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I MODELLI STADIALI

1) L'implementazione degli obiettivi: la prospettiva di Gollwitzer

Uno degli elementi innovativi dei modelli statuali è l'enfasi sulla volizione. L'individuo dopo aver scelto quale desiderio per seguire passa alla fase precedente l'azione. Qui sviluppo all'intenzione di implementare la decisione e pianifica come trasformare la decisione in realtà. Occorre pertanto distinguere tra l'intenzione di fissare un obiettivo, intenzione finalizzata, che è il risultato di una decisione presa tra più desideri in competizione, e l'intenzione di implementazione, derivata dalla scelta tra i diversi modi per realizzare l'obiettivo.

Con l'intenzione finalizzata l'individuo trasforma un desiderio in obiettivo a cui votare il proprio impegno. Con l'intenzione di implementazione l'individuo specifica quando, dove e come raggiungere l'obiettivo. L'intenzione di implementazione consente di...

superare quattro problemi specifici:

  1. intraprendere fattivamente un percorso di cambiamento
  2. perseverare nel perseguimento di un obiettivo quando si verificano interferenze di stimoli esterni o interni
  3. abbandonare un obiettivo quando questo sia futile, infattibile o indesiderabile
  4. non investire deliberatamente eccessivo sforzo in un'azione che possa esaurire le risorse personali

2) Il modello transteorico del cambiamento.

Il secondo elemento che caratterizza i modelli stradali, oltre alla volizione, è l'accento posto sulla dinamicità delle fasi. Le teorie studiate infatti suggeriscono che:

  1. a stadi differenti le persone si comportano in modo qualitativamente diverso
  2. da stadio a stadio variano i tipi di intervento e di informazioni necessari per avvicinarsi all'azione o per adottare un nuovo comportamento.

Durante la loro ricerca in ambito psicoterapeutico, Prochaska e DiClemente hanno osservato che le persone sembrano attraversare 5 stadi di cambiamento.

ricorrenti:
  1. precontemplazione, l'individuo non ha alcuna intenzione di cambiare comportamento nel breve periodo
  2. contemplazione, inizia a pensare al cambiamento ma non ha ancora intrapreso azioni o fatto alcun preparativo in tal senso
  3. preparazione, si accinge a cambiare sviluppando l'intenzione di agire concretamente nell'arco del mese successivo
  4. azione, passa direttamente ai fatti, modificando il comportamento, le esperienze o l'ambiente, in modo da affrontare efficacemente il problema
  5. mantenimento, l'individuo tenta di mantenere a lungo termine il cambiamento raggiunto
Mentre gli stadi sono considerati universali, ossia validi per tutte le persone che cambiano comportamento, la loro professione varia profondamente da individuo a individuo e a seconda del tipo di comportamento considerato. Il più delle volte occorrono più cicli di passaggio tra gli stadi prima che il cambiamento si stabilizzi. Oltre a descrivere in quale stadio si trova un individuo,

Il modello è in grado di stabilire quando il cambiamento è avvenuto in base a tre criteri: il bilancio decisionale dei vantaggi e degli svantaggi connessi a un dato comportamento, livello di autoefficacia percepita rispetto alla capacità di far fronte a situazioni ad alto rischio senza incorrere in ricadute e processi di cambiamento attuati per modificare il comportamento problematico.

3) Approccio del processo di azione rilevante per la salute

Schwarzer ha sviluppato la approccio del processo di azione rilevante per la salute. Si tratta di un modello socio cognitivo di carattere stadiale che implica una fase motivazionale preintenzionale e una fase volitiva postintenzionale che conduce all'attuazione del comportamento salutare. Durante la fase motivazionale l'individuo sviluppa l'intenzione di adottare una misura precauzionale o di cambiare comportamenti rischiosi in favore di altre condotte. Tale fase si conclude con la formulazione di un obiettivo.

oun'intenzione esplicita all'azione. le buone intenzioni, tuttavia non garantiscono necessariamente la loro realizzazione. perché ciò accada la persona deve passare alla fase volitiva, in questo stadio il cambiamento viene pianificato sia in termini di azione diretta che di prevenzione delle barriere e degli impedimenti che si possono incontrare sul cammino del cambiamento. a questo punto si passa all'azione e soprattutto a mantenere il comportamento nel tempo. a questo scopo il controllo dell'azione avviene tramite l'automonitoraggio, la consapevolezza degli standard di riferimento e lo scorso.

Cap 4

Il problema della comunicazione con il medico è oggi studiato in prevalenza dalla prospettiva dei pazienti. Una buona o una cattiva comunicazione hanno conseguenze sulla salute dell'assistito.

La decisione in medicina: le prospettive del medico e del paziente

Il medico procederà a valutazioni basate sull'evidenza clinica, sui

dati epidemiologici e sulle conoscenze e competenze acquisite in precedenza. Il professionista esperto utilizzerà la strategia del procedimento in avanti: avrà già a disposizione cioè rappresentazioni mentali delle possibili soluzioni alternative. Questo procedimento richiede sia la conoscenza approfondita del problema che una quantità consistente di informazioni organizzate sul caso specifico. Per i pazienti invece la situazione è diversa, la maggior parte di essi non possiede le competenze e conoscenze per costruire una rappresentazione mentale del problema, inoltre i pazienti devono prendere una decisione che li coinvolge emotivamente e personalmente tenendo conto delle circostanze di vita e non solo mediche ma anche psicologiche e sociali nelle quali si inscrive la malattia. Inoltre le decisioni possono riguardare temi delicati quali le proprie possibilità di sopravvivenza, la salvaguardia di una buona qualità della vita a fronte magari di

un aspettativa divisa più breve. lo stile decisionale dei pazienti le persone differiscono tra loro per la qualità di informazioni di cui necessitano per sentirsi in grado di decidere correttamente, nonché per il livello di autonomia con cui effettuano le proprie scelte. il processo decisionale è influenzato dalla quantità di informazioni che l'individuo ritiene necessaria per poter decidere adeguatamente. Webster e Kruglanski definiscono il bisogno di chiusura cognitiva l'esigenza che una persona avverte di giungere ad una conclusione sulla base delle informazioni che possiede, chiudendo il processo di lavorazione ed evitando di esplorare possibili alternative. le persone che necessitano di molte informazioni per decidere mostrano uno scarso bisogno di chiusura. al contrario un elevato bisogno di chiusura è tipico di coloro che tendono a prendere decisioni sulla base di poche informazioni essenziali. successivamente Petersen ha proposto una

Classificazione degli stili decisionali basati sia sul livello bisogno di chiusura che sul grado di consapevolezza con cui individui elaborano le informazioni. La consapevolezza rappresenta qui la tendenza alla riflessione e all'elaborazione attiva e ponderata delle informazioni. Alcune persone tendono a decidere affidandosi alle opinioni di altri o conformandosi passivamente a soluzioni già performate. Queste persone sono definite "mindless": non partecipano consapevolmente alle decisioni che li riguardano. Al contrario, gli individui "mindful" si considerano protagonisti delle proprie decisioni. Nella classificazione si distinguono quattro strategie decisionali:

  1. Ricercare informazioni (information seeking): è tipica delle persone con basso bisogno di chiusura ed elevata consapevolezza.
  2. Elaborare informazione (information processing): caratterizza gli individui con elevato bisogno di chiusura ed elevata consapevolezza.
  3. Rimuginare (ruminnating): questa strategia è propria

Di persone con basso bisogno di chiusura e scarsa consapevolezza

4) Seguire i consigli (advice following) mettono in atto questa strategia gli individui con elevato bisogno di futura e scarsa consapevolezza

Modelli relazionali medico/paziente

  1. Modello paternalistico biomedico: in tale modello il medico diagnostica, decide e prescrive, mentre il paziente tace, ascolta ed obbedisce.
  2. Modello consumistico: tale modello enfatizza l'autonomia di scelta del paziente. Il medico inquadra il problema in termini epidemiologici, fornisce dati statistici circostanziati sulle probabilità di successo di una terapia, illustra nei dettagli i possibili effetti collaterali ed i costi/benefici di un trattamento, ed il paziente decide in autonomia sulla base di queste informazioni. Questo approccio si va diffondendo oggi per vari motivi: la maggiore competenza dei pazienti, la diffusione di informazioni mediche di ogni genere attraverso i media, l'enorme aumento di cause legali intentate contro medici.
ed ospedali dai pazienti e delle loro famiglie…il medico infatti è deresponsabilizzato ed il suo lavoro perde la componente di "presa in carico" che contraddistingue le professioni d'aiuto. 3) il modello centrato sul paziente e sulle sue dimensioni il termine patient-centredness include diversi aspetti della relazione con il medico. Infatti Mead e Bower hanno identificato 5 dimensioni fondamentali della patient-centredness che sono: 1) approccio biopsicosociale e il paziente come persona per quanto riguarda la prima dimensione l'importanza di assumere una prospettiva biopsicosociale è stata numerose volte ribadita. la seconda dimensione, considerare il paziente come persona, si riferisce al vissuto soggettivo della malattia, il significato che il paziente attribuisce ad essa, al suo stile di coping, alle risorse personali e sociali di cui dispone. 2) condivisione di potere e responsabilità con la terza dimensione entriamo specificamente nel meritoa propria condizione di salute e delle opzioni terapeutiche disponibili. Come risultato, l'empowerment del paziente si traduce in una maggiore consapevolezza e capacità di prendere decisioni informate. Per favorire la condivisione di potere e responsabilità, è importante che il medico utilizzi una comunicazione efficace e empatica con il paziente. Questo può includere l'ascolto attivo, l'apertura a diverse prospettive e la valorizzazione dell'esperienza del paziente. Inoltre, il medico deve spiegare con chiarezza e in modo comprensibile al paziente la sua stima azione e le possibilità di intervento. Questo significa fornire informazioni dettagliate sulle opzioni terapeutiche disponibili, i rischi e i benefici associati a ciascuna opzione, e coinvolgere il paziente nella scelta del percorso di cura più adatto alle sue esigenze e preferenze. Promuovere l'empowerment del paziente significa anche incoraggiare il paziente a diventare un protagonista attivo della propria vita e della propria salute. Questo può essere fatto fornendo al paziente strumenti e risorse per acquisire conoscenze critiche sulla propria condizione di salute, incoraggiando la partecipazione attiva nelle decisioni terapeutiche e supportando il paziente nel prendere iniziative per migliorare la propria salute. In conclusione, la condivisione di potere e responsabilità nel modello relazionale medico-paziente implica un coinvolgimento attivo del paziente nella decisione terapeutica, valorizzando la sua esperienza e promuovendo il suo empowerment. Questo approccio favorisce una cura più personalizzata e centrata sul paziente, migliorando l'efficacia e la soddisfazione del percorso di cura.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
34 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuggijr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Attività in psicologia clinica e della salute e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Giangrasso Barbara.