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IV: La gestione delle emozioni: la percezione e la reazione agli eventi.
V: Trasformazione della gioia e della sofferenza in occasione di crescita.
VI: Le relazioni interpersonali, il disarmo interiore, il dialogo.
VII: Il passato riletto attraverso il presente per il futuro; ottimismo e speranza.
VIII: La gratitudine.
IX: La padronanza ambientale.
X: L’apertura della vita. 2
esprime davanti allo stimolo iniziale. La sofferenza, ad esempio, viene spesso attribuita al fatto di
assegnarne all’altro la “causa”. È chiaro che nei rapporti quotidiani si perde del tutto di vista il
concetto di sistema, pensando piuttosto alla relazione come ad una situazione caratterizzata da
e l’altro perde, e non ad
una logica a somma zero, dove uno vince una logica di equilibrio dove si
può perdere, ma anche vincere entrambi, ottenendo come somma due!
abbiamo analizzato diverse “situazioni-tipo” che almeno una volta nella
Durante il seminario,
vita abbiamo conosciuto tutti, come la situazione in cui la moglie si lamenta del marito perché
questo la trascura e il marito si lamenta a sua volta della moglie perché è sciatta; oppure la
fidanzata si lamenta del ragazzo che non le invia più il messaggio del buongiorno ed il ragazzo
percepisce la sua ragazza molto fredda e distaccata e si preoccupa di ciò.
basterebbe solo che l’altro cambiasse per risolvere il problema,
Spesso si tende a pensare:
ma è altrettanto vero che anche dal nostro personale cambiamento possiamo ottenere una
trasformazione della relazione.
In quest’ottica, la realtà è vista come composta da tante realtà quanti sono gli individui
connessi nella situazione, e la filosofia orientale offre una chiave di lettura in linea con quanto
l’ambiente
sopra esposto, abbracciando 3 concetti: il mondo interiore, quello delle relazioni e
esterno. In particolare, il primo riguarda il carattere e la personalità e si sostanzia di 5 elementi:
1. la forma (aspetto fisico, il corpo, i cinque sensi e le azioni materiali);
percezione (capacità di ricevere e elaborare info provenienti dall’esterno);
2. la
3. la concezione (legata alla formazione di idee);
4. la volizione (legata alla volontà di prendere decisioni);
5. la consapevolezza (o coscienza).
L’azione di questi 5 aggregati sviluppa la personalità attraverso modalità di percepire e
reagire agli eventi, ossia come facciamo entrare le informazioni esterne e come le elaboriamo, per
poi decidere come agire.
Teoria del Valore di giudizio, nell’accezione
Dal modello teorico presentato si evince anche che, quando parliamo
2
giusto/sbagliato, bisognerebbe abbracciare quella che Makigouchi già nel 1930 ha definito Teoria
del Valore, in cui il valore si articola in tre aspetti:
1. Valore di Bellezza, legato alla felicità edonica che si collega alla vita piacevole;
corrispondente alla vita Impegnata, rappresenta l’emergere dei propri
2. Valore di Guadagno,
valori personali; stessi e per l’intera comunità.,
3. Valore di Bene, richiama alla creazione di valore per se che
3
può ricollegarsi a quella che Seligman definisce vita densa di significato.
–
2 Makigouchi (Arahama, 6 giugno 1871 Tokyo, 18 novembre 1944) è stato fondatore e primo presidente della Soka Gakkai
Internazionale. 3
La felicità quindi per Makigouchi deve essere considerata un bene individuale e sociale, poiché
non può esistere nel gretto egoismo: il benessere, per mantenersi nel tempo, ha bisogno della
collaborazione, dell’interazione e del sostegno della comunità. Non possiamo dunque fare a meno
di parlare di relazioni interpersonali, veri e propri sistemi interattivi a cui contribuiscono tutti gli
elementi coinvolti nel sistema stesso.
Esistono in effetti due modi diversi di percepire le relazioni interpersonali:
primo si fonda sulla consapevolezza del Sé e dell’altro, sul rispetto della propria diversità
1. il
e intersoggettività, dando vita ad uno scambio produttivo nel quale ci possono essere punti
di accordo/disaccordo. Sono questi comportamenti che portano alla Creazione di Valore;
il secondo si fonda sul possesso dell’altro
2. e su quella che Carli e Paniccia (2003)
in cui l’altro non è legittimato a parlare, pensare, agire
definiscono dinamica neoemozionale
e percepire e vi è una forte asimmetria a favore del sé, che si traduce in un volere che
l’altro agisca come vorremmo che agisse. Il desiderio di possesso dell’altro nasce dal
pretendere di portare l’altro all’interno del nostro sistema di simbolizzazione affettiva, la cui
una disfunzionalità all’interno delle
seconda modalità di tipo neoemozionale produce
relazioni, che, da fonte di gioia, diventano fonte di sofferenza. In un certo senso è come se
ci volessimo rifugiare nell’idealizzazione delle emozioni piuttosto che affrontare il “nodo
della questione” delle relazioni.
Spesso quindi le relazioni diventano causa di sofferenze, perché non riusciamo a metterci nei
panni dell’altro, non riusciamo a condividere il sentire dell’altra persona, comprendere le
motivazioni che la portano ad agire così, non si riesce a risolvere il vero problema perché questo fa
paura e spesso è molto più facile agire così piuttosto che affrontare anche le nostre paure. Aprirsi
agli altri può rivelarsi un’impresa, ma solo aprendo uno spiraglio al dialogo si possono risolvere i
nostri conflitti relazionali, creando nel contempo un valore aggiunto.
La pretesa…
Al polo opposto della dinamica neoemozionale si trova dunque l’espressione più generica del
possesso dell’altro, il pretendere. All’interno della pretesa, l’individuo rivendica il diritto
all’obbedienza, all’affetto, al riconoscimento. Quante volte, ad esempio, i nostri genitori ci fanno
presenti le loro pretese:
“Questa casa non è un albergo!”
“Finché sei sotto il mio tetto, si fa come dico io!”
“Io esigo rispetto!”
La pretesa, di per sé, presenta determinate caratteristiche:
contenuto non specifico (non si sa cosa si vuole);
3 M.E. P. Seligman è uno psicologo e saggista statunitense (1942). È considerato il fondatore della psicologia positiva. 4
impossibilità di essere soddisfatta (la risposta non è mai abbastanza);
mancanza totale di limiti;
“Io esigo rispetto!”
godimento di una legittimazione sociale (ad esempio, è legittimato dal
comandamento morale “Onora il padre e la madre”)
però dall’egocentrismo, dal localizzare in ogni caso
La pretesa nasce il proprio Locus of control
a livello esterno e dal non voler credere in concetti quali impermanenza ed interdipendenza.
È vero che la nostra vita è fatta di un susseguirsi di bisogni e, quando si parla di bisogni
4
esistenziali, quasi automaticamente il pensiero va alla scala gerarchica elaborata da Maslow ,
internazionalmente conosciuta come “piramide di Maslow”, dove i livelli di bisogno maggiormente
percepiti da un individuo, dal basso in alto, sono: bisogni fisiologici, bisogni di salvezza, sicurezza
e protezione, bisogni di appartenenza, bisogni di stima e bisogni di realizzazione di sé
La piramide di Maslow indica dove cercare indizi rispetto ai bisogni non soddisfatti di una
persona: quando non viene soddisfatto il nostro bisogno di amore, ad esempio, tendiamo ad
attribuire la colpa a qualcun’altro, cosa che fa scattare la pretesa, che viene giocata attraverso i
cosiddetti “drammi del controllo”, che vanno dal vittimismo alla provocazione, fino alla vera e
propria obbligazione.
Non sempre però è semplice chiedersi che cosa si desidera veramente e riuscire a
trasformare le proprie tendenze in qualcosa che crei valore, soprattutto quando attribuiamo all’altro
la responsabilità della nostra felicità.
Il conflitto
In una relazione interpersonale, si ha conflitto quando è presente una discrepanza tra ciò che si
desidera e ciò che invece si manifesta. Sebbene all’interno del conflitto la cosa più importante sia
quella di vincere, come già accennato, in realtà la vittoria non risolve il problema ma contribuisce a
squilibrare il sistema, soprattutto se nessuna delle persone coinvolte è disposta a scendere dalla
propria posizione, tanto più che spesso l’argomento apparente che porta ad un conflitto è
maschera di un altro reale ed importante, che invece sarebbe necessario esplicitare, sviscerare e
sciogliere affinché possa essere risolto.
Il contagio emotivo, la simmetrizzazione, la sensazione di sapere cosa pensa l’altro e la
che contribuiscono all’escalation
perdita di contatto con la realtà, sono elementi del conflitto, dove i
bisogni e gli interessi lasciano il campo allo scontro tra le posizioni. La posizione corrisponde alla
all’interno
manifestazione delle pretese, rappresentando il ruolo che ci siamo auto-attribuiti della
nostra idea, spesso inconciliabile con la posizione della persona che abbiamo di fronte, ma sotto di
essa si nascondono i nostri desideri, le aspettative, i timori ed i desideri proiettati nell’altro. Dietro
le posizioni si possono anche rivelare gli interessi comuni legati al mantenimento della relazione.
4 A. Maslow, Motivazione e personalità, Armando, Roma 1973. 5
Elementi della dinamica neoemozionale
All’interno della dinamica neoemozionale si collocano, come abbiamo rilevato durante il seminario,
alcune attività specifiche e ben determinate:
Controllare. Il controllo è il tentativo di mettere alla prova la relazione. Per controllo si
l’altro da nostro potenziale amico può divenire nemico e
intende la ricerca di un nemico;
“remare contro”. Sia che si trovi oppure non si trovi qualcosa, il dubbio permane. Ad
esempio, la fidanzata convinta che il proprio partner la tradisca, poiché le sue precedenti
relazioni sono finite in questo modo, cercherà sempre di trovare conferma ai propri dubbi
rovistando tra le sue cose, sui social network, sul cellulare e, se non troverà nulla per poter
veramente ammettere che il suo ragazzo la tradisce, finirà col pensare che in realtà lui è
molto scaltro ed ha cancellato tutte le prove.
Il diffidare porta a cercare rassicurazioni dagli altri esterni al “conflitto”,
Diffidare.
solitamente da un amico. Questa versione passiva del controllo fa vivere la persona in uno
stato di dipendenza, da un allerta perenne, cercando ogni minimo segnale di pericolo.
E’ uno sviluppo del sull’oggetto. Si basa sulla ricer