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IL CASO DI DAVIDE: PSICOLOGIA DELLE EMOZIONI E DELLA MOTIVAZIONE

Come si evince dallo schema riassuntivo sopra proposto, la tristezza infatti si descrive anche attraverso un continuum che va dalla tristezza così come la conosciamo, all'ansia e al lutto, fino ad arrivare alla depressione. Per Davide, gli antecedenti di questa emozione possono essere diversi, ma possiamo riconoscere il percepito fallimento in ambito lavorativo (a cui si aggiunge la paura di non riuscire a raggiungere la promozione che sta aspettando) ed il senso di inadeguatezza e di impotenza (si sente inutile e non all'altezza). Queste sono sicuramente il terreno fertile per lo sviluppo di un sentimento di tristezza, che intensificandosi diviene ansia. A questi vissuti di tristezza le reazioni che si possono incontrare sono l'aumento dell'agitazione, oppure la percezione di avere poco controllo sugli eventi. A questo proposito Davide parla spesso di come i suoi sentimenti affiorino tutti insieme.senza controllo in un momento così delicato, o di come non riesca a rimediare alla situazione. Possiamo riconoscere in questo caso anche la focalizzazione sugli aspetti negativi degli eventi, il pessimismo riguardo il futuro (sente che non otterrà la promozione) e la tendenza ad incolparsi (affermando che Claudia ha ragione). Dal punto di vista delle reazioni comportamentali possiamo riconoscere una forte demotivazione e una difficoltà a concentrarsi nelle attività quotidiane e di routine, che sovente è oggetto di discussione in famiglia. Questo spunto mi permette di introdurre quello che è il tema del conflitto. La gestione del conflitto infatti, avviene attraverso una focalizzazione sul problema o su un comportamento e non sulla persona. Claudia, viceversa, identifica l'altro come il problema e si riferisce a situazioni generali e non specifiche. Si possono notare, parlando del rapporto con Claudia, alcune problematiche nella gestione.del conflitto interpersonale. Questo comportamento è tipico dell'evoluzione comunicativa del conflitto, detta anche escalation, e ne rivela anche un approccio di tipo normativo gerarchico, in cui basta essenzialmente rispettare le regole imposte per evitare il conflitto, senza però dare attenzione al vissuto interiore dell'altro. Il conflitto invece può essere visto come un'opportunità se non è fine a se stesso; è infatti un'occasione di apprendimento, è un'opportunità di crescere. La crisi non è tanto una rottura, ma piuttosto un emergere di una divergenza che, se gestita, è utile per poter crescere insieme, sia nella coppia che singolarmente. Ciò che però è distruttivo è riscontrabile nel non avere una distanza adeguata che permetta un calo della temperatura emotionale, tale da avere la lucidità di relazionarsi con l'altro. Claudia non sospende ilgiudizio e non capisce che l'altro non vuole il suo male e che non è automaticamente un carnefice. La strategia adottata dalla risoluzione alternativa delle controversie si basa sullo schema del win-win (il raggiungimento di un compromesso che porta vantaggi ad entrambi). Di seguito vengono elencate le 5 condizioni da attuare affinché si possa raggiungere un obiettivo comune: 1. Analizzare la situazione e individuare il reale problema: Cosa ha fatto nascere il conflitto? Quali sarebbero le conseguenze positive e negative della vittoria di una parte sull'altra? 2. Cercare soluzioni creative: immaginarsi più scenari alternativi di compromesso e collaborazione 3. Fare l'elenco delle priorità: lista delle cose che si vogliono ottenere e di ciò a cui si è disposti a rinunciare 4. Comunicare: non chiudersi in se stessi, ma aprire un canale di comunicazione tra le parti 5. Conoscere l'altra parte: permette di anticipare le mosse

Dell'altroUn'altra area di miglioramento può essere quella del rinforzo. Infatti il rinforzo per essere efficace deve essere specifico e contingente (riferito ad un'azione specifica e vicino ad essa temporalmente). Abbiamo già spiegato come Claudia tenda a concentrarsi più sulla persona invece che sulle situazioni specifiche. Anche in questo caso il suo tipo di rinforzo rientra in una categoria che è definita controllante, che riferendosi proprio sulla persona in generale, tende a dare un vero e proprio giudizio giudizio su ciò che è persona, in base alla sua prestazione in una singola situazione, creando un grande stato d'ansia. Sarebbe più adatto invece una tipologia di rinforzo informativo, che si riferisce al comportamento specifico e non giudica la persona nella sua interezza, aiutando quindi la persona a percepirsi

più competente. Il feedback che si riferisce alle abilità della persona e non alla situazione specifica rende le persone vulnerabili in caso di insuccesso, riduce la percezione di competenza e stimola il confronto sociale. Oltre che un locus esterno come in questo caso, andrà ad aumentare il senso di dipendenza nei confronti della persona di riferimento. Invece il feedback sul comportamento crea emozioni positive, di competenza e di auto efficacia, rafforzando la motivazione.

Per quanto riguarda le strategie di coping, che si collocano su un continuum tra attivo e disattivo, possiamo riconoscere una sorta di rassegnazione (ormai era troppo tardi per fare l’attore). Nell’ottica del colloquio rodgersiano, ci si potrebbe concentrare sullo sviluppo di una strategia di coping più reattiva e che preveda quindi un’accettazione e un controllo delle proprie emozioni, così da permettere alla persona di sviluppare liberamente la propria tendenza.

attualizzante. A tal proposito diventa quindi importante considerare quelle che sono le chiavi di lettura della realtà della persona che abbiamo davanti, che possono portare ad una visione distorta e alla sofferenza. In questo caso le gabbie mentali che Davide mette in atto sono principalmente la tendenza a colpevolizzarsi (Claudia ha ragione), la spirale negativa (sente che non riuscirà ad ottenere la promozione) e le aspettative irrealistiche (sentore di dover eccellere). Queste possono rappresentare delle vere proprie zone di comfort perché rappresentano un territorio che conosciamo e nel quale sappiamo come comportarci. Ma è proprio abbandonando queste zone di discomfort che si esercita il proprio potere personale, portandoci ad una crescita. Dal racconto di vita di Davide emergono anche emozioni come senso di colpa e vergogna. Queste sono emozioni Self Attention di tipo sociale, che prevedono la consapevolezza di un giudizio da parte degli altri e la percezione disi sviluppa la necessità di riparare il danno causato. Il senso di colpa può portare a sentimenti di rimorso e pentimento, spingendo la persona a cercare il perdono o a cercare di compensare il proprio comportamento negativo. Le emozioni di vergogna e senso di colpa sono parte integrante della nostra esperienza umana e possono avere un impatto significativo sulla nostra autostima e benessere emotivo. È importante imparare a riconoscere e affrontare queste emozioni in modo sano e costruttivo, cercando di imparare dagli errori commessi e di fare ammenda quando necessario. Ricordiamoci che tutti commettiamo errori e che è attraverso la consapevolezza e la crescita personale che possiamo superare le nostre debolezze e diventare persone migliori.

Nasce la preoccupazione degli effetti dei propri gesti. Possiamo riconoscere questa emozione in situazioni legate maggiormente alla famiglia, ad esempio Davide spiega come sia per lui importante svolgere costantemente il tentativo di rimediare a tutto ciò che ha causato sia in ambito familiare, con particolare attenzione a quello che è il proprio rapporto con i suoi figli. Notiamo quindi come stia cercando intensamente di mettere in atto comportamenti compensativi e orientati al futuro, ma di come abbia anche la percezione di non riuscirci e per questo il senso di colpa potrebbe diventare in un futuro pervasivo.

Un altro elemento che emerge dalla narrazione è la percezione della fortuna; in Psicologia non è rilevante che la persona sia oggettivamente fortunata o sfortunata, ma se si senta tale o meno.

Beatrice Pinazzi Matricola: 40914064

IL CASO DI DAVIDE: PSICOLOGIA DELLE EMOZIONI E DELLA MOTIVAZIONE

Questo si spiega attraverso il concetto di inattentional blindness,

dalla sua intrinseca gratificazione. Davide si concentra solo sul raggiungimento di obiettivi esterni, come il successo lavorativo o l'approvazione sociale, piuttosto che sull'esperienza di apprendimento o sul piacere intrinseco dell'attività stessa. Questa mancanza di attenzione e di distribuzione delle risorse attentive può limitare le opportunità di Davide nella vita. Potrebbe perdere importanti informazioni o opportunità che non rientrano nel suo campo di attenzione ristretto. Inoltre, potrebbe non essere in grado di adattarsi o di affrontare situazioni nuove o impreviste, poiché è abituato a seguire sempre le stesse strategie. Per superare questa cecità attentiva, Davide potrebbe beneficiare di una maggiore consapevolezza e flessibilità nella sua attenzione. Dovrebbe imparare a distribuire le sue risorse attentive in modo più ampio, cercando di cogliere le diverse opportunità che la vita gli offre. Inoltre, potrebbe essere utile per lui sviluppare una motivazione intrinseca, concentrando l'attenzione sull'esperienza di apprendimento e sul piacere che può derivare dall'attività stessa, piuttosto che solo sui risultati esterni.

Rientra tra quelle che vengono definite motivazioni esplicite o auto attribuite (McClelland, 1989). In base alla descrizione infatti queste motivazioni risultano più legate alla sfera cognitiva e sociale oltre che a delle credenze personali e alla coerenza con l'immagine di sé. Ha origine inoltre dalle scelte deliberate e consapevoli, che principalmente sono a breve termine.

Per sottolineare l'importanza dell'equilibrio tra motivi basali ed espliciti, si ricorda che questi ultimi, se soddisfatti senza soddisfare i precedenti, producono una moderata soddisfazione e benessere, proprio per la loro natura esterna e più superficiale.

Per spiegare quanto appena citato, si utilizza quanto descritto da Maslow: il suo lavoro inizialmente poteva soddisfare il bisogno sociale di relazione e di stima di Sé (guadagnava molti soldi, ed era molto stimato dai colleghi), ma non permetteva poi di arrivare al bisogno più alto della piramide ovvero quello dell'autorealizzazione.

In altre parole possiamo ipotizzare che i premi e le ricompense, motore della motivazione estrinseca, tendano a essere transitori e a non favorire una durata nel tempo della motivazione.

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
11 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher BeaPin di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia delle emozioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Bracco Fabrizio.