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Donna serpente, storia di un enigma dall'antichità al XXI secolo

1. Le rappresentazioni della donna serpente nell'Europa preistorica e in quella antica in quali fonti sono rintracciabili? (Max. 5 righe)

Le prime fonti visive e scritte della donna serpente si possono rintracciare nell'Iliade e nell'Odissea attribuite ad Omero e nella Teogonia di Esiodo che l'avevano designata come mostro dallo sguardo pietrificante (pag.9), questa fu la prima volta in cui il mostro femminile venne rappresentato con mille teste di serpente e una velenosa chioma: tale figura ha influenzato la religione e la cultura dall'antichità ai giorni nostri suscitando numerose riflessioni in diversi campi delle scienze umane (dal letterario al filosofico).

2. Indicare prima almeno due insegnamenti pubblici sui rapporti tra donne e uomini e poi i personaggi femminili riconosciuti dall'immaginario medievale come alleati dei serpenti. (Max. 10)

Un

Il primo insegnamento pubblico sul rapporto tra donne e uomini è stato teorizzato da Aristotele, la cui fisiognomica di scuola regolava le caratteristiche fisiche e psichiche positive con il maschile, mentre esprimeva quelle negative con la figura femminile. Un altro importante contributo è stato dato da Simone De Beauvoir, che percepiva nella storia la stranezza delle esperienze femminili bloccate dallo sforzo di vedersi assegnata la parte dell'Altro. Gli uomini esprimevano infatti il canone della bellezza (come Achille e Perseo). Per quanto riguarda invece i personaggi femminili riconosciuti come alleati dei serpenti si possono citare la figura di Eva, la Pulzella velenosa, la fata Melusina e la donna mestruata il cui sguardo era vissuto come un pericolo sociale. (pp.93/ 116/ 187)

3. Individuare una spiegazione sui significati culturali e simbolici attribuiti allo sguardo connesso all'idea di mostruosità femminile. (Max. 10)

L'antropologo James G. Frazer ci ha

Fornito delle interpretazioni sui significati culturali e simbolici attribuiti allo sguardo della medusa. Studiando tale figura egli ha constatato che la medusa incarnava la rappresentazione del tempo, quella del futuro ignoto e quella della morte. Chiunque avesse avuto il coraggio di guardare Medusa negli occhi sarebbe stato trasformato in pietra. Frazer spiega poi che l'uso di velare il volto, soprattutto nei paesi africani, proveniva dal mito di Medusa: tale credenza si potrebbe presumere che si sia progressivamente affermata in molti popoli primitivi dove lo sguardo di una donna mestruata si credeva fosse dotato di poteri magici. (pag.35)

4. Scegliere un esempio rappresentativo della percezione di Medusa nella post-modernità. (Max. 5)

Un esempio della medusa post-modernità si può ritrovare nell'opera Medusa Cyborg in cui sono state raccolte delle interviste a personaggi, secondo i quali la rivoluzione digitale può portare ad un mutamento

Dell'identità sessuale e di genere dei soggetti. Pertanto, con lo sviluppo della tecnologia e quello della cyber cultura si può disarticolare l'equilibrio del potere patriarcale. A tal proposito l'ibrido della donna serpente rappresenta la figura del cyborg come simbolo di futuri cambiamenti. (pag. 268)

Esame di "Storia dell'Educazione", Docente: Angela Giallongo

L'ira di Seneca

  1. Quali effetti fisici dell'ira? (max. 5 righe)

Gli effetti dell'ira sono: "lo sguardo sfrontato e minaccioso, la fronte accigliata, il volto torvo, l'andatura concitata, le mani sempre in movimento, il respiro affannoso e profondo, gli occhi ardenti e accesi, in tutto il volto si diffonde un intenso rossore poiché il sangue ribolle dal profondo del cuore [...], si avverte un gemere e un muggire, un parlare smozzicato, con parole non chiaramente espresse, un frequente batter di mani e calpestio di piedi sul terreno,

1. Secondo Seneca, l'ira è descritta come "l'intero corpo agitato ed esprimente grandi e irose minacce" (pag.29).

2. Secondo Seneca, non vi è alcuna differenza tra l'ira maschile ed ira femminile. Afferma che "l'addolorarsi spessomi pare tipico di un animo fiacco e infelice, consapevole della sua debolezza simile ai corpi piagati e malati che si lamentano al minimo tocco. Per questo l'ira è un difetto tipico delle donne e bambini ma si verifica anche negli uomini" (pag.75).

3. Secondo Seneca, è importante prevenire l'ira durante l'infanzia. Afferma che "Giova moltissimo, lo ripeto, che i bambini siano subito educati in modo sano; ma la condotta è difficile, poiché dobbiamo fare in modo di non nutrire in loro l'ira, ma anche di non mortificare il carattere. L'animo cresce nella libertà, si avvilisce nella servitù; si esalta se ricevi lodi ed" (pag.119).

è indotto a nutrire buona speranza di sé, ma ciò produce anche l’insolenza e l’iracondia: perciò fra i due poli dobbiamo educarlo usando ora il morso ora gli sproni”. Secondo Seneca inoltre nelle gare con i coetanei il bambino non si deve né scoraggiare né adirare ma deve andare d’accordo con i suoi compagni; ogni volta che si comporterà bene gli sarà consentito provare orgoglio. Al bambino deve essere permesso qualche svago e qualche ozio ma non deve essere inoperoso in quanto nulla rende più iracondi di un’educazione molle e permissiva. (pp. 119-121)

4. L’ira è innata? (max. 3 righe)

Secondo Seneca l’ira è un sentimento innato in ciascuno di noi. Egli ci presenta l’esempio delle popolazioni come i Germani e gli Sciiti che sono le più iraconde. Questo accade perché “i temperamenti forti e robusti per natura prima che la cultura li incivilisca, sono

portati all'ira". (pag. 109)

III ANNO - SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA

ESAME OPZIONALE

STORIA DELL'EDUCAZIONE

DOCENTE

GIALLONGO ANGELA

L'AVVENTURA DELLO SGUARDO. EDUCAZIONE E COMUNICAZIONE

VISIVA NEL MEDIOEVO.

A. Giallongo (Dedalo, Bari 2005)

1. il significato dello sguardo nella:

● Letteratura religiosa (max. 10 righe)

Fra i Padri della Chiesa, il greco Clemente Alessandrino si interrogò sulla possibilità di allenare l'occhio a non trasmettere messaggi bramosi e, nella tradizione biblica, questo tipo di sguardo è identificato con il desiderio sessuale e quindi con il peccato originale. Esso costituisce per la prima letteratura cristiana motivo di inquietudine e di paura, pertanto vennero pensate delle istruzioni per tenere sotto controllo il comportamento visivo, soprattutto nella relazione fra i due sessi. Per gli scrittori ecclesiastici l'utenza femminile sembra doversi ordinare all'esercizio della virtù rendendosi

Impenetrabile agli sguardi altrui. L'astinenza visiva diventa per i primi cristiani occultamento del corpo della nudità e della sessualità. Sant'Agostino la definisce come la necessaria conseguenza del pudore naturale e, nelle "Confessioni", il Santo invita a resistere alla seduzione degli occhi e della carne e ad utilizzare gli occhi invisibili della mente, verso l'unica luce che avrebbe dovuto attrarre l'attenzione umana. Lo sguardo viene investito dai testi biblici di innumerevoli significati spirituali; è simbolo di provvidenza, di castità, di fiducia e dell'animo. Sant'Agostino lo definisce "visio", sinonimo di seconda vista, ed è visto come lo strumento che oltrepassa i confini ingannevoli del mondo naturale.

Letteratura secolare (max. 10 righe): A partire dal XIII secolo si assiste ad una progressiva fusione della rappresentazione pittorica e letteraria con i cinque sensi, tra cui appunto la vista.

Nella letteratura il piacere è spesso identificato con il piacere visivo e quindi lo sguardo non è più qualcosa di cui vergognarsi da cui divincolarsi. In questo periodo le fonti scritte rafforzano il potere dello sguardo, quando emerge una maggiore empatia verso le esigenze della cultura orale femminile, che fa riscoprire gli ignoti tesori della comunicazione umana. Lo sguardo diviene un attributo fisico e sociale. La tradizione letteraria afferma come le bestie, così gli esseri umani, siano dotate di facoltà sensoriali per orientarsi nella vita, dunque essa cerca di segnalare i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna esperienza sensoriale, valorizzandola indipendentemente dalla sua utilità. L'ideale consiste nel sapersene servire in modo armonioso per raggiungere, attraverso tutte le percezioni, un salutare sviluppo della coscienza.

2. Le pratiche educative per l'utenza femminile. Fornire almeno due significative tendenze relative

all'esperienza medioevale (max. 10 righe)

Giovanni Dominici aspira ad un sistema educativo incentrato sulla funzione fondamentale delle immagini. Quest'ultime fissano i concetti nella memoria e intervengono sul comportamento e sulla formazione della volontà. Dominici, cosciente del proprio ruolo di politico ecclesiastico, si esibisce come educatore, cercando di raggiungere l'utenza femminile. Nelle severe regole educative della famiglia cristiana, l'autore considera le madri appartenenti al basso e medio ceto invitate a portare con sé i figli, anche neonati, in chiesa per far loro ammirare le effigi divine. Questa scelta preferenziale per l'utenza femminile è dettata anche dall'instabilità politica della Toscana. Tale situazione portava all'esilio del capofamiglia e poneva le donne nella condizione di affrontare da sole l'educazione dei figli. La sensazione di pericolo, suscitata dalla presenza della nuova cultura,

Viene combattuta da Dominici influenzando, attraverso le donne, l'atmosfera conservatrice dell'ambiente familiare: alle madri di famiglia viene richiesto di intervenire e padroneggiare in modo diretto l'educazione delle nuove generazioni. Per quanto riguarda l'esperienza medievale sono emerse due tendenze: la prima si manifesta nella preferenza accordata per la comunicazione, ai sensi di distanza, cioè alla vista e all'udito, piuttosto che a quelli di prossimità. La seconda, invece, è costituita dai diversi punti di contatto fra le nostre consuetudini e le nostre regole espresse da questi secoli.

L'uso delle immagini come metodo di insegnamento (max. 5 righe)

L'uso delle immagini è nato in un'epoca in cui la raffigurazione era più accessibile della parola scritta ed è grazie agli autori ecclesiastici che, per la prima volta, vennero menzionate le immagini come mezzo per educare religiosamente il popolo illetterato.

massa per veicolare messaggi educativi e culturali. Le biblioteche sono luoghi di conoscenza e di condivisione, dove è possibile accedere a una vasta gamma di libri, riviste, giornali e risorse digitali. Sono spazi aperti a tutti, indipendentemente dall'età, dallo status sociale o dall'istruzione. Le biblioteche offrono servizi di prestito, consulenza e ricerca, promuovendo l'alfabetizzazione e l'apprendimento continuo. Inoltre, organizzano eventi culturali, come presentazioni di libri, conferenze e laboratori, per stimolare l'interesse per la lettura e la cultura. Le biblioteche sono un patrimonio prezioso per la società, che va preservato e valorizzato.
Dettagli
A.A. 2019-2020
10 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia.arcangeletti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Giallongo Angela.