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Negazione della responsabilità

Il genitore da la colpa ad altri o addirittura al bambino stesso. La completa assunzione di responsabilità fa sì che ci sia la presenza di tutti e 4 i livelli. Questo deve ammettere di avere fatto un'azione errata. Il genitore deve quindi riconoscere consapevolmente le sue azioni, assumersi la responsabilità ed essere coscienzioso sul danno recato al bambino. Deve inoltre aumentare le sue capacità empatiche verso la vittima.

L'impulsività del genitore come fattore di rischio prossimale. Questo è un altro elemento che può determinare un comportamento violento, visto come precursore dell'aggressività. L'impulsività è la non capacità di resistere ad un impulso, al desiderio di fare un'azione pericolosa per se stesso e per altre persone. Possono provare rimorso dopo l'azione. I disturbi impulsivi si caratterizzano per la presenza di comportamenti di ricerca del rischio, ridotte capacità di evitamento del pericolo.

E scarsa ansia anticipatoria. ALTRA DISTINZIONE E' FRA AGGRESSIVITA REATTIVA (RISPOSTA OSTILE AD UNA FRUSTRAZIONE LEGATA ALL'IMPULSIVITA') E AGGRESSIVITA' PROATTIVA (COMPORTAMENTO CHE DERIVA DA UN ANTICIPARE I SUOI BENEFICI, LEGATA AL COMPORTAMENTO PREMEDITATO). SI DEDUCE CHE SI PUO ESSERE AGGRESSIVI SENZA ESSERE IMPULSIVI E ANCHE IL CONTRARIO. I FATTORI CHE POSSONO INFLUENZARE SONO: MALTRATTAMENTO, ABUSO E AMBIENTE CIRCOSTANTE.

Lezione 401. Elencare e spiegare brevemente i fattori di rischio prossimali famigliari e sociali. La concezione basata sui fattori di rischio e protettivi si propone di far emergere non solo le caratteristiche e le peculiarità familiari che mettono a rischio il bambino, ma anche le potenzialità e le risorse residue che potrebbero contrastare o ridurre l'impatto dei fattori negativi. Le condizioni di rischio implicano l'esposizione ad esperienze avverse di tipo cronico o acuto, che possono lentamente smorzare, distruggere ed.

annientare fisicamente e psicologicamente oppure irrompere improvvisamente nella vita delle persone, in forma d'avvenimenti traumatici. Se recuperiamo il significato originario del termine "rischio" o quello adottato nell'ambito degli approcci tecnico-scientifici, vediamo tuttavia come esso ruoti essenzialmente attorno al concetto di probabilità ed è quindi inteso come "prodotto delle probabilità e delle conseguenze (dimensioni e gravità) del verificarsi di un certo evento avverso (vale a dire di un pericolo)". Per approfondire le sfaccettature del concetto di fattori di rischio è utile richiamare la distinzione introdotta da Baldwin tra fattori distali e fattori prossimali. I fattori prossimali, possono essere di rischio o protettivi e vengono così chiamati perché sono contigui e prossimi da un punto di vista relazionale, coincidono con le esperienze del quotidiano e si riferiscono a caratteristiche.

I fattori di rischio possono essere legati a condizioni individuali ed ambientali oppure ad eventi che esercitano un'influenza diretta nelle relazioni; sono percepibili soggettivamente ed investono lo spazio di vita, le emozioni ed i comportamenti quotidiani. Possono avere una valenza negativa e per questo contribuiscono a potenziare il rischio, nel senso che ne amplificano l'effetto, oppure una valenza positiva che contribuisce a ridurre la portata dei fattori di rischio. Quando un fattore protettivo entra in gioco è probabile che una traiettoria precedentemente a rischio cambi direzione in senso positivo. Se, invece, a causa dei fattori prossimali di rischio, le condizioni di vulnerabilità della famiglia vengono ulteriormente aggravate, aumenta la probabilità di un'evoluzione negativa delle competenze parentali. I fattori prossimali si distinguono in:

  1. fattori individuali, come capacità empatiche, desiderio di migliorarsi, autonomia personale, buon livello di autostima, ecc.
  2. fattori familiari e sociali,

come rete di supporto parentale o amicale, capacità di gestire i conflitti, ecc.

3) caratteristiche del bambino: temperamento facile.

2. conflitti di coppia come fattore di rischio prossimale

I fattori prossimali, possono essere di rischio o protettivi e vengono così chiamati perché sono contigui e prossimi da un punto di vista relazionale, coincidono con le esperienze del quotidiano e si riferiscono a caratteristiche individuali ed ambientali oppure ad eventi che esercitano un'influenza diretta nelle relazioni; sono percepibili soggettivamente ed investono lo spazio di vita, le emozioni ed i comportamenti quotidiani. Possono avere una valenza negativa e per questo contribuiscono a potenziare il rischio, oppure una valenza positiva che contribuisce a ridurre la portata dei fattori di rischio.

I fattori prossimali si distinguono in:

  1. fattori individuali, come capacità empatiche, desiderio di migliorarsi, autonomia personale, buon livello di autostima, ecc.
  2. come rete di supporto parentale o amicale, capacità di gestire i conflitti, ecc.

fattori familiari e sociali, come rete di supporto parentale o amicale, capacità di gestire i conflitti, ecc.

caratteristiche del bambino: temperamento facile

Il conflitto di coppia, manifesto o mascherato, costituisce uno dei maggiori fattori di rischio per il fallimento delle competenze genitoriali. Si intendono qui sia le situazioni di conflitto silente, costituito da squalifica, disprezzo ed emarginazione reciproca sia situazioni di aperto conflitto che può sfociare anche in situazioni di violenza. Per valutare la gravità della situazione occorre valutare la gravità e la cronicità della conflittualità, in termini di presenza di violenza verbale e/o fisica, di frequenza dei diverbi, se sono costanti nel tempo o sporadici e contestualizzati. Occorre valutare anche il contenuto dei conflitti: se riguarda forme di gelosia irrazionali ed estreme; se riguardano la gestione della famiglia, dei figli o del denaro, inoltre bisogna valutare la presenza

Le differenze culturali. La capacità di gestire i conflitti richiede un certo livello di sicurezza e di autonomia e si contrappone ad un atteggiamento istigatorio, insicuro, di dipendenza passiva. La negoziazione è una specifica abilità di mediare i conflitti, che consiste nel saper ammorbidire la propria posizione, nel sapere coinvolgere l'altro nel processo cooperativo che mira a risolvere il problema oggettivo e non di focalizzarsi sulla persona che lo esprime. Nelle famiglie multiproblematiche spesso si creano coalizioni, alleanze tra le tre generazioni (nonni-genitori-figli) che creano relazioni disfunzionali. Non sono solo l'esito di eventi conflittuali eclatanti o specifici, ma si legano all'incapacità di gestire i piccoli e inevitabili conflitti quotidiani, ricorrendo a piccoli inganni, omissioni, ecc. che possono nel tempo sfociare poi in conflitti più intensi e difficili da mediare. Molto gravi le situazioni in cui il conflitto

Sfoci in violenza domestica che risulta un rischio per il bambino non solo in modo diretto, a causa dell'assistere alle scene di violenza di un genitore (di solito il padre) nei confronti dell'altro genitore (di solito la madre) ma anche in modo indiretto per le ricadute che la violenza domestica ha sulle capacità genitoriali.

La letteratura segnala infatti che i bambini che assistono alla violenza tra i genitori, sono a maggior rischio di essere a loro volta vittime di violenza fisica, maltrattamento psicologico e trascuratezza3.

Il temperamento difficile del bambino alla nascita come fattore di rischio prossimale. I fattori prossimali, possono essere di rischio o protettivi e vengono così chiamati perché sono contigui e prossimi da un punto di vista relazionale, coincidono con le esperienze del quotidiano e si riferiscono a caratteristiche individuali ed ambientali oppure ad eventi che esercitano un'influenza diretta nelle relazioni; sono percepibili.

soggettivamente ed investono lo spazio di vita, le emozioni ed i comportamenti quotidiani. Possono avere una valenza negativa e per questo contribuiscono a potenziare il rischio, oppure una valenza positiva che contribuisce a ridurre la portata dei fattori di rischio. I fattori prossimali si distinguono in: 1) fattori individuali, come capacità empatiche, desiderio di migliorarsi, autonomia personale, buon livello di autostima, ecc. 2) fattori familiari e sociali, come rete di supporto parentale o amicale, capacità di gestire i conflitti, ecc. 3) caratteristiche del bambino: temperamento facile, temperamento difficile, malattie fisiche o disturbi alla nascita. La letteratura sulle competenze parentali e quella sul maltrattamento e l'abuso all'infanzia hanno da tempo segnalato come la presenza in famiglia di un bambino con temperamento difficile costituisca un importante fattore di stress nella relazione genitore-figlio. Non è, infatti, facile per un genitore.trovarsiquotidianamente a contatto con un bambino da calmare, fortemente reattivo agli stimoli ambientali e chesi adatta lentamente e difficilmente alle situazioni nuove.Osterberg e Hagekull hanno riscontrato un effetto diretto del temperamento difficile sullo stressgenitoriale, in uno studio in cui è stata controllata l'influenza di variabili come il carico di lavoro, il supportosociale, la presenza d'altri figli e di eventi di vita negativi.In sintesi, la percezione del bambino come difficile, reattivo e irritabile, attivando una condizione di ansia,stress e difficoltà nel genitore, potrebbe stimolare modalità d'accudimento inadeguate di tipo ansiogeno,reattivo e punitivo, che a loro volta contribuiranno a sostenere e mantenere le difficoltà del bambinoall'interno d'una spirale continua di stress.Lezione 421) La rielaborazione del rifiuto e della violenza subiti in infanzia come fattore protettivoindividualeQuesto fattore

protettivo prossimale,

Indica la capacità individuale evoluta e raffinata di riflettere sulla propria storia, riconoscendo realisticamente non tanto e non solo le difficoltà oggettive, quanto la sofferenza, il rifiuto, il dolore sperimentati da bambini a causa di relazioni affettive insoddisfacenti o dannose con le famiglie di origine.

Si associa alla capacità di giudicare in termini ampi e astratti gli eventi passati e la relazione con i propri genitori sia di raccontare specifici episodi che motivino i giudizi. La rielaborazione delle esperienze di violenza vissute è connessa alla capacità di riconoscersi come vittime e di riconoscere che anche i propri genitori hanno incontrato difficoltà e disagi da cui non sono riusciti a preservare i figli. La rielaborazione diminuisce il rischio di mettere in atto comportamenti negativi (commissivi od omissivi) sui figli. Va concepita come un continuum che vede da un estremo positivo la rielaborazione vera e

Da un lato, c'è la consapevolezza della propria esistenza e, dall'altra parte, la totale assenza di consapevolezza dell'impatto che le esperienze negative hanno avuto sull'esistenza.

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Publisher
A.A. 2022-2023
131 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gherezzino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Dinamiche relazionali e rischio evolutivo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Procaccia Rossella.