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CASI DI DIRETTIVITÀ MODERATA

La direttività è una dimensione delle tecniche del colloquio. Assicura che le aree di informazione siano coperte e fornisce il supporto di cui il paziente ha bisogno. È utile per la raccolta di informazioni. Ci sarà bisogno di una direttività di informazioni se il paziente è evasivo, se mancano dei dati, se il quadro è chiaro ma abbiamo dei piccoli buchi sparsi. Casi di direttività moderata: - domande ad ampio spettro: il clinico pone domande che fanno scegliere al paziente cosa raccontare. Esempio: "mi dice qualcosa su..." - utilizzo di esempi: i pazienti tendono a dare una narrazione socialmente accettabile di sé, chiedere esempi ci aiuta a chiarirci la situazione. Esempio: "mi fa un esempio di quando dice di essere bloccato dall'ansia?" - confrontazione: Forzare la mano affinché il paziente acquisisca consapevolezza di ciò che sta dicendo, degli elementi.che sta portando nel colloquio. Esempio: "ho visto che prima era a disagio, ne vogliamo parlare?" - interpretazione: è più di riassumere e rielaborare perché prevede la chiave di lettura del clinico. Esempio: "a mio avviso, da ciò che mi ha raccontato emerge che lei si comporta così perché..." 7. LA PROGNOSI Con la prognosi bisogna comunicare l'idea che il clinico si fa dell'evoluzione del quadro tenendo conto della diagnosi, dei fattori protettivi, della compliance e di tutti i fattori che possono influenzare la prognosi. La valutazione prognostica va fatta sia che il paziente decida di non curarsi (evoluzione naturale), sia nel caso in cui acceda alla cura (specificando i trattamenti di elezione). Discutere le proprie ipotesi diagnostiche è un facile metodo per affrontare il passaggio successivo del colloquio e cioè la discussione delle opzioni terapeutiche. Sulla base della nostra "in scienza ecoscienza" diciamo come potrebbe evolvere il quadro clinico. A questo punto significa che abbiamo già in testa una gerarchia sul da farsi. Ci sono dei casi in cui l'opzione terapeutica è una sola, nel caso in cui il paziente voglia cercare altro è nostro compito informarlo che non potrebbe avere gli stessi risultati. Se ci sono più opzioni di pari efficacia vanno illustrate tutte. Ci sono poi dei casi (soprattutto in cui il paziente non ha consapevolezza) in cui il paziente non vuole un trattamento, in questo caso va sensibilizzato sulla necessità e sull'opportunità che può fargli una terapia, informandolo anche su ciò che rischia non curandosi. Il paziente quindi deve uscire dalla prima visita in cui è informato, se c'è urgenza di stabilire il percorso terapeutico, anche quello deve essere un obiettivo stringente della prima visita. 8. LIFE SKILLS: L'ASCOLTO Quando si parla di colloquio clinico eanche della sua finalità e del contesto culturale, è fondamentale parlare anche di ascolto. Alla base del colloquio vi è una narrazione da parte del paziente, tutte le narrazioni hanno senso se c'è qualcuno che le ascolta. C'è qualcosa nel trattamento degli individui la cui malattia esprime loro stessi attraverso disturbi del pensiero, sentimenti, percezioni e comportamenti che sempre richiedono una speciale esperienza nello stabilire una relazione terapeutica - e ciò dipende dall'esperienza nell'ascolto. Un ascolto attento comporta un uso più efficace del tempo e da un segnale al paziente che noi siamo lì e siamo connessi con lui. Questo è un elemento base per generare una relazione terapeutica. L'ascoltatore è in un viaggio alla scoperta di cosa sia il paziente. Utilizza strumenti per fare domande, testare e chiarificare. Il paziente è un informatore attivo. Ascoltare è un

Lavoro che richiede tempo, concentrazione, immaginazione e senso dell'umorismo e un atteggiamento che pone il paziente come eroe della sua storia clinica. Una narrazione e un ascolto efficace si attivano in almeno 40-60 minuti.

Bisogna distinguere quali informazioni sono rilevanti clinicamente e quali sono rilevanti per il paziente. Nel caso in cui siano rilevanti per il paziente, dobbiamo sintonizzarci e non giudicare in nessun caso.

Ci sono dei momenti in cui l'ascoltatore può incoraggiare l'altro, ad esempio, quando si vede un paziente titubante (sì ma.... abbastanza, però...) è un paziente che sta tenendo la porta socchiusa, ci sta facendo vedere altro. Questi sono tipici momenti in cui va dato spazio all'interlocutore (mi dica.... è importante, l'ascolto volentieri).

L'ascoltatore nel sentire la storia esperisce il mondo e il paziente dal punto di vista del paziente, facendo da contenitore della storia del paziente.

L'ascolto è guarigione e anche diagnosi, se ben fatto, l'ascoltatore diventa un diagnosta migliore e il migliorascolto ascolta entrambi: il paziente e la patologia, e valuta ogni elemento come potenzialmente terapeutico (Ricorda Engel, le due strade).

Vediamo le competenze chiave dell'ascolto:

  • significato connotato alle parole (come narra e come si narra ha un significato intrinseco)
  • uso idiosincratico del linguaggio (come il paziente organizza il discorso e mette insieme i tasselli linguistici ha un suo significato)
  • figure del discorso che raccontano una storia sottostante (metafore, esempi, Ascoltare che il paziente ci porta della sua vita. Possiamo anche incoraggiarlo per avere una narrazione con un suo aspetto concreto)
  • tono e modulazione della voce (sono dei segni non verbali dello stato emotivo)
  • flusso del discorso e associazioni (possono essere segni di alterazione psicopatologica)
  • postura-gestualità
  • Osservare -espressione facciale
  • altre espressioni esterne alle emozioni (es.

Vedere se c'è omogeneità fra la narrazione e l'espressione emotiva - notare cosa manca

Confrontare le dissonanze fra modi di esprimersi - intuire (può portare ad approfondire su alcuni temi)

Partecipare alle proprie emozioni interne (tenere a bada il nostro mondo riflettere interiore. Innerviewing)

Pensare il tutto senza sentire la pressione di rispondere durante l'intervista (concentrarsi sul qui e ora)

9. ANAMNESI PATOLOGICA PROSSIMA E FARE UN ESEMPIO

L'arco di tempo riguarda la storia clinica del presente (qui e ora). È la prosecuzione logica e temporale dell'anamnesi patologica remota. Ciò che identifica l'ultimo episodio di malattia è quello che rappresenta la condizione attuale del paziente (anche se è iniziato 10 anni fa, se lo presenta anche oggi sta nella patologia prossima). Ha lo scopo di inquadrare la sofferenza del paziente nel qui e ora.

Aree diagnostiche da indagare:

  • deficit cognitivi
  • abuso di
sostanze)▪ durata e frequenza dei sintomi▪ gravità dei sintomi▪ impatto sulla vita quotidiana▪ presenza di fattori di rischio o eventi stressanti▪ storia familiare di disturbi psichiatrici▪ storia personale di traumi o abusi▪ uso di farmaci o sostanze▪ presenza di altre condizioni mediche▪ valutazione dello stato mentale (umore, pensieri, percezioni, comportamento)▪ valutazione delle funzioni cognitive (attenzione, memoria, orientamento)▪ valutazione delle funzioni sociali e relazionali▪ valutazione delle risorse personali e di coping▪ valutazione delle aspettative e dei desideri del paziente▪ valutazione delle eventuali richieste di aiuto o supporto▪ valutazione della motivazione al cambiamento▪ valutazione della disponibilità a seguire un percorso terapeutico
▪ sintomatologia in atto (durata, frequenza, gravità)
▪ evoluzione del quadro clinico (questi sintomi, si sono mantenuti nel tempo?)
▪ fattori scatenanti e precipitanti (era successo qualcosa prima che questo episodio si verificasse negli ultimi 6-12 mesi?)
▪ possibile spiegazione dei sintomi dall'uso di sostanze (prima di stare male, aveva usato qualche sostanza?)
▪ possibile spiegazione organica dei sintomi (prima di stare male, le è stata diagnosticata qualche malattia fisica o ha subito qualche ricovero? Le è stata fatta una diagnosi?)
▪ funzionamento socio-lavorativo rispetto al basale (ma lei adesso, riesce ad andare a lavoro, avere la sua socialità come quando stava bene?)
▪ È dello stesso tipo dei precedenti? (quello che le sta succedendo ora, è come nel passato? Se no, in cosa si differenzia?)
▪ Andamento del disturbo
▪ Trattamento in atto: dose, durata, esito, effetti indesiderati

Quando il paziente ci

Racconta il suo quadro, noi, mentalmente, possiamo dividerceli in:

  • Sintomi essenziali: necessari ma non sufficienti per fare diagnosi. (es. possiamo pensare ai riquadri grigi della MINI). Caratteristiche patognomoniche
  • Sintomi accessori: frequentemente associati al disturbo ma la cui presenza non è necessaria per fare diagnosi (Es. nella MINI stanno fuori dai riquadri grigi). Caratteristiche che fanno da corollario.

Altre specifiche aree da indagare:

  • Uso di sostanze: quando c'è il sospetto o la certezza dell'uso di sostanze ci sono degli elementi che vanno indagati. Per il pattern di uso è necessario indagare:
    • Età del primo utilizzo
    • Periodo di massimo utilizzo
    • Pattern o frequenza di utilizzo
    • Via di somministrazione
    • Periodo di sospensione (ha mai tentato di smettere? Se dice no va segnato in cartella perché è un fattore prognostico negativo)
  • Oltre a questi, si indaga anche:
    • Sintomi di tolleranza/astinenza
    • Storia di malattia

medica-Storia di trattamenti-Problemi con la giustizia

Questa indagine è da fare per tutte le sostanze che il paziente usa (non solo per quella che usa di più)

▪ Fattori di rischio per HIV: è una patologia che compromette la salute e l'incolumità dei pazienti è necessario indagare i fattori di rischio per l'infezione da HIV:

PARENTERALI

  • condivisione di aghi durante l'iniezione di farmaci o tattoing
  • trasfusione di sangue e derivati, di organi
  • trasmissione materno-fetale

ATTIVITÀ SESSUALE A RISCHIO

  • Rapporti sessuali non protetti con persone infette

COFATTORI

  • Compromissione della pelle o delle mucose, soprattutto nelle
Dettagli
A.A. 2019-2020
16 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher juliecorrencon927 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Colloquio psicologico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Cosci Fiammetta.