la mia produzione, ho un
potenziamento e una riduzione dei costi nella ricerca e sviluppo, entro in nuovi
mercati, incremento il mio potere contrattuale con la distribuzione.
L’ANTITRAST controlla che non ci sia un abuso da posizione dominante.
Il processo di concentrazione può avvenire per una crescita interna ed esterna.
Nella crescita interna l’azienda apre nuovi stabilimenti in giro per il mondo, incrementa
la produzione e il fatturato (è + difficile, + lungo).
Nella crescita esterna l’azienda fa acquisizioni e fusioni per incrementare le proprie
quote di mercato.
14) Differenze tra acquisizione e fusione.
L’acquisizione è un processo che consente ad un’azienda di comprare un altra azienda
o una parte di un azienda, oppure azioni di un altra azienda. Posso fare un’acquisizione
di maggioranza(acquisto 51% di azioni di un’azienda) o di minoranza.
La fusione invece consiste nel fondere 2 aziende, queste 2 aziende possono creare una
nuova azienda (fusione per concentrazione , a+b=c) oppure mantenere il nome di una
delle due (fusione per incorporazione, a+b=a). Dopo la fusione le imprese singole non
esistono più sul mercato.
15) Come incrementa la produttività quando si fa un’innovazione?
Se faccio un’innovazione di processo o un’innovazione organizzativa diminuisco i costi
e di conseguenza aumenta la produttività. A parità di fattori produttivi produco di più.
16) Differenze tra piccole e microimprese e grandi imprese (n°occupati,strategie).
In base al numero degli occupati le imprese posso essere suddivise nelle seguenti
categorie: le microimprese sono costituite da meno di 10 dipendenti, le piccole
imprese sono costituite da 10-49 dipendendi, le medie imprese sono formate da 50-
250 dipendenti mentre le grandi imprese da più di 250 dipendenti.
In Italia abbiamo uno 0% di grandi imprese, 1% di medie imprese, l’11% di piccole
imprese e 87% di microimprese.
Le micro-piccole imprese sono labour intensive cioè svolgono lavori poco automatizzati
e svolgono attività che necessitano di manodopera, la strategia di queste imprese è di
puntare ai mercati locali, per cui hanno un PREMIUM PRICE, visto che i prodotti
artigianali vengono visti meglio dal consumatore che è disposto a pagare di più. Oppure
le piccole-medio imprese possono rinunciare al loro mercato e vendere alla grande
distribuzione (PRIVATE LABEL).
Le grandi imprese invece sono molto + automatizzate, producono grandi quantità di
prodotti e quindi hanno dei costi unitari molto più bassi, grazie alle economie di scala.
Possono fare il Dual Branding, differenziazione prodotti, strategia basata sul marchio,
devono fare tanta pubblicità, processo di concentrazione.
17) Qual’è l’incidenza delle esportazioni sul fatturato italiano?
L’Italia ha un fatturato di 130-132 miliardi di euro, di cui 31 miliardi derivano da
esportazioni dell’industria alimentare+ industria delle bevande. Se consideriamo solo
l’industria alimentare l’esport è di 23 miliardi.
L’italia ha un rapporto Export/ fatturato del 23%, è la principale leva dell’industria
alimentare italiana.
18) Rispetto al fatturato come si colloca l’industria alimentare italiana a livello
europeo?
L’Italia è la 3° industria alimentare in europa con 130-132 miliardi di fatturato (di cui
31 miliardi derivano da esportazioni), il 98% delle imprese alimentari sono micro-
piccole imprese, la maggior parte sono nel settore dei farinacei e dei prodotti da forno
e del settore lattiero-caseario.
A livello europeo in base al fatturato al primo posto abbiamo la Francia, al 2° posto la
Germania.
19) Parli dell’industria alimentare a livello europeo e italiano
(occupazione,fatturazione...)
L’industria alimentare europea è il settore con più occupati (circa 4 milioni) e fatturato
(1000 miliardi di euro) ,l’1,8-2% del PIL europeo. C’è un export di 98 miliardi ed un
inport di 72 miliardi. Il 20% del fatturato è dovuto alla carne, il 14% alle bevande e il
14% a latte e derivati.
L’europa ha una propensione all’export del 10% (98 miliardi di export su 1000 miliardi
di fatturato).
Le piccole-medie imprese contribuiscono per il 52% del fatturato mentre le grandi
imprese per il 48%. Micro e piccole imprese contribuiscono tantissimo per
l’occupazione perchè sono Labour intensive.
L’italia è la 3° industria alimentare in europa con 130-132 miliardi di fatturato, il 98%
delle imprese alimentari sono micro-piccole imprese, la maggior parte sono nel settore
dei prodotti da forno e del settore lattiero-caseario. 12 miliardi derivano dalla vendita
di prodotti DOP e IGP.
L’industria alimentare italiana è bipolare ( micro+piccole imprese=66% occupazione),
il n° di addetti medio nell’industria alimentare italiana è di 7 addetti.
I principali comparti dell’industria alimentare italiana sono il lattiero-caseario,
dolciario, vinicolo, il comparto dei salumi.
In Italia abbiamo uno 0% di grandi imprese, 1% di medie imprese, l’11% di piccole
imprese e 87% di microimprese; quindi la maggior parte degli occupati deriva dalle
micro e piccole imprese.
L’italia esporta in europa principalmente a Francia e Germania, è un esportatore netto
se oltre all’industria alimentare si considera l’industria delle bevande; esporta 31
miliardi e importa 27miliardi. Importa principalmente cereali, animali vivi, frutta secca,
caffè e spezie e frutti tropicali, esporta principalmente vino, pasta , formaggi, salumi,
pomodori e derivati.
20) Cos’è il brevetto? Quanto dura (all’incirca)?
Il brevetto è uno strumento giuridico che tutela un’inventore, proprietario di
un’innovazione, in modo tale che gli altri non possano copiarlo. Ogni paese ha un ente
che fa brevetti; per utilizzare il brevetto o si compra il brevetto o ci si mette d’accordo
con l’inventore o l’azienda pagando il diritto di utilizzo. Se un’azienda utilizza il
brevetto senza averlo comprato o senza essersi messa d’accordo con l’inventore,
quest’ultimo può fare causa all’azienda.
La durata del brevetto varia in base al tipo di brevetto, un brevetto per invenzione
industriale dura 20 anni, un brevetto per modello di utilità dura 10 anni.
21) Quali sono i punti di forza e i punti di debolezza dell’industria alimentare italiana?
I punti di forza sono la qualità, i prodotti Dop e igp, l’abitudine a soddisfare dei
consumatori attenti ai prodotti, i prodotti italiani sono molto ricercati all’estero,
riusciamo ad abbinare innovazione e tradizione, piccole imprese coesistono con grandi
imprese.
I punti di debolezza sono il governo e quindi le alte tasse e l’eccessiva burocrazia, le
piccole-medie imprese fanno fatica ad andare all’estero, poco export rispetto al
potenziale che ha l’Italia, poca organizzazione, non ci sono grandi distributori italiani
all’estero, forte frammentazione dell’industria alimentare italiana, poca innovazione.
22) Che tipo di impresa