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CAPITOLO 1: LA STORIA DELLA MONETA
Con il termine moneta intendiamo tutto ciò che viene utilizzato come mezzo di pagamento e
intermediario degli scambi, e che svolga le funzioni di misura del valore, mezzo di scambio nella
compravendita di beni e servizi e/o fondo di valore.
Nonostante questa prima definizione indichi numerosi ambiti e modi in cui viene intesa e utilizzata
la moneta, la sua funzione per antonomasia resta comunque quella di strumento di pagamento da cui
tutte le sopracitate modalità di utilizzo derivano.
La storia della moneta ha origini molto antiche, in quanto tradizionalmente si considera come
il VII secolo a.C. il periodo in cui sia stata coniata la prima moneta al mondo per opera di Creso, re
di Lidia. L’avvento della moneta segnò storicamente il passaggio dalla forma di commercio del
baratto a quella moderna di cui tutti quotidianamente abbiamo esperienza concreta; il baratto infatti
viene inteso un’operazione di scambio bilaterale o multilaterale di beni o servizi fra due o più
soggetti economici senza uso di moneta.
Nel Medioevo, sia nel mondo Islamico che nell’Europa Occidentale si diffuse la concezione
del bimetallismo; secondo questa concezione nel sistema monetario si potevano riscontrare varie
tipologie di moneta, classificate sulla base della “preziosità” del materiale. Le monete di maggior
valore erano rappresentate da quelle auree che spesso venivano tesaurizzate, le monete d’argento
rappresentavano un valore intermedio, e le monete di rame erano infine utilizzate per il commercio
al dettaglio. In tutto questo sistema, lo stato stabiliva il rapporto di cambio (un po’ come accade ora)
tra monete auree e d’argento sulla base di eventuali nuove miniere scoperte.
Nelle economie rinascimentali la funzione del mercato si avvale di un nuovo ente, la zecca, la
quale viene gestita normalmente da chi esercita il potere politico: questo soggetto ha il compito di
ricevere oro e argento per trasformarlo in moneta trattenendo per se una piccola parte come
pagamento per coprire le spese di coniazione e come signoraggio.
Tuttavia nel corso dei secoli si sono individuati fondamentalmente due limiti collegati all’uso
di monete metalliche d’oro e d’argento: il primo limite è rappresentato dalla quasi totale
impossibilità di controllare l’offerta di moneta, dato che questa dipende dalla produzione delle
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miniere e dagli eventuali afflussi/deflussi di metallo da/verso l’estero. Inoltre è necessario
considerare questo limite anche da un’altra angolazione decisamente più macroeconomica dal
momento che se aumenta la quantità di moneta si produce un aumento di domanda di beni e servizi
rispetto all’offerta, causando così una crescita dei prezzi o altresì l’inflazione. Il secondo limite
riguarda principalmente i trasferimenti di denaro, in quanto l’utilizzo di monete metalliche
comporta problemi di sicurezza nel trasferimento di grandi somme di denaro, sia per il rischio di
furti sia per quello di perdite.
Con l’inizio dell’età industriale diventa sempre più importante disporre di monete in quantità
sufficiente a soddisfare le crescenti esigenze delle economie in forte crescita; allo stesso tempo
l’aumentare del benessere generale amplia il numero di chi può effettivamente risparmiare. Così
intorno al 1870 nascono le moderne banche commerciali con lo scopo di accogliere il risparmio dei
cittadini e contemporaneamente prestare denaro a chi ne necessita. L’oro via via viene utilizzato
come riserva per correggere i deficit delle bilance commerciali, uscendo di fatto dai commerci per
entrare nei depositi delle banche centrali. Si inizia così a mettere in atto una regola secondo cui le
autorità monetarie possono emettere moneta fino ad un valore massimo pari ad alcune volte il
valore dell’oro detenuto.
Questo sistema (noto comunemente come “sistema aureo”) è stato adottato da tutte le
principali economie occidentali durante un congresso internazionale nel 1867, portando con sé il
vantaggio di rendere effettivamente più semplice la creazione di moneta ma ponendo al tempo
stesso in una situazione critica un Paese con la bilancia costantemente in deficit.
La crisi mondiale del 1929 pone di fatto in una posizione delicata il sistema aureo e le relative
aree monetarie create (sterlina, marco, dollaro, yen, unione monetaria latina); a questo problema si
elabora una soluzione durante la conferenza di Bretton Woods del 1944 che ha nel finanziamento da
parte dei paesi in surplus a favore dei paesi in deficit la propria ragion d’essere. Tuttavia nemmeno
questa soluzione si rivela adatta a risolvere i crescenti problemi di un’economia che diventa sempre
più complessa perché governata da leggi e da meccanismi ancora difficili da individuare. Così nel
1971 sotto il governo Nixon, si attua la fine della convertibilità del dollaro (divenuta ormai valuta
volano dell’economia mondiale) in oro passando ad un sistema di cambi flessibili dove i deficit
danno luogo a svalutazioni delle monete. 3
CAPITOLO 2: BITCOIN, LA MONETA ELETTRONICA
Bitcoin è una moneta elettronica creata nel 2009 da un soggetto anonimo sotto lo pseudonimo
di Satoshi Nakamoto. Una prima grande differenza dalle valute tradizionali consiste nel fatto che
non esiste una banca centrale con il potere monopolistico ed esclusivo di stamparla, ma chiunque
può farlo a patto che sia in grado di risolvere problemi matematici complessi (o che conosca il
software che può farlo per esso). Il numero di bitcoin che può essere creato ha un limite, e di
conseguenza la liquidità non può essere aumentata all’infinito, a differenza di quanto sta facendo la
Federal Reserve con i dollari.
La valuta bitcoin inoltre può essere scambiata solo in “modalità” digitale, non esiste quindi su
carta la valuta corrispondente della moneta digitale; il valore viene stabilito in tempo reale su delle
borse digitali, permettendo così agli eventuali investitori di comprare e vendere a proprio
piacimento. Da questa caratteristica deriva probabilmente uno dei più grandi limiti della valuta,
ossia la sua eccessiva volatilità: una moneta molto volatile (ossia che si valuta e svaluta
velocemente) e quindi poco stabile, non è rassicurante sia per chi deve pagare sia per chi deve
incassare del denaro.
I trasferimenti di denaro in bitcoin sono in realtà un cambio di proprietà della valuta, e
vengono effettuati senza la necessità di un terzo soggetto (o ente) che supervisioni il tutto: questo
tipo di transazioni nega ogni possibilità all’utente di invalidare lo scambio stesso e quindi così di
riappropriarsi delle monete che hanno cambiato proprietà.
La rete bitcoin genera e diffonde in modo del tutto casuale un certo ammontare di monete per
una frequenza di circa sei volte l’ora per quegli utenti che mantengono attiva l’opzione “genera
bitcoin” nel proprio client. Ma tutto ciò non basta per poter ottenere la valuta in quanto inizialmente
il client ufficiale Bitcoin permetteva l’estrazione della moneta sfruttando la potenza della CPU per
svolgere i calcoli; tuttavia con l’aumentare della potenza di calcolo dei pc, questa funzionalità è
stata valutata come antieconomica e di conseguenza rimossa.
In sintesi quindi le caratteristiche tecniche di questa valuta sono:
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