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Cosa sono le microlingue
3)
Termine usato per indicare linguaggi tecnici specialistici, in uso in determinati settori della
tecnica, delle scienze e delle attività produttive. Hanno lo scopo di comunicare in maniera più
chiara possibile e di permettere a chi le usa in maniera appropriata, di essere identificato come
membro di un determinato ambito professionale. Hanno tutte caratteristiche tipiche, sia sul
piano lessicale che morfo-sintattico.
Caratteristiche delle microlingue
4) Caratteristiche lessicali
Mono referenzialità: Un determinato lemma, in un dato contesto, assume un solo significato
(Ex: ‘azione’, che ha il significato comune di operare, in economia assume il significato di
quota di capitale di una società).
Denotatività: ogni parola indica un significato, e allo stesso tempo lo definisce (Ex: ‘villa’, è
una casa, ma allo stesso tempo è più grande, più spaziosa).
Neologizzazione: è la creazione di nuovi termini, attraverso l’uso del latino, di prestiti e
calchi da altre lingue.
Caratteristiche sintattiche
o
Nominalizzazione: frequente l’uso di sostantivi per esprimere concetti. Spesso al posto
del verbo si inserisce un nome (Ex: Colombo scoprì l’America La scoperta
dell’America da parte di Colombo). Inoltre si eliminano le frasi relative (Ex: Un
procedimento che può creare pericoli Un procedimento pericoloso).
Passivazione: il complemento d’agente è spesso omesso.
Spersonalizzazione: è legata all’uso del passivo e all’omissione del complemento
d’agente. Si utilizzano pronomi di 3° persona o si personificano oggetti (Ex: il libro
esamina, l’autore).
• Caratteristiche testuali
Un testo ha una sua coerenza (il filo del discorso) e si regge su meccanismi formali,
che sono:
Coerenza: la distribuzione dell’informazione segue sempre l’ordine: ‘dichiaro
- l’argomento, poi predico qualcosa di nuovo’.
Coesione: il testo è reso trasparente anche dal ricorso ad indicatori
- metacomunicativi o operatori logico grammaticali. (Ex: anzitutto, inoltre, infine,
allora, quindi, ecc). Inoltre si sceglie tra ipotassi e paratassi. La microlingua
privilegia la coordinazione.
L’insegnamento delle lingue nell’antichità
5)
Nell’antichità i metodi per insegnare le lingue si basavano su approcci pratici. La traduzione era
usata solo per scopi di comprensione dei testi. La traduzione fu introdotta dai maestri delle
comunità greche dell’Egitto e delle Gallie, ed era utilizzata per necessità politico amministrative.
L’uso della traduzione si è analizzato nel Rinascimento, fornendo regole sul modo più appropriato
di tradurre. Le lingue straniere quindi, vennero insegnate fino al 500 con finalità pratiche, con lo
scopo di rendere lo studente capace di cavarsela nelle situazioni quotidiane, negli affari e nei
rapporti sociali. Le lingue straniere venivano insegnate attraverso contatto diretto con stranieri,
soprattutto insegnanti madrelingua. Nel medioevo la lingua internazionale era il latino, così ci si
approcciava alle lingue straniere allo stesso modo, cioè in modo diretto e intensivo. Quando il latino
divenne lingua morta, si continuò comunque ad insegnare le lingue moderne allo stesso modo. I
primi manuali di lingua erano rivolti ai mercanti o ai commercianti che avevano la necessità di
entrare a contatto con i mercati stranieri. Alla fine del 600 si nota la tendenza a ridefinire i metodi
didattici, ed è in quel periodo che nasce il metodo maturale, in cui il dialogo è fondamentale.
Approccio comunicativo
6)
L’approccio comunicativo inizia a muoversi negli anni ’60 ed è alla base dell’insegnamento
delle lingue straniere. Si basa su 3 asserzioni fondamentali:
• Raggiungimento della competenza comunicativa da parte dello studente, che comprende:
competenza linguistica, la competenza sociolinguistica, quella paralinguistica e quella
extralinguistica.
• Pragmatica e correttezza sono sullo stesso piano, ovvero attraverso gli atti linguistici si
raggiunge la correttezza formale.
• Una lingua straniera può essere usata solo se si conosce la cultura del paese straniero nel
quale si parla; il legame tra lingua e cultura è fondamentale.
Metodo comunicativo
7)
Il primo metodo comunicativo si sviluppa tra gli anni ’60 e ’70, ed è il metodo Situazionale.
Esso mette in primo piano il concetto di situazione: una lingua non si focalizza solo sui
contenuti linguistici, ma viene inserita in una situazione comunicativa. Ogni lezione infatti
inizia con la presentazione di un dialogo.
Un altro metodo comunicativo è quello Nozionale-funzionale. Questo metodo non era destinato
alla scuola, ma era stato ideato per gli adulti negli anni ’70 all’interno del progetto Lingue Vive.
Secondo questo metodo la lingua va analizzata in termini di scopi comunicativi (presentarsi,
salutare, offrire, ecc). Si privilegia molto di più la lingua orale.
Mobile Learning
8)
E’ l’apprendimento attraverso l’uso di dispositivi mobili (tablet, smartphone, cellulari, ecc). il
termine deriva da e-learning, ovvero apprendimento elettronico. Grazie ad una piattaforma, lo
studente può usufruire dei contenuti ed interagire con altri studenti, attraverso la rete, in tempo
reale e ovunque. Dalla fine degli anni ’90 ad oggi sono nati vari progetti, premi, conferenze,